Quantcast
Channel: Pensieri di un agricoltore senza tempo
Viewing all 190 articles
Browse latest View live

I Miei Polli: l'inizio (1° parte)

$
0
0
Da tempo mi ero riproposto di aprire una discussione sull'argomento.
Argomento evidentemente a me caro in quanto, oramai da una vita, coltivo una Grande Passione per gli avicoli, con particolare interesse per i polli.
Ma più che mai in questo caso un pò di "storia personale"è d'obbligo.
Da bimbo dicevo che da grande avrei fatto il contadino, e non nego che la cosa lasciava spesso basiti i miei familiari, e che molto di quel mio affermare era certamente riconducibile a quell'esperienza che come "compagno di banco" di un bimbo di campagna stavo intraprendendo sin dai primi giorni delle mie Elementari.
Bimbo di campagna, così lo definivo, e in lui...nella sua libertà...e nella sua gioia di vivere vedevo il mio futuro.
Avevo sei anni, ma ventotto anni dopo mi sarei guardato con tenerezza e soddisfazione visto che avevo davvero già capito chi sarei voluto diventare.
E mentre nei pensierini di scuola mi barcamenavo tra futuri astronauti, calciatori, cantanti, ballerine e fatine, io stendevo già il mio progetto, e punto per punto prevedevo quello che sarebbe stato il mio futuro.
Ed ecco che otto anni dopo, durante il mio primo anno di superiori, era divenuto innegabile che la mia passione avesse molto più che un capriccio alla sua base: era ancora presto per compiere il passo, e dovevo solo conquistare qualche meta.
Ma ecco che un giorno il babbo mi regalò uno dei momenti più belli della mia vita, dicendomi che il proprietario di quello stagno dove andavamo sempre a pesca, era disposto ad affidarci quella bella voliera che si ergeva ai suoi bordi: si trattava di una vecchia voliera per fagiani (ci trovavamo in una riserva di caccia), oramai abbandonata all'incuria e ai rovi.
Lì, con la pazienza e disponibilità dei miei genitori, mettemmo i nostri primi polli.
Un gallo bianco dalla coda mozzata, frutto di un incrocio tra Livorno bianco e Mugginese (razza nana meglio identificata come Mugellese), due galline (sempre del medisimo incrocio) e una gallina "moicana" (così indicavamo scherzosamente la razza collo nudo da carne).
Quattro polli, e tutto ebbe inizio...
Oggi continuo ad allevare polli, ed in questi quasi venti anni d'esperienza ho avuto la possibilità di intraprendere diverse strade: ibridi commerciali, ovaiole da allevamento, incroci casuali, ma...la mia passione sfrenata sulla Livorno Bianca ha preso il sopravvento.
Infatti questi polli, oltre ad essere una razza che sta scomparendo, è autoctona di buona parte della Toscana (compresa la mia zona) ed è una razza rustica, che bene si adatta alla frugalità ed è infaticabile produttrice di ottime uova.
Gallo Livorno Bianco

Purtroppo sta gradualmente cedendo il posto alla sua "cugina"Livornese (oppure Livorno commerciale), che ha una stazza maggiore e che riesce a deporre un maggior numero di uova durante l'anno.
Sia chiaro che questa discussione NON VUOLE ESSERE UNA CROCIATA CONTRO LE LIVORNESI O CONTRO CHI LE ALLEVA, ma sento solo la possibilità di dire che per me "recuperare e mantenere" quello che la storia mi offre ha sempre avuto un valore inestimabile.
Le Livornesi sono reperibili nella maggior parte dei consorzi e cooperative agricole, e da Pizzo Calabro a Vipiteno credo che ci sia qualche estimatore/allevatore di questa razza, che certamente è da considerarsi una delle migliori ovaiole al mondo.
Ma a me mi garba la Livorno, e seppur più piccolina e con meno uova deposte, è adatta al mio podere e alla  mia filosofia di vita.
Fatta quindi la dovuta chiarezza su quello che è il mio pensiero, al fine di non suscitare l'ira degli intenditori ed appassionati di avicoltura, ritorno sulla mia esperienza pratica.
Allevo per uso familiare questi polli, e mi permetto di omaggiare amici e parenti delle loro meravigliose uova: la caratteristica dell'albume denso e compatto è innegabilmente apprezzata da quanti si dilettino in cucina e sopratutto in pasticceria (provare per credere).

Naturalmente anche l'alimentazione fa la sua parte, ed ecco cosa mangiano i miei polli:
- pulcini (dalla schiusa alle penne): Subito dopo la schiusa procedo con un'alimentazione a base di uovo sodo e farina di orzo, per poi arrivare ad un pastone di farina di orzo con una piccola parte di farina di mais e l'aggiunta di grano tenero in chicchi (tenuti in ammollo per renderli più digeribili ed appetibili).  In caso di freddi primaverili improvvisi mi è ricapitato di aggiungere nel pastone qualche scroscio di vino, e quindi di fare il pastone briaco: tale pratica, ancora oggi molto diffusa tra i vecchi contadini della zona, veniva usata per dar "calorie" ai pucini (pulcini) infreddoliti.
-pollastre e galletti: si passa ad orzo spezzato, sempre una minima parte di mais spezzato, grano in chicchi e un poca di farina di favino, il tutto servito asciutto.  Inoltre l'erba e la verdura inizia ad essere parte fondamentale della dieta quotidiana, ed i polli possono ruspare (razzolare) nel pascolo godendo anche dei lumachini e degli insetti.
-galline e galli: il mix è oramai composto da chicchi interi, ed oltre all'orzo e al grano tenero aggiungo del favino e qualche seme di girasole.  Durante il mese di fine luglio/agosto, in quello che è deputato come il periodo più caldo dell'anno, fornisco anche dei pastoni a base di crusca, pane e moltissima frutta.  Erba a volontà.
Durante l'anno trascorro lunghi periodi in cui do ai polli anche gli scarti della lavorazione del latte di capra, generalmente addizionandolo a della crusca.
Non uso MAI alcun tipo di mangime industriale o miscela specifica (anche se ho fatto pochissimi tentativi che poi nel prossimo intervento andrò a spiegare).

Generalmente i miei polli vivono molti anni, e contrariamente a quanto detterebbe la legge degli allevatori convenzionali (e cioè che dopo due anni la gallina va ricambiata), io decido di tenerle anche per svariati anni se queste non mostrano acciacchi e continuano a deporre qualche uovo.
Essendo galline da uovo saranno sempre scarne in fatto di carne, ma posso comunque assicurare che la loro bontà è cosa più che rilevante: da amante del brodo posso dire che questo pollo non la smette mai di stupirmi (anche negli umidi).

E' comunque necessario assicurare al pollo sempre acqua pulita, e se quindi avete delle anatre (che sono delle insozzatrici di ciotole d'acqua) dovrà essere data maggiore attenzione.
Oltre alla beva si deve pensare anche ai sali, e sopratutto chi non ha pascolo dovrebbe provvedere creando degli angolini o delle buche dove mettere della semplice rena di fiume.
Anche io l'ho fatto, e nonostante l'ampio pascolo vedo che in estate la prediligono: oltre a trovare qui il calcio fondamentale per le loro ossa e per il guscio delle uova, si dilettano anche in lunghi "bagni di sabbia" che servono per rinfrescarsi ma sopratutto per eliminare i parassiti che spesso sono presenti.
Non ho mai usato insetticidi o simili, ma piuttosto ho investito molto tempo a sostituire la paglia nelle cove (provvedendo ad eliminare la vecchia), e a rimuovere la pollina (le deiezioni dei polli) da sotto le cove.

Finisce qui il mio primo intervento sull'argomento polli, e a breve ne seguirà un'altro.

I Miei Polli: il Gallo nel pollaio (2° parte)

$
0
0
Per anni ho dibattuto con altri agricoltori sula scelta del gallo e sulla sua "durata": la sua figura infatti è fondamentale all'interno di un allevamento, sopratutto se questo è all'aperto e conta numerosi capi.
Per prima cosa bisogna saper scegliere un gallo, tanto quando questo è adulto e vive in un'altro pollaio, che quando questo è ancora giovane e "si deve fare".
Generalmente nelle mie covate tendo sempre ad allevare tutti i maschi, e per i primi tre mesi mi soffermo solamente ad osservarli e ad annotare delle considerazioni sul loro comportamento.
C'è sempre il maschio che vuole salire sulla testa degli altri pulcinotti, e c'è quello che tende sempre a soccombere anche sotto le femmine: un fatto di dominanza che è riscontrabile in tutti gli animali, dove ci sono animali dominanti e animali sottomessi e/o inibiti.
Non sono certo un etologo, ma mi pare di aver capito che la scelta gerarchica avvenga sin dai primi attimi di vita, e che un pulcinotto sottomesso non potrà mai essere un ottimo gallo da pollaio.
Osservato quindi il comportamento, lascio che gli animali crescano sani e robusti mantenendoli tutti allo stesso pari e continuando a farli vivere con le femmine.
Sviluppano i propri caratteri ed iniziano le prime inevitabili lotte: come per tutti i cuccioli all'inizio tutto appare come un gioco, ma ben presto le intenzioni saranno diverse e ci sarà sempre qualche maschio che verrà isolato e che sarà ultimo a raggiungere la mangiatoia o a bere l'acqua fresca, e che potrà anche soccombere se si dimostra troppo debole.
Non ci si deve scandalizzare, e ritengo che questo sia quello che la Natura offre ogni giorno sotto i nostri occhi, e poco conta se siamo cittadini o contadini...questo avviene sempre, ed ecco che anche in un semplice pollaio iniziano così a determinarsi i soggetti più indicati a divenire maschio dominante, e quindi Gallo.
Ma prima c'è la fase Galletto, ossia quella in cui si formano cresta e coda, una sorta di "adolescenza" in cui il gruppo dei "papabili" si atteggia sempre più a voler comandare: è questo il momento in cui le femmine (nella fase di pollastre) si conformano e talvolta si può già intendere quali saranno le ovaiole migliori (almeno per struttura fisica).
Ma quando il Galletto si fa Gallo?
Ricordo che questa domanda la posi all'anziana nonna del mio compagno di banco (il bimbo di campagna di cui vi ho già parlato), e lei mi rispose secca:
"Il primo a cantare...difendere...e a montare s'è fatto Gallo!"
...e questa è la regola che ho sempre seguito, facendo molta attenzione che le cose accadano (anche se non con questa sequenza) nel giro di un paio di giorni.
Sarà la passione che ho, ma trascorrendo del tempo nel pollaio si possono capire moltissime cose, ed in effetti il galletto si fa gallo con queste cose: a questo punto rimane solo da decidere quale sarà il suo "aiutante".
Già perchè se avete una decina di galline il problema non sussiste, ma se ne avete una quarantina allora vi servirà un "Gallo in seconda", ed anche su questa scelta ho trovato pensieri diversi.
C'è chi dice (e sono in molti) che la cosa migliore è che il secondo gallo sia un'altro dominante puro (come il primo), ma questo porta numerosissime complicazioni: creste e bargigli sempre sanguinanti (i due si sfidano quotidianamente), galline martoriate da "mariti troppo focosi", nervosismo nel pollaio.
E questo a mio parere non è un bene.
Io scelgo il secondo Gallo ricercando le medesime caratteristiche del primo, ma più attenuate: in questo modo i due conviveranno senza problemi, e al secondo sarà dato modo di cantare (sempre per secondo) e di coprire molte delle galline (spesso quelle disprezzate dal primo).  Oltretutto, se mai dovesse capitare che il Gallo dovesse perire, il suo secondo saprebbe sostituirlo in modo naturale, affermandosi da subito.
Gallo con galline al pascolo

Per me la scelta del Gallo (e del suo vice) rappresenta un importante passo che servirà a regolare la vita nel pollaio per almeno tre anni.  Può comunque accadere che il vice venga tolto (magari ceduto come gallo ad altri pollai) e promosso di livello (perchè il primo inizia ad essere violento).
Proprio due anni fa dovetti andare al Pronto Soccorso per colpa di un beccotto (colpo dato con il becco) del mio gallo, ma tutto ebbe inizio un paio di settimane prima...
Avevo allevato quel Gallo sin da quando era pulcino, ed anche se potrà suonare strano, tra noi due c'era una certa empatia.
Dovete capire che, varcare la soglia del pollaio...maneggiare le chioccie...muovere e togliere uova...spostare pulcini... tutte queste cose rappresentano un'invasione nell'equilibrio del pollaio di cui il gallo è monarca incontrastato.
Farà ridere, ma per me ci vuole rispetto. Anche se son polli sono io che li destabilizzo, e quindi è sempre bene avere rispetto delle loro abitudini e dei loro spazi, cercando di non far troppo baccano e di non fare agitare troppo le femmine: se manterrete queste attenzioni raramente il gallo si opporrà fra voi ed i vostri intenti.
Io e quel gallo andavamo veramente d'accordo, ed entravo indisturbato nel pollaio consapevole che lui "si fidava di me"...
Ma un giorno sbagliai, e presi una vecchia gallina proprio sotto i suoi occhi, avendo poca cura di farla stare tranquilla, e mentre questa si dimenava tra le mie mani, lui rizzò la cresta, si gonfiò e mi attaccò agli stinchi.
Io naturalmente reagii, ed uscii dal pollaio facendo molto rumore ed urlando.
Incrinai per sempre quel rapporto che durava da tre anni, ed in una settimana mi attaccò  almeno 7 volte.
Era un bel gallo, e credetemi se vi dico che in molti mi avevano proposto di comprarlo offrendomi anche ben oltre il triplo del suo reale valore, ma il gallo era mio ed ignoravo tali proposte.
Il gallo, oltre ad essere bello, aveva un grande carattere, e con lui presente non avevo mai avuto problemi: uova sempre feconde, galline mai strapazzate con atti sessuali, calma e silenzio, ottima protezione anche dal cane, ed un canto prolungato che tanto assomigliava all'urlo di Tarzan nella jungla.
Un gallo che avrei fatto morire di vecchiaia, ma quel pomeriggio riuscì a beccarmi in un nervo del braccio, e mi fece veramente male (visto che puntava agli occhi ma riuscii prontamente a mettermi un braccio di fronte a protezione).
Il giorno seguente la mia famiglia mi spronò a farlo fuori, ma riuscii ad ottenere un vantaggioso scambio con un mio amico di un'altra provincia: il mio gallo per un suo giovane gallo, entrambi della stessa razza.
Non ho più avuto un gallo del genere.
Ma spesso con l'età molti i galli tendono ad essere più suscettibili e territoriali, e può capitare che mal accolgano l'inserimento di nuovi soggetti come pulcini o pollastre: serbate attenzione al mutare del loro comportamento e cercate di sostituirlo prima che possa divenire aggressivo.
MA C'S' SEMPRE L'ECCEZIONE CHE CONFERMA LA REGOLA, e moltissimi galli si calmano con la vecchiaia, divenendo sempre più docili...anche se a me non è mai capitato.
Ricordate che sovente è il Gallo a fare il pollaio, e da lui dipende la protezione degli altri animali, oltre che il proseguimento di questo.
E' quindi importante tenere a mente la genetica dell'allevamento, e "tagliare il sangue" al fine di non creare problemi di consanguineità nella prole: scambiate il vostro gallo con il gallo di un altro pollaio, in modo da creare alternanza.
Nel prossimo intervento parlerò delle covate.

I Miei Polli:Chioccia vs. Incubatrice (3° parte)

$
0
0
Dopo aver parlato a lungo del Gallo, trovo altrettanto necessario soffermarmi sulla Chioccia.
In molti (sbagliando) attribuiscono questo nome a tutte la galline adulte che depongono le uova, ma è giusto fare un distinguo fra la deposizione e la cova, e quindi fra Gallina e Chioccia

Per deposizione (o ovideposizione) si indica l'azione di deporre (ossia "lasciare") l'uovo, e l'uomo sfrutta da sempre questo, utilizzando quel regalo che la gallina ( femmina adulta) gli fa in determinati periodi dell'anno.
Infatti, anche se spesso molte persone pensano che una gallina deponga 365 uova all'anno, ci sono determinati periodi in cui avviene la deposizione ed altri in cui la gallina non compie tale gesto.
Sia la gallina che razzola nell'aia del podere, che quella che è COSTRETTA dentro alle batterie, hanno pur sempre un loro ciclo riproduttivo, ed un pò come per tutti gli altri animali (ovipari o mammiferi che essi siano) non è sempre predisposta alla riproduzione.
Naturalmente serve un gallo per fecondare (senza il quale le uova non sarebbero mai portatrici di prole), ed appunto una gallina che sia in fase di deposizione, e che quindi stia facendo le uova.
Se entrambe le cose saranno presenti, solo allora sarà possibile avere dei pulcini.
Ma fatta questa doverosa precisazione ne serve subito un'altra: l'uovo per dare un pulcino deve anche essere covato.
Molti di voi staranno sorridendo o scuotendo la testa visto che le mie parole potrebbero apparire ovvie, ma...Amici cari in 34 anni ho imparato che Nulla Debba Essere Dato Per Scontato!
Come scrissi molti mesi fa in un'altra discussione, ci sono bambini che credono che le pere nascano direttamente nella vaschetta di polistirolo del supermercato, ma la cosa che più mi sconcerta è che ci siano  genitori che sull'argomento ne sappiano praticamente quanto i figli .
Ma torniamo all'uovo che deve essere covato...
Ogni uccello deve tenere al caldo le proprie uova, e queste dovranno essere gelosamente accudite e girate (di questo aspetto ne riparleremo più avanti) per un determinato numero di giorni che varia da animale ad animale.
Parliamo dei polli, e dei 21 giorni della Cova: per Cova quindi s'intende il periodo in cui la Chioccia (la gallina che cova) terrà sotto il suo ventre le uova.
Importante da dire è che non tutte le galline hanno l'ATTITUDINE ALLA COVA (e quindi non tutte sono anche CHIOCCE) perchè, con decenni di selezione delle razze, l'uomo ha avuto l'obbiettivo di puntare sopratutto alla QUANTITA' DI UOVA DEPOSTE (andando quindi ad aumentare i giorni di deposizione nell'arco dell'anno) a SCAPITO DELLA COVA (periodo in cui la gallina sospende la deposizione e si dedica ad accudire le uova fecondate e la prole che ne nascerà).
Infatti, secondo quella legge che oramai regola tutto a questo mondo, le Chiocce in Cova non sarebbero produttive e questo penalizzerebbe gli allevatori che puntano proprio alla produzione di uova.
In buona parte è quindi andata persa la naturale inclinazione che le galline avevano ad essere madri, mentre si è mantenuto ed aumentato la loro capacità di produrre reddito.
Anche negli allevamenti familiari oggi è spesso cosa eccezionale avere delle Chiocce, e queste generalmente vengono sempre custodite con gelosia dal contadino: sovente mi capita di ascoltare le lamentele di vecchi agricoltori che sostengono quanto sia divenuto raro che oggi una gallina si faccia chioccia.

 Per quanto mi riguarda ho ancora bene impressa l'emozione che provai a vedere per la prima volta che una mia gallina si faceva chiocca, e di seguito vi racconterò come questo avvenne, nella speranza che anche a voi capiti di "trovarne una" nel vostro pollaio.  Nel mio caso si trattava di una gallina frutto di mille incroci che mi era stata regalata da un'amica con la speranza che potesse essere una buona Chioccia come lo era la sua mamma, e così fu.
La gallina che si fa Chioccia

Come ogni sera toglievo le uova dalle cove (le cassette dove le galline depongono), ma stranamente quella volta una gallina rimase accucciata (addirittura quasi spalmata) e non si curò della mia mano che le frugava sotto in cerca di uova.
Ignorai la cosa, ed il giorno seguente accadde che la stessa gallina, oltre a rimanere spalmata, arricciò le penne ed emise uno strano verso (che forse potrebbe essere interpretato come il ringhiare dei cani): la cosa mi insospettì, ma decisi di togliere ugualmente le uova che le altre galline le avevano deposto accanto e che successivamente lei si era messa sotto il proprio corpo.
Il terzo giorno, oltre a mantenere la posizione, ad arricciare le penne, mi beccò ripetutamente iniziando a chiocciare (verso che emettono le Chiocce durante la cova e quando allevano i pulcini):
"Chiò...Chiocchiò...Chiò...Chiocchiò", ed avevo la mia prima Chioccia: successivamente capirò che quel verso accompagnerà la Chioccia per tutta la cova e per il periodo in cui alleverà i pulcini.
La spostai in un luogo riparato, le misi sotto 11 uova (i vecchi contadini dicono che si devono sempre mettere un numero dispari...ma non chiedetemi il perchè), e lei si accomodò da brava mamma: da lì a 21 giorni non si mosse più.
Una caratteristica diffusa tra le chiocce è proprio quella di rimanere immobili e non scendere mai dalla cova neanche per alimentarsi o defecare: entrano come in una sorta di trans, spiumano sotto il petto ed il ventre, hanno temperature corporee piuttosto alte, ed ignorano i bisogni fisiologici.
Vi assicuro che questa è una vera magia: la dedizione che hanno nell'accudire quelle uova le porta addirittura anche a denutrirsi, e nei casi più estremi (a me è capitato due volte) sino a lasciarsi morire di fame e sete.
E' per questo che molti agricoltori mettono cibo e acqua vicino alle loro cove, in maniera che le chiocce siano invogliate ad alimentarsi, ma in alcuni casi è necessario toglierle fisicamente dalla cova e metterle a terra per qualche minuto in modo che possano defecare e nutrirsi.
Durante il periodo di cova, oltre che a mantenere al caldo (circa 37,7°C) ed umido, con il loro becco girano più volte al giorno ogni singolo uovo, in modo che l'embrione non si attacchi al guscio.
Mi ricordo che allo scadere del ventunesimo giorno ero in trepida attesa, e tentavo di sbirciare in modo discreto, ma non accadeva nulla.
Pensavo che avessi sbagliato qualcosa, o che la Chioccia non fosse stata abbastanza brava, e pensavo quindi al peggio, ma... alla sera iniziai a veder sbucare tanti piccoli capini gialli (le testoline dei pulcini), che si facevano strada tra le piume della madre: che emozione!
Solo a quel punto la mamma si alzò e la prima cosa che fece fu defecare: la cosa potrà apparire comica, ma ne fece davvero tanta...
In un secondo momento si recò alla mangiatoia ed iniziò a chiamare quelle palline saltellanti continuando a chiocciare (il verso che ho descritto sopra) mentre loro schizzavano attorno al suo becco: lei batteva il becco sulla mangiatoia attirando la loro attenzione, ed i piccini si avvicinavano attirati da quel rumore iniziando a raccogliervi le briciole più piccole.
Nei giorni successivi i piccoli impararono presto a beccare direttamente dalla mangiatoia.
Chioccia alle prese con la prima esplorazione dei pulcini

Dove andava la mamma e dove i piccoli correvano, sempre richiamati da quel chiocciare continuo, e sempre controllati a vista: neanche il gallo le si avvicinava, e le altre galline (salvo casi eccezionali) si mantenevano a distanza, in una sorta di rispetto-solidarietà.
Un passo fondamentale fu quello dell'insegnamento della ruspata (il razzolare fatto con le zampe): così la mamma insegna a cercare il cibo, spostando la terra con le zampette, ed insegnando a procacciarsi il cibo anche oltre le mangiatoie a disposizione, ed è così che nasce un pollo ruspante.
I piccoli rimasero con la mamma per molto tempo (mi pare di ricordare circa 90 giorni), ed un giorno mi accorsi che lei aveva smesso di chiocciare e tendeva a svolazzare nei posatoi più alti e a starsene isolata dai pollastrini.  Il giorno seguente trovai un uovo, e questo fu il segno inequivocabile che la Chioccia aveva terminato il suo lavoro.    
Quello che vi ho appena descritto è un'esempio, basato su quello che mi accadde la prima volta, ma da quel momento le cose nel mio pollaio sono sempre andate avanti così, e sfrutto tutti i "segnali" per capire e coordinare al meglio la delicata fase della cova.
Va detto che spesso i figli di una Chioccia hanno comportamenti analoghi alla madre, e che è frequente che nascano nuove future Chiocce, e che la cosa continui nelle generazioni a venire: quell'imprinting che hanno dalla madre le segnerà per sempre, ed al momento giusto si "ricorderanno" di cosa voglia dire essere madre.
Devo comunque fare un breve accenno al concetto di IMITAZIONE che avviene per le chiocce: infatti, quando una gallina si fa Chioccia...o quando una Chioccia riprende la cova, altre galline vengono come "invogliate" a seguirle...a copiarle, e nel giro di un paio di giorni riescono ad andare a Cova pure loro, divenendo Chiocce.
Non mi addentrerò ulteriormente nell'argomento, rispettoso come sono degli etologi e degli esperti di avicoli, ma posso confermare che questo avvenga e che sia un ottimo "mezzo di diffusione" della Cova nel pollaio.

Ma possono anche essere fatte scelte parallele, e si può decidere di usare un'incubatrice per covare le uova feconde.
Non ho assolutamente nulla contro questa pratica, ed oltretutto da un paio di anni mi capita di usarla solo in casi eccezionali.
Di seguente vi racconterò cosa successe lo scorso anno, e come arrivai a tentare anche io questa carta.
La pioggia ed il freddo di Aprile pareva aver allontanato la voglia di covare alle mie galline, e nonostante le giornate stessero allungando (la temperatura ed il fotoperiodo influiscono sulla cova), nessuna vecchia Chioccia e nessuna nuova si metteva a covare.
E' così che a metà Maggio mi feci prestare un'incubatrice, e misi 24 uova seguendo minuziosamente le indicazioni che mi erano state date: girare le uova 4 volte al giorno, aggiungere acqua sul fondo dell'incubatrice ogni 3-4 giorni, mantenere la temperatura costante a 37,7°C.
L'imitazione avvenne in modo piuttosto strano, visto che due giorni dopo la prima Chioccia del pollaio andò a cova e le misi sotto le solite 11 uova.
La schiusa di un uovo in incubatrice

Dopo 21 giorni si schiusero tutte le uova dell'incubatrice, e 24 pulcini iniziarono a pigare (pigolare) e a reclamare il cibo: li tenni per 48 ore nell'incubatrice nutrendoli a dovere, ma di lì a poco si schiusero le 11 uova della Chioccia che viveva nel pollaio.
Ed ecco che decisi di tentare con un mio piccolo esperimento: mettere una parte dei pulcini dell'incubatrice sotto alla chioccia (assieme ai suoi legittimi) ed una parte di allevarli senza Chioccia (proprio come fanno la maggior parte degli allevatori professionali e non) tenendoli in un reparto isolato del pollaio.
Pulcini Livorno in incubatrice a due ore dalla schiusa

Utilizzai la medesima alimentazione, ma mentre quelli sotto la Chioccia crescevano a rilento e tendevano a morire, quelli senza Chioccia crescevano velocemente e non morivano.
Ad un mese dalla nascita quelli tenuti isolati erano quasi il doppio (non esagero) di quelli della Chioccia, e non ne era morto neanche uno, mentre per gli altri avevo avuto una mortalità (ad un mese) del 33%: un terzo dei pulcini non ce l'avevano fatta, ma la chioccia pareva prendersi cura di loro ed io non capivo come mai questo stesse accadendo.
Dopo un mese e mezzo però la situazione era cambiata, ed i sopravvissuti della chioccia iniziavano a recuperare sugli altri, ed i caratteri parevano essere più spiccati: insomma, per dirla con parole semplici, quelli allevati nel pollaio erano più vispi, attivi, voraci...mentre quelli allevati a parte erano stazionari.
Allo scadere dei due mesi misi assieme tutti i pulcini, togliendo loro la chioccia: non ci furono combattimenti o fazioni, e solo una piccola fascetta applicata alla zampa mi permetteva di distinguere l'origine degli uni da quella degli altri.
Convivevano pacificamente, mangiavano e dormivano assieme, ma...
...ma qualcosa accadde, e per la fine del terzo mese i pulcini della Chioccia erano più robusti e vispi, e fu a quel momento che i pulcini dell'incubatrice iniziarono a morire.
In un mese morirono il 40% dei pulcini dell'incubatrice, e quelli sopravvissuti di questi erano molto piccoli rispetto agli altri.
Quindi al quarto mese le cose erano decisamente cambiate.
Dopo un anno ho potuto fare queste considerazioni:
- i pulcini nati dalla chioccia sono cresciuti tutti sani e forti, e tra loro è presente il nuovo gallo del pollaio e nuove chiocce.  La perdita iniziale e la partenza a rilento mi hanno fatto riflettere sul giusto numero di pulcini gestibili da un'unica chioccia.
- i pulcini dell'incubatrice messi sotto la chioccia erano cresciuti sani e forti, e la maggior parte delle galline sono oggi ottime produttrici di uova (ma ancora nessuna chioccia). Sono praticamente indistinguibili dai fratelli nati da chioccia.
- i pulcini dell'incubatrice cresciuti separatamente dai polli adulti (e anche dalla chioccia) sono morti per l'80%, e quelli sopravvissuti sono i più piccoli e ancora non depongono neanche un uovo. Nonostante abbiano vissuto con gli altri pulcini per la maggior parte della loro vita, credo che la mancanza della madre si sia fatta sentire molto.
Con tutto questo discorso cosa voglio dire?
Magari lo capite da voi, e RIPETO CHE NON VOGLIO ASSOLUTAMENTE ESPRIMERE ALCUNA TEORIA ASSOLUTA, ma A ME questo è successo, e da questo ne ho tratto le ovvie considerazioni.
Nel mio caso quindi non è stata un'esperienza estremamente positiva, ed ho deciso di usare l'incubatrice solo come eventuale appoggio alla Chioccia: quando questa inizia a covare metto qualche uovo nell'incubatrice e al momento della schiusa (in contemporanea quindi) metto tutti i pulcini sotto la chioccia, ma sempre in un numero che sia per lei gestibile. Li accoglie da subito e li alleva assieme agli altri.
Ma se le Chiocce decidono (magari anche grazie alla stagione) di fare il loro "dovere", potrò certamente scordarmi ben volentieri di usare l'incubatrice, e sarò felicissimo di lasciare che la Natura faccia il suo corso.
Per ultima cosa voglio però aggiungere che, qualora non avessi alcuna Chioccia in cova, piuttosto che comprare pulcini di allevamento utilizzerei l'incubatrice per continuare con la mia "razza", cercando di mettere quanto prima i piccoli nel pollaio..nella speranza che qualche vecchia gallina si muova a compassione e dedichi un poco di tempo per insegnare loro qualcosa.







Brevi da un fine Maggio infreddolito

$
0
0
Come sempre la Natura vuol fare di testa sua...
Oggi 25 Maggio 2013 è freddo.
In pratica piove, piove e ripiove dal primo di Settembre, e nonostante ci fosse stata una finestra di tempo bello (con relative temperature elevate) nei primi giorni di questo mese, è poi tornato il grigio cielo plumbeo sopra la mia zucca (testa).
Credevo di fare un post dove andavo a parlare di questa fienagione, ma l'erba è ancora da tagliare e sta rischiando di trapassare (ossia di superare l'epoca di taglio diventando secco e perdendo molte sostanze nutritive), e viene schiacciata dai violenti acquazzoni che si susseguono oramai da giorni.
Invece vorrei far vedere la situazione dell'orto, dove le insalate paiono in grandissima forma, le fave stanno dando la seconda mandata di baccelli, e gli agli-cipolle-porri crescono vigorosi.
Consociazione di lattughe, cipolla rossa fiorentina, cavoli e peperoni
Anche quest'anno proseguo con la consociazione di diverse colture, e come potete vedere la pacciamatura di paglia non manca mai.

Dettaglio di consociazione
I carciofi sono numerosi come non mai, e le patate sono finalmente spuntate tra la paglia.
I ceci, le cicerchie sono invece ancora molto indietro.
La misticanza di radicchio inizia a spuntare, mentre le carote, le rape ed i ravanelli non danno alcun segno di se.
Gli zucchini fiorentini e le zucche frisco sono alternati dal grnaturco, ma per adesso solo poco appare fuori dal terreno.
Pianta di zucchino fiorentino che fa capolino tra la paglia
I pomodori sono praticamente fermi, e da giorni non danno alcun cenno di crescita, ma mi sta bene così: visto le temperature basse temo che addirittura possano morire.
L'abbondante pacciamatura un pò li protegge, ma poco posso fare oltre, se non attendere a trapiantare le tante altre piante che aspettano nel semenzaio.
In primo piano alcune piante di Costoluto Fiorentino, e più indietro il "pisanello" (o Canestrino di Pisa)

Le previsioni meteo fanno ben sperare per l'inizio di Giugno, e quindi confido in qualche giorno di bella stagione per trapiantare ancora la maggior parte delle piantine di pomodoro, peperone, melanzana, insalata e radicchio, peperoncino, cavolo, popone (melone).

Fuori dall'orto la vigna ha avuto il primo trattamento di poltiglia bordolese (rame e calce).
C'è di buono che ogni giorno faccio una carriola di erba per i maiali, e che le anatre paiono apprezzare il paniere di ortica che porto loro ogni due giorni.
Dal pollaio le notizie sono di attesa: una chioccia che dovrebbe avere la sua schiusa a breve, ed altre due chiocce che stanno accudendo i loro piccoli.
In casa invece, proprio dentro la vasca da bagno, sono "accampati" i pulcini dell'ultima schiusa da incubatrice      e altri pulcinotti dello scorso mese.
Devo tenerli al riparo perchè fuori è troppo freddo, e la mancanza di una chioccia libera me li farebbe soccombere tutti in pochi giorni.
In casa la temperatura è di circa 16°C, e con l'ausilio di una lampada ad infrarossi riesco a mantenere loro il giusto ambiente per vivere bene.
Naturalmente li sposterò nel pollaio non appena Maggio si ricorderà di fare Maggio.

A sinistra 11 pulcini di Livorno e meticci, a destra 2 Livorno e 2 tacchini di  circa 30 giorni



Il Giugno più lungo: tra l'orto ed i campi è "tutto un rombo"

$
0
0
"Voi contadini non siete mai contenti: quando piove volete il sole...quando c'è il sole volete la pioggia!"
Credo che se avessi un euro per tutte le volte che questa frase si è incastrata nelle mie orecchie, oggi riuscirei a comprarmi un trattore nuovo.



E come volevasi dimostrare anche Giugno non si è smentito, ed in linea con l'annata, mi ha fatto tribolare non poco.
Pioggia, caldo, sole, freddo...e la prima quindicina di giorni era da impazzire: una sera abbiamo perfino acceso il fuoco nella stufa tanto erano abbassate le temperature.
Il latte accagliava male, alcuni salumi mettevano il pelo (muffa tipica dei periodi particolarmente piovosi), a letto si teneva ancora il coltrone, nella vigna l'acqua rimpozzava... 
Ma che ve lo dico a fate: tutti abbiamo visto cosa accadeva nei primi giorni di giugno.
Ed intanto però la campagna reclamava i suoi lavori, ed io mi bagnavo sul trattore, non riuscivo a finire un lavoro e mi consumavo le unghie nell'attesa di riuscire a combinare qualcosa di buono.
Poi un bel giorno ha smesso di piovere, e da lì è iniziato l'inferno: dall'alba al tramonto sempre fuori, saltando dal trattore alla stalla, dall'orto alla vigna, dai recinti al fienile.
A raccontarlo pare buffo anche a me, ma giuro che non avevo mai lavorato così tanto come nell'ultimo mese e mezzo...e non è ancora finita.
Cercando di dare la priorità alle scadenze "scadute" da tempo, mi son messo l'anima in pace ed ho dovuto raggiungere un grande compromesso con le mie regole sull'utilizzo del trattore: il ritardo mi imponeva di lavorare con questo, dovendo così rinunciare ad alternative certamente più ecologiche.
Prima la trinciatura del campi: dopo la concimazione e l'aratura dello scorso settembre la pioggia non mi aveva permesso di effettuare alcuna semina, e sempre la pioggia non mi aveva permesso di sovesciare a fine inverno con l'erpice a dischi.
Mi sono trovato quindi ad affrontare giugno con i campi lavorati a metà e con tantissime erbe spontanee da gestire o eliminare, ma la falciatura per fare del fieno era cosa assai ardua (vista l'irregolarità del terreno lavorato) e ho dovuto rinunciare a sfruttare tutta quell'erba.
Il trinciasarmenti è stata quindi l'unica alternativa, e per una settimana intera non ho fatto altro che trinciare: mi duole averlo fatto, ma ammetto che era l'unica possibilità.
Poi ho approfittato di altre pioggiarelle per tentare di rompere al meglio quella suola durissima che si era creata sulla superficie della vecchia aratura: il terreno tendenzialmente argilloso, dopo mesi e mesi di pioggia, si era solidificato come marmo all'arrivo del caldo di giugno, e se non fossi intervenuto subito sarebbe stato impossibile lavorarlo (con i miei mezzi) a settembre.
Il ripuntatore mi ha aiutato in questo, ed ho così rimandato il problema a fine estate quando dovrò lavorare nuovamente e finalmente (e CATEGORICAMENTE) seminare.
La vigna ha sofferto molto, e la poltiglia bordolese (rame e calce) ha prevenuto per quando possibile l'insorgere della Peronospora: ho fatto trattamenti piuttosto leggeri ed ho contenuto al meglio i problemi nelle zone che si erano ammalate.  Ma Peronospora in prefioritura, peronospora in fioritura, peronospora in allegagione e peronospora sul grappolo...è comunque cosa da provare per credere!
Ma l'uva c'è, e il caldo di questo inizio luglio ha definitivamente aiutato il mio ultimo trattamento a cicatrizzare le parti malate e a dar modo alla pianta di avere respiro.
Le viti sono comunque gialline ( per le piogge insistenti), ed in questi giorni attendo l'Oidio: son sicuro che alla prima giornata di tramontana si presenteranno le prime macchioline...giusto per non farmi rilassare troppo.
Insomma, la vigna quest'anno è un gran tribolare (affannarsi), ma sono ottimista e riuscirò a fare un buon raccolto.
Il terreno nell'Uliveta è stato finalmente trinciato (come da consuetudine), e le piante si presentano cariche di olive: se l'estate decidesse di non essere siccitosa come la precedente e se in autunno cadesse qualche goccia d'acqua potrebbe essere un annata record in fatto di quantità.
Problemi con la frutta quest'anno non dovrei averne...visto che è proprio la frutta a mancare: ricordo mia moglie che la scorsa estate mi diceva "compra lo zucchero che c'è da fare la marmellata di albicocche" oppure "cogliamo le pere" oppure "servono barattoli per le ciliegie": quest'anno non ho di questi "problemi", e le piante sono spoglie di frutta (e questo non è un bene per la dispensa e quindi per la nostra autosufficienza).
Poi viene l'orto, che come dice il detto "vuole l'uomo morto", e il progetto dell'anno: riuscire a fare un orto con colture in consociazione al 100% e scadenzate in modo da avere da fine maggio a tutto settembre una produzione piuttosto costante, ricca ed alternata.
Orto 2013: colture a scalare in consociazione.  Da sinistra verso destra la differenza delle coltura è di circa un mese.

Devo dire che sino ad adesso abbiamo avuto belle soddisfazioni, e fatta eccezione per la Simpatica istrice che in una nottata si è mangiata metà patataio, abbiamo avuto interessanti risultati.
Alcune delle pochissime patate snobbate dall'istrice: si notano sui tuberi i graffi fatti dall'animale per estrarle dal terreno 

Ma quanto lavoro...prima lavora la terra, poi affinala, poi trapianta, poi stendi le manichette per l'impianto di irrigazione, poi pacciamatura a paglia per tutto, poi metti i tutori e le canne.  Meno male che mia moglie mi ha aiutato, e senza di lei non sarebbe stato possibile avere questo bell'orto sotto casa.
Esempio di consociazione tra zucche (del pellegrino, turbante, frisco, marina di chioggia), mais (granello piccolo) e zucchini (fiorentini).
Le piante sono alternate, pacciamate con paglia di grano tenero, ed irrigate con manichette.
La foto è stata scattata nelle ore più calde ed è evidente lo stress da alte temperature, ma ogni mattina una copiosa fioritura colora di giallo l'orto.

Poi c'è stato il fieno...e che fieno!
Il martedì ho falciato tutto, il venerdì ho ranghinato, il sabato pressato e la domenica tolte le presse dai campi.
Il risultato: 433 presse (di 28 kili di media):  più di 121 quintali di provviste sono un bellissimo traguardo per dei campi vecchi come i miei.
Devo dire che ad aiutarmi, oltre che moglie e babbo, ho avuto anche due amici, e questo mi ha permesso di svolgere tutto il lavoro con velocità e serenità.  Sono stato uno dei pochissimi agricoltori a non avere avuto il fieno bagnato dalla pioggia.
Come spiegai lo scorso anno, la fienagione è paragonabile alla vendemmia o alla trebbiatura: le aspettative di un anno sono concentrate in pochi giorni, e sino a che il fieno non è stato stivato (o l'uva è in cantina o il grano nel granaio) non siamo tranquilli.
Per quanto riguarda gli animali non ho molto da dire: nel pollaio i pulcini crescono sani e forti, e altre due chiocce stanno covando (quest'anno sono 5 le chiocce che hanno covato sino ad oggi), e sicuramente l'annata sarà migliore della 2012.
La volpe, altro simpatico animale amico dell'istrice di cui sopra, ha fatto danno, e il suo bottino è arrivato a 2 galline (che facevano le uova) e ad una bella tacchina (che si apprestava a covare per la seconda volta quest'anno).
Io mi arrabbio sempre molto, ma poco posso fare per gestire questa cosa: le galline devono pascolare, e la volpe sa che ha la possibilità solo durante il giorno...e la sfrutta.  Il cane, che abbaia anche per una lucertola, poco mi aiuta in questo, e tutto fa parte di un grande compromesso che ho fatto con la campagna (anche se ripeto che le scatole mi girano per davvero).
I maiali crescono, e a breve ne arriveranno di nuovi: in questo periodo li alimento con pastoni di semola, pane e verdure al mattino, e con farina d'orzo e favino alla sera.
E' importante che abbiano sempre molta acqua a disposizione, in modo che oltre a bere possano farsi i bagni di fango che li aiutano a contrastare la calura estiva.
Le capre paion tutte gravide tanto sono grasse, e l'aver saltato un'annata di capretti le ha rafforzate non poco: il nuovo becco per adesso cresce e lo tengo separato, ma a fine luglio/inizio agosto lo metterò nel branco e sarà poi la Natura a decidere il resto.
Sto ancora mungendo una capra, ma la produzione giornaliera si è praticamente dimezzata nell'ultimo mese, e credo che per metà agosto terminerò con la mungitura mandandola in asciutta.
Come ogni inizio estate i gattini abbondano nella baracca e nel fienile, e le gatte allattano in ogni luogo: per prendere una pressa di fieno capita spesso di dover fare la gincana fra questi batuffoli saltellanti.


"Bella la campagna di giugno, come ti invidio!"
Altra frase che mi sento dire sovente, ma io rispondo sempre: "Vieni a rizzare le presse mezza giornata, e vedrai come ti passa quest'idea dal capo!"
La campagna è bella, ed io sono il primo a dirlo, ma...provare per credere: i profumi ed i colori sono meravigliosi, l'orto è rigoglioso e la Natura tutta è nel suo pieno vigore, ma...c'è da lavorare gente, e manco poco.
Penso al camino acceso e alla neve, ma intanto fuori casa sono 34° e...
...e noi contadini non siam mai contenti!





L'orto di Enne

$
0
0
Ci sono momenti in cui l'aver studiato o piuttosto l'essere Agricoltore contano poco di fronte a quello che la Natura ci dice.
Quella che riporterò di seguito è la storia di "Enne" e del suo orto di paese.
Enne è il mio "parente scelto", come si dice qui per indicare qualcuno con cui si ha un legame fraterno senza avere parentela alcuna, e da oramai una vita siamo Amici e ci frequentiamo.
Enne da oltre un anno se n'è andato dal paese dove abbiamo vissuto entrambi per molti anni, e si è spostato dalle colline verso il mare: dove vive adesso ci sono forse più comodità, impiega meno tempo per recarsi a lavoro, ha il mare a pochissimi kilometri, e magari ci sarà più gioventù.
La pianura non gli piaceva molto, e deve essere stato difficile doversi abituare ad avere gli argini del fiume a poche centinaia di metri da casa, alla superstrada che ti passa accanto e a quel nuovo clima tanto umido e uggioso.
Ma la vita è anche questo, e si devono fare delle scelte, ed Enne le ha fatte con la sua ragazza, senza però rinunciare a certe "buone abitudini".
Quando andò a scegliere la casa mi disse: "L'affitto non è malaccio, la casa è carina, e sopratutto c'è un bel pezzetto di terra tutto mio!". Quella terra (seppur di poco pregio perchè di riporto) venne vista da Enne come un vantaggio: aveva la possibilità di prodursi la verdura per casa.
Enne (a differenza del sottoscritto) è sempre stato piuttosto preciso nel tenere l'orto, e da subito mi ha parlato del terreno e delle lavorazioni che intendeva fare: buon concime di cavallo maturo, un'ottima vangatura (rigorosamente a mano), l'affinamento ed il riposo...
..così ha fatto e dopo il riposo è venuto il momento di seminare e trapiantare: ha cercato di trovare cultivar locali tentando di evitare gli ibridi F1, ma diciamo che vi è riuscito solo in parte (anche io ho cercato di contribuire regalandogli alcuni semi da me prodotti).
Durante le nostre chiacchierate mi raccontava che dietro a quelle villette era l'unico a lavorare la terra, ed un pò tutti i vicini lo osservavano durante le sue lavorazioni incitandolo e complimentandosi, e come immaginavo anche questo gli ha dato (e gli darà in futuro) sprono a continuare.
Poi, in giugno inoltrato, una telefonata di Enne è stata fatale: "Ho un problema" diceva turbato "anzi, molti problemi: sono invaso dagli insetti!"
Devo fare una premessa: Enne è un buon diavolo, e negli ultimi anni ha iniziato a cambiare il suo punto di vista su molte cose della vita, ed il cibo (e la sua provenienza) certamente sono divenuti un punto cruciale di queste sue riflessioni.
Ha avuto la fortuna di vivere in un paese dove ancora si riusciva a trovare frutta e verdura coltivata in modo Tradizionale, ma ha deciso di fare ancora più selezione, cercando di acquistare solo prodotti Biologici o meglio ancora Naturali.
Il nuovo orto di Enne è nato da subito sotto gli auspici (anche del sottoscritto) di essere una "culla" di pochi prodotti naturali, e da qui l'ovvia scelta di evitare la chimica di sintesi nell'orto.
Alle prime avvisaglie (formiche sui pomodori) ha cercato di contenere il problema mettendo dell'acqua zuccherata in dei piattini da caffè, e disponendo questa esca in luoghi strategici, ma le formiche aumentavano di giorno in giorno (nonostante l'esca funzionasse bene).
Si è poi ingegnato utilizzando il cotone con il peperoncino, e posizionandolo lungo i percorsi abituali delle formiche, ma niente cambiava.
Tornando alla telefonata, appunto mi diceva che oltre alle formiche c'erano i cavoli letteralmente devastati dagli afidi, ed il mio primo consiglio è stato quello di fare del macerato di ortica, e successivamente di diluirlo e spruzzarlo sulle piante infestate (oltre che utilizzarlo come fertilizzante per le altre piante).
Niente!
E' poi passato all'aceto (invano), a nuove esche a base di zucchero (niente) ed infine alla cenere (niente pure con quella).
Ha dovuto rinunciare a salvare i cavoli, e ha pure sacrificato una discreta parte delle altre piante (tra cui zucchini e pomodori).
Durante una telefonata mi ha persino confidato di iniziare a pensare di utilizzare qualche "veleno" per riuscire a mangiare qualcosa del suo orto.
Ecco che il mio tono è divenuto perentorio: "Va bene, lo capisco...ti girano i cXXXXXni, ci credo! Ti girano sopratutto perchè hai faticato non poco per arrivare a questo punto, e perchè a questo punto sarebbe l'ora di raccogliere il frutto di tanta fatica...di tante ore trascorse su quel lembo di terra...di appagare le tue aspettative. Ma fammi capire una cosa: perchè tu fai l'orto?  Lo fai perchè non hai niente da fare, e per te l'orto è solo un hobby pari al giocare a carte o a fare un puzzle? Oppure lo fai per CONSAPEVOLEZZA, la consapevolezza che stiamo continuando a mangiare prodotti geneticamente modificati, ibridi impossibili e forzati, e vegetali nati tra trattamenti, diserbanti, insetticidi e compagnia bella?  Ma non facevi l'orto per MANGIARE QUALCOSA DI SANO? QUALCOSA DI PULITO?"
Lui mi ha solo detto un "ho capito", ma a prescindere da questo ho continuato il mio ragionamento puntando sul fatto che faceva l'orto per svincolarsi da quell'obbligo di non poter scegliere...da quella consapevolezza di mangiare qualcosa che non fosse poi così tanto sana e pulita...dalla certezza di contribuire ad inquinare pure per quel fazzoletto di terra.
Enne aveva solo bisogno di un'iniezione di fiducia, e senza battere ciglio si è rimboccato le maniche ed ha continuato ad ingegnarsi per contenere quella vera e propria invasione, e far produrre quell'orto.
Ma c'è una domanda di Enne che mi ha colpito più di tutte: "Come mai solo da me?"
Ecco che anche senza un diploma o senza essere Agricoltore (Anacronistico) la risposta sarebbe venuta da se: quello era (ed è tutt'oggi) l'unico lembo di terreno LAVORATO in un paese dove la cementificazione sta vincendo su ogni cosa, dove le strade affiancano altre strade e dove "forse" qualche triste giardinetto con relativo Nano di coccio rappresentano l'unica area di verde.
E sopratutto, quello è l'unico lembo di terra dove non viene usata chimica, e questo rappresenta una vera e propria oasi per gli insetti che sanno (perchè loro LO SANNO) che li non vanno a morire se mangiano e nidificano.
Enne saprà trovare il giusto equilibrio, come lo trova quell'Agricoltore che torna a lavorare i terreni abbandonati a margine dei boschi (sfidando e gestendo ogni tipo di selvatico che intende banchettare lì): diviene un fatto di coesistenza, e arriveranno presto le coccinelle ad aiutare Enne...e magari, una sera di Maggio delle prossime estati, Enne si affaccerà per guardare il suo orto e scorgerà pure le lucciole tra le canne dei pomodori...e magari i lombrichi arricchiranno il suo terreno...e magari perfino qualche ape sperduta verrà a rifocillarsi e a godere di quei fiori.
Più che un augurio questa è una certezza.

Settembre, quando l'una è matura ed il fico pende

$
0
0
breve post

C'è Settembre...e Settembre, e questo per adesso si preannuncia speciale.
La sua specialità sta tutta nel suo essere un "Settembre vecchia maniera".
Ricordo lo scorso 2012, quando il Settembre fu contraddistinto dalla maggior parte di giorni piovosi, o quello del 2011 che era caldo ed infinito.
Negli ultimi anni l'estate si è divertita ad allungarsi in questo mese, ma da molto tempo non capitava che ci fosse una stagione del tempo con le temperature "nella media stagionale".
Sembra quasi di parlare di qualcosa vintage, eppure per adesso (sono appena trascorsi i primi dieci giorni al momento in cui scrivo questo post) pare aver tutta la voglia di essere un mese"normale".
Mentre alla televisione parlano di estate che oramai è finita (con l'eccezionalità pari a se fossimo al primo di Luglio), e certe zone dell'Italia sono flagellate da violenti temporali e grandinate, in questo angolo dello stivale si gode di queste temperature (miti) e di questo clima tanto variabile quanto piacevole.
Gli altri anni a quest'ora eravamo già almeno a metà vendemmia, ma per adesso l'uva neanche è matura al punto giusto, e ci limitiamo a cogliere i fichi (che appunto pendono e sono pronti).

Essere spinto a sentirmi solo

$
0
0
Ho pensato a lungo se fosse il caso di scrivere questo post: mentre ero nell'orto a strappare le erbacce, mentre toglievo il letame dalla stalla, mentre caricavo la legna sul carrettone...
Ho pensato se fosse una cosa giusta entrare così nel personale, e lasciarmi andare ad uno sfogo/non sfogo che potesse lasciar intendere il mio disagio.
Ho pensato se realmente potesse servire al lettore parlare di questo.
Ho pensato...ed ho deciso.


T: "Fammi capire bene: mi parli della Tua agricoltura, ma io non ho capito bene quale sia il suo indirizzo?"
A.A.: "L'indirizzo? Ma di quale indirizzo stiamo parlando? Quello del podere? O cos'altro?"
T: "Intendo l'indirizzo dell'Azienda...la sua Specializzazione!"
A.A.: "No, scusa...ma di cosa ti ho parlato sino ad adesso? Son venti minuti che ti spiego..."
T: "Si...certo...gli animali, il bosco, i campi, i polli, il ciuco, l'orto...Ma verso cosa sarebbe specializzata la tua Azienda Agricola?"
A.A.: "Su quello che hai appena detto, e tutte quelle altre cose che per venti minuti ti ho spiegato."
T: "Si...tutto bellino, per carità.  Ma con cosa campi?"
A.A.: "Con quello che hai appena detto, e appunto con tutte quelle altre cose che per venti minuti ti ho spiegato!"
Pausa.
Lui guarda fuori dalla finestra del Bar mentre io continuo a fissarlo con quel misto di abbandono e adrenalina che mi ritrovo in questi momenti.
A.A.: "...scusami, ma cosa c'è che non ti torna?"
Lui si spazientisce, cambia tono e dall'amichevole/scherzoso passa al perentorio
T: "Parliamoci chiaro: questa Tua Agricoltura andava bene cinquanta..sessanta anni fa, ma oggi non trova collocazione.  Sinceramente trovo questo tuo progetto non attuale, anzi...molto Anacronistico!"
Sorrido, e decido di non incaXXarmi per questa volta.

Questa è solo la parte conclusiva dell'ennesima discussione fatta con l'ennesimo Tecnico: una sorta di iter masochistico che mi sono imposto al fine di cercare eventuali "Aiuti Esterni", e che mi riporta sempre allo stesso punto.
Essere spinto a sentirmi solo.
Quando decisi che era il momento per partire con l'Azienda Agricola sapevo che la strada che avevo di fronte sarebbe stata in salita, ma che comunque la determinazione (che mai mi è mancata), l'appoggio dei mie Cari e la convinzione di fare la cosa giusta per me (...e non solo), sarebbero state la giusta propulsione per sentire meno faticose tali pendenze.
E così è sempre stato, e non mi son mai fatto prendere dallo sconforto totale, ma anzi ne ho approfittato per "prendere a morsi" proprio quelle ostilità che mi si presentavano dinnanzi.
Quell'essere spinto a sentirmi solo partì dall'inizio, sin dai primi confronti con l'allora Tecnico che mi seguiva per la richiesta del primo finanziamento (avete mai sentito parlare di premio di Primo Insediamento?).
All'epoca rinunciai perchè le mie idee risultarono "poco compatibili con lo standard richiesto".
Poco compatibili...ancora sorrido a ricordare quelle parole e la reazione che ne scaturì, mentre mi inalberavo e facevo una filippica su quella sorta di "razzismo agricolo" verso il quale credevo di scontrarmi.
A mente fredda oggi ritengo che di razzismo non si trattasse, ma bensì di un misto di preconcetto, supponenza, (forse) arroganza e superficialità che pareva avere la burocrazia nei confronti di quello che mi accingevo a fare.
Da quel momento decisi che mai più avrei compiuto tale passo, e di fatto rinunciai per sempre ad ogni tipo di aiuto economico, e così è stato sino ad oggi.
Ma la vita si diverte sempre a mettermi di fronte alle mie decisioni, e l'orgoglio...lo stoicismo...e la testardaggine che talvolta mi contraddistinguono devono cedere il passo ad altri eventi da me certo non auspicati, ed in qualche modo devo fronteggiare tale avvenimento.
Ecco che decido di contattare tre tecnici diversi, ed in giro per la provincia mi divido in tre appuntamenti che all'unisono risuonano con le stesse espressioni, frasi e consigli.
"Lascia perdere il tuo biologico, biodinamico o non so neanche io cosa...e cerca di capire che oggi in Agricoltura si deve puntare ad avere un progetto solido, avere un buisness plan serio, e la giusta faccia per chiedere denaro"
Il fatto stesso che (come la definiscono loro) la "Mia" agricoltura non sia classificabile con un aggettivo approvato da qualcun'altro, mi crea il primo scoglio.
Quando io rispondo che faccio un agricoltura Naturale e Tradizionale che punta al recupero e mantenimento di razze animali e cultivar autoctone, mi pare di darglielo "l'indirizzo alla mia Azienda agricola".
Quando dico che "elimino l'impiego di ogni tipo di prodotto ottenuto con chimica di sintesi" oppure che "sono contrario ad un agricoltura che preveda interventi invasivi", mi pare di darne di spiegazioni.

T: "Magari potresti specializzarti nelle orticole...magari potresti fare due-tre ettari di verdura in serra?!"
A.A. "Tre ettari d'orto? E chi ce la fa a seguirli tutti da solo, e poi io vorrei far anche altre cose.  E poi le serre cosa c'entrano con il mio progetto?"
T: "Il tuo non è un progetto...è un'utopia!"
...e generalmente qui mi incaXXo parecchio.

Secondo alcuni tecnici (badate bene dico alcuni e non tutti) esistono solo due tipi di agricoltura: quella che rende (considerata convenzionale) e quella non convenzionale che rende solo perchè ti permette di fare prodotti di nicchia o "fighetti" (come il tecnico mi ha detto nel nostro ultimo incontro).
Biologico e Biodinamico sono spesso accostati in modo infausto, e secondo me l'agricoltura del non fare, la permacoltura, gli orti sinergici e le tradizioni non vengono neanche contemplate perchè considerate poco redditizie e troppo distanti dai "numeri del mercato".
Da questi confronti che ho avuto spesso è trapelata l'immagine che il tecnico tende ad avere dell'agricoltura non convenzionale: un unico gran calderone con i vari Masanobu Fukuoka, Bill Mollison, David Holmgren, Emilia Hazelip, Rudolf Steiner (assieme a tanti e tanti altri), e dove l'Agricoltore Alternativo (per convinzione o per possibilità) vi attinge per farsi suoi tali principi.
Se poi uno non evoca una vera e propria scuola di pensiero/agronomo d'ispirazione/manuale, in quel caso è veramente spinto a sentirsi solo, ed io ne so qualcosa.

A.A.: "Eppure io mi rifaccio a quell'agricoltura che per secoli (e fino all'altro ieri) è esistita."
T: "Quindi torni ad arare con i buoi?"
A.A.: "Quindi limito l'utilizzo del trattore al minimo indispensabile e magari cercherò di farmi aiutare da un cavallo piuttosto che da un mulo o da un ciuco".
T: "Ma non temi di fare un'agricoltura da terzo mondo? Di rinnegare il progresso? Di stare troppo attaccato al passato?"

Potete solo immaginare che risposta fiume possa dare a tali domande, ma a poco serve: sempre comunque Anacronistico rimango, e per un Ente o una Banca gli anacronistici non sono affidabili.
Vivo il contrasto di tale gesto, ed è pesantissimo il compromesso di (anche solo) considerare l'idea di chiedere denaro in quel modo.
Mi arrabbio con me stesso dicendomi che sto sbagliando, e guardo alle possibilità che non riesco a trovare: ci guardo con ottimismo, dicendomi che una soluzione la troverò, mentre il contratto di affitto oramai è prossimo alla scadenza e le alternative mancano.
Già, alla base di tutto c'è proprio questo: l'esigenza di trovare "un proseguo" a quanto ho (abbiamo) creato sino ad oggi.
Il podere dove vivo ed i terreni che lavoro non sono di mia proprietà, e presto dovrò trovare un'altra destinazione per la mia famiglia, i miei animali, le mie idee, e la mia Azienda Agricola tutta.
Non è una cosa che è stata improvvisa, anzi: pensate che già a settembre del 2011 quando iniziai questo blog stavo cercando una nuova sistemazione, ma la cosa è più dura del previsto.
Trovare un luogo che sia adatto a questa "mia" agricoltura (virgoletto e sorrido ancora), e trovarlo provvisto di un podere, non è cosa semplice, ed ancor meno semplice è convincere gli eventuali proprietari a concederti un affitto agrario.
Non parliamo poi di acquistare terreno: nella vita ho avuto le Fortune più importanti, e nell'Amore e Comprensione della mia famiglia rinasco ogni giorno, ma economicamente magari non sono stato così fortunato da avere quattrini per un'Azienda tutta mia.
Ed ecco che, di fronte a tale scarsità di alternative, e con la lancetta dell'orologio che pare voler accelerare, mi son rivolto ad alcuni Tecnici anche solo per avere qualche consiglio su come operare.
Non sono arrabbiato con loro visto che ho pur sempre trovato persone disposte ad ascoltarmi sino alla fine, ma lo sono con il Sistema che regola tutto ciò che è Agricoltura.
Sono arrabbiato perchè...o segui la massa, o ti fanno sentire solo.
...e questo solamente perchè vorrei inquinare il meno possibile, vorrei mantenere la tradizione di un modo di fare agricoltura e vorrei provare a recuperare quanto è praticamente scomparso.
Questo mi fa arrabbiare, anche perchè non mi pare di far male a nessuno.
Questo mi fa arrabbiare...tanto.
Mi fa arrabbiare che ne vada della credibilità (credibilità???) di una persona se si decide di vivere fuori dal coro, che ci sia quest'emarginazione del diverso, e ne nasca quasi una necessità di isolamento.
Io non voglio isolarmi, io voglio condividere, solo che non voglio mettere tre ettari di melanzane e poi venderle alla grande distribuzione, oppure fare una stalla con 150 capi di bestiame e venderli al discount, oppure realizzare 20 ettari di vigneto con vitigno internazionale e fare un vino tanto costruito in vigna che in cantina.
Non me ne vogliano quanti fanno queste cose, semplicemente a me non appartiene questo tipo di agricoltura, come evidentemente a loro non ne appartiene uno diverso da quello che fanno. Siamo solo differenti!
Ed allora, quale sono le soluzioni?
Ad oggi, con la salita più ripida che mai, credo che essere fermo sulle mie idee sia la mia vera ed unica forza.
Credo di aver fatto bene a confrontarmi con i Tecnici, ed ancor meglio di averlo fatto per un aspetto prettamente economico ed organizzativo: l'esperienza che ne deriva mi rende ancora più forte e certo che questa "mia" agricoltura sia la cosa giusta per me.
Volgo il mio sguardo a tutta quella terra che non viene coltivata, a quei poderi abbandonati ed invasi dai rovi, a quelle realtà tenute ferme per la convenienza di non so chi, a tutte quelle possibilità congelate...e vedo soluzioni.
Non voglio pensare che ci sia chi preferisce abbandonare le proprie terre piuttosto che lasciarle coltivare ha chi abbia volontà di farlo...e in questo io vedo delle soluzioni.
Ripongo la "giacchetta buona" nell'armadio e torno a sporcarmi le mani: è settembre e ci sono mille cose da fare visto che l'inverno arriverà presto.


T: "Sai che anche mio nonno aveva il ciuco? E che addirittura lo usava con il basto per portare via la legna dal bosco?"
A.A.: "Sai che c'è chi lo fa anche oggi? Pensa te, anche senza essere nel Terzo Mondo!"
E la prendo a ridere.
Forse non sono così tanto Anacronistico, Sicuramente non sono così solo!!!











Orto di fine settembre

$
0
0
Visto che nel passato post vi ho tediato con discorsi noiosi, vi posto qualche foto dell'orto di fine settembre.
Mentre il cielo si fa scuro ed è in arrivo una perturbazione...

Il cielo sopra il podere 


...l'uva nella vigna avrebbe bisogno di un pò di sole per riuscire a maturare.
Il Sangiovese appare bello, ma il grado zuccherino è piuttosto basso ed il ph è molto alto.
Ci vuole pazienza.
Grappoli di Sangiovese
Ed eccolo l'orto (potete fare il raffronto con il post del mese di luglio).
A destra le patate (con un Grande Aiuto dell'istrice) sono state tolte e la terra concimata e lavorata; a sinistra gli agli, le cipolle, le insalate, i ceci e le cicerchie non ci sono più, e la terra è stata concimata e lavorata.

Orto di fine settembre

 I pomodori pisanelli (Canestrino di Pisa) iniziano ad essere alla fine: quello di quest'anno non è stato un raccolto eccezionale per questa varietà, che sovente ha riscontrato difficoltà nella maturazione.
Il gusto di questo pomodoro rimane comunque inconfondibile ed ottimo (sempre molto dolce), ed il suo utilizzo può variare dal consumo fresco alla salsa.

Pomodori Canestrino di Pisa, con sullo sfondo le piante di mais messe in alternanza a zucche e zucchine
Ma da anni seleziono e semino il Costoluto Fiorentino, vero re della tavola del mio podere.
Da molti non è apprezzato perchè costoluto (e quindi difficile da gestire), con molti semi e una discreta acidità.
Io lo adoro tagliato a fetta larga con sopra un filo d'olio buono ed un pizzico di sale: ne mangerei a quintali.
Le piante sono in piena produzione, e pago però il fatto di averle trapiantate a cavallo tra giugno e luglio, rischiando quindi di avere un raccolto che sarà compromesso dall'autunno.
Il fiorentino è comunque una pianta molto resistente, e qui al podere è quella che si dimostra più adatta a resistere per raccolte tardive.
Quest'anno le piante sono state trapiantate in alternanza con il basilico (che nella foto non si vede perchè raccolto di recente), e l'esperimento si è rilevato oltremodo soddisfacente.
Fila di pomodori tipo Costoluto Fiorentino
Proprio di seguito ai primi pomodori di pisanello avevo messo, in alternanza con il sedano, delle piante di Peperone Pescarese.
In effetti poco ha a che fare con la toscana, ma mi erano stati regalati dei semi ed ho voluto provare a metterne alcune piante.
Da subito devo dire che l'accrescimento della pianta, e sopratutto lo sviluppo del frutto (con relativa maturazione) sono stati lentissimi, e solo adesso riesco a cogliere i primi peperoni maturi.
Si tratta (mi è stato spiegato) di peperoni dolci, che spesso vengono fatti seccare e poi utilizzati sotto forma di polvere per condire la pasta e gli insaccati.
Visto che quello di quest'anno è stato l'orto degli esperimenti, mi son permesso di provare.
In primo piano un peperone maturo, ma sullo sfondo altre piante con peperoni sempre verdi
Le melanzane sono state eccezionali, ed anche se a questo punto iniziano ad avere qualche problema con l'accrescimento del frutto, sono state il raccolto più abbondante di sempre.
Le piante si presentano ancora colme di frutti e fiori, e pare che proprio non ne vogliano sapere di terminare il loro ciclo.
Per mia somma gioia ne godrà la dispensa ed i tanti vasetti di melanzane sottolio che ancora ci saranno da preparare.
Scorcio di alcune delle tante piante di melanzane
E poi vengono i peperoncini piccanti (pemente).
Sulla destra s'intravede la mia piccola compagna di "lavori nell'orto".

Pianta carica di pemente mature
Lungo tutta la parte bassa dell'orto avevo trapiantato le zucche e queste sono solo una parte del raccolto.
Le varietà messe sono: zucca Turbante, zucca Marina di Chioggia, zucca Frisco, zucca del Pellegrino (o Bottiglia), zucca Quintale e zucca da Foraggio (o da Seme).
Tutte le zucche sono rigorosamente nate qui al podere, e provengono da semi selezionati da altre zucche precedentemente coltivate qui o (come per la Frisco) da altri Agricoltori che non usano chimica e mantengono la cultura del seme autoprodotto.

Alcune zucche poste a maturare al sole
Nell'orto poi abbondano i peperoncini rotondi (quelli da fare ripieni), e forse quest'anno ho esagerato a metterne così tante piante.
Come per le melanzane il lavoro sarà infinito.
Ci sono poi le piante di popone (melone), che hanno dato frutti piccoli ma dolcissimi, e che continuano a produrre ignare del freddo che sta per arrivare.
Bietole, insalate, sedano, cavoli verza, cavolfiori, broccoli, cetrioli parigini, peperoni quadrati gialli, peperoni da insalata verdi, friggitelli, borragine....e non mi par di scordare nulla: l'orto è anche questo.
Peccato solo che la pioggia di maggio/giugno non mi abbia permesso di trapiantare prima tutta questa abbondanza di piante...ma ogni anno è una storia a se, e questo è andato così: guai a prendersela!!!
Buon autunno a tutti.

Il mio Novembre

$
0
0
E' iniziato il mese di Novembre, e con lui inizierà il periodo della raccolta delle olive, verrà seminato l'orzo ed il favino per i maiali, le fave e gli agli nell'orto, e ci sarà da segare la tanta legna per l'inverno.
Novembre è un mese che generalmente poco viene amato: le giornate che si accorciano, la pioggia, la nebbia, il freddo...
Eppure, oltre che ad esser bello proprio per le cose sopra scritte, è il momento in cui la Natura "tira su la coperta": me la immagino proprio così, come se si preparasse al sonno invernale, ed in questo mese si coricasse nel letto e si ricoprisse con una grossa e pesante coperta fatta di mille foglie rosse e marroni.
Novembre è come quel momento in cui si sente che arriva il sonno e si decide di spegnere la luce del comodino, quando le palpebre si intorpidiscono e i movimenti delle mani si fanno pesanti.
Per me Novembre è proprio quel momento in cui sappiamo che Morfeo ci porterà con se e non gli opporremo alcuna resistenza.
Penso all'odore delle castagne sulla brace del camino, ai panni stesi ad asciugare che prendono l'odore di affumicato, mentre nel tegame cuociono i funghi raccolti al mattino.
Quel misto di malinconia e protezione che solo questo mese riesce a darmi, dove fuori il buio conquista presto le campagne, e gli animali non sentono alcuna sofferenza in questo.
In lontananza forse l'ultimo bramito di stagione di un capriolo, mentre i fringuelli fischiano al rientro serale.
Le nuvole basse sembrano ingoiare la collina ed il podere, e la luce diviene opaca.
Nell'orto il cavolo nero svetta superbo, mentre tutto il resto oramai muore: solo una zucca gialla è rimasta tra l'erba ormai alta, e la bietola tornata laddove era stata tolta.
Il rumore della pioggia sul tetto si alterna alle prime giornate frizzanti, dove l'aria entra diretta ai polmoni quasi a spronarli a tornare a respirare dopo tanta calura.
Una buona minestra di patate calda è quello che ci vuole, mentre dal baule ricompaiono le calze di lana ed i primi maglioni.
Il tasso se ne va dalla vigna lasciando il posto alle capre, mentre le foglie cadono ed un grande profumo di bosco mi avvolge il cuore.
Per me novembre è questo.

Le Liste di A.A.

$
0
0
Sta piovendo,
ed è una di quelle giornate dove il vento, il freddo e la pioggia paiono aver voglia di sfogarsi: come se fossero appena stati liberati dal Vaso di Pandora, picchiano violentemente sul tetto della casa, lasciano cadere le ultime foglie degli alberi, e mettono a tacere le tortore sui cipressi.
Il fuoco (anzi...i fuochi) in casa sono accesi, e mi concedo il lusso di scrivere al computer di prima mattina.

Qualche giorno fa parlavo con un mio amico agricoltore, ed assieme facevamo delle liste: liste sulle attrezzature agricole che ci servirebbero, liste sugli animali che vorremmo allevare, liste sulle lavorazioni da fare, liste sulle strutture mancanti in azienda, liste sui prodotti alimentari da realizzare, e così via.
Lui spesso sorrideva quando io parlavo delle mie liste, e quando facevo quegli elenchi per lui così strani, ma è mio amico e pareva comprendere.
Entrambi giovani agricoltori, entrambi equilibristi in questo mondo di precarietà, entrambi squattrinati, entrambi felici della propria scelta di vita, ma profondamente diversi sulla via da percorrere.
Lui, radicato nell'agricoltura convenzionale, con continui richiami alla chimica di sintesi, ai "nuovi prodotti agricolo-industriali", al " bisogna produrre tanto", alle alte cilindrate dei trattori, alla volontà di realizzare intensivo...
Io, radicato nell'agricoltura NON convenzionale e di matrice tradizionale e Naturale, convinto nell'escludere chimica di sintesi, alla continua ricerca di "rimedi antichi" per curare o prevenire, al "bisogna ascoltare la terra", alla rivalutazione della trazione animale integrata, alla volontà di diversificare le produzioni e mantenere sempre la dimensione umana del proprio operato...
Diversi, ma amici.
In queste nostre liste spiccavano tali diversità, anche se non nego che un bel gommato da 120 cavalli proprio schifo non mi farebbe...ma bisognerebbe vedere l'utilizzo che se ne andrebbe a fare.
Credo quindi che sarebbe interessante provare a fare delle liste, e a condividerle con tutti voi.
Le liste che farò:
Lista n°1: le colture (erbacee ed arboree) che facciamo/vorremmo fare
Lista n°2: gli animali dell'azienda ed il loro impiego
Lista n°3: trattori ed attrezzature agricole
Lista n°4: il podere e le strutture nell'azienda
Lista n°5: le produzioni e la vendita

Spero di avere abbastanza costanza e volta per volta cercherò di scrivere una lista cercando di condividere con tutti voi le motivazioni e accogliendo consigli, idee e critiche.

Lista n°1: le colture

$
0
0
La prima lista è forse la più difficile: tanto perchè è la prima, quanto perchè è frutto di una ricerca che ho fatto nella mia vita.
Sia chiaro che:
- i dati che riporto sono frutto della mia esperienza, ma non sono assolutamente da considerarsi assoluti;
- in alcuni casi i nomi delle varietà non sono specificati, o lo sono solo con nomi locali;
. per le colture arboree ho elencato diverse varietà che sono originarie di parti diverse della toscana e/o dell'appennino centrale, ma che non sono necessariamente specifiche del luogo dove vivo;
- non voglio offendere nessuno, ed esprimo solo un mio parere sull'argomento colture, senza voler denigrare altre varietà non menzionate, produttori o persone che la pensino in modo diverso dal mio.
Questo è IL MIO ELENCO, e non l'elenco che tutti dovrebbero fare o avere nel cuore...che sia chiaro!
Questa lista comprende cose che già ho, cose che non ho direttamente ma che trovo il modo di avere, e cose che vorrei avere.


Le colture NON SONO MESSE IN ORDINE D'IMPORTANZA, ma semplicemente per come mi vengono in mente al momento che le scrivo.

Partiamo con le colture erbacee:
1- Farro: non certo perchè va tanto di moda, ma perchè è un cereale che ben si adatterebbe ai miei terreni e (forse) anche ai miei climi. Indicato per alimentazione umana, sia come zuppa che come minestra, sia come base per insalate che come condimento per umidi, è ottimo anche per la produzione di farina.  Mia moglie usa spesso la farina di farro per fare delle torte salate (sublime quella con la bietola, il caprino stagionato ed i pinoli che mi ha fatto la scorsa settimana), per fare dei dolci ed anche mescolata a quella di grano tenero per fare il pane.
Me ne occorrerebbe circa 0.25Ha
Inoltre può trovare interessante impiego in campo zootecnico per alimentare i maiali.
2- Grano Tenero: i polli dovranno pur mangiare, no? E poi il tenero è la farina perfetta, utilizzata per fare pane, dolci, focacce, biscotti e torte salate o dolci.
Me ne occorrerebbe circa 0.50Ha
3- Orzo: fondamentale per l'alimentazione dei miei animali. La base per i maiali, l'arricchimento per i polli, l'aiuto per i conigli, l'incentivo per le capre.  Senza orzo non potrei restare. Coltura certamente meno esigente del grano, che sino a febbraio può essere seminata...e se l'annata dovesse andare male va bene anche falciarla a fine maggio, e diventa un ottimo foraggio per le capre e per i cavalli (provare per credere).
Me ne occorrerebbe almeno 1.50Ha (ma se fosse di più sarebbe meglio).
4-Favino: la dicotiledone che preferisco perchè arricchisce il terreno di azoto (e quindi non sono necessarie successive concimazioni per le colture che la succedono) ed è ottima per il sovescio nella vigna, nel frutteto, negli olivi e nei campi.
La granella la utilizzo in due modi: a bagno per due giorni oppure macinata.  In entrambi i casi è fondamentale per i miei maiali, sopratutto da quando hanno 30Kg sino a quando superano i 120-150Kg.
Il Favino porta proteine all'animale, e queste fanno massa magra, lavorando sull'accrescimento delle parti muscolari.
Io non uso alcun tipo di miscele aziendali, e questa leguminosa li aiuta nella crescita (sempre affiancata dall'orzo, da molta erba, verdure e frutta, castagne e ghiande).
Me ne occorrerebbe...la medesima quantità dell'orzo seminato l'anno precedente, poichè la uso in alternanza in modo da fare una rotazione biennale con questo, o triennale con altre colture come il grano tenero.
5-Avena (biada): La biada è ottima per essere seminata in terreni da recuperare, permette copiosi sfalci per il fieno da cavalli, la sua granella è indicata per le capre (un pugno alla sera quando c'è la neve), per i conigli (mescolata all'orzo quando le temperature vanno sotto zero), per i polli (assieme al pastone invernale) e per le capre (durante il periodo dei calori).
Il problema è che questa coltura attira i cinghiali, e se viene seminata in un campo sprovvisto di idonea recinzione...il raccolto sarà compromesso.
Ma mi piace perchè è una pianta di poche pretese...pioniera direi, che non ha bisogno di chissà quali lavorazioni o concimazioni, e che riesce sempre a stupire.
Me ne occorrerebbe 1.00Ha (cinghiali permettendo).
6- Un prato stabile di Trifoglio, Loietto, Ginestrino e Festuca.
Questo mix è perfetto per cavalli e capre, non spinge e offre discrete produzioni per molti anni (anche più di dieci in alcuni casi): vuol dire che non c'è bisogno di sfare il prato e rifarlo, evitando copiosi consumi per arature e lavorazioni successive, per il seme e la semina.
Regge molto bene al vento, alla siccità, alla pioggia e al freddo.
Me ne occorrerebbe almeno 3.50Ha (sempre che in azienda non aumentino gli erbivori)

passiamo adesso alle orticole...
7- Zucchino Fiorentino
8- Pomodoro Canestrino di Pisa (o Pisanello)
9- Pomodoro Costoluto di Firenze
10- Cavolo nero Toscano
11- Cipolla Rossa di Firenze
12- Cipolla di Certaldo
13- Aglio rosso
14- Carciofo Violetto
15- Fagiolo Zolfino
16- Patata Bianca (var. toscana)
17- Patata Rossa (var. toscana)
...e poi Bietole a Coste, Insalate, molti radicchi, peperoni Pescaresi, peperoni "quadrati", peperoncini piccanti assortiti (anche da fare ripieni), cavolfiore, cavolo verza e cavolo broccolo, fagiolini, sedano, finocchio...e tutto quello che cresce bene nella mia terra.

18- Di rivelante interesse anche un'area dedicata alle erbe aromatiche ed alle medicinali, ma di questo argomento specifico mi ripropongo di riparlarne in un post interamente dedicato.

Poi vengono le colture arboree.
19- Il Castagno. In assoluto è l'arborea che prediligo.  Ogni mio senso, e l'animo mio tutto è appagato da questa pianta Meravigliosa.
Naturalmente per avere il castagno ci vuole la terra giusta, poi la giusta altitudine, esposizione e clima.
Parto dal fusto ed i rami: con i polloni ed i fittoni si possono realizzare bastoni e manici utili per mille impieghi, o pali e travetti con polloni di svariati anni.  Con la buccia di questi si possono fare canestri e ceste, con il legno più vecchio possiamo realizzare moltissimi manufatti (da piccoli oggetti, sino agli infissi, i mobili, i tini e le botti, etc.) ed è una discreta legna per essere arsa (ma è bene che sia almeno un poco stata stagionata).  Le foglie sono adatte, assieme ai ricci vuoti, per avviare il fuoco di casa, e da sole per uso lettiera degli animali, per pacciamamare nell'orto, tingere i tessuti, per rivestire i formaggi in stagionatura, come foraggio per le capre e chissà quanti altri utilizzi.
Il fiore è nobile per l'apicoltura, ed io sono un vero estimatore di questo miele.
E poi il frutto: dal consumo fresco, sino a quello essiccato (in essiccatoio o in bocca di forno), per realizzare le marmellate (una vera gioia di vita per me), molti dolci, piatti e manicaretti, sino alla farina (la usiamo principalmente per fare il castagnaccio, i biscotti e la polenta).
Della pianta di castagno mi piace il fresco che regala in estate, il rumore delle sue foglie mosse dal vento, l'odore dei suoi fiori e della legna appena segata, e poi è una pianta possente, temeraria e longeva.
L'ideale sarebbe avere almeno 1.00Ha di castagneto da frutto.
20- L'olivo. Categoricamente in cultivar autoctone, pronto a divenire matto se le olive sono piccole o non si staccano dal picciolo per essere colte.  Assieme al castagno, questa è una pianta dai mille impieghi, e tanto in falegnameria (dagli utensili da cucina sino ai mobiletti), che nella pancia del camino o della stufa (la potatura di olivo è ottima per fare calore), il suo legname è apprezzabile.
I residui di potatura poi sono ottimo foraggio per le capre, e quanto ne rimane può alimentare il forno a legna per la cottura del pane.
Le olive poi, al forno, in salamoia, sotto sale, in patè trovano nobili postazioni sulla tavola quotidiana.
Ed infine l'olio, l'oro liquido, adatto per condire, per cucinare, per conservare (verdure e carni sottolio fanno parte della mia tradizione familiare) e per i mille rimedi casalinghi di mia moglie (dall'ungere i cardini sino a preparati con le erbe).
Per l'olio ad uso domestico basterebbero 30-35 piante, ma con 200 piante si avrebbe anche un reddito minimo utile al sostentamento del podere.
20- L'olmo. Pianta utilizzata per fabbricare utensili agricoli (resiste molto bene all'acqua e all'umidità). La legna non è molto adatta per essere arsa (anche se all'occorrenza ci si adatta), ma è comunque una pianta che fa ottima ombra, indicata per diverse cure tradizionali, discreta foraggera (le foglie) per le vacche.
Basterebbe anche solo averne un paio di piante vicino al pozzo, ma l'ideale è averne un sieponale lungo il fossi.
Può essere impiegata come tutore nella vigna per fare la vite maritata, oppure a capofila per reggere i fili del filare.
21- Il Salice da Vimini. Con le vettine (prima che spuntino le foglie) si fa un fascio, che poi viene abilmente tenuto a mollo (in acqua) e lontano dalla luce per i mesi a seguire. Le useremo per legare la vite (legatura del tronco), per legare le canne dei pomodori, per intrecciare panieri o simili.
Quando si ha il raffreddore o siamo affaticati da una giornata di duro lavoro nei campi, si usa succhiarne qualche foglia che, come dicevano i vecchi, ti tira su a modino.
Per evitare di usare spaghi e legacci di plastica, è bene averne diverse piante ed assicurarsi copiose scorte di vettini, pronti ai tanti utilizzi richiesti in campagna.
Quindi almeno 10 piante andrebbero tenute.
22- La Vite. Non può mancare nel podere la possibilità di fare il vino, ma anche di avere uva fresca da consumare, da appassire per i mesi a venire (per consumo diretto o per dolci), per la marmellata (ottime anche quelle abbinate alle pere o alle mele), per le gelatine, per i succhi di frutta.
Dopo la potatura i tralci vengono affastellati (raggruppati in piccole fascine), stivati e messi ad essiccare: alimenteranno il forno nel fuoco settimanale.
Inoltre, una volta che le foglie saranno cadute, la vigna rappresenterà un discreto pascolo per le mie capre, almeno sino al momento dell'occhiatura dei germogli.
Rigorosamente di varietà autoctone, o comunque toscane, alla faccia dei vitigni internazionali più blasonati, e con la convinzione che una vite autoctona avrà sempre minor bisogno di assistenza e cura (sopratutto per malattie ed insetti) rispetto ad una che ha "profonde radici storiche in quel territorio".
La vigna assicurerà il vino per la famiglia, ed anche solo 0.10Ha potrebbero assicurare la giusta quantità, ma se come per l'olivo si vuole provare ad avere un reddito, 1.00Ha  rappresenta un buon impegno per me, considerando che un'estensione maggiore avrei serie difficoltà a gestirla (vista la mole di lavoro che già ho oltre alla vigna).

Passiamo adesso alle cultivar da frutta.
23- Il Melo. Di varietà Decio (o Nesta), San Giovanni, Rossa di Firenze, Rotella ed altre.  Tutte toscane, e a maturazione a scalare, in modo da assicurarsi mele per molti mesi all'anno.
Per consumo fresco, per marmellate, per sciropparle, per essiccarle e per i succhi di frutta.
Almeno 15 piante per uso domestico (a me piace molto la mela).
23- Il Melograno. Purchè siano esposti il più possibile al sole, e riparati dai venti freddi di tramontana e grecale, sono immancabili nell'aia del podere o nell'orto.
Almeno 1 pianta.
24- Il Pero. Di varietà Volpina, Fiasca, Vernina, Briaca (o Cocomerina), Lardaia e Arancina. Tutte più o mno toscane, o comunque radicate nel territorio, a maturazione scalare.
Come per i Meli, per il consumo fresco dei frutti, per le marmellate, per essiccarle, per sciropparle, per fare le puree, per i succhi di frutta e per aromatizzare le grappe poco buone che mi hanno regalato.
Il legno di pero, semmai una pianta necessitasse di potature importanti, è molto duro è può essere usato come manico per martelli o utensili da colpo.
Almeno 15 piante per uso domestico.
25- Il Pesco.  Di varietà di Vigna e Saturnina.  Due varietà che fanno frutti piccoli, ma buonissimi.
Le piante possono essere messe anche nella vigna a capofila o fungendo da tutore direttamente alla pianta.
In tutto 10 piante tenute a corto (potate basse) possono bastare per la famiglia.
La frutta viene principalmente usata per il consumo fresco, per essere essiccate e per le marmellate.
26- L'Albicocco. La varietà precoce Toscana è molto diffusa, ma in annate di freddo marzolino ci possono essere cospicui cali di produzione.
La frutta, fresca e consumata direttamente (spesso proprio sotto alla pianta), o lavorata in marmellata, o sciroppata oppure essiccata, è una delle più buone che ci siano.
Poche piante, 3 al massimo, bastano per l'utilizzo familiare.
27- I Susini. La Verdacchia, la San Giovanni e la Coscia di Monaca sono le mie preferite.
Utilizzate come per le pesche, sono comunque molto presenti nei terreni del podere.
Circa 15 piante sono una quantità più che sufficiente a soddisfare il fabbisogno della mia famiglia, e degli animali che pascolano sotto di essi (galline e tacchini su tutti).
28- Il Ciliegio.  Rigorosamente nell'aia, la Varietà dolce detta Durona giugnola è forse la più apprezzata, assieme all'Acquaiola a pasta bianca.
Il Ciliegio Acido (o selvatico) è poi sono usato come tutori della vite, o come pianta da sieponali tra vari campi.
Sotto zucchero, nella grappa, in marmellata, ma sopratutto mangiate fresche e magari mentre vengono colte.
Almeno 2 ciliegi dolci ed un numero imprecisato di ciliegi acidi.
29- Il Fico.  Generalmente posto accanto al pozzo o nel pollaio.
Il Dottato, il Borgiotto nero di Firenze ed il Piombinese.
I fichi, oltre che per consumo fresco (ottimi con il pane appena sfornato), sono ottimi nella marmellata (per me una delle migliori assieme a quella di castagne e quella di more di rovo) ed essiccati (e poi accompagnati alle noci).
Le foglie secchie sono buone per alimentare il forno a legna o per pacciamare i carciofi.
Una pianta per vaietà, e quindi 3 in tutto.
30- Melo Cotogno.  Per la marmellata, almeno una pianta ci deve essere.
31- Noce. Pianta dai mille utilizzi, è certamente adatta per fare ombra nell'aia, per le noci, e per l'utilizzo del legname (dalla falegnameria alla stufa).
Con le foglie secche si alimenta il forno a legna, mentre con quelle verdi si possono rivestire le forme di pecorino che devono stagionare.
Con il mallo della drupe, colte rigorosamente il giorno di San Giovanni, si fa il nocino.
Inoltre le foglie ed il mallo è utilizzato anche per tingere le stoffe ed il legno.
Almeno un noce ci vuole, ma per me il giusto numero è di 3 piante.

Ci sarebbero molte altre piante, ma per praticità mi fermo qui, riservandomi di aggiungere qualcosa in un secondo tempo.































Lista n°2: gli animali ed il loro impiego

$
0
0
La seconda lista è forse la più facile: tanto perchè viene dopo la prima (che era la più difficile), quanto perchè è frutto di una passione lunga quanto la mia vita.
Anche per questa lista sia chiaro che:
- non è mio intento fare un trattato sulle razze nominate, ma semplicemente evidenzierò gli aspetti che più mi interessano;
- i dati sull'alimentazione degli animali sono frutto della mia esperienza e, seppur attendibili, non vogliono essere una regola o imposizione per altri allevatori;
- in alcuni casi i nomi delle razze non sono specificati, o lo sono solo con nomi locali;
- non voglio offendere nessuno, ed esprimo solo un mio personale parere sull'argomento animali, senza voler denigrare altre razze non menzionate, allevatori o persone che la pensino in modo diverso dal mio.
A me piace anche la carne, e mangio solo quella prodotta nel mio Podere, con animali che ho visto nascere e crescere, che hanno vissuto in ambienti adeguati e con alimentazioni naturali e rispettose del loro fabbisogno.
Questo è IL MIO ELENCO, e non l'elenco che tutti dovrebbero fare o avere nel cuore...che sia chiaro!
Questa lista comprende cose che già ho, cose che non ho direttamente ma che trovo il modo di avere, e cose che vorrei avere.


In principio fu Teo, un vecchio cocker spaniel che scodinzolante, un attimo prima girava attorno alla mia carrozzina, e  poco dopo vedeva muovere i miei primi passi: grazie a lui ho capito da subito che amavo gli animali, e che questi dovevano far parte della mia vita.
1-Cane: l'importanza del cane nel podere è fondamentale per mille aspetti, ma su tutti la sicurezza della casa, della corte e degli animali.
Sono molti i tipi di cani (e magari le razze) che possono essere adatti al Podere, ma la mia scelta è su tre tipi di cani: il cane che vive in casa, quello che vive nell'aia, e quello che vive con gli animali.
Il cane che vive in casa secondo me potrebbe essere di taglia media, adatto alla famiglia e agli ambienti domestici, pratico del contatto con la gente (anche estranei) e sopratutto appassionato e docile con i bimbi e gli anziani: mai comunque sprovveduto e sempre attento ai rumori esterni e agli odori "non familiari". 
Non c'è una razza migliore delle altre, ma il cane dovrebbe avere il giusto temperamento tra il festoso e l'attento, pronto a giocare e a stare buono, ad essere di compagnia e a saper mostrare personalità in momenti delicati.
Poi c'è il cane che vive nell'aia, che conosce il perimetro ed i rumori ed gli odori che questo racchiude: un cane vigile, che abbia buona voce da avvisare l'agricoltore in ogni momento del giorno (e della notte). Un cane resistente a tutte le stagioni, che non tema la pioggia, il caldo o la neve, e che sia un infaticabile guardiano.
Un cane che non visiti la casa, ma che sappia stare in compagnia del cane di casa quando questo esce per i suoi bisogni: un cane che segua fedelmente l'Agricoltore nei suoi lavori giornalieri e che "lo tenga in contatto con il vane di casa".
Infine c'è il cane che vive con gli animali, dotato di una discreta rusticità, e adatto più alla vita nelle stalle e recinti che assieme alle persone.  Un cane che si senta responsabile delle greggi, rispettoso dei piccoli animali e non timoroso di fronte a quelli più grandi e robusti di lui.
Solo per quest'ultimo tipo di cane mi permetterò di nominare una razza che per me è molto adatta a questa mansione: il Pastore Maremmano, che sa essere docile con i capretti ed il pollame, ma che sa essere molto convincente se un'estraneo (animale o persona) tenta di avvicinarsi troppo ai suoi protetti.
Sia chiaro che non amo cani aggressivi, e mai ne terrei uno nella mia casa, nella mia terra e con i miei animali: il cane in campagna ha il suo ruolo (ne ho appunti nominati tre diversi), le sue regole, i suoi spazi ed i suoi impegni quotidiani.
...e ci sarà sempre un Cocker nella mia vita.
2- Il Pollo: libero di razzolare durante il giorno, e custodito nel pollaio la notte, è alla base dell'auto sussistenza alimentare dell'Agricoltore (perlomeno di quello Anacronistico).
Frugale, ha bisogno di poco spazio per trascorrere la notte e per ripararsi in caso di neve o vento molto forte. Se dispone di un pascolo, trova buona parte della sua dieta in quello che c'è sopra (e sotto) il terreno.
I polli si dividono in polli da uovo, da carne e a duplice attitudine.
Tra i polli da uova la Livorno è la mia preferita: indipendentemente dalla colorazione, questa razza è un'instancabile produttrice di ottime uova, è rustica e sa tenere a bada altri avicoli più grossi di lei come anatre, oche e tacchini.
Le uova vengono usate per fare la sfoglia, i dolci e biscotti per la colazione, la frittata settimanale ed altre preparazioni.
Una "razza" considerata (sicuramente in modo improprio per la sua stazza mole ridotta) a duplice attitudine è la Mugginese: di taglia piccola, è una covatrice temeraria, oltre ad essere una discreta produttrice di uova e ad avere carni ottime.
Per la carne scelgo animali meticci derivati da incroci fatti tra i polli migliori (in fatto di resa di carne magra e rusticità), magari ottenuti anche grazie ai polli dei poderi vicini.
Tre tipi di polli, che daranno rigorosamente alimentati con granaglie aziendali (grano tenero, orzo, avena), pastoni di pane e verdure, frutta e pascolo a volontà.
Nei pastoni occasionalmente metterò anche gli scarti della lavorazione del formaggio di capra che faccio per casa, piuttosto che quelli della lavorazione della frutta per fare le marmellate, oppure di uva da vino scartata per la vinificazione (magari perchè ancora un pò acerba) o gli scarti della lavorazione del pomodoro per fare la conserva.
A seconda della stagione, tale alimentazione potrà variare, con l'occasionale aggiunta di mais.
Un aspetto da non sottovalutare è la produzione della pollina (le deiezioni dei polli): ottimo fertilizzante che apporta una discreta dose di azoto alle piante.
Tra carne, uova e Mugginesi circa 50-60 polli.
3-Il Piccione: se si dispone di spazio e tempo per fabbricarne un'ampia voliera, questa potrà darci grandi soddisfazioni  anche solo allevando poche coppie di piccioni.
Animale che adoro per le sue carni, impegna poco nella sua gestione (importante tenere pulita la lettiera) ed è semplice e veloce da portare in tavola.
Fornirei una miscela in grani di favino, grano ed orzo.  Sono comunque molto ghiotti anche del girasole e del mais (meglio se a chicco piccolo).
Con tre coppie potrei coprire il fabbisogno della mia famiglia, considerando che fanno anche più covate all'anno.
4-Il Maiale: su questo animale la si può pensare come si vuole, ma per me è essenziale che sia presente nel Podere.
Rigorosamente di razza Grigia, derivato da un incrocio tra femmina di Cinta Senese e maschio di Large White, è un animale che si adatta benissimo al pascolo e all'aria aperta (anche con inverni rigidi).  Lo spazio e l'alimentazione sono i due elementi fondamentali per l'allevamento del maiale: ampio recinto dove possa grufolare tutto il giorno, con riparo per la notte e per il cattivo tempo (buona anche la soluzione delle arche di legno); due razioni giornaliere (mattino e sera) di granaglie aziendali (principalmente farina d'orzo o orzo in grani), erba (va bene anche falciata), frutta e verdura, castagne e ghiande.
In inverno fornisco anche dell'avena, in modo che l'animale s'incalorisca (regga meglio il freddo), e nei primi 10 mesi di vita do abbondante favino (macinato).
Generalmente macello il maiale quando ha 18 mesi di vita, e più o meno un peso che si aggira attorno ai 180-220Kg di peso.
Un maiale è più che sufficiente a coprire il fabbisogno di un paio di famiglie (volendo anche di tre), ma se un agricoltore vole trarne del reddito consiglio di tenere almeno 2-3 maiali.
Per me l'importante è che il maiale, come del resto tutti gli animali del Podere, sia "sostenibile" per la sua alimentazione (che sia interamente prodotta in azienda) e per il lavoro (ossia che una sola persona riesca a gestire gli impegni quotidiani che ogni animale richiede).
Mi piacerebbe avere boschi (meglio se di cerro e/o di castagno) da potergli dedicare come recinzione, ma per adesso ghiande e castagne vengono raccolte a mano e somministrate assieme alle granaglie.
Un buon modo per prendere le ghiande è quello di stendere un vecchio telo da olive sotto ad una quercia, ed aspettare che il vento ed il sole facciano il resto.
Per me il numero giusto è 3 animali, nati in estate e macellati nell'inverno dell'anno successivo.
5-La Capra: spesso questo animale viene denigrato per le sue presunte doti di "anarchia e caparbietà"...e forse proprio per questo è un animale che per me è eccezionale.
A differenza delle pecore, questo animale "si fa valere" mostrando una grande determinazione ed attenzione in ogni sua azione.
Adatto a vivere nelle pianure e nelle montagne più alte, in posti dove la natura è rigogliosa ed anche in quelli dove non cresce praticamente nulla: forse l'animale più frugale che possa essere allevato nel podere, che offre grandi risorse all'Agricoltore.
Il suo latte, ottimo da bere, può essere utilizzato per fare formaggi freschi (dalle robiole alle caciottine), stagionati, per fare ricotte (delicatissime...da provare) e rovaggioli.
La sua carne è buonissima, delicata nel capretto, saporita nell'animale adulto, comunque meno grassa di quella dell'agnellino e della pecora (o abbacchio): in mille preparazioni, dall'arrosto agli umidi, dal salmì ai ragù, potrete gustare un animale che spesso non viene considerato nella nostra dieta, se non occasionalmente o a Pasqua.
Il suo letame, molto buono per la vigna e gli olivi, può anche essere utilizzato per l'orto, purchè venga fatto stagionare a lungo (io lo uso abitualmente).
Ed inoltre la capra può essere utilizzata per le sue pelli e per la sua lana.
Rimane comunque la soluzione più ecologica per ripulire campi abbandonati, o per mantenere puliti argini e fossi dove è impossibile arrivare con i macchinari.
Parlerei per ore delle capre...
Nella mia zona non c'è una razza autoctona, e quindi prediligo meticci ottenuti da capre che mostrino spiccata rusticità ed adattamento ai climi freddi e caldi, e che non abbiano mammelle troppo basse perchè potrebbero rovinarsele camminando nel bosco o in terreni accidentati.
Se un agricoltore vuole avere carne e latte per uso familiare, un buon compromesso potrebbe essere quello di allevare 6-7 capre ed un becco.
Per me l'ideale sarebbe 24 capre ed un becco.
6- L'Asino: tra tutte le razze, certamente la mia preferita è quella dell'Asino Miccio Amiatino.
Animale che possiede una personalità impressionante, si sa adattare ad ogni clima e terreno, e potrebbe essere fondamentale per le piccole aziende e per i vari Agricoltori Anacronistici che ci sono in giro.
Mangia praticamente di tutto al pascolo, si accontenta di fieni anche non perfetti (purchè non presentino muffe o siano prossimi a marcire), ha poche pretese in fatto di stalla: un animale che forse è molto simile alla capra, e per questo gode della mia massima stima ed attenzione.
Se domato per la soma, con un basto potrà essere un fedele aiuto nelle varie fasi dell'esbosco, per trasportare balle di sementi, granaglie, letame, per portare ceste di uva, olive, frutta e verdura, o per spostare canestri legna da ardere, o per movimentare le presse di fieno e paglia.
Se poi fosse domato per il tiro, potrebbe essere un ottimo mezzo di trasporto all'interno dell'azienda (o per aziende limitrofe) con piccoli carretti ad un posto.
Adatto anche per la doma a sella, e quindi indicato per il trekking in terreni fortemente svantaggiati dove il più blasonato purosangue dolicomorfo non oserebbe mai avventurarsi.
E non ultimo, una montagna di buona cacca da usare per concime dell'orto e della vigna.
Per me 2 asini femmine, pronte a darmi prole per aumentare l'allevamento.
7- Avicoli assortiti: nel pollaio possono vivere anche altri avicoli oltre ai polli.
I tacchini (detti luci o billi), almeno 5, con le femmine che sono ottime covatrici (alla faccia delle incubatrici). Le uova sono comunque buone nelle frittate o per fare ripieni.
Le faraone (dette gallinelle)  che sono tanto chiassose ma anche tanto buone. Ameno 6 esemplari.
Le Anatre Mute (dette nane) con la loro carne impareggiabile, sanno tenere a bada le erbe di qualsiasi prato, e sono molto territoriali nei confronti di animali estranei.  Le loro uova sono adatte per fare la sfoglia ed i dolci, ma a me piacciono anche affrittellate.
In tutto 4 nane, con un maschio e tre femmine, e sempre tanti anatroccoli che spuntano e corrono ovunque.
8- Il Coniglio (detto conigliolo): bellissima la razza Leprino di Viterbo, o anche dei semplici meticci di tipo "leprato".
In molti pensano che il coniglio possa vivere sono nelle gabbie, ma se abituato gradualmente la garenna potrà rappresentare la migliore soluzione per fare conigli rustici e saporitissimi.
Allevati con fieno di erba medica di secondo taglio e con orzo in grani, possono comunque vivere bene anche nei gabbioni, purchè sia rispettata l'igiene e vengano ripuliti almeno una volta al giorno, facendo molta attenzione alle correnti d'aria fresca in inverno (sopratutto se ci sono coniglie gravide o piccoli nati da poco) e dei rimpozzi d'umidità in estate.  Infatti è con l'umidità che si presenta la zanzara che può portare la mixomatosi (una malattia virale che può letteralmente sterminare un'intero allevamento in pochi giorni), ed è bene fare molta attenzione e tenere qualche pianta di geranio e di basilico (piante repellenti per le zanzare) sempre in prossimità dei gabbioni.
L'ideale sarebbe un maschio e due coniglie (3 animali deputati alla riproduzione) per il sostentamento di un'intera famiglia, ricordando che la carne di coniglio è una carne bianca ed è comunque adatta anche agli anziani ed ai bambini, e quindi può essere consumata anche con una certa frequenza (magari a differenza di quella di maiale).
9- Il Cavallo: oggi allevato per lo più per attività sportive o per semplici passeggiate, rimane il miglior mezzo di locomozione in fatto di inquinamento.
E' un animale che ho sempre ammirato, ma che solo da pochi anni stò imparando ad allevare.
Tra tutti, questo forse è l'animale con cui è più importante stringere un legame di fiducia reciproca, e che per molti anni saprà accompagnare l'Agricoltore anche nel suo quotidiano.
Una volta sellato (ma per molti anche a pelo o con un semplice sottosella) sarà possibile spostarci in azienda (per esempio per recuperare il branco delle capre che si è allontanato durante il pascolo), fare visite alle aziende vicine, e compiere veri e propri spostamenti per salire in paese.
Rimane sempre la passeggiata nelle campagne, nei boschi, magari fatta in compagnia di altri cavalieri, o anche da soli con il proprio cavallo, ma un ottimo modo di impiegare il cavallo sarebbe anche quello del tiro leggero e pesante.

Partendo dal presupposto che sto parlando di cavalli mesomorfi, meso-brachimorfi o addirittura brachimorfi, è importante rispettare il giusto rapporto fra animale e tiro, senza chiedere mai troppo al nostro compagno di lavoro.
In molti sono contrari a questo, e non voglio certo sfruttare questa lista per fare un approfondimento sul tema (che magari rimanderei ad una discussione specifica), ma io sono convinto che il cavallo possa dare molto alle piccole aziende agricole anche in fatto di trazione animale: con carri per il trasporto di materie prime, con attrezzature adeguate per lavorare la terra, per l'esbosco trainando i tronchi, o come mezzo di locomozione abituale.
Almeno un cavallo in azienda ci vorrebbe, di una razza tra i robusti e volenterosi pony come l'Avelignese ed il Bardigiano, oppure cavalli come il Murgese o ill Maremmano (magari questo che sia particolarmente robusto), sino ad arrivare al Norico e al Cavallo Agricolo TPR.
L'alimentazione sarà fatta con fieno aziendale, pascolo, e al necessario qualche granaglia.
Da annotare la montagna di cacca che, come per l'asino, è un ottimo fertilizzante.
10- Vacca da carne: La bestia vaccina rappresenta la tradizione del territorio toscano, dove la vecche sono state allevate principalmente per la carne (o con eccezioni per la duplice attitudine). Dalla Maremmana (usata anche per il lavoro) alla famosissima Chianina, dal Mucco Pisano sino alla Calvana: un bovino che sia adatto all'ambiente pedoclimatico in cui dovrà vivere e che sia "a misura d'azienda e agricoltore".
La mia idea è quella di comprare piccoli vitelli appena svezzati, di abituarli gradualmente al pascolo, e di portarli al giusto peso per la macellazione: naturalmente è fondamentale l'alimentazione che integri il pascolo, evitando radicalmente miscele industriali ed insilati, e spingendo sui vari fieni dell'azienda e le granaglie a disposizione.
Sono consapevole che così facendo ci vorrà molto più tempo per far crescere e portare a peso il vitellone, ma rimango fermo sull'idea che la fretta sia una discreta nemica dell'Agricoltura (e non solo di quella).
In più, ad ogni pulizia mattutina della stalla avrei una carriola di letame adatto per i campi da seminare.
Alleverei 3 vitelli sino a portarti al peso di commercializzazione.

Più o meno questa è la lista, naturalmente attuabile solo in virtù della forza lavoro e del terreno di cui si può disporre.
Se dovessi allevare vitelli per tenerli alla catena, allora preferirei evitare, come eviterei per suini allevati in piccoli castri di cemento o polli "costretti" in improbabili pollai: ripeto che spazio ed alimentazione sono due aspetti imprescindibili per farmi allevare un animale, altrimenti rinuncio e mi adatto in qualche altro modo.

Buon Natale

$
0
0
Antivigilia,
giorno di preparativi, con le ultime corse frenetiche ai negozi, l'affannosa ricerca di quel "qualcosa per forza" da regalare, e quell'ansia da prestazione per pranzi e cene con i parenti.
Sarò antipatico (o forse Anacronistico), ma proprio la cosa non mi riguarda: come lo scorso anno, e quello prima ancora, per me questi giorni di festa vanno (in un modo o nell'altro) goduti come meglio si può.
Ed ecco che i regali da fare sono pronti da tempo, i soliti regali mangerecci sono pronti per gli amici, e di ansie da prestazione per le cene proprio non ne ho.
Lo scorso anno scrissi una letterina a Babbo Natale (Caro Babbo Natale quest'anno vorrei un ciuco), ma le cose non sono andate poi come desideravo, tra la semina che è saltata, il becco che ha fallito rovinosamente, ed il ciuco (o magari la stalla) che non sono arrivati...
Non me la prendo, l'anno è comunque volto al termine, e ci sono state anche tante cose belle che non avevo chiesto e che quotidianamente ho ricevuto in regalo, e quindi va bene così.
Per quest'anno niente letterina (sarà scaramanzia?), ma i più sinceri Auguri a tutti voi, abituali frequentatori o semplici avventori di questo blog.
Che possiate vivere come meglio desiderate queste giornate di festa, e che il colesterolo vi sia amico (almeno per qualche abbuffata): cercate di mangiare e bere sano, e di non elemosinare con i sorrisi e le risate.
Buon Natale
A.A.


Lista n°3: trattori ed attrezzature agricole

$
0
0
La terza lista è certamente la più contraddittoria: da una parte c'è l'inequivocabile voglia di comodità, di potenza e di scelta tra diverse attrezzature specifiche, mentre dall'altra c'è la voglia di limitare al massimo l'inquinamento, non effettuare lavorazioni invasive, limitare il numero di interventi e agevolare il lavoro manuale, favorendo sempre quell'Autarchia che in ogni cosa mi accompagna.
Anche per questa lista sia chiaro che:
- non è mio intento fare un trattato sulle attrezzature ed i trattori nominati, ma semplicemente evidenzierò gli aspetti che più mi interessano;
- non menzionerò nomi e marchi di nessun genere, facendo solo riferimento al tipo di attrezzatura;
- non voglio offendere nessuno, ed esprimo solo un mio personale parere sull'argomento trattori ed attrezzature agricole, senza voler denigrare chi la pensi in modo diverso dal mio.
-i trattori/macchinari presenti in questo elenco sono specifici per il mio tipo di terreno, le mie pendenze, le colture che coltivo, gli animali che allevo, e quindi per il mio modo di fare agricoltura.
Questo è IL MIO ELENCO, e non l'elenco che tutti dovrebbero fare o avere nel cuore...che sia chiaro!
Per quanti fossero contrari alla trazione animale, come accennato nella Lista n°2, mi reputo un amante degli animali ed ho grande rispetto di questi: ogni tipo di lavorazione ed attrezzatura deve essere necessariamente proporzionata alle possibilità fisiche dell'animale, alle sue inclinazioni e alla sua età.
Questa lista comprende cose che già ho, cose che non ho direttamente ma che trovo il modo di avere, e cose che vorrei avere.

Partiamo con il trattore...
1-Trattore gommato 90cv cabinato con caricatore/pala frontale: chi legge potrebbe chiedersi perchè l'Agricoltore Anacronistico esordisca proprio con un "consumagasolio" così grosso.
Domanda più che lecita a cui rispondo con piacere: perchè un agricoltore non Anacronistico nei miei terreni sceglierebbe un mostro da almeno 120cv, magari affiancato da un trattore a cingoli e magari da un terzo trattore gommato.  L'idea infatti è proprio quella di avere un unico trattore che possa svolgere tutte le lavorazioni, che sia di recente fattura e che quindi possa consumare ed inquinare in modo limitato rispetto ai vecchi trattori.
La cabina si rende necessaria poichè in inverno il neviscchio, la neve, la nebbia e la tramontana sono decisamente avverse ai miei bronchi e ai miei dolori.
Ci sono poi i 90 cv che con determinate pendenze sono necessari per lavorazioni come l'aratura, per far girare meglio il motore e paradossalmente per farlo consumare meno rispetto a potenze e cilindrate inferiori.
Quattro cilindri completeranno la configurazione di un trattore "tipo", con un cambio semplice (ottimo un 12+3), il minimo indispensabile di elettronica, le 4 ruote motrici, i comandi sul sollevatore per il suo controllo, la Presa di potenza a due velocità, e delle gomme piuttosto larghe.
Essenziale il caricatore/pala frontale, per alzare e spostare terra, letame, legna e per caricare le presse sul carrettone e sulla barcaia (stiva di presse).
Essendo da solo a svolgere tutti i lavori meccanici, questo tipo di trattore sarebbe essenziale e me lo farei bastare, evitando l'acquisto di altri trattori.
2- Carrettone ribaltabile trilaterale con sovrasponde: un carrettone da almeno 35q.li di portata, che possa permettermi di spostare la legna, il letame, le presse, le granaglie e tutto quello che sarà possibile.
Il ribaltamento trilaterale assicurerà  una possibilità d'impiego a 360°, mentre le sovrasponde (abbattibili all'occorrenza) permetteranno di contenere ingombri superiori.

3-Motocoltivatore con carretto: avete presente quei vecchi (ma ancora efficienti) motocoltivatori che hanno la possibilità di tirare un piccolo carretto? Parlo proprio di quelli, molto utili per gestire i movimenti (e all'occorrenza anche qualche lavorazione) dell'orto, e che mi evitino di accendere il trattore per dei lavori così piccoli.
Generalmente questi motocoltivatori consumano poco (con i loro 10cv di potenza), e costituiscono una sorprendente risorsa per gli spostamenti di volumi (e pesi) limitati.

4- Mietitrice: vecchio macchinario ancora usato in alcune parti del mondo. La mietitrice taglia gli steli del cereale maturo mettendoli in un'andana o (per le mieti-legatrici) legandoli in mazzi.
L'ideale sarebbe averne due: una per il trattore ed una per la trazione animale.
Un attrezzo che serve laddove le moderne mietitrebbie non possano arrivare.
Nell'azienda ci sono i cereali coltivati per l'alimentazione umana e quella zootecnica, e c'è quindi la necessità di trebbiarli, ma se il podere è molto distante dal terzista che effettua la trebbiatura, o se la strada d'accesso i campi ed al podere è troppo accidentata, o se invece le pendenze dei campi sono eccessive...in tutti questi casi si rischia di non avere la possibilità di portare la granella nel granaio.
La soluzione è compiere il lavoro della mietitrebbia in due fasi distinte, e appunto la prima (mietitura) è ad opera di questi macchinari.
Userei la mietitrice a trazione animale per i piccoli appezzamenti, magari quelli più scoscesi e disagiati, mentre per gli altri userei la mietitrice trasportata dal trattore.
5- Minitrebbia: trebbiatrice trainata di piccole dimensioni.  Attrezzo che raramente si vede nelle nostre campagne, ma che offre la possibilità di lavorare praticamente ovunque, liberandosi dall'obbligo delle grandi mietitrebbie, e riuscendo a gestire terreni piuttosto impervi.
Questo macchinario, in pratica molto simile ad una pressa per fieno, passa sopra l'andana fatta dalla mietitrice e raccoglie il cereale battendolo e vagliandolo. Scarterà la paglia immagazzinando granella e pula.
6- Aratro: qui c'è da sbizzarrirsi e, considerato l'aratro per il trattore (rigorosamente a doppio corpo e attaccato), ci saranno i vari aratri per la trazione animale.
Un aratro leggero per il cavallo, adatto per la lavorazione nella vigna e per l'orto; l'aratro accavallatore e scavallatore ( con vomere intercambiabile a seconda della lavorazione) per i filari delle viti, l'aratro assolcatore, buono per mettere le patate.  Ripeto che tutti gli aratri devono essere proporzionati all'animale che li tira.
Ultimo un piccolo aratro da attaccare al motocoltivatore, qualora il cavallo non fosse disponibile, e comunque ci fossero da fare alcune lavorazioni.
7- Erpice a dischi: il morgan o frangizzolle è utilizzimo per affinare l'aratura e preparare il letto di semina, oltre che per rompere il cotico erboso delle olivete e delle vigne.
Esistono dei piccoli erpici a dischi, spesso corredati di ulteriori molle frangizolle, che sono adatti per i cavalli da tiro, e sarebbe interessante valutarne l'acquisto.
Rimane comunque l'idea che non ci debbano essere chissà quali ulteriori affinamenti del terreno con attrezzature come l'erpice rotante, la fresa o altre attrezzature che compattano il terreno sotto la soglia di lavorazione.
8- Estirpatore a molle: adatto per le lavorazioni superficiali dei terreni vitati.  Come dice la parola, serve per estirpare le erbe che rischiano di soffocare le viti, rompendo solo superficialmente il terreno e favorendone l'arieggiamento.
Attrezzo che è reperibile anche per la trazione animale, leggero e molto utile persino per eventuali preparazioni alla vangatura dell'orto.

9- Barra Falciante: anche in questo caso una per il trattore ed una per la trazione animale.
Quella per la trazione animale però dovrebbe essere di quelle che si azionano con la rotazione delle ruote e non quelle che sono equipaggiate di un motore a scoppio che le faccia azionare: se si usa il cavallo per sfasciare, usiamo la sua trazione per il taglio.
10-  Ranghino: attrezzo che prende il fieno sfalciato e lo raccoglie in andane.
Come per la barra ce ne vorrebbe uno per il trattore ed un per la trazione animale.
11-  Pressa: macchina per fare le presse (ballette a forma di parallelepipedo). Adatta per il fieno e per la paglia, fa presse maneggevoli (di peso che oscilla dai 18 ai 25Kg), che vengono rigorosamente rizzate in covoni (messe in piedi in gruppetti), e poi caricate sul carrettone per costituire una barcaia o per essere stivate nel fienile.
Ma se disponessi di molto spazio (cosa che purtroppo mi sogno la notte...) potrei anche ovviare all'acquisto di questo macchinario a favore di un carro caricatore.  Questi carri caricano il fieno raccolto in andane, lo stivano nel loro carico, e poi lo scaricano dove si vuole.
Il fieno non sarebbe quindi pressato, ma sciolto e non ci sarebbe bisogno di altro gasolio, fili di ferro e chissà ancora quanti spostamenti di fieno.
12- Carretto da cavallo: questo carretto, spesso fatto di legno con ruote gommate, ha il posto per la guida e dietro un cassone per caricare cose come la legna, il fieno, i pali o altro.
un'incrocio fra il motocoltivatore a cui ho accennato prima ed un pick up.
Importante per spargere il letame.
13- Seminatrice: benchè seminare a mano sia meraviglioso, posso assicurarvi che farlo su molti ettari diviene cosa complicata, ed ecco che la seminatrice potrebbe aiutare molto.
Parlo di una seminatrice semplice, senza pretese, magari pure di seconda mano, purchè sia funzionante.
14- Botte per i trattamenti: capita che ci sia bisogno di dare la poltiglia bordolese (rame e calce), oppure lo zolfo bagnabile, ed ecco che la botte è attrezzo essenziale.
Se lavata bene potrà rendersi utile anche per trasportare l'acqua dal pozzo alle cisterne, o per innaffiare direttamente le piccole piante di vite, di olivo o di frutti impiantate.

E poi un elenco di attrezzature manuali...
15- Vanga
16- Vanghetto stretto e lungo
17- Pala: ce ne vogliono almeno una per il pollaio, una per il recinto dei maiali, una per la stalla ed una per l'orto.
18- Piccone
19- Zappa: c'è lo zappino a manico corto per lavorare stando in ginocchio (ottimo per i trapianti), la zappa larga, quella lunga, e quella curva.
20- Zappa a due denti (chiamata anche obbediente): spesso perfetta alternativa alla vanga.
21- Rastrello: c'è quello classico per l'orto, quello a denti larghi per la stalla, quello di legno per la raccolta delle castagne.
22- Falce: c'è il classico falcetto, instancabile compagno dell'estate, c'è anche la falce fienaia (detta anche frullana), che utilizzo per sfalciare il fieno da dare fresco alle capre o ai cavalli.
23- Roncola a manico lungo: la uso principalmente per togliere i rovi, recidendoli alla base.
24- Mazza per pali
25- Accettino
26- Scure
27- Pennato: se la falce mi accompagna nei mesi primaverili ed estivi, è il pennato a farlo negli altri. 
28- Seghetto da potatura
29- Forbice da potatura
30- Coltello da innesti
31- Saracco
32- Motosega
...e chissà quanti altri.

Questa lista potrà apparire ricca di attrezzature, e magari molte potranno essere considerate invasive e poco Anacronistiche, ma se siete pratici delle lavorazioni capirete che invece non si tratta di una lista in linea con il pensiero dell'Agricoltore Contemporaneo.

Per prima cosa la trazione animale...e non credo di dover aggiungere altro.
Poi la scelta di un unico trattore invece di un vero e proprio parco macchine.
La volontà di rendersi indipendente anche per la trebbiatura, utilizzando attrezzature come la mietitrice e la trebbia trainata: soluzioni poco occidentali, credetemi.
Poi il motocoltivatore pronto ad essere considerato come alternativa al carretto da cavallo: si deve pur valutare la possibilità che il cavallo sia indisposto, o che non sia presente in azienda perchè impegnato in passeggiata.  Anche questa soluzione evita di avere il trattorino (che in molti hanno anche solo per lavorare la terra dell'orto), e permette di tenere come Jolly un attrezzo che è facile reperire, e consuma poco se usato con intelligenza.
Poi la scelta di non fresare (operazione colturale che francamente odio), rendendo i terreni come sabbia (ma come mai???) e compattandoli sotto la soglia di lavorazione, facendo più danno che altro.
E per ultima lascio questa riflessione che molti anni fa fu fatta dall'allora mio professore di meccanica: "Non importa quanti cavalli avete sotto al sedere, quanto grosso è il vostro trattore, o quanto profondo potrebbe andare il vostro aratro.  Quello che importa è che abbiate sempre testa, ricordandovi che la terra non va frullata, e che basta poco per permetterci di seminarla.  Quindi evitate sprechi di gasolio, visto che costa tanto ed inquina ancora di più, ponderate ogni lavorazione e fatela solo quando è realmente necessario, ingegnatevi per stravolgere il meno possibile gli equilibri che la Natura ci affida ed imparate ad accendere sempre il cervello prima del motore!"



Lista n°4: il podere e le strutture nell'azienda

$
0
0
La quarta lista è quella che maggiormente affonda le radici nella mia memoria, e che maggiormente ho discusso con i miei cari: ero un bimbo e sognavo il podere, ed oggi che ne abito uno vedo quanto la struttura debba essere adeguata alle esigenze dell'Agricoltore
Anche per questa lista sia chiaro che:
- non è mio intento dire cosa sia giusto o sbagliato per chi legge, ma solo cosa è giusto per me e per le mie esigenze;
- il podere e le strutture sono quindi adatte alla mia azienda, a quello che allevo, coltivo e quindi produco, al clima e l'altitudine di dove vivo, e sopratutto a quella praticità ed esperienza che negli anni ho maturato.  Non ultimo anche il gusto personale (mio, di mia moglie e della mia famiglia) ha il suo giusto peso;
- non voglio offendere nessuno, ed esprimo solo un mio personale parere sull'argomento, senza voler denigrare chi la pensi in modo diverso dal mio. Che ognuno abbia il podere che più gli piace: Non c'è un meglio o un peggio.
Questo è IL MIO ELENCO, e non l'elenco che tutti dovrebbero fare o avere nel cuore...che sia chiaro!

Questa lista comprende cose che già ho e cose che vorrei avere: un podere ideale.

Prima di procedere con la consueta lista vorrei dedicare qualche riga ad un aspetto che io reputo il più importante.
La struttura abitativa è senza dubbio fondamentale, come lo sono tutte le strutture per il ricovero degli animali, lo stoccaggio delle materie prime e la lavorazione di queste, ma c'è una cosa che su tutte deve (a mio avviso) essere in cima ad ogni lista (anacronistica o no): IL POZZO DELL'ACQUA.
L'acqua è vita, e questo non l'ho detto certo io, e l'agricoltore ha il compito di assecondare, gestire, incrementare e limitare la vita (di ciò che coltiva e alleva), e senza acqua non fa nulla.
I vecchi, che in questo erano particolarmente saggi, prima individuavano un luogo ove fosse presente l'acqua, realizzavano il pozzo, e successivamente costruivano il podere e tutte le strutture necessarie.
Oggi più che mai, dove inevitabilmente il valore (se non addirittura il "lusso") dell'acqua è spostato al centro di serie problematiche anche nel nostro territorio (falde che si prosciugano, che si inquinano e che divengono salate), siamo chiamati ad avere un consumo moderato e consapevole dell'acqua del rubinetto, cercando di recuperare e riciclare il più possibile, limitando al massimo gli sprechi e facendo tesoro di questo enorme dono che la Natura ci ha dato modo di usare.
L'acqua in agricoltura è fondamentale quanto il sole, e viene da se che senza acqua non si possa far nulla; ecco che il pozzo ci vuole.
Se poi il pozzo è di acqua potabile...ancora meglio.
Mi fermo qui sul tema dell'acqua, ma mi ripropongo di discuterne in una discussione specifica.


Ecco la lista del Podere inteso come struttura abitativa.
Ci sono delle caratteristiche e dei requisiti che deve avere:
1) Essere su due livelli, con l'ingresso, la cucina e il soggiorno al piano terra, e il bagno con le camere al piano primo.
Per molti potrebbe non apparire pratico un podere su due livelli, ma questo contribuisce a tenere divisi la zona giorno (a piano terra) dalla zona notte( al piano primo): al p.t. ci saranno stufa e camino, mentre al p.1. ci saranno i radiatori.  Vi assicuro che fare le scale con la legna...con tanta legna, è un lavoraccio.  E poi mi piace dormire più in alto: diciamo che mi da un senso di protezione che dormendo a p.t.non ho.

2) La struttura deve essere in bioedilizia: credo che questo aspetto sia abbastanza logico, dove i materiali naturali (quali pietra e legno) la fanno da padrone.
3) Infissi solidi: doppi vetri a tutte le finestre, ampiezza delle finestre relativa (non sono un amante delle finestre ampie), sportelli (o scuri) alle finestre (niente serrande, persiane o strane tapparelle).  Questo contribuirà a mantenere il caldo in inverno ed il fresco in estate, oltre che fornire un solido riparo.
4) Riscaldamento a legna mediante stufa e camino: in cucina la cucina economica, nel soggiorno il termocamino.  Mediante delle pompe, l'acqua del temocamino sarà portata a livello superiore, provvedendo a riscaldare i caloriferi collocati nelle varie stanze.  Una nota sul termocamino: sarebbe bene che fosse provvisto di sportello a vetro per evitare rischi durante la notte (ed anche per concentrare maggiormente il calore sulla serpentina di rame che gestisce la temperatura dell'acqua).  Tutta l'acqua calda della casa viene gestita dal camino.
5) Pannello solare per l'acqua: naturalmente in estate il camino non si accende, ma l'acqua calda è ugualmente richiesta.  Un pannello di quelli di ultima generazione che possa durare a lungo nel tempo.
6) Impianto mini eolico: è una mia fissa, lo confesso.  Abitando in luoghi molto ventosi, vedo tutta quella potenziale energia che non viene sfruttata.  Parlo di un mini eolico da 3kilowatt, che possa essere interamente sfruttato nell'abitazione come unica fonte energetica in modo da renderci indipendenti dalla rete.  C'è comunque il bisogno di batterie per un minimo stoccaggio in caso di calo di vento.
7)Generatore elettrico a motore o Fotovoltaico: già immagino le vostre facce.  "Come" starete pensando "questo vuole salvare il mondo, desidera l'eolico...e poi prende uno di quei consumagasolio che inquinano?"
Signori miei, la volontà di staccarmi dalla rete sarebbe maggiore del peso di alcuni compromessi, e ho sottolineato che l'eolico viene messo laddove c'è vento (tanto vento), e ci sono sempre le batterie che è vero che sono inquinanti, ma che è anche vero che hanno durate anche ventennali (in alcuni casi).

L'alternativa al Generatore Elettrico sarebbe il fotovoltaico: un vero sogno poter ricavare energia elettrica solo dalle rinnovabili.  Ci vuole sole, un tetto (e mai in terra...mai) su cui installarle, e diversi quattrini (considerando che non vorrei mai rivendere alla rete la corrente ma vorrei usarla tutta per me).  Dovrei necessariamente scegliere fra il compromesso di rimanere allacciato alla rete e quello del generatore (comunque di ultima generazione che consumi poco).
8) Acqua potabile del pozzo: fatte le dovute analisi, e ripetute poi nel tempo a venire, il pozzo rappresenta l'unica solida soluzione per acqua potabile.  Basta bottiglie inquinanti, vetro da riciclare e kilometri su kilometri per consumare un bene come l'acqua: si apre il rubinetto e si gode di quello che si ha.
L'acqua potabile, mediante pompa, dovrebbe essere portata ad una cisterna messa a monte della casa, e da li entrare in circolo per caduta.  In questo modo la pompa si aziona solo per mantenere un livello nella cisterna, e poi l'acqua arriva nel rubinetto alla giusta pressione grazie al dislivello che si creerà tra la cisterna e la casa.
9) Acqua non potabile: l'acqua piovana deve essere stoccata in apposite cisterne, e pulita mediante filtri.  Nella casa ci sono due linee per l'acqua: quello per la potabile (che arriva ai rubinetti dell'lavello e del lavandino) e quello per tutte le altre (dallo sciacquone alla doccia).
La linea non potabile funziona come quella potabile, dove l'acqua viene pompata dalle cisterne di raccolta a quelle di stoccaggio (a monte della casa), filtrata e immessa per caduta nella linea.
Mi è stato addirittura parlato di un mini impianto idroelettrico che, grazie appunto alla caduta dell'acqua (necessaria per creare pressione nella casa), frutta questa con delle piccole pale e genera un pò di energia elettrica. 
10) Cucia: ampia, con stufa/cucina economica, lavabo in pietra o graniglia, un bel frigorifero che possa contenere la carne a frollare (in estate quando non basta la temperatura della cantina), e frutta e verdura. In cucina si pranza e cena, ci si fa da mangiare e ci si vive la maggior parte delle ore diurne (non a caso viene anche chiamata casa).
11) Soggiorno: la cosa che più è importante è il camino, e che ci sia un bel tavolone con le sedie pronto ad accogliere le sgranate (pasti abbondanti) con amici e parenti.
12) Camere: per me l'importante è che ci sia il letto, l'armadio, e che siano calde in inverno.
13) Bagno: non so bene come sarebbe un bagno anacronistico...forse non ci sarebbe, ma a me la doccia calda piace e quindi opto per l'essenziale e la semplicità.
14) Pavimenti: al p.t. rigorosamente cotto di recupero. E' rustico, è bello, e ci si vede poco lo sporco (e quest'ultimo aspetto in campagna non è cosa da poco).  Al p.1. il legno è la soluzione migliore, ma per legno parlo di tavoloni grezzi e non parquet intriso di chissà quali e quante sostanze chimiche.
15) Tintura interna: secondo me la calce è la cosa migliore perchè fa respirare i muri e la casa tutta.
Anche la pietra o l'intonaco grezzo hanno il loro fascino.


...insomma, la casa deve essere a misura di chi la vive, ma credo che le camere del piano superiore debbano essere piccole in modo da riscaldarsi (e mantenere il calore) molto facilmente, e che non ci sia da divenire matti per pulirle.

Passiamo adesso alle strutture esterne all'abitazione.
16) Cantina: più opportunamente dovrei parlare di cantine.  Partendo dal presupposto che in questo elenco non andrò a considerare quei locali indicati prettamente per la produzione destinata alla commercializzazione, e quindi locali regolamentati dalle norme sanitarie, qui si parlerà di autoconsumo.
Le cantine, appunto al plurale, dovranno essere tre: una per lo stoccaggio del vino, dell'olio e dei vari sott'oli, conserve e marmellate; una per la vinificazione (questa sarebbe meglio che non fosse interrata); una per i formaggi (va bene anche piccola ed interrata purchè abbia un finestrino).
Naturalmente questo è un lusso che non tutti possono permettersi, ma avere tre ambienti distinti aiuterà i vari lieviti, muffe e batteri a svilupparsi al meglio a seconda dell'alimento presente, oltre che tre temperature distinte.
17) La Stanza: si chiama così quella stanza che viene dedicata alle lavorazioni del formaggio, della carne, delle verdure e della frutta.  Ne La Stanza ci sono i fornelli, un bel ripiano di marmo, un lavello e tutti quegli attrezzi necessari per le lavorazioni: dalle cascine ai canestri, dal tritacarne all'insaccatrice, dal ballino (sacco) del sale ai barattoli vuoti, dai pentoloni per sterilizzare alle pentole per la marmellata.
Per me questa stanza è forse tra le più importanti.
18) Forno a legna: un podere non si può chiamare tale se non ne ha uno.
generalmente posti di fianco all'ingresso dell'abitazione, oppure di fronte, i forni sono un enorme risorsa. Farina dei propri grani, lievito madre, legna da ardere e forno: un appuntamento settimanale che si ripete di volta in volta, con la dovuta sacralità ed attenzione.

Oltretutto, come parlai due anni fa in un'altra discussione, i forni possono essere alimentati anche con gli scarti di potatura (vite, olivo e frutti), cosicché non si butti via nulla.
19) La Carraia: un tempo dedicata al ricovero del carro, oggi trova il suo impiego per ricoverarvi attrezzature agricole, se non addirittura il trattore. Ma perchè non destinarla al suo utilizzo iniziale? Quindi la carraia diviene fondamentale per riparare il carro (per la trazione animale), per sistemarci i vari finimenti dei cavalli, le selle, il basto, e se s'è spazio anche qualche attrezzo agricolo di legno utilizzato per la trazione animale.
Insomma, secondo me la carraia dovrebbe fare...la carraia, appunto.
20) La Legnaia (o legnaina): prossima all'abitazione, è il luogo dove viene stivata la legna da ardere già segata. Ci sono infatti due misure di taglio: quello da camino, con lunghezza e sezioni maggiori, e quello da stufa, con misure tendenzialmente ridotte (salvo i ciocchi per mantenere il fuoco acceso durante le ore della notte).
21) Il Porticato: invece di inserirlo nell'elenco dell'abitazione, ho scelto di metterlo come vera e propria struttura funzionale all'azienda.  Senza dubbio il portico ha il suo fascino, e sono memorabili i pranzi e le cene accolte per la bella stagione, ma io lo vedo principalmente per un altro scopo.
Immaginate di rientrare dalla stalla, o dalla porcilaia, e di dover entrare in casa: ci vorrebbe un ambiente dove scambiarsi e tenere i panni.  Ecco che una parte del portico può essere opportunamente chiusa e destinata proprio a questo: lo spogliatoio.
Anche con il freddo più rigido, la pioggia, la neve o il vento, non sarà difficile scambiarsi ed entrare subito in casa, ed ilo portico potrà offrire anche questa comodità.
Per di più ci si può stivare la legna (magari direttamente con la carriola), o appoggiare materiali da lavoro durante i passaggi nella casa.
E' molto bello (e forse anche più caratteristico della mia zona)anche il pergolato, ma seppur sia eccezionale durante l'estate, non offre alcun tipo di riparo dai vari agenti atmosferici, e non trovo che possa essere indicato come una struttura funzionale all'azienda.
22) Stalla e fienile: parlo di una struttura ben precisa, tipica della mia zona e non solo, che oramai sta scomparendo nelle moderne aziende agricole.
Posta di fronte o accanto al podere, era (ed è ancora) fatta di muratura, dviluppandosi su due piani, con sotto la stalla e sopra il fienile: un fabbricato generalmente di modeste dimensioni (dai 15 ai 40 metri quadrati per livello), che comunque offriva la comodità di stivare il fieno proprio sopra il luogo dove sarebbe stato usato.
Infatti prima (e volendo anche adesso) il fieno veniva sfalciato e stivato con il forcone, per poi essere giornalmente distribuito nelle mangiatoie sottostanti attraverso una semplice botola (o apertura) sul pavimento del piano che sovrastava gli animali.
Amo questa struttura, e da sempre sogno di riuscire a realizzarne una: posso assicurarvi che va bene anche con le classiche balle rettangolari (le presse), e sopratutto in caso di pioggia o neve è di grande praticità.

Un'altro aspetto che oramai sta scomparendo (spesso per ovvie questioni sanitarie) è la promiscuità tra animali diversi, e spesso queste stalle-fienili accoglievano dei veri e propri reparti che servivano per dividere (anche solo con un piccolo muro o delle tabelle di legno) il cavallo (o il ciuco) dai buoi, o piuttosto il branco delle pecore dalle mucche.
23) Il Castro: per questa struttura invece non ho particolare passione, poichè non ho mai condiviso l'idea che un maiale per vivere bene debba farlo in un casotto di cemento di pochi metri quadrati. La struttura di persè potrebbe anche andarmi bene, ma io sostengo che invece il maiale debba potersi muovere liberamente all'interno di un pascolo.
Una pozza d'acqua poco profonda (è perfetta anche fangosa), degli alberi che offrano riparo e cibo (su tutti i castagni, i cerri e le querce), erba ed arbusti a volontà, un buon recinto interrato e robuste colonne a sostegno di questo...ed ecco che anche il classico casto di muratura mi va bene, ma solo come riparo.

Naturalmente io allevo animali molto rustici, e per loro vivere rinchiusi sarebbe una doppia congiura.
24) Il Pollaio: immancabile. Ogni podere che si rispetti ne ha uno, e sulla forma ed i materiali di realizzazione ci sono mille scuole di pensiero.
Il mio pollaio è di legno, realizzato con colonne di castagno e le classiche sottomisure (tavole usate dai muratori), con un bel tetto di lamiera ed un'ampia voliera.

Il pollaio è posto al centro di un grande recinto (purtroppo con cani troppo esuberanti mi è impossibile far pascolare i miei amati polli nell'aia) dove sono presenti alberi da frutto, siepi, e dove addirittura è possibile seminare delle erbacee qualora i polli avessero fatto tabula rasa.
Quando c'è la neve, o il vento forte, o magari la volpe e la faina hanno mietuto le prime vittime al pascolo, per un pò decido di tenere "chiusi" i polli nel pollaio che infatti è provvisto di una voliera, ossia un ampio spazio dove gli animali possano razzolare stando comunque all'asciutto poichè coperti dal tetto, e protetti dai predatori.
Nel pollaio ci sono anche veri e propri reparti: da quello dedicato alla cova per le chiocce, a quello per i pulcini, a quello per gli animali malati o feriti, a quello dove le galline possano deporre, alla classica "mensa" dove gli animali possano abbeverarsi e sfamarsi a dovere.
La promiscuità tra avicoli è talvolta obbligatoria (per questioni di spazio), e quindi i tacchini convivono con le chiocce, come le anatre convivono con i pollastri, e questa struttura deve offrire riparo e spazio per tutti gli animali che accoglie.
25) La Conigliera: l'area dedicata all'allevamento del coniglio.  Come per il maiale, anche per il coniglio non ho particolare simpatia per gli ambienti vitali troppo ristretti, ma gestire i conigli in garenna non è cosa semplice.
A mio avviso un buon modo per allevare i conigli potrebbe essere questo: farli nascere nei gabbioni e poi, una volta svezzati, metterli in garenna ed abituarli a pascolare sul terreno e a mangiare l'erba fresca...in modo molto graduale.
Il coniglio è un animale delicato, e con poco potrebbe mal tollerare alimenti troppo umidi, e quindi ci vuole esperienza.
La conigliera, spesso posta all'aperto sotto teli da ombreggio, o spesso realizzata in vere e proprie strutture che paion pollai, è appunto tutta l'area che viene usata per i gabbioni e per i recinti.
26) Il Magazzino: anche se il nome può evocare tutt'altro, è quella struttura (o stanza) che viene usata per stoccare le granaglie dopo la trebbiatura, il molino per le farine ad uso zootecnico, le farine stesse, e buona parte delle attrezzature per l'orto e gli animali.
27) L'Officina: può far parte del Magazzino, essergli adiacente o comunque vicina.
Qui ci sono tutti gli attrezzi che servono per riparare, costruire o demolire qualsiasi cosa (meccanica o non) che è presente in azienda.  Dalla cazzuola allo scalpello, dalle chiavi inglesi al trapano, dalla cassetta dei dadi e bulloni alla saldatrice, dal compressore al lubrificante per il trattore...ogni genere di attrezzo viene stivato in questo luogo, dove oltre al caos (perlomeno apparente) è immancabile un grande e solido bancone da lavoro, con tanto di morsa ed incudine.
28) Il semenzaio-serra: che abbia un anima di metallo, di legno o di muratura è il luogo fondamentale per far germinare i nostri semi, e per dare ricovero alle piante nei rigidi mesi invernali.  Generalmente nell'orto, deve essere essenziale e provvisto dell'altezza giusta per non farsi venire il mal di schiena.

...e quante altre strutture vorrei aggiungere in questo elenco, parlando della piccionaia piuttosto che della concimaia, oppure della baracca del trattore ansichè delle varie recinzioni, oppure delle cisterne per la raccolta dell'acqua piovana e delle pompe per gestirne il flusso.
Ricordo che quando facevo questa lista a voce alta per poco non mi si seccava la voce da quante parole riversavo sull'argomento, e per questo adesso decido di fermarmi qui per non annoiare troppo chi legge.
Il podere, oltre ad essere la casa ed il riparo dell'Agricoltore, è anche il centro dell'Azienda...il cuore di questa, e non importa quanto grande sia, purchè sia a misura di chi lo abita e ci vive.






Lista n°5: Produzioni e vendita

$
0
0
Ci sono tante Battaglie da dover combattere, e per farlo ci sono molti mezzi ed altrettanti fini.
Io, che tutto sono tranne che un violento, cerco (a modo mio) di combatterle quotidianamente, e con piccoli gesti.
Non sono "un diverso"...magari sono "un convinto", ma poco cambia: so che cosa voglio, ed ostinatamente cerco (talvolta fallendo) di raggiungerlo.
Tengo ben presente l'orizzonte, ma compio passi piccoli, e senza fretta cerco di procedere.
Come molte volte ho scritto in questo blog, a rischio di apparire noioso e ripetitivo, questa mia strada mi ha portato (mi porta...e mi porterà) ad essere visto così ...ANACRONISTICO.
Ed ancora una volta, ecco una lista per molti Anacronistica, che invece per me (e son certo non solo per me) è fortissimamente attuale e progressista.
La lista delle Produzioni e la Vendita.

La quinta ed ultima lista è quella che forse rischia di apparire la più Anacronistica, anche e sopratutto perchè ha alle spalle le altre quattro liste, senza le quali questa non potrebbe essere realizzata.
Anche per questa lista sia chiaro che:
- non è mio intento dire cosa sia giusto o sbagliato per chi legge, ma solo cosa è giusto per me e per le mie esigenze;
- i Prodotti sono unicamente realizzati nella mia azienda, frutto di quello che allevo, coltivo e trasformo.  Tutto rigorosamente in azienda.
- non voglio offendere nessuno, ed esprimo solo un mio personale parere sull'argomento, senza voler denigrare chi la pensi in modo diverso dal mio. Non intendo fare l'ennesima crociata contro determinati tipi di alimenti, e sono consapevole che per molti quanto dico è qualcosa di utopistico e distante anni luce dalla propria realta.
Io sono un Agricoltore, io lavoro la terra e allevo gli animali, io POSSO decidere COSA E COME produrre alimenti (e non solo).
In effetti non è burocraticamente semplice ed economicamente sostenibile riuscire a fare tutto quanto si desidera, ma...almeno qualche spunto voglio passarvelo...
Questo è IL MIO ELENCO, e non l'elenco che tutti dovrebbero fare o avere nel cuore...che sia chiaro!

Questa lista comprende cose che già produco e cose che produrrò.

Parliamo di Autosufficienza (o autosussistenza) alimentare, e ben sapete che per me questo è fondamentale e di primaria importanza.
Altre volte ho fatto (ed altre ancora farò) le dovute considerazioni sulla scelta di autoprodurmi il cibo, sulla sua sostenibilità, sulla sicurezza, sulla soddisfazione, sui pro ed i contro.  Non voglio quindi dilungarmi su questo specifico aspetto, ma solo fare una panoramica sui prodotti destinati all'uso familiare.

1) La verdura dell'orto: per 365 giorni all'anno c'è bisogno di verdura, e se poi si considera che la mia famiglia ne consuma molta, immaginate di che cosa stia parlando.  Un orto per tutte le stagioni, con prodotti seminati e trapiantati in modo scalare, con l'aiuto del tessuto - non tessuto e della serra (in inverno), e con continue irrigazioni (in estate). Verdura assortita, che spesso è destinata a svariati tipi di conservazione.
1a) Verdura consumata fresca: sempre seguendo la stagione, e sfruttando al massimo le produzioni orticole.
1b) Verdura congelata: prima di tutto un congelatore molto capiente e con classe energetica idonea.  Poi vasi e vasetti, sacchetti e contenitori, su cui annotare le quantità, le tipologie e la data di congelamento.  E ce n'è per tutti i gusti, dai sacchetti pronti per il minestrone, al confezionamento del singolo ortaggio, sino alle vere e proprie preparazioni congelate (dal minestrone alla composta di verdure, dalla peperonata alle creme).
1c) Verdura essiccata: generalmente messa a seccare al sole su delle grate di metallo, e poi riutilizzata anche sott'olio o pure semplicemente conservata in barattoli. Ottimi i peperoni, i pomodori, il peperoncino e molti altri.
1d) Verdura sott'aceto: preferibilmente con l'aceto fatto in casa, dalla giardiniera ai friggitelli potrete godere di questo metodo di conservazione.  Ottimo per antipasti, o per accompagnare carni come i bolliti...ma a me piacciono in ogni modo.  Dalla zucca al cetriolino, dalle cipolline (buone quelle dei maschi di cipolla) ai peperoncini.
1e) Verdura sott'olio: di quest'argomento potrei parlarne per ore.... Riassumendo posso dire che esistono varie tecniche per realizzare questo prodotto, passando dalla salatura alla scottatura in aceto, all'essiccazione sino al fresco.  La maggior parte delle verdure può essere messa sottolio, e si parte dal carciofino per arrivare alle melanzane, dal peperone sino al cavolfiore, e via...
I sott'oli possono anche essere farciti, come per esempio i classici peperoncini piccanti ripieni di acciuga e capperi (questi due comprati), oppure le listarelle di zucchini con aglio e peperone.

1f) Verdura in conserva: dalla classica passata di pomodoro alla pomarola, dalle creme di carciofi a quelle di zucchini, dai passati di peperoni a chissà quante altre delizie.  I barattoli, preventivamente sterilizzati in acqua bollente, vengono sempre riempiti con le conserve calde, chiusi con idonei tappi a vite, girati sottosopra per far realizzare il sottovuoto, e poi comunque sempre bolliti nuovamente.  Ci vuole attenzione, dimestichezza e conoscenza con queste tecniche, e se non si è pratici è bene informarsi bene prima di procedere.
1g) Marmellate di Verdura: mai provato quella di pomodori verdi?  Consiglio anche quella di zucca gialla.
2) La Frutta: un buon frutteto organizzato deve essere in grado di fornire il giusto approvvigionamento per l'anno intero.  Si considerano frutti freschi, frutti conservati e frutti trasformati.
2a) La Frutta fresca: colta dall'albero e mangiata, o semplicemente (come succede per le mele, le pere e le castagne) messa a riposo nel buio della cantina e consumata per i mesi successivi.  
2b) Frutta Secca: dal grappolo d'uva, alla mela fatta a fettine, per non parlare delle noci, nocciole e mandorle.  Quando è possibile ci pensa il sole, altrimenti la casa o "la bocca del forno" fanno il resto.  Avete mai mangiato le albicocche secche? Oppure il caco? Non solo le comuni prugne, fidatevi.  La frutta secca viene consumata così oppure per la preparazione di dolci.
2c) Frutta sotto zucchero: le ciliegie le adoro, sopratutto quelle piccole e amare.  La preparazione è tra le più semplici, ma anche tra quelle che maggiormente danno soddisfazione: frutta, zucchero, un barattolo e tanto sole.  
2d) Marmellate di frutta: assieme ai sott'oli sono le regine della mia dispensa. Da quella di castagne a quella di fichi, per poi passare da quella di more di rovo a quella di mele cotogne, e via... Ogni colazione, molte merende e tutte le crostate hanno come ingrediente principale queste prelibatezze.
2e) Frutta sciroppata: come per quella sotto zucchero, ci sono delle leccornie assolute. Le albicocche e le pesche su tutte, ma da provare le fettine di mela selvatica fatte in questo modo.  Ideale per essere consumate così o per adornare dei dolci.
2f) Succhi di frutta: regalare a mia moglie l'estrattore di succo è stata una mossa geniale. Non avevo mai bevuto il succo di mela prima di allora, e da lì non ne ho più potuto fare a meno. Ottimo anche quello di albicocca.
3) I Cereali: il miglior modo per consumarli è quello di realizzare delle farine fatte in casa.  Il mulino, altro regalo fatto a mia moglie, offre innumerevoli opportunità, purchè si disponga di grano (sia tenero che duro), orzo, avena, formentone (mais) e magari anche farro.
Farine integrali, ma eccezionali per i pani ed i dolci cotti nel forno a legna.
4) Olio: da buon toscano considero questo prodotto come l'oro...liquido.
Ci vuole la stagione giusta, molta fatica per cogliere le olive, ed un bravo frantoiano che sappia interpretare al meglio il proprio lavoro.  Olio da consumare fresco, per le cotture ed anche per i numerosi sott'oli.
5) Vino: il discorso sarebbe troppo lungo. Parlo solo di vino prodotto con metodologie tradizionali, senza l'utilizzo di alcun coadiuvante chimico, e che sappia vivere a molte primavere.
6) Aceto: e l'ideale è decidere di farlo, e non lasciare che sia il Vino a deciderlo (altrimenti si è sbagliato qualcosa).  Una damigiana di aceto è un'ottima risorsa e non solo per la cucina, visto il suo utilizzo per lavare le stoviglie e alcune stoffe.
7) Miele: confesso che non pratico ancora l'apicoltura che è una cosa che mi affascina enormemente.  Da amici apicoltori mi è stata fatta notare una specie di sintonia che ho con questi meravigliosi animali, e prima o poi deciderò di intraprendere questa strada.
Si può sempre mettere a disposizione i propri terreni per altri apicoltori, ed uno scambio equo sarà rappresentato da quei bei vasetti che tanto sono presenti nella cucina di casa mia. oltre che per alcune creme e preparati che realizza mia moglie.

8) Pollame: dalle galline alle faraone, ai tacchini sino alle nane (anatre). Carne ottima, bianca, adatta ad ogni età e per mille preparazioni diverse. E poi le uova, tanto per la sfoglia ed i dolci, quanto per il consumo diretto (frittate e simili).
9) Coniglio: carne bianca, molto adatta per i bambini e gli anziani. Ed in cucina uno si sbizzarrisce come meglio crede.
10) Capra: il latte di capra è uno dei doni più belli ed interessanti che la Natura ci abbia dato modo di conoscere e sfruttare.  Dal consumo fresco, alla caseificazione (rovaggioli, ricotte, primosale, robiola, stagionati, etc), sino alla cosmesi (creme e saponi). E poi la carne, insuperabile a mio avviso, tanto di animali più giovani quanto di quelli più vecchi.
11) Maiale: e del maiale non si butta via nulla.
11a) Carne fresca: ci sono i vari tagli, dalla scamerita alle bistecche, per poi passare dalla rostinciana all'arista.  Adoro lo spezzatino di magro, o il macinato (sempre di magro) per fare il ragù...e credetemi se vi dico che un maiale "allevato con coscienza" può essere magro., e le sue carni possono essere poco grasse e quindi alla portata dei più.
11b) Insaccati: la salsiccia è la vera regina, ma anche la soppressata ed il buristo.  Ci sono poi i salami, ma per quelli ci vuole un'arte che ancora non mi è data di comprendere a pieno.
11c) Salumi: il prosciutto con l'osso, la spalla, il rigatino, la pancetta, il capocollo...e per molti mesi il maiale delizierà i vostri banchetti.
11d) Lardo, scriccioli e sugna: Il Lardò è il grasso nobile del maiale, e nella mia terra viene molto usato.  Ma scaldando il grasso meno nobile si potrà ottenere lo Strutto (utilizzato in cucina sopratutto per le focacce ed i dolci oppure per friggere), e ricavare anche gli scriccioli (detti anche ciccioli) che poi farciranno le focacce nei giorni di festa.
Il grasso meno nobile e fibroso viene mantenuto attaccato alla pelle, arrotolato, e legato stretto dentro alla carta gialla: la sugna (o sciugna) sarà usata per ammorbidire il cuoio e renderlo resistente all'acqua.


Tutti questi prodotti potranno apparire come esagerati ed eccessivi per l'alimentazione di una famiglia, ma immaginate questo: c'è chi la spesa la fa tutti i giorni, scendendo al negozio sotto casa; c'è chi la spesa la fa una volta a settimana andando al supermercato e facendo piccole scorte; c'è chi, ed è il mio caso, la spesa la fa anche una volta ogni 40 giorni, e compra quelle cose che sono necessarie senza considerare la spesa alimentare.
La "mia spesa alimentare" la faccio quotidianamente nell'orto, nel congelatore, nella dispensa e in cantina, e tutti questi prodotti richiedono un lavoro di 365 giorni all'anno: capita spesso di dover fare grandi lavori che poi assicureranno sostentamento per 12 mesi (come per l'olio, per il vino o il maiale) ed altre volte capita il contrario (come per leuova, che basta andare nel pollaio e sono pronte all'occorrenza).
Ma la vendita?
Una domanda che mi viene posta molto spesso è proprio la seguente: "Ma come fai a pagare le bollette, le tasse, il vestiario ed altro con l'autosussistenza alimentare?"
La risposta è semplice: "Non ce la faccio. Devo provvedere ad incrementare determinate produzioni dell'azienda sempre e comunque nel rispetto della mia filosofia e della sostenibilità del mio lavoro".
Ed ecco che, evitando noiosi approfondimenti nell'aspetto burocratico, quando uno è Coltivatore Diretto ed ha una propria partita iva, può scegliere determinati settori su cui operare, tanto per l'allevamento quanto per la produzione di vegetali.   E la scelta può ricadere sull'olio, piuttosto che sul vino, sul miele, come sull'allevamento suino o quello caprino: ci saranno delle norme sanitarie da seguire, e sarà necessaria la realizzazione di ambienti idonei alla lavorazione e stoccaggio delle produzioni aziendali.
E' importante conoscere il potenziale del proprio terreno e della propria forza lavoro, perchè se mi mettessi a fare 10000 bottiglie di vino non avrei il tempo per fare anche tutto il resto, come vale se allevassi 300 capre, o avessi un'orto di 2 ettari, o 1000 olivi.
Credo nella diversificazione delle produzioni, dove l'Agricoltore produce "un pò di tutto" come avveniva una volta, e l'esubero lo vende al giusto prezzo (quindi senza svendersi e senza esagerare).
La lista potrebbe comprendere:
VINO SFUSO: se avete mezzo ettaro di vigna (e quindi supponiamo che producete circa 20 quintali di vino), non avrete un lavoro insostenibile da affrontare, e tolta la quantità necessaria al sostentamento vostro e dei familiari, rimarranno numerosi quintali di vino da vendere.  Una piccola cantina a norma potrà permettervi di vendere l'esubero, ripagarvi la spesa della cantina e dei materiali (che vanno bene anche usati purchè in buono stato) e nel tempo guadagnare anche qualcosa, senza dovervi iscrivere all'albo degli imbottigliatori e mantenendo nella semplicità (tanto per il prodotto realizzato quanto per la conduzione della cantina) la via da percorrere.
ALLEVAMENTO DEI MAIALI: magari avete dei castagneti, e avete la possibilità (ed il permesso) per recintarli.  La spesa non sarà cosa da poco, ma questo vi darà l'opportunità di allevare qualche capo in più rispetto al singolo "animale per uso familiare". Ma è importante tenere a mente che un maiale non campa di sole castagne o ghiande (che oltretutto ci sono solo in un determinato periodo dell'anno), e per compiere tale passo è bene disporre di terreno per seminare i cereali ed i legumi destinati all'alimentazione di questo animale.
Ma se avete spazio e terreno, perchè non valutare questo: magari invece di allevarne uno per voi, ne potrete allevare due o tre, e venderli per vita o destinarli alla macellazione.
ORTO: si dice che l'orto voglia "l'uomo morto", ma l'orto spesso può riservare piacevoli sorprese, e ci sono annate in cui certe produzioni sono abbondanti.  Ricordo che due anni fa avevo zucchini Fiorentini conservati in ogni modo, ed alla fine li davo da mangiare ai miei maiali perchè ancora non mi ero regolarizzato per la vendita a privati.
Ci sono i Gas, ci sono i singoli cittadini, ci sono i ristoranti...basta avere qualcosa da offrire, e trovare qualcuno che sappia apprezzarla.

Che si tratti di insalata, piuttosto che di uova o di vasetti di mieie, potreste puntare sul "poco e buono", aiutandovi con vendite più importanti come possono essere quelle di un puledro per vita, o di una partita di fieno, piuttosto che di un autotreno di legna da ardere.
Oggi più che mai l'Agricoltore deve inventarsi un modo per sopravvivere, e secondo me (che sono Anacronistico) in campagna non si dovrebbe solo sopravvivere, ma vivere bene!
Se c'è voglia di lavorare, e testa per ragionare, ci deve anche essere la soluzione... o perlomeno io "la faccio facile" perchè non ho fatto investimenti faraonici per una mega stalla da ingrasso o per impiantare 20 ettari di vigneto.
La soluzione che ho scelto per me  è quella di provare a riportare alla dimensione umana il lavoro in campagna, e di produrre per quello che il terreno è vocato a produrre, senza chiedere troppo a questo, e senza investire denaro per progetti fuori dalla mia portata.
Infin dei conti sono solo un Agricoltore Anacronistico e non un Imprenditore.

     - - - - - - -        - - - - - - - -        - - - - - - - -        - - - - - - - -        - - - - - - - -        - - - - - - - -

Finisce così la serie delle Liste, dove ho cercato di riassumere al massimo le mie idee e il mio lavoro di ieri, di oggi e di domani.
Non abbiate un'immagine bucolica di me: la campagna è dura, e se il trattore spacca la schiena immaginate quanto possa farlo la zappa, la motosega o la falce.
L'ho detto e lo ripeto ancora una volta: non denigro nessuno, non accuso nessuno, e sopratutto NON IMPONGO A NESSUNO il mio modo di vivere (perchè di Vita si tratta...).
Ero a far chiacchiere con il mio amico Agricoltore (non anacronistico), e tra i suoi "decine di ettari di Mais ibrido di ultima generazione", "l'allevamento a stabulazione fissa di super vacche da latte", il suo "parco macchine di trattori da 200 cavalli", il suo "podere moderno" e le sue  "100000 bottiglie di vino di vitigni internazionali"... c'erano queste mie liste, la mia esperienza e la tanta voglia di fare.
Qualcuna di queste liste vi avrà fatto sorridere, altre vi avranno fatto arrabbiare, ma magari qualche seme sono riuscito a metterlo anche nel vostro cuore, e a farvi riflettere su quelle che sono possibili ed attuabili alternative all'Agricoltura Convenzionale di impronta industriale.
Grazie a tutti per la pazienza che avete avuto nel leggermi.
A.A.


La Candelora...e questo inverno piovoso

$
0
0
Più o meno in tutta l'Italia esistono proverbi sulla Candelora (il giorno 2 febbraio), e qui di seguito vi propongo quello che ho sempre sentito dire.

Per la Candelora se nevica o gragnola dall'inverno siamo fora,
se piove o tira vento dall'inverno siamo dentro, 
e se sole o solicello siamo sempre a mezz'inverno.

Ieri, appunto il giorno della Candelora, qui da me è stato nuvoloso, molto umido e con qualche goccia di pioggia.
Mi vien da pensare che, come recita il proverbio, siamo dentro l'inverno e che il freddo non tarderà ad arrivare.
Strano inverno questo, dove la pioggia ha fatto da padrona nei mesi di dicembre e gennaio, e dove il freddo (quello vero) si è fatto sentire soltanto in un paio di occasioni: la neve ancora non è caduta, e lo scirocco pare abbia sostituito la tramontana ed il grecale perfino per i Giorni della Merla ha piovuto e fatto "caldo".
L'orzo nei campi inizia ad ingiallire, e questo non è un buon segno: ci vorrebbero una decina di giorni di asciuttore (tempo asciutto) e tramontana per far riprendere il terreno esausto d'acqua.
Intorno casa molte querce ancora non hanno perso le foglie secche, e qualche susino accennerebbe perfino una parvenza di fioritura...e siamo ad inizio febbraio.
Molte zone dell'Italia (compresa la Toscana) sono letteralmente flagellate da continui acquazzoni, con questi fenomeni improvvisi di bombe d'acqua o simili, ed in campagna risentiamo a pieno di tutto questo.
S'aspetta il freddo, e speriamo che il proverbio della Candelora abbia ragione.

Article 6

$
0
0
Dubbi e certezze: chi non ne ha?

Dopo un lungo periodo di silenzio torno a condividere qui i miei pensieri.
Dal mio ultimo intervento sono accadute molte cose: ha terminato di piovere, ho potuto riprendere i lavori arretrati, è arrivata la primavera, e sopratutto ho riflettuto a lungo.
Nella giornata di Agricoltore ho la maggior parte del tempo a disposizione dei miei pensieri, e questo è un privilegio che questa Vita riesce a darmi: il momento migliore per riflettere è quando sono con le capre durante il pascolo, ed in quel guardarle fisse la mente si nutre e si rilassa.
Ed ecco che i dubbi e le certezze appaiono in un'eclissi, e tutto appare più chiaro.
Ed ecco che una mattina mi sveglio e capisco che ci debba essere un cambiamento: non necessariamente in me, non necessariamente in determinate azioni, ma c'è un bisogno concreto di cambiamento.
Una presa di coscienza che mi porta a vedere i limiti di alcune mie certezze, e mi permette di affrontare alcuni dubbi che mi spaventano.
Tutto è in evoluzione, e devo adeguarmi: sono ugualmente Anacronistico anche se accetto l'aiuto di qualcuno che crede in me. Non vengo meno alla mia coerenza, ai miei progetti, al mio stile di vita, né tanto meno deludo nessuno.
Mi è stato chiesto di "aprirmi" e di condividere (anche professionalmente) quello che sono, e per farlo dovrò fare alcuni cambiamenti...e per farlo dovrò coinvolgere altre persone.
Ancora tutto è nebuloso, ma è chiara la necessità di cambiamento, quanto è chiara la volontà di rimanere quello che sono, tanto nel bene che sopratutto nel male.
Questo è quello che accade in questo inizio di primavera.
Le capre stanno finalmente partorendo, e sono iniziate le prime mungiture.
Nell'orto sono state messe le patate, e abbiamo trapiantato agli e cipolle.
E finalmente l'orzo ed il favino paiono aver voglia di crescere e di farmi pensare al raccolto.
Le rondini ancora non si vedono, ma ho iniziato a tenere spenta la stufa durante il giorno (il camino è ancora acceso), salvo poi riaccenderla alla sera per stiepidire la casa e cucinare la cena.
Dopo sei anni ho avuto la febbre...ma questo forse è dipeso dal troppo pensare.





Campi Arancioni

$
0
0
Raramente mi allontano per più di mezza giornata dal Podere: credo sia logico quanto possa essere difficile far conciliare il Viaggio (con i suoi tempi e le sue distanze) con quei legami quotidiani rappresentati dagli impegni ed i piaceri dell'essere Agricoltore (Anacronistico o no).
Ebbene, dopo molto tempo, nell'ultimo mese sono tornato a spostarmi, e ad assentarmi, e a vedere posti nuovi.
Una parentesi questa realizzabile solo all'aiuto dei miei Cari che mi hanno sostituito nella quotidianità agricola, attraverso cui ho avuto modo di vedere altre zone agricole, ed altri modi di fare agricoltura.
Ed infatti, spostandomi dalla mia terra natale all'estremo Nord dell'Italia, ho potuto constatare quanto le fioritura delle acacie fosse in ritardo nella mia zona, quanto le viti potessero aver sofferto la mancanza di un inverno freddo, quanto ancora ci fossero terreni fradici ed impraticabili, e quanto il grano fosse alto nella pianura.
Dall'allegagione dei ciliegi, sino al trapianto dei pomodori, dalle ultime patate seminate sino ai primi sfalci dei campi, tutta l'Agricoltura pareva voler cambiare man a mano che mi allontanavo dalla mia Terra.
Ma su tutte queste cose (e molte altre ancora) una mi ha colpita: i campi arancioni.
Non avevo mai visto così tanti campi arancioni nella mia vita...
In certe parti dell'Italia sono addirittura arancioni gli argini dei fossi, i bordi delle strade, il piede delle vigne, i vialetti di fronte a casa...e poi ancora ed ancora campi arancioni a perdita d'occhio.
Non viaggiando da solo, ed avendo accanto a me occhi attenti e curiosi, mi è stato subito chiesto di quale coltura misteriosa si trattasse, e sinceramente non sapevo rispondere.
Mi pareva così strano che in pochi anni il modo di fare agricoltura fosse cambiato così radicalmente, e volevo per forza intendere quanto vedevo come qualcosa di nuovo...una nuova coltura, appunto.
Invece no...
I Campi Arancioni erano campi diserbati...
Diserbo ovunque, e nonostante il cielo plumbeo e la vasta gamma di grigio offerta dalla luce, quell'arancione pareva essere qualcosa che era impossibile da non notare.
Mi chiedo cosa sia cambiato in così pochi anni.  Mi chiedo quale tremenda pianta erbacea abbia assediato le campagne del Nord, tanto da dover impiegare chissà quanti ettolitri di diserbante...tanto da ripitturare il panorama e tappezzarlo di una così alta componente di arancione.
Mi sono immaginato qualcosa di inarrestabile, che non ha lasciato alcuna scelta ai mia colleghi Agricoltori se non quella di tingersi anche l'anima.

In questo viaggio ho avuto modo di vedere molte cose belle, di percorrere più di duemila chilometri, di vedere posti mai visti prima, e...
...e di vedere come l'utilizzo del diserbante sia oramai divenuto una routine sopratutto per una larga parte degli Agricoltori della pianura.
Perchè?
Cosa accade all'Agricoltura di quei posti che io non conosco?
Forse si sono rotti tutti i decespugliatori, le barre falcianti, i trincia, gli estirpatori, le falci ed i falcetti, le capre, le oche e le mucche...
Forse questa è l'evoluzione, il progresso.
E forse sono io ad essere Antico, anzi..Anacronistico.

Torno a casa e vedo che il glicine sta per sbocciare, che le patate sono tutte spuntate, che i capretti sono più vispi che mai, e che...l'erba è cresciuta: devo correre ai ripari e liberare le capre intorno casa.
E' stato molto bello viaggiare, anche se in effetti questi campi arancioni li ho capiti poco o niente.
Viewing all 190 articles
Browse latest View live