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Channel: Pensieri di un agricoltore senza tempo
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Il primo Fresco

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Stamani non riuscivo a svegliarmi.
E' strano che accada, ma proprio non ce la facevo a tirarmi su, nonostante avessi ben sei ore di branda nella schiena, e la sveglia non avesse suonato così presto (erano le 6:15).
Non ce la facevo, mi giravo e rigiravo, mentre mia moglie preparava la colazione, e si lavava nel bagno.
Sentivo la pancia fresca, reduce di una notte troppo scoperta, e le gambe parevano tronchi di legno.
C'era da svinare il bianco, c'era da andare in città, c'era da farne troppe per la poca voglia ed il tanto sonno.
Lei mi chiamava, sempre gentile, ma con un'insistenza crescente, e quel suo tono mi richiamava (amabilmente) ai miei doveri: "E' tardi, fa giorno!"
Poi il silenzio, il fischio del bollitore sul fuoco, rumore di tazze, la biscottiera aperta, la sedia strusciata sul pavimento, silenzio, e poi... "Sono arrivatiiiii...ci sono i Pettirossi nell'ortoooo."
Come una molla scattata dietro la mia schiena, mi è passato tutto (sonno, svogliatezza e intorpidimento) e mi son tirato su facendo esplodere la copertina che ancora mi ricopriva.
Sono "entrati" i Pettirossi, e subito uno sguardo al cielo a scorgere qualche fringuello, se non addirittura qualche Tordo Bottaccio.
E' ufficialmente arrivato il primo fresco, ma sino a quando il Pettirosso non verrà  a battere alla porta (o alla finestra) non arriverà il freddo (quello serio).

Il primo fuoco

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Sapevo che si trattava di una questione di giorni...di ore.
Lo sentivo nel profumo pulito che il vento portava, in quella sensazione di pelle meno grassa, nelle labbra che iniziavano a tirare ai lati.
Ed è arrivato immancabile il momento di accendere il promo fuoco.
Un pugno di sterpi, due tavolette incrociate, ornello, carpino e castagno: in un attimo la casa si è riappropriata del "suo odore", mentre il crepitio faceva da cornice alle fusa della gatta, ed allo stiracchiarsi del cane.
All'unisono i due animali di casa si son destati dai propri giacigli, e son venuti come magi alla culla a vedere quella danza di fiamme.
Compiaciuti, tanto quanto il loro "padrone", osservavano in silenzio quei riflessi rossi e quel gioco di ombre, mentre tutto il resto della casa era affogato nel buoi della sera.
Il primo fuoco, a scaldare la casa e l'animo di chi la abita.
Meglio di dieci televisioni, la serata si è conclusa con dell'ottimo divano, un sussurro di grappa, ed i sorrisi di mia moglie, compiaciuta quanto il resto dei presenti.
Son bastati 3 ciocchi per allietare una serata partita con troppa stanchezza arretrata e troppi pensieri per l'indomani.
Meglio di dieci televisioni...

Orto inaspettato

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24 Ottobre, ed andare nell'orto si rivela una sorpresa.
L'ondata di freddo di due settimane fa ha letteralmente ammazzato le piante di pomodoro, che tante e cariche, continuavano a colorare l'orto ed i vasetti di conserve, pezzettoni e pelati.
Così, da un giorno all'altro, i fusti son divenuti marroni, le foglie si sono accartocciate, ed è finito il periodo del pomodoro.
I frutti, tanti e pendenti, si sono letteralmente raggrinziti, riempiti d'acqua e poi spaccati sotto la violenta e continua azione delle cimici.
Per me l'orto era finito, ma...
Ieri, dopo giorni in cui non vi andavo, con mia moglie ho deciso di andare a ripulire, e:
- le piante degli zucchini fiorentini, oltre ad avere tutte ancora bellissimi zucchini (carichi di clorofilla ma sanissimi), offre una bella fioritura, ben gradita dalle api che sono ritornate nell'orto per l'occasione.
- le piante di melanzane fiorentine, oltre che ad avere ancora melanzane (piccole) in via di maturazione, continuano a fiorire...ancora.
- il sedano, sapientemente ripulito da mio padre, e rincalzato con abbondante paglia, svetta verde e profumato come se fossimo in maggio inoltrato.
- le piante di peperone pescarese sono cariche di frutti che non riusciranno mai ad andare a maturazione, ma che sono comunque ottimi da fare sottolio o in umido.
- le bietole sono riscoppiate dai tagli estivi, e crescono lucide e croccanti.
- i peperoncini piccanti, che come palle di natale, colorano tutto quel verde.
- ma su tutti, le verze, messe a dimora lo scorso ottobre (il 2015), hanno vissuto e dormito per quasi un anno, salvo poi esplodere in palle grandi e perfette, pronte per essere cucinate.
E non ultimo, come di consuetudine in questo periodo, la famiglia di Mazze di Tamburo (da noi chiamate Pupole) sta crescendo in prossimità dei cipressi.
Un orto strano, improbabile quasi, dove le cicorie vernine e le insalatine trapiantate due settimane fa rimangono in secondo piano per continuare a dare risalto a delle irriducibili ed instancabili piante del passato maggio.
Guardando il ciliegio, che ancora non accenna a perdere le foglie, e l'erba grassa e verde che affolla ogni angolo intorno al Podere, mi vien da pensare che possa esserci il rischio di un nuovo Diversamente Inverno, proprio come lo scorso anno.
Sono supposizioni...supposizioni pari a quelle di inizio mese dove i pettirossi mi facevano sperare al freddo (arrivato solo due-tre giorni dopo).
Il camino intanto continua a bruciare, ma la legna fa condensa, ed il tiraggio non è dei migliori: lo scirocco, bestiaccia.
La legna lungo il ginestraio è stata tagliata, e presto potrò riappropriarmi di quel campo "che fu" e che presto farò ritornare.
Le olive, poche ma comunque buone, stanno regalando un'olio molto amaro e piccante: leccino (25%), pendolino (5%) e moraiolo (70%).
Le castagne giacciono in terra, in attesa che riesca a trovare il tempo per raccoglierle.
I prati saranno seminati in settimana.
L'Autunno procede...

Ritorna l'ora solare...e tutto sembra più "Naturale"

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Sono perfettamente consapevole che quanto sto per dire non incontrerà il consenso dei più...
...ma come sempre io son qui per dire la mia, e poi ascoltare la ragione altrui.

RITORNA L'ORA SOLARE.
Infatti da questa notte, la notte tra sabato 29 e domenica 30 ottobre, le lancette si sposteranno indietro di un'ora.
Cosa vuol dire tutto questo?
Vuol dire che questa notte, chi non ha impegni "solari", dormirà un'ora di più.
Per chi ha invece impegni "solari" le cose cambieranno.
I galli inizieranno la gara di canto alle 5:30...la mezz'ora canonica prima dell'Alba.
Alle ore 6:00 albeggerà, ed a partire dalle ore 6:30 le capre inizieranno a sgolarsi a furia di chiamarmi per il governo mattutino.
La giornata alle 7:00 sarà belle che iniziata, e tutto slitterà indietro di un'ora...proprio come le lancette questa notte.
Ma alla sera, invece che governare gli animali alle 18:00 (come ho fatto oggi), inizierà a governarli alle 17:00.
Poco a poco, nei prossimi due mesi, le giornate si accorceranno sino a posticipare il governo mattutino alle 7:00 e quello serale alle 16:00.  Quello sarà il momento in cui le ore di giorno saranno al loro minimo, e quello sarà il momento in cui FINALMENTE arriverà il tanto agognato e sospirato riposo.
La moglie riprenderà con i suoi lavori a puntocroce (ci son le tendine nuove da fare), e con la lettura dei suoi libroni.
Il cane ronferà davanti al camino...molte più ore di quanto non faccia già adesso.
La gatta si appollaierà sul ventre della moglie, impastando il pane e lasciandosi grattare.
Ed anche per il sottoscritto il camino, il libro e della buona musica allieteranno le ore del pre-cena.
C'è chi c'ha il calcetto, c'è chi c'ha il bar, c'è chi colleziona, chi costruisce, chi chatta, chi esce a passeggio per il paese...e c'è chi aspetta l'ora solare per riappropriarsi di quella Calma di cui tanto necessita.
Quella Calma che, la Natura stessa con le ore di buoi, imporrà a tutti: e se i cavalli e le capre dormiranno, e se sarà buio per lavorare i campi, e se il freddo aumenterà, allora...solo allora, ci sarà Calma anche per me.
Prendetela con filosofia, non lasciatevi deprimere da questo piccolo/grande cambiamento, siate sereni, e ricordate che la vita Solare ha un suono assai più romantico e "Naturale" della vita Legale.
Ed appunto, RITORNA L'ORA SERATE...E TUTTO SEMBRA PIU'"NATURALE".

Stampelle ed acquazzoni

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Piove...
...ed ancora piove sui campi fradici.
Piove senza sosta, come se non dovesse più smettere, mentre le olive gonfiano e si caricano d'acqua, mentre le castagne marciscono sotto le foglie gialle, mentre le galline bianche sono oramai indecentemente coperte di fango scuro.
Piove, ed il sollievo del camino acceso non basta a placare il disagio di tutto il resto.
Dal lucernario della sala picchia la grandine, poi un tuono, un altro.
Come per un'abbuffata del piatto preferito, anche per questa pioggia oramai sono allo stremo, nauseato ed oltremodo sazio.
Le stampelle m'impediscono di avventurarmi nel quotidiano, ed è mia moglie che si fa carico di tutto: legna da portare in casa, animali da accudire mattino e sera, cani da separare (la femmina è in calore ed il maschio...vive il proprio delirio)...ed ancora tutta l'azienda sulle sue spalle.
Se mi fossi fatto male due mesi fa sarebbe stato molto peggio.
Se fosse accaduto in maggio/giugno avrei dato fuori di testa.
Adesso mi tocca accettarlo, vivere questa convalescenza con il magone del "non poter fare", cercando di accondiscendere le voglie di una moglie esausta: questa sera una minestra di patate bollente è bastata a farle ritornare il sorriso.
Piove, mentre scrivo, e pare che le nuvole siano decise a sfogare chissà quanta rabbia sopra le nostre teste.
E' Novembre, e tra le stampelle e gli acquazzoni, il tempo trascorre malinconico sotto lo sguardo di un leone in gabbia.

E tra un mese sarà Natale

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Mentre le giornate trascorrono appoggiate su riflessioni tipo "adesso avrei dovuto fare", oppure "sto perdendo troppo tempo", sembra che io abbia perso completamente la capacità di adattarmi allo stare fermo.
Sembra lontano anni luce quell'entusiasmo del "saper recuperare"; quello spirito che sempre mi ha spinto ha trovare stimoli in ogni cosa (anche negativa) che mi capitava.
E più che di pessimismo, parlerei di una fase di "galleggiamento", come uno zatterone rassegnato che galleggia e scivola a valle.
Le giornate trascorrono lente, e fuori dalla finestra tutto continua a muoversi anche senza di me, seppur io sia reclamato dal Mondo che mi appartiene.
Ho promesso di starmene buono, di aspettare quanto debbo, e di non strafare mai: so mantenere tale promessa, ma...ma fuori il mio Mondo mi chiama e non posso far finta di non sentire.
Piove, e ripiove sulle pozzanghere.
Il campo seminato a prato, che tanto tempo e denaro mi è costato, adesso è rigato da decine di rigoli e ruscelli che lo hanno indelebilmente segnato: la terra fresca di semina non ha saputo reggere all'impeto di tanta pioggia, ed ha ceduto al passo dell'acqua che abbondante si accumulava per scendere a valle.
Il seme, oramai lì perso, è andato chissà dove, affogato e trascinato vero altri fossi, a marcire, a divenire cibo per uccelli, o a rinascer come prato chissà dove.  Spero almeno che quelle fioriture possano giovare alle api di chissà chi.
La prossima estate, dopo aver falciato, dovrò necessariamente riseminare e rilavorare la terra proprio dove oggi il terreno si presenta rugoso.
A valle i cinghiali hanno deciso di guastarmi la festa, ed in due notti hanno distrutto una buona parte del lavoro: certamente una scrofa con i suoi porchetti, non curante delle mie necessità, ha banchettato rivoltando tanto di quel terreno da far rabbrividire una ruspa di cava.
Il recinto elettrico, messo in soccorso all'ultimo momento, potrà FORSE arginare il problema.
Due giorni fa una capra ha abortito, ed un'altra sie è sentita male al pascolo e non è ancora rientrata: certo di averla persa, mi preoccupo per le altre, cercando di capire se e cosa io possa fare per evitare altri problemi.
I lavori all'aperto aspettano la salute mia e quella della stagione, mentre il trattore deve ancora essere riparato, e l'orto invernale oramai è solo un sogno svanito.
Senza sgomento, con pragmatica lucidità, valuto quotidianamente quello che c'è da fare, e delego, dando direttive a chi mi sta aiutando in questo momento, accettando di buon grado quello che viene senza fare le pulci al prossimo.
La legna, segata e stivata, abbonda nella legnaia: se magari ritornasse il freddo potrei anche usarla...
Mia moglie, che mai come in questo periodo devo ringraziare, fa di tutto per rendersi utile, e si ingegna...si stanca...e si lancia nei lavori che erano miei, senza mai un diniego.
Il mio stare fermo uggia perfino nel sognare, e la notte fantastico di essere nella macchia o sul trattore, ma ho sempre una catena legata al piede che mi impedisce la libertà.
Questa notte ho sognato di tagliare la catena con delle cesoie, e solo per un attimo riuscivo a salire sul tetto della casa ed a guardare i campi dall'alto.
Mi son svegliato soddisfatto dell'impresa, e la mattinata da subito è apparsa più leggera.
Piove, e ripiove sulle pozzanghere, mentre il vecchio cane ronfa davanti al camino, bloccato dai dolori alle zampe, ma sempre scodinzolante.
Le stampelle adornano ogni attimo della mia vita, mentre la casa è calda e tra un mese sarà Natale.
Penso ai regali da fare, penso all'albero da trovare, penso agli addobbi...ed allora sorrido.








Oggi è Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia

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Lo dicevano sempre tutte le mie amate bisnonne, ogni anno, immancabilmente.
Lo dicevano anche i miei nonni, paterni e materni.
Me lo ha detto mia nonna, che durante la telefonata di ieri mi ha ricordato questo appuntamento.

Si sa bene che il giorno più corto, inteso come quello con il numero minore di ore di luce, è il 22 dicembre: giorno in cui avviene il solstizio d'inverno, ed in cui le ore di luce sono le minime registrate durante tutto l'anno.
Ricordo bene come questa cosa, nella mia testa di bimbo delle elementari, proprio non mi tornasse: come poteva essere il primo giorno d'inverno quello più corto quando tutti i nonni dicevano che si trattava del giorno di Santa Lucia?
La Maestra, donna d'altri tempi e prossima alla pensione, oramai pronta alle domande più disparate dei suoi alunni, ricordo che mi rispose più o meno in questo modo.
"Hanno ragione i tuoi nonni, ma anche l'astronomia..." scienza che proprio da quel momento mi interessai a seguire con crescente curiosità "...perchè è l'inclinazione della nostra Terra a cambiare, ed a farci trovare più esposti o meno...più vicini o meno al Sole.
E' nel solstizio d'inverno che abbiamo meno luce perchè la Terra avvicina di più i piedi e meno la testa verso il Sole.
Infatti, immaginando la Terra proprio come un bimbo seduto di fronte alla stufa a legna, se questo si scalda i piedi si scalda meno meno la testa, oppure viceversa, a seconda di come sta seduto."
Quell'immagine di quel bimbo intento a scaldarsi mi torna alla mente anche oggi...
Ma quando le chiesi perchè il giorno di Santa Lucia continuasse a venire considerato il più corto, perlomeno da tutti i miei nonni, lei mi rispose così: "A noi pare più corto perchè effettivamente il sole tramonta prima, ma non è il più corto perchè quello con meno ore di luce sarà il 22 dicembre".
Povera la mia Maestra, quante domande difficili per lei che era nata poco prima della guerra, e che aveva insegnato a generazioni di bimbi di paese: a lei non posi mai quell'ultima domanda, che sarebbe risultata fatale e l'avrebbe fatta arrabbiare.
E non seppi mai, perlomeno sino a che non me lo studiai da solo in età adulta, il vero motivo di quel "il sole tramonta prima" in quella che non era la giornata con meno ore di luce.
Scoprire che comunque nel giorno di Santa Lucia l'alba arrivava prima rispetto a quello del solstizio fu una vera rivelazione.
Ripensandoci sarebbe bello andarla trovare e raccontarle questo mistero di bimbo... oramai risolto.

Oggi, giorno di Santa Lucia, la tramontana ha aiutato i merli a cantare sino al tramonto, ed il cielo terso ha portato profumi di freddo.
Ripenso al mese di giugno, a tutta quella fatica, alle giornate interminabili, ed a quanto desideravo questo momento dell'anno.  Ed anche se come un leone in gabbia, mi godo il camino e ne approfitto per leggere un libro.
Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia...



Apparire: riflessione di una mosca bianca (o pecora nera)

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Apparire, ossia farsi vedere, risultare allo sguardo altrui, sembrare.
Apparire, ossia porre nel prossimo l'immagine di se stesso, porre nel prossimo le basi per l'idea che si potrebbe (dovrebbe o saprebbe) avere di se stessi.
Apparire...

Questa, per me che non son sociologo, né un filosofo né tanto meno uno psicologo, è l'era dove l'apparire è l'IMPERATIVO.
Un era in cui la corsa frenetica al giudizio degli altri è costantemente palese.
E' l'era delle condivisioni dell'effimero.
E' l'era delle condivisioni del superfluo.
E' l'era delle condivisioni degli schermi delle nostre paure.
Io proprio non capisco...
Io non capisco come, giunti a questo punto della nostra evoluzione, con la Coscienza che ci è data e le immense capacità intellettive di cui tutti disponiamo,si venga inevitabilmente proiettati verso quel Pantano di "inettitudine all'essere senza apparire".
Essere senza apparire...
Essere, senza necessità di metterci un volto, un nome, un indirizzo.
Essere, semplicemente forti del nostro Essere, convintamente noi stessi senza dovere svelare al prossimo gli orpelli di questo nostro Essere.
Essere, donando il nocciolo, senza le mille bucce.
Essere, senza apparire, senza numeri che ci qualifichino, caselle spuntate, classifiche, insiemi, recinti...RECINTI.
E' come se oggi, nella volontà di apparire, e quindi di godere sempre del giudizio altrui, ci si ficchi costantemente in Recinti, ed ecco che invece di elevarsi nel nostro Essere, ci si scavano fosse tutt'attorno.
Indebitarsi per comprare un auto...un vestito...per partecipare ad un evento...per uno smartphone.
Perchè se non c'è possesso, non siamo nessuno.
Perchè se non seguiamo il fiume, saremo isolati.
Perchè il giudizio che gli altri hanno di noi, è certamente più importante al giudizio che noi abbiamo di noi stessi.
Sorridere, sempre e comunque, quando non abbiamo nulla per cui sorridere.
Fare vedere che si sta bene, che tutto è bello...anzi, perfetto, nelle nostre vite.
Godere quasi dell'invidia che gli altri nutrono per queste nostre vite.
Esagerare, allontanandosi da una qualche morale, pur di risultare "migliori" o..."i migliori".
Oppure essere aggressivi, a prescindere, offendere, farsi vedere che siamo dei tipi tosti, tipi con gli attributi, pronti a far valere la propria idea ad ogni costo: belligeranti, tanto per un parcheggio privato occupato quanto per una fila all'ufficio postale.
Essere pronti a mettere in discussione qualsiasi convenzione sociale e di buona educazione pur di affondare chi non la pensi come noi.
Apparire decisi, migliori in questo, apparire, appunto...

E' l'era dei SOCIAL...dei social vissuti in maniera superficiale, dove si ha la grandissima opportunità di poter fare CONDIVISIONE, e dove invece si rischia di non aver coscienza di questo grande potere che ci è dato.
Il potere di smuovere le coscienze altrui, di liberare il nostro profondo, di cercare correnti di pensiero che sappiano traghettarci, di trovare proprie isole, di lasciare che le nostre identità possano dare e ricevere in una fusione che alla base della condivisione.
Quel potere immenso che mai sino a questo punto ci era stato dato: portare, dalla comoda poltrona delle nostre scrivanie, o dalle mattonelle telefoniche che non ci abbandonano mai nel nostro quotidiano, portare appunto il nostro pensiero...OVUNQUE.
...
Io sono un contadino, anzi un Agricoltore: nella vita ho studiato solo per l'Agricoltura, e non mi intendo di molto altro.
Mi reputo una persona semplice, cerco di vivere in modo semplice, ed amo la semplicità.
Non ho velleità filosofiche o sociologiche, e scrivo per come parlo, e parlo per come penso: senza certificati, attributi referenziari , pergamene o titoli.
Parlo, semplicemente per quello che sono, ed esprimo una mia opinione, certamente opinabilissima, ma sacrosanta per me.
Non ho interesse di scalare classifiche, essere Primo o Migliore in qualcosa, e nemmeno di godere del consenso dei più...tutt'altro.
Ma sono affascinato, letteralmente affascinato dalla Potenza che questi Social Media hanno: il famoso click che porta un pensiero a disposizione di chiunque voglia, senza confine di spazio e di tempo.
Poter Essere, nell'immediato, e poter ricevere, nell'immediato.
Ne sono profondamente affascinato, intimorito, ma incuriosito, ma...
Sapere che tutto questo, che questo mezzo di comunicazione, di socializzazione, di fratellanza (magari esagerando...)...sapere che questo mezzo che ha la possibilità di renderci comunità, e di offrire comunione ai nostri pensieri...sapere che questa Potenza venga sfruttata così...mi fa veramente perdere le staffe.
Gattini.
Gattini che fanno i gattini.
Amici.
Amici che nei social sono classificati come tali, ma che se ci trovano per strada manco ci cacano.
Amici, che fanno numero, che scalano classifiche,che ci servono a scalare classifiche, e che (spesso) si palesano come tali solo perchè mossi da quell'IRREFRENABILE BISOGNO IPOCRITA DI SPIARCI.
Amici, confusi nelle nostre Vite messe in Mostra, dei quali presto ci dimenticheremo.
Vite messe in mostra, nell'aspetto (spesso) più trash del significato, esponendo noi e le nostre vite agli occhi di tutti.
Vite messe in mostra, nella NECESSITA' DI DARSI IN PASTO ALLA SOCIETA', di darsi in pasto al giudizio, di darsi in pasto al momento.
Un trucco, pesante e becero, del nostro Essere.
Un'apparenza, fatta di consensi, di seguiti, di commenti positivi, e retta sull'effimero.
Un'apparenza che forse nasconde la più grande verità: il consenso rende forti anche chi ha deboli contenuti...
Gattini.
Retorica.
Aforismi.
La Buona Notte data al Mondo, nell'attesa che il Mondo ci possa rispondere.
Luoghi comuni, tantissimi.
Frasi dette e ridette, consunte dalle troppe bocche (e tastiere) che le hanno trasportate.
Gruppi nati e morti in pochi istanti, vere e proprie tribù del momento, dove i numeri non possono reggere i contenuti, e quindi svanite in flatulenze e subito rimosse dal ricordo.
Ed ancora...Apparire.
Ridondante "niente", che occupa spazio e tempo  proprio dove lo spazio e tempo non hanno confini, con un effetto tsunami infinito.
Apparire, tentando di accendere luci senza disporre di riflettori.
...
E' questo un tasto dolente per me, e sono consapevole che questa mia posizione non sia condivisa, ma piuttosto indigni la maggior parte delle persone.
Vivo un conflitto interno, oramai da anni, fatto di curiosità e di sdegno.
Mosca bianca...o piuttosto pecora nera.
Non sento il bisogno di apparire, o perlomeno non ne ho consapevolezza, e non voglio portare avanti questa crociata idealistica scontrandomi quotidianamente contro dei mulini a vento.
Rimango in disparte, esprimendo un'opinione che è confinata ad un luogo (questo) che non è considerato "sociale", esposto comunque alla critica e bersaglio dell'indignazione di chi non la pensi come me.
Rimango in disparte, e solo dopo tanti anni di questo "angolo" mi esprimo in modo più netto su un argomento che troppo spesso tarla il mio fegato.
Io non sono anti-social.
Io sono pro-social.
Io sono pro-social, purchè i significati delle parole, ed i concetti del SOCIALE rimangano tali anche in quelle piattaforme.
Che gli Amici possano considerarsi REALMENTE tali: forse sono io che sbaglio e che do un valore così alto all'Amicizia? A quel legame sentimentale che ci lega al prossimo, spesso in modo indissolubile, anche per una vita intera (ed oltre...).
Le parole sono importanti, e cazzo se la parola Amicizia ce l'ha.
Oggi, dove due persone si conoscono e dopo tre ore si chiamano "Amò", io proprio non so viverci.
Oggi, dove uno ti clicca, ti tagga, ti chiede l'Amicizia, e poi lo trovi in fila al supermercato e  manco ti fa mezzo sorriso.
Oggi, dove si usa questa Potenza dei social media per far "appendere" stucchevoli quadretti con frasi fatte, allegando immagini di vite altrui con le quali nulla si ha a che fare, aggrappandosi a carovane senza sapere quali siano le destinazioni, non con leggerezza (magari fosse quella) ma con convinzione (naturalmente temporanea) di avere le risposte giuste (senza essersi poste le domande sbagliate).
Oggi, dove l'Apparire continua a spingere per vincere sull'Essere, io mi sento veramente solo, e lontano dalla buona parte del resto di questo Momento.
Indignato, certamente frastornato, impaurito, affranto, ma anche motivato, convinto, incuriosito: mi pongo in disparte, osservatore non sempre silente, tentando di aspettare che questa piena scenda a valle, certo che travolgerà ancora tanto e tanti.
Senza supponenza, saccenza o arroganza, solo con la mia testa e quanto ne deriva, guardo i fiumi di persone che camminano a testa china, impugnando quei cosi luminescenti e vivendo nelle vite messe in mostra da altri, senza curarsi di dove stiano camminando o chi stiano incontrando nella Realtà.
Coppie di giovani sposi, l'uno di fronte all'altra, che al ristorante non parlano ma spippolano su quelle mattonelle digitali, senza godersi il piacere della Presenza dell'altra persona, e alienati in quei ruoli così assurdamente distanti dal Reale.
Ridono, di battute non dette...si arrabbiano, per parole non udite, e mi chiedo che emozioni riescano ancora a provare, così assorbiti da quegli schermi e così DISTANTI dalla percezione del Reale.
Si fanno la foto, il selfii, e SUBITO tutto il mondo deve sapere dove siamo, cosa facciamo, cosa pensiano...
...ed il bello è che ci sono decine, centinaia se non migliaia di Amici pronti a commentare e dare soddisfazione a quei momenti che non vengono vissuti, né da chi commenta, né tanto meno da chi dovrebbe viverli invece di spippolare...
Credo che tutta questa Apparenza sia figlia anche di grandi insicurezze, della paura della solitudine ed anche di una sorta di arrivismo verso il consenso altrui.
Apparire, sena più curarsi di Essere: questo, a mio avviso, è il vero male di questa era.
Io, Anacronistico più che mai, non mi ritengo migliore o peggiore, ma tanto diverso...



Natale 2016

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Confesso di essere tradizionalista ed abitudinario.
Mi sono detto tante volte che io potevo farne a meno, che per me non era più una cosa importante, che trovavo addirittura sciocco continuare in questa via ma...

...la Lettera a Babbo Natale continua ad essere un mio chiodo fisso, un piacevole chiodo fisso.


E' l'antivigilia, il miglior momento per scriverla, ed ascoltando le dita sbattere sulla tastiera, ricordo di un me bimbo, con tanto di penna e foglio, che scriveva chissà quante cose affidando quella lettera (all'epoca era ancora la letterina) solo al cassetto della scrivania.
Salvo un paio di occasioni nei primissimi anni delle elementari, on ho ricordo di averla mai lasciata sull'albero o imbucata nella cassetta delle lettere.
La mia lettera era qualcosa di intimo, qualcosa di magico, che solo Lui avrebbe saputo trovare, camuffata tra i tanti temperini, la bussola, quel rotolo di spago ed il nastro adesivo nero.
Il momento più gradito era proprio quello della notte della vigilia, quando aspettavo, tendendo ogni mio senso verso il corridoio con la stufa a legna...verso la sala addobbata a festa.
Quanta emozione...a ripensarci mi viene il batticuore.
Una magia, che sa di calore di stufa a legna, di vento che fischia dalla finestra, di coperta tirata su a coprire le orecchie, di odore di flanella lavata di fresco, del crepitio del fuoco, e dell'odore lontano di pino e ragia.
La Lettera, custodita in quel mio posto segreto, veniva solo dimenticata, eccitato per quell'emozione dell'attesa, e concentrato ad intercettare un suo passo falso e qualche rumore che potesse tradirlo. La Lettera svaniva, proprio in quell'istante, ed all'indomani l'avrei bruciata, non curante di quanto effettivamente fosse servita: sarei stato felice, felice per la sua visita, a prescindere.
Una sera, proprio mentre vestivo il pigiama e mi stavo mrpeparando per dormire, suonarono alla porta ed entrò in casa qualcuno camuffato da Lui, posticcio ma simpatico, e per rispetto ai miei genitori (che avevano organizzato il tutto), mi lasciai trasportare da una qualche enfasi, e stetti al gioco.
Mi portò qualche vagone dei miei adorati Trenini LIMA, e comunque l'esperienza valse la soddisfazione: un regalo che avevo chiesto proprio nella lettera scritta la sera prima, e portata da un simil Babbo Natale magro, poco pratico e con una barba assai improbabile.
Se ne andò, lasciandomi con il sorriso, e con la convinzione che assecondarlo fosse stata la cosa più giusta da fare: la notte dormii, e l'indomani trovai tanti regali sotto all'albero.
Nel tempo, negli anni, sono cresciuto, continuando a spronare, a tentare di convincere, a forzare nelle persone a me vicine quella voglia di Magia.
Nel tempo, negli anni pareva che non ci fosse più capacità, necessità, volontà di ritrovare quella Magia: intorno a me trovavo sempre tanto scetticismo (prima), e distacco (dopo).
Crescevo dentro quel maglione, indossato ogni vigilia, e la barba che aumentava non cancellava il mio sguardo di bimbo, neppure quando andai a vivere da solo: ogni vigilia c'era una festa, ogni antivigilia c'era una lettera per Lui.
Nel tempo, negli anni, sono arrivato ad oggi, quando la barba inizia a farsi bianca, ed ancora manca un bimbo a cui trasmettere questa voglia di Magia.
Non c'è tristezza per questo, e nell'attesa scrivo questa mia Lettera, proprio nel giorno dell'antivigilia di Natale.
Caro Babbo Natale,da qualche anno ho posato la penna a favore di una soluzione più tecnologica, certo che anche tu ti sarai adeguato e non avrai difficoltà a leggere qui ansichè frugare nel cassetto di quella vecchia scrivania.Ti scrivo, come per tradizione, proprio in questo giorno, nella volontà di non apparire né troppo ansioso né troppo ritardatario: mi piace questo giorno dell'anno, e per me ha un pò il sapore del venerdì sera, quando sai che l'indomani sarà l'ultimo giorno prima della festa.Nell'ultimo Natale i regali li ho ricevuto tanto sotto l'albero quanto (e sopratutto) durante l'intero arco dell'anno: ho accolto tutto, senza diniego alcuno, accettando i regali di responsabilità, quelli di affetto, quelli di maturità, quelli di prospettiva.Chi mi vuol bene mi dice che ho bisogno di svagarmi, e forse lo svago oggi potrebbe rappresentare proprio il regalo più "necessario".Caro Babbo Natale, io non so se questo regalo mi possa far veramente felice, visto che la felicità la incontro quotidianamente, ma forse potrebbe alleggerirmi del tanto carico a cui sono sottoposto.Lo svago forse sarebbe una buona ricarica, ma non so ancora che forma potrebbe avere oggi per me:i tempi delle giornate trascorse a pescare, quelle delle interminabili passeggiate nel bosco, la festa del paese piuttosto che la castagnicoltura, e poi le giratine in vespa o le zingarate in macchina con gli amici.  Quei tempi, andati, non saprei come recuperarli, e forse non vorrei mai recuperarli.Quello svago è lì, nei miei ricordi, e mi ha dato tanto di quello che oggi sono: a quello svago devo buona parte della mia spensieratezza, della mia goliardia, e del mio sorriso.Ma quei tempi sono andati...Ecco allora che penso piuttosto a questo regalo: lo svago, si, ma sopratutto la capacità di sapermi svagare.Riuscire a farlo oggi, nel mio presente, staccato da quel ricordo felice che spesso mi rende infelice.Credo che questo sarebbe un regalo che cambierebbe molto del mio vivere.Un altro regalo e l'ascolto: caro Babbo Natale, mai come in questo momento ho bisogno di essere ascoltato, in mezzo a tutte queste Vite da ascoltare...sempre.Tutti hanno da dirmi, tutti hanno da passarmi, tutti hanno da scaricare, e sin troppe volte mi sono chiesto quando potrò essere ascoltato io... ascoltato sino in fondo.Tanta energia, troppa fatica, per un infinito muro da scalare, per cerimoniali annusati troppe volte, per discorsi che conosco sin troppo bene, per silenzi dal doppio taglio: essere memoria, coscienza, ascolto e sprono per il prossimo sono condizioni che mi accompagnano dal mio Sempre..Ascolto, inteso come volontà di comprendere, o perlomeno di provarci; ascolto senza pregiudizio; ascolto, essendo pronti a rimettersi in discussione.Ed anche di questo regalo in effetti ne avrei tanto bisogno.Poi arriva il terzo regalo, estremamente materiale: ho bisogno di rifare la frizione alt trattore, sennò farò ancora più danno rompendo anche il cambio.Mi ci vuole, sennò non potrò lavorare...Magari anche la stalla nuova potrebbe essere un regalo assai ambito, ma più che la stalla mi basterebbero i permessi per realizzarla: quelli si che sarebbero dei regali fantastici.E poi......una borsa piena di sorrisi per la nipotina appena nata, che possa accompagnarla per l'intera sua Vita; consapevolezza a quanti se ne siano scortati il significato, senza che debba rammentarglielo io, rischiando d'essere mandato a quel paese ogni volta; il nuovo sogno di Enne che si realizza, senza frenesie e con Passione; saper tornare in sella alla moto, dopo trent'anni che non lo fa; il tempo di studiare per Lei, e la tranquillità per farlo...E poi tanti sarebbero i regali da chiederti, ma su tutti uno ritorna sempre alla mia mente: che questo Natale possa essere l'inizio di una nuova Vita per quanti abbiano necessità di lasciarsi alle spalle molto del proprio passato.Tra grida e luci sfavillanti, tra corse frenetiche e ruoli da recitare, tra telefonini che illuminano le tante facce e facce che non sanno più illuminarsi, io ti aspetterò, anche domani notte, fermo e buono, certo di riuscire ancora di saper approfittare di un tuo passo falso, solo per poterti rivedere dopo tanti anni.Certo che passerai, come sempre hai fatto.Ti aspetto..."

A voi, avventori occasionali, lettori abituali, timidi e spavaldi, io auguro di trovare Passione e Determinazione sotto i vostri alberi di Natale: Passione per rafforzare le cose belle che le vostre Vite sanno darvi sempre, e Determinazione per continuare a ricercarle anche quando credete di averle perse.
Grazie per essere i miei Ascoltatori, anche in questi giorni di Festa.


Buon Natale a tutti
dall'Agricoltore Anacronistico

Fine 2016, tra bilanci ed auspici

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Come il precedente, anche questo Post è oramai una consuetudine.
Finisce l'anno, ed immancabile arriva il resoconto della mia Vita al Podere...ed immancabili arrivano gli Auspici per l'anno che verrà.
Ma procediamo con ordine.
L'anno 2016 è iniziato un pò come era terminato l'anno precedente: con un inverno POCO-inverno, con il cantiere al Podere, e con mille cose da fare ed altrettante da desiderare di fare.
Da subito l'Anno si è dimostrato favorevole ai lavori di carpenteria, muratoria, saldatura e (poca) falegnameria: il mazzuolo, lo scalpello, la martellina, le paiuole, le cazzuole, le spatole, la carta vetrata, il trapano, il piccone, la squadra, la livella, il metro a nastro, il metro di legno, la saldatrice, il frullino: tutti utensili che sono stati compagni dei tanti mesi di cantiere fuori e dentro la casa.
Scoprire che non bisogna sempre fidarsi di chi non esprime fiducia: prima regola del gennaio, dove il sabbiatore ha completamente toppato il lavoro sulle travi, guastando legni di oltre un secolo.
Curarsi la tracheite per le imprecazioni che il sottoscritto ha tirato di conseguenza a quanto accaduto sulle travi.
Ed ancora, mai usare il compressore per trattare con l'olio di lino le suddette travi: i muri ne rimarranno inevitabilmente intrisi, e neanche la Cementite riuscirà a coprire tale danno.
Ed ancora la tracheite che imperversa frutto di una mitragliata continua di imprecazioni.
E poi, i muratori, ogni giorno fuori e dentro casa, e vivere accampati in casa, con un fornello da campo appoggiato in terra o su di una pila di mattoni, tra ballini di calcina, calcinacci alti ovunque, e polvere da togliere con la pala.
Mia moglie, eccezionale come non mai, non si è mai sgomentata, e riusciva ad essere propositiva anche quando eravamo in condizioni assai complicate.
Non un giorno, non una settimana, ma otto...OTTO mesi di lavoro, per buona parte fatti in economia, durante mesi freschi, umidi, umidissimi, con le finestre aperte (o addirittura eliminate), la porta aperta (o addirittura abbattuta per poi essere ricostruita), e tanto lavoro.
Lavoro che si è sommato a quello del Podere, quello di sempre, che ci da da vivere e da essere impegnati durante le giornate, e poichè la moltiplicazioni delle ore diurne non mi è ancora riuscita, come funamboli ci siamo inventati dei ritmi assai strani, fatti di muri da abbattere alternati alla mungitura, calcina da impastare alternata alla potatura, mattonelle da fissare alternate alla lavorazione dei terreni...
Ma tutto fatto con soddisfazione, la soddisfazione di riuscire a modificare (finalmente!!!) quelle cose che proprio non andavano bene, coibentando il tetto, e rifacendone nuova la copertura, rifacendo (e risanando) il marciapiede, rifacendo di sana pianta la cucina (adesso in muratura tutta in travertino e legno), facendo nuova la camera da letto ed inventandoci una grande cabina armadio, abbattendo e ricostruendo il camino, facendolo diventare termo-camino, tra mille lavori di idraulica, boiler di accumulo dell'acqua calda, scambiatori, e radiatori che FINALMENTE hanno un senso e sono divenuti funzionanti.
Passare da 13° in sala ad averne 18° è stato un bel regalo che questo 2016 ci ha dato.
Comodità, praticità, bellezza, solidità...la casa ha acquistato questo, dopo tanti inverni passati nel freddo (quello vero), a dormire con tre coperte, mutande di lana e non solo...a sbattere i denti se il camino si spegneva, ed a vivere di fronte alla cucina economica.
Ricordo ancora quando quella mattina il bicchiere d'acqua sopra al comodino fece la brina...
Ma il 2016 è stato anche altro.
Un anno di tanto lavoro nella vigna, con l'oidio che è stato bastardo come mai prima d'ora, la vendemmia non abbondantissima, le fermentazioni poco regolari, ed il patema d'animo per tutto quel lavoro che rischiava di compromettersi.
Un anno di tanto olio, ottimo olio, ed un anno di orto dove abbiamo fatto i pomodori per almeno un reggimento.
Mia madre, instancabile cuoca di casa, riceveva quotidianamente un paniere di verdura, che sapientemente "rigirava" in conserve, sottoli, sottaceti, salse, e chissà quante altre leccornie: mentre i lavori di casa ci tenevano impegnati anche in estate, era lei a provvedere a tutto questo lavoro, coadiuvata da babbo che è stato un agricoltore provetto, tra carriole di letame, ore trascorse nell'orto, e molto altro ancora.
Ci siamo lasciati aiutare, come mai forse prima d'ora, ma era evidente l'affanno per quel nostro vivere.
Ma con l'estate è arrivata anche la Vacanza: dopo tempo immemore, ci siamo concessi questo lusso, quasi obbligati dalla necessità di staccare, e siamo partiti con la macchina da un giorno all'altro: sei giorni di viaggio, di calura, di riposo.
Gli animali al Podere non hanno vissuto una delle migliori annate.
Le capre, ancora attanagliate da questa cattiva malattia (la toxoplasmosi), hanno continuato ad avere aborti, sotto lo sguardo consapevole e scoraggiato del sottoscritto: il latte è quindi stato poco, ma come per il 2015, anche quest'anno ho provveduto io a trasformarlo in formaggio, mentre mia moglie si è certamente occupata di molto altro.
Il maiale, per la prima volta al Podere, non lo abbiamo tenuto: macellata l'ultima scrofa (febbraio 2015) non abbiamo più avuto parti, ed un pò per mancanza di tempo, ed un pò per infingardia, non ho allevato nuovi suini: quindi niente prosciutti, spalle, guanciole, reigatini...e sopratutto niente carne buona da consumare.
I polli hanno vissuto il loro anno horribilis, con ingenti perdite a causa dei predatori (in un'intero anno è scomparso circa il 30% dell'allevamento), due uniche cove (per un'unica chioccia sopravvissuta alla mattanza e la fedele tacchina), e pochissimi pulcini di rinnovo (e quasi tutti maschi).
Per quanto riguarda la produzione di uova, quella invece è stata a dir poco fantastica: mai avuto così tante uova da non riuscire neanche a piazzarle.
In questo 2016 sono ritornati al podere i piccioni (ho preso 3 coppie che custodisco gelosamente), per adesso posizionati in una struttura provvisoria, in attesa della realizzazione della tanto desiderata volierona.
Le api hanno prodotto pochissimo miele, ed ho lasciato che se lo rimangiassero senza doverle poi governare io: mi è parsa la cosa più saggia da fare.
In questo 2016 mi son rotto le scatole, ed ho detto basta ai conigli: da sempre non molto amati dal sottoscritto, tanto nell'allevamento quanto nel piatto, quest'anno hanno avuto problemi con la riproduzione, e la madre si è rimangiata la prole per ben tre volte.  Quando le cose non vogliono andare...è inutile forzarle: un pò di pausa farà bene a tutti, e sin chè nel congelatore ci saranno non ne sentiremo la mancanza.
Mi dispiace se posso apparire CRUENTO parlando così, ma a differenza di tante altre persone, io gli animali li allevo con uno scopo ben preciso, all'interno della ciclicità e della necessita che la vita di campagna impone: mangiamo poca carne, e mangiamo solo la carne degli animali da noi allevati.
Come ho detto e ridetto molte volte, in tutto questo c'è un equilibrio ben preciso, fatto di scambio e rispetto, custodito nel cuore, nella mente e nelle viscere di chi vive di questo lavoro.
In questo 2016 sono accadute cose importanti nella mia famiglia, sono stati compiuti passi importanti..fondamentali, ed è stata fatta chiarezza su quelle che sono le opinioni di molti di noi: ci sono state lacrime, spesso lacrime amare, stupore, abbracci infiniti, gioia, ed...entusiasmo.
Eccolo l'entusiasmo, proprio quando qualcuno mi rimproverava di averlo perso, è stato ritrovato in quelle cose che contano davvero per me, e questo anno mi ha fatto riappropriare (almeno agli occhi di chi riteneva lo avessi perso) l'entusiasmo nella mia Vita.
Intorno a me c'è stata tristezza, c'è chi ha vissuto l'abbandono, ci sono state malattie, ma anche nascite, frasi dette con il cuore, ancora abbracci, e palesi vaffranculo.
La Vita è così, mai monotona, e questo 2016 ha voluto rimanere fedele a questa regola.
Ma guardo avanti, a quello che tra poche ore sarà il nuovo anno.
Guardo agli ultimi due mesi trascorsi da leone in gabbia, e penso che inizierò l'anno senza stampelle...e sono felice.
Guardo a questo nuovo anno, consapevole che i lavori al podere saranno terminati, ed i lavori di ampliamento per adesso non si potranno fare.
Ma c'è un frutteto da piantare, ci sono tanti recinti da fare, ed...una stalla nuova da costruire: non vedo l'ora.
Dovrò dedicarmi alle api, imparare a fare meglio, e capire come e dove sbaglio, per cercare di rimediare ed ovviare.
Sarà un anno in cui passerò più tempo con i cavalli, ampiamente trascurati in questo ultimo trascorso, e metterò un maiale.
E poi, molte prove mi attendono, alcune delle quali mai fatte prima d'ora: le affronterò, sempre, con determinazione, convinzione, e la voglia di riuscire.
Guardo all'anno che sarà, e già stanco mi metto comodo nella poltrona davanti al camino, consapevole che giorno dopo giorno, un passo alla volta, lo affronterò senza arretrare mai di mezzo passo.
E questo Blog?
Ho imparato a consultare le statistiche, ed ho constatato che in questo 2016 siete raddoppiati, arrivando ad avere tantissimi lettori da molte parti del Mondo.
Ne sono lusingato, e vi ringrazio: anche per questo mi impegno, per il futuro 2016, a NON CAMBIARE, fregandomene altamente delle tendenze, dei social, delle foto ruffiane, dei filmatini divertenti, e sopratutto di "fare numero".
Io sono così, proprio come questo Blog: spesso logorroico, talvolta troppo silenzioso, diretto, educato, arrabbiato, innamorato, fantasioso, "di parte", obbiettivo, consapevole, ignorante, polemico, sgrammaticato, stoico, solitario, e sopratutto....Anacronistico.
Grazie a tutti.
Buona Fine E Buon Principio


E' solo inverno: vademecum per chi si sgomenta

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Ebbene si, a quanto pare è in arrivo una discreta perturbazione che porterà su buona parte dell'Italia il Freddo.
Lo so...non siamo più abituati.
Ci si lamenterà per le temperature basse, per il rischio dei malanni, per il ghiaccio sulle strade, per i vestiti troppo pesanti...
...ci si lamenterà, come se tutto questo fosse un'Anomalia, e con la memoria corta come abbiamo non c'è da stupirsi.
E' inverno, ed è gennaio: che ci piaccia o no il freddo ci vuole, parola di Agricoltore (Anacronistico o meno).
Le piante necessitano di riposare, e proprio questa mattina stavo constatando che il mandorlo ha già le gemme gonfie, e che il susino dietro casa continua a fiorire.
Nella vigna l'erba è alta come in Aprile, le querce non vogliono mollare le foglie secche, le ginestre stanno ricacciando, e nell'orto continuano a rispuntare le patate.
No signori miei: questa è l'Anomalia.
L'Anomalia è l'ape che ronza per Natale sotto al glicine.
L'Anomalia sono le galline che ricambiano già il piumaggio.
L'Anomalia sono le capre che continuano ad avere i calori.
L'Anomalia sono i funghi ancora presenti nel bosco.
L'Anomalia è l'insalata che è bella come di Maggio.
L'Anomalia sono i gerani che cacciano nuove foglie.
L'Anomalia è la rosa davanti l'uscio di casa che è alla 5 fioritura dell'anno.
Queste sono le Anomalie, e queste sono le cose che dovrebbero farci preoccupare, non il freddo in inverno.
Quindi, tanto che viviate sperduti nelle campagne, o che siate costretti in una grigia città, prendete le dovute precauzioni.
Intento, COPRITEVI, e prediligete (se mi è concesso dirlo) i tessuti naturali...la lana su tutti.
Fate respirare la pelle, senza affogarvi in quei sinteticoni che vi faranno sudare e puzzare come una carogne al sole: la lana sulla pelle non è una tortura, ma un rimedio vecchio quanto l'uomo, ed adatto tanto al caldo che sopratutto al freddo.
Se pizzica...passerà, suvvia: non si muore di prurito da lana, e piuttosto siamo divenuti tutti molto ficosi (delicati).
Mettete delle buone calze, e mantenete il piede asciutto.  Nell'auto io tengo sempre un paio di calzettoni di ricambio: un toccasana per evitare malanni.
Copritevi la testa con una papalina, o una qualsiasi berretta di lana: i capelli potrete pettinarli con un pettine, e non sarà la fine del mondo.
Piedi e Testa vanno SEMPRE preservati! Se si guastano loro..ci si guasta tutti.
Ed ancora, mangiate le arance...ma sceglietele bene ed almeno mangiatele BIO: costano di più, ma ci saranno meno troiai (schifezze) chimici, e potrete usare la buccia per dei dolci, per dei profumi, o per profumare l'ambiente mettendole sulla stufa a legna (o anche su di un fornello a gas).
Bevete qualcosa di caldo...di corroborante, specie alla sera: un bel brodo di pollo o di vaccina è qualcosa che vi darà energia e di sosterrà nel freddo.
Se girate con il motorino, ricordate di mettervi dei giornali sulla lancia/stomaco: sembra una sciocchezza, ma questo rimedio assai Autarchico vi salverà da molti problemi.
Le mani scaldatevele tenendole in tasca, sotto le ascelle, o abbracciando chi vi vuol bene...ma tenetele al caldo: se siete in casa e non riuscite proprio a scaldarle, una cosa semplice come la candela accesa potrà aiutarvi.  Avvicinate le mani alla candela, e poi mi direte.
Ed ancora, la propoli dovreste averla sempre a portata di mano, e sopratutto in questo periodo sarà necessaria: estratto idroalcolico, qualche goccia alla sera, e non vi ammazzerà più nessuno.
Mia moglie consiglia la tisana di zenzero: riscalda, è un antivirale naturale, fa bene per la tosse ed il raffreddore, ed è un tonificante per la circolazione.  A lei piacciono tanto questi rimedi "esotici", ed io un poco fatico a seguirla in questo: e se proprio non riuscirete a scaldarvi vi consiglio un buon grappino , ma solo se avete l'età e lo stomaco per berlo.
Ed infine, il miele: che sia nel latte caldo, o in un cucchiaino con della propoli, non fatelo mancare nelle vostre case.
...
Per chi avrà giornate innevate, godetevi il bianco manto, abbiate prudenza, e lasciate che la Natura faccia il suo corso...anche se vivete al sud Italia.
Io, ce vivo in un luogo dove la neve forse non cadrà, vivrò le mie giornate di campagna oramai senza le stampelle, ritornando sul trattore (dopo due mesi e mezzo), rincominciando a tagliare la legna, e stringendomi nei miei caldissimi mutandoni di lana, doppi calzettoni di lana, maglia di lana...insomma, sembrerò una pecora con tutta questa lana.
Buon Freddo...e NON SGOMENTATEVI...è solo inverno!

Odori anacronistici...i miei profumi.

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Di tutti i sensi, l'olfatto è quello a cui sono più legato.
Forse perchè è l'unico uscito indenne dai tanti problemi che ho affrontato...
...forse perchè troppo spesso bistrattato e considerato "inferiore".
L'olfatto, il più sviluppato per buona parte della mia Vita, fedele compagno di assurde situazioni, compensatore degli altri sensi offesi, ancora di salvataggio per i miei ricordi.

Gli Odori di Vita...

Tutto ha avuto inizio in quel primo "odore di mamma".
Non so spiegarlo, e sinceramente non saprei neanche come fare, ma è un odore unico, che ho distintamente sentito quando ero piccolo...veramente piccolo, collegato all'odore del seggiolone bianco, della tettarella del biberon, del latte e dei biscotti sciolti dentro:  Il tutto unito al profumo della pelle di mia madre.  Il primo, indelebile ed irraggiungibile.

Uno dei primi odori è stato quello di borotalco, uno dei miei cinque odori preferiti, che mi ha accompagnato in ogni momento del mio Vivere.
Era questo l'odore del dopo bagnetto, del massaggio a nonna, della ginnastica in palestra, dell'uscita serale, della fisioterapia, dell'inverno come dell'estate.
L'odore che tanto piaceva alle ragazze, e che mi rendeva oggetto di sfottò da parte dei miei coetanei: quel barattolo verde, nel quale aggiungo di volta in volta questa polvere, è ancora lì nel mio armadietto in bagno, e continuerà ad accompagnarmi.

L'odore di fuoco di casa, di stufa accesa, l'odore del calore: sempre la legna è stata fedele compagna delle stagioni fredde, e sempre il cerro, la quercia, l'ornello, la scopa, il leccio, il carpino, il castagno sono stati arsi nelle mie abitazioni al fine di dare tepore e appagamento.  Le loro braci, la cenere, e perfino la fuliggine hanno un'odore che per me è Calore e Casa.

Un'odore che mi ha sempre fatto impazzire, anche questo legato anche al ricordo della mia nonna, è quello del caffè macinato di fresco, tanto con il vecchio macinino elettrico, quanto con il macinino a mano, il caffè appena macinato sprigiona un odore che è entusiasmo e che accompagna spesso un'altro odore da me amato: quello della Moka che bolle sul fuoco.
Quest'ultimo un odore che entra in ogni angolo della casa, e lì vi rimane sempre con lunga persistenza.  Un odore che è risveglio, sprono, inizio e conclusione.

L'odore dei panni stesi al vento freddo...quell'odore che hanno gli indumenti messi fuori a cambiare aria, che ha  il copriletto o la maglia di lana: senza quegli sgradevoli ammorbidenti che tanto mi danno allo stomaco, senza finti odori di chissà quale fragranza.  Marsiglia e...Vento: immergervi la faccia dentro è qualcosa che mi da gioia, in quel profumo di pulito che non ha eguali per me.

L'odore del bosco con le prime  piogge dopo il caldo, sopratutto negli inizi del mese di Ottobre, quando le giornate si fanno più fresche ma ancora sotto le piante c'è calura accumulata nei mesi precedenti.  Un misto tra terriccio, legno, umidità, che racconta della stagione dei funghi (non a caso lo chiamiamo "odore di fungo"), e del tempo che cambia.
Le passeggiate con babbo, le marachelle con A., le fughe in solitaria, mio nonno ed i suoi racconti di miseria...e quell'odore che mi rimane nel naso per giorni: lo amo.

L'odore di stalla di vacche, con il profumo di paglia e fieno misto (ebbene si) anche a quello delle loro cacche, il tutto accompagnato da quel "tappeto odoroso" fatto di latte.
Ero bimbo quando in Alto Adige me ne innamorai, ed ancora oggi che non ho vacche continuo ad identificare questo odore (a molte persone assai sgradevole) come un vero e proprio "Profumo di stalla".  Non posso farci niente, ma per me è uno dei migliori profumi.

L'odore del pane crogiato (abbrustolito in fette): al mattino, per accogliere la marmellata...o alla sera, per un velo di miele dopo cena.  Non esiste nulla di cotto sul fuoco come la fetta del pane crogiato, sopratutto se arriva un pò (ossia se sbruciacchia appena).

E tra tutti i legni, l'odore del Castagno!
Mentre viene segato non posso fare a meno di fermarmi per un attimo e gustare la fragranza dei suoi trucioli: quel dolce e fresco, con quel richiamo così forte al cibo ed al bosco.
Il profumo delle tavole di castagno messe a stagionare, dei pali mentre gli viene fatta la punta prima d'essere piantati a terra, delle foglie verdi o secche, della sua legna che arde, della corteccia sbucciata dai polloni per fare dei bastoni da passeggiata, delle lappe (i ricci) ancora verdi, della buccia delle castagne mentre vengono raccolte, ed ancora delle castagne cotte (arrosto o bollite), della loro farina (impareggiabile).
Tutto adoro di questa pianta, ed i suoi fantastici profumi sanno accompagnarmi quotidianamente in ogni stagione dell'anno.

L'ultimo, ma certamente non in ordine di importanza, è l'odore delle mani di mia moglie mentre dorme accanto a me.
E' un odore che racconta tutto di lei, della sua vita e del suo animo, e non so spiegarlo ma alimenta quotidianamente l'Amore che provo per lei: chimica forse, o chissà quale alchimia...
E' questo un odore personale, privato quasi, concessomi solo durante il suo sonno, con quelle mani socchiuse ed appoggiate sul mio cuscino, a meno di un palmo dal mio naso, quasi come ad accompagnarmi nel mio di sonno.
E' il profumo con cui mi addormento ogni volta...

Tanti i profumi, magari alcuni strani, sconosciuti, banali, inflazionati...ma questi sono i miei profumi: odori Anacronistici forse, ma i miei odori.
Gli odori di Vita...




Brevi di Febbraio

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Medito!
Medito post sempre più polemici...
Medito post sempre più arrabbiati...
Medito post sempre più accusatori...
E mentre medito post che (forse) è meglio che mai pubblichi, faccio un breve resoconto di quello che sta accadendo al Podere.

Gennaio è trascorso come in un sogno: Freddo, freddo asciutto, freddo di tramontana, freddo con cielo sereno.
E' scivolato, mentre il camino si ingollava (ingoiava) quintali di legna, le minestre bollenti ed i mutandoni di lana scaldavano viscere e carni, ed il sorriso soddisfatto non mi si spiccicava dalla faccia.
E' passato, mentre le galline hanno ripreso a deporre uova, le capre sono iniziate a gonfià (ingrossare per le gravidanze), l'orto ha definitivamente accusato le diacciate (gelate), ed il lavoro all'aperto poteva essere svolto senza troppe difficoltà.
Vigna potata, una pergola nuova sull'uscio di casa, stralciatura quasi terminata, e le apine che tentano di sopravvivere.
Ma Febbraio è iniziato all'insegna dell'umidità, delle temperature assurdamente alte, della nebbia, e della pioggia: il prato seminato (e tartassato dalle acquate autunnali e dalla fame dei cinghiali...) pare beneficiarne, e l'erba nella vigna ha ripreso subito colore.
Non si può lavorare tutti i giorni, e tra un'acquatella e l'altra, si prova ad andare avanti, con un bel mal di testa serale (appuntamento fisso da due settimane), un bel mal di schiena, e l'uggia per non poter fare e dover aspettare che passi il tempo.
Penso all'orto che sarà, penso  al materiale per recintare il campo grande, penso alla baracca da sistemare, penso alla legna da segare, penso al frutteto da piantare...ed appena spiove son già all'aperto a darmi da fare.
Tornerà il freddo?
Me lo chiedo, e lo spero tanto, purchè arrivi in tempi brevi.
Buon febbraio.

Animali Nani: quanta ipocrisia, quanta ignoranza per chi li sceglie

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La Capra Tibetana, comunemente detta Capra Nana, con il Tibet pare che poco o nulla c'abbia a che fare visto che è originaria della Somalia (da qui anche il suo nome Capra Nana d'Africa).
E' un animale largamente diffuso nelle campagne di tutta Italia, e quasi sempre viene allevata a scopo didattico (spesso nelle fattorie didattiche) o per affezione.
Questa capra si è ben adattata al nostro clima, e viene allevata spesso con altri animali come cavalli, cani, polli o anatre.
Come le sue "sorelle maggiori"è un animale ruminante ed una capra a tutti gli effetti, dotata di tre prestomaci (Rumine, Reticolo, Omaso) e di uno stomaco (Abomaso).
E' decisamente più piccola rispetto alle capre comuni, con un altezza al garrese di poco più di 50cm, e con un peso che non supera quasi mai i 25-30 kg
Animale frugale, che seppur piccolo necessita comunque di ampi spazi per il pascolo, e si nutre di erba, arbusti, fieno, frutta, alcune verdure e granaglie (come orzo, avena, mais).
Il suo mantello può variare nelle colorazioni, con una prevalenza di marrone, di nero o di bianco; esistono numerosi soggetti con toppe di alcuni (o tutti) dei colori appena menzionati.

Il Maiale Vietnamita, detto anche Maialino Nano, o Maialino Panciuto, è un suino originario del Vietnam, successivamente approdato in occidente come animale "da zoo".
Solo dopo diversi anni questo animale ha iniziato ad essere allevato in fattorie didattiche e/o con l'unico scopo d'affezione.
E' un maiale a tutti gli effetti, soltanto di stazza assai più ridotta (raramente superano gli 80Kg di peso), alto circa 40 cm e lungo poco meno di un metro.
E' estremamente curioso, simpatico, dall'aspetto caratteristico (con quella pappagorgia "che ingrassa" e quella pancia che col tempo tenderà a toccare il terreno). Corre e si muove come una trottola, ma sa adattarsi anche alla vita sedentaria, con l'inconveniente che tende ad ingrassare...molto.
Onnivoro, la sua dieta si basa su erba di pascolo o falciata), frutta (ne è veramente ghiotto), verdura praticamente di ogni genere, sfarinati, granaglie (orzo, avena, favino, mais, sorgo...), ghiande, castagne.
Divenuto famoso anche per essere stato il "pet" (animale domestico) di talune celebrità, in alcuni casi viene persino allevato nelle mura domestiche.

Coniglio Nano, chiamato anche Oryctolagus cuniculus, è un coniglio di dimensioni assai ridotte, che comunque nasce, cresce, si riproduce e si alimenta proprio come qualsiasi coniglio.
Allevato generalmente in gabbie dentro gli appartamenti, o lasciato libero di scorrazzare in ambienti comunque perimetrati, questo animale risulta assai docile (anche se spesso schivo ed impaurito), morbido (fino all'inverosimile...) e spesso anche giocherellone.
Si nutre prevalentemente di fieno, erba asciutta, frutta (mele, pere), verdura (carota, lattuga) ed alcune granaglie (orzo spezzato, farina d'orzo).
Tende ad ingrassare con estrema facilità, e
d è piuttosto delicato (mai dare erba umida o bagnata) sensibile al freddo ed alla pioggia.
Sono animali allevati per il solo scopo della compagnia/affezione, generalmente prediletti per bambini che non possono godere di spazi all'aperto. Certamente meno impegnativi di un cane, hanno comunque bisogno di attenzioni ripetute nel quotidiano.




Questi sono i tre classici esempi di animali DI TAGLIA RIDOTTA allevati oggi nelle più svariate situazioni: da quella domestica sino ad arrivare alle fattorie didattiche questi "piccoli" animali riscuotono grande consenso ed inteneriscono i cuori dei più.
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E sin qui, visto che si parla di animali e di persone che li amano, posso sono essere felice che si siano razze che guadagnano così tanta simpatia e tenerezza da persone che altrimenti non potrebbero allevare altri animali.
La TAGLIA RIDOTTA è certamente il pretesto che spinge così tante persone ad acquistare ed allevare i sopracitati animali, ma troppo spesso quella che è una decisione accorata rischia di essere una decisione del momento, dettata da una tendenza...una "moda" che presto rischierà di esaurirsi.

Ed altrettanto troppo spesso quei piccoli e teneri animaletti diventano un GRAND PESO difficile da sopportare.
Un cane, più o meno, lo si piazza sempre ad un altro appassionato, ed anche un gatto riesce a trovare quella salvezza proprio nella strada a cui viene affidato.
Ma una Capra tibetana (come anche il maialino vietnamita o il coniglio nano) ha necessariamente bisogno di cure e tempo che non tutti sono disposti ad offrirgli...

E non esiste TIMER nella responsabilità di un allevatore.
Un animale più piccolo non richiede necessariamente meno responsabilità, anzi...
Per piccolo che possa essere, mangia ogni giorno, ha bisogno del suo spazio (spazio idoneo), defeca, deve essere pulito, può ammalarsi e/o farsi male, deve essere curato.
Un animale più piccolo ha EGUALI necessità di uno più grande: magari costerà meno nelle dosi di mangime a lui destinate, ma comunque costerà sempre le stesse attenzioni di una capra, un maiale, o un coniglio di stazza "standard".
Da qui parte la mia personalissima riflessione, empia di sdegno per quanti "si annoino" degli animali presi, e sopratutto sdegno per quanti abbiano volutamente scelto un animale da reddito "convertito" alla pura affezione (come i tre esempi sopra riportati) e poi lo affidi a chissà quale futuro.
Il mio non è un ragionamento carico di ipocrisia (ipocrisia che muove spesso tali fenomeni...), ma piuttosto frutto di un'analisi pratica e pragmatica: visto che gli animali sono dotati di una propria vita, e che non sono giocattoli che possono essere riposti in un baule per anni, è bene valutare (e rivalutare ancora) il futuro (prossimo e...remoto) di chi sta per apprestarsi a compiere tale passo.
Io mi rivolgo a quanti, in preda a quell'irrefrenabile smania di prendere l'animalino carini bellino pupazzino ciccino, si rendano conto che poi questo potrà campare ben oltre tale smania, e che alla fine (detto in soldoni) sarà un gran bel casino piazzarlo per poterselo togliere dalle scatole.
Una capra "taglia standard" verrà comunque accolta in un allevamento, come anche un maiale "standard" troverà sicura destinazione (che si tratti di un recinto, un castro, o...una cantina), ed un coniglio avrà tante possibilità di poter vivere altrove.
Ma questo animaletti MIGNON...no.
No perchè, l'allevatore di capre, una caspita di capretta nana indemoniata (perchè spesso questo sono...indemoniate e viziate) non la accoglierà affatto volentieri nel proprio allevamento: pensate ad un becco di 60 kili che tenta di coprire una capretta tibetana di 20 Kili.
E pensate se malauguratamente questa rimane in cinta...
E pensate se riesce a portare avanti la gravidanza cosa succede al momento del parto...
...devo continuare, o immaginate già abbastanza?
Perchè, io chiedo, perchè scegliere questi animali?
Perchè sono "adatti" ai vostri bambini?
Ma poi i bambini cresceranno, e se ne infischieranno dell'animalino piccino e bellino.
Perchè sono più simili a dei pupazzetti, e quindi più adatti ai vostri bambini?
Ma NON SONO DEI CAVOLO DI PUPAZZETTI, SANTA MISERIA, SONO DEGLI ANIMALI E NON DEVONO ESSERE ASSOCIATI A DEI PUPAZZETTI.  Ci vuole soltanto scemenza e poco cervello per fare tale associazione: animali, sono una cosa, i pupazzetti li mettete in lavatrice o nel baule.
Quindi, continuo a chiedermi, perchè?
Perchè portare la scolaresca in una FATTORIA DIDATTICA dove sono presenti queste razze?
Ma ai bambini vogliamo insegnare che gli animali sono piccolini, così per farli sentire più "simili" a loro?
I bambini cresceranno (e mi ripeto) ma quegli animaletti rimarranno piccoli, e mi chiedo che diamine di didattica possa esserci in tale passaggio.
Ergo, cari colleghi che avete la fortuna e la RESPONSABILITA' di aprire le costre cascine, fattorie e poderi alle scolaresche di bambini, PER PIACERE fate vedere loro com'è fatta una capra, un maiale o un coniglio, senza raccontargli la frottola che "quella è la caprettina che fa il lattino, il caprettino, il formaggino" e bischerate simili.
Capra, fategli vedere una capra, una DIAMINE di capra: alta, con le poppe gonfie, puzzolente, defecante, ed ancora...alta.
Più che di un processo di umanizzazione degli animali (processo che ABORRO con tutto me stesso), mi pare che ci sia la moda (già...la moda) di "pupazzinare" gli animali da reddito, per renderli più "vicini" ai bambini o più "comodi" ai genitori che poi dovranno allevarli.
Bischerate, bischerate, ed ancora bischerate!!!
In italia ci sono circa 60 razze Italiane di Capre, per poi non contare le razze straniere allevate in Italia.
In Italia ci sono circa una decina di razze Italiane di Maiali, per non contare le almeno 40 razze straniere allevate in Italia.
In Italia, tra razze Italiane e non, ci sono almeno ce ne sono almeno 40 di Conigli.
Io dico, se proprio si vuole allevare un animale da reddito, e se proprio lo si vuole allevare per affezione, perchè non prendere una razza che possa avere un qualche tipo di futuro quando ci saremo annoiati di allevarlo?
Cinismo? Non direi.

Pragmatismo, signori pragmatismo.
Poi mi sento dire: "Parli bene tu che hai gli spazi, ma noi abbiamo soltanto un giardino dietro casa..."
E che cavolo lo prendi a fare un maialino panciuto allora?
Prenditi un bel gatto (ce ne sono a migliaia in cerca di una famiglia...), prenditi un bel cane al canile, ma cosa prendi a fare un maiale, che prima ti distruggerà il bel giardino dietro casa, poi inizierà a puzzare, ed alla fine (una volta grosso) sarò "pericoloso" o "ingestibile" e non riuscirete a piazzarlo a nessuno.

Non parliamo poi dei maialini panciuti allevati in appartamento...questo proprio mi rifiuto di farlo.
Io non parlo degli animali esotici, dei rettili o di chissà cosa: io parlo di animali che nella fattoria non sempre (anzi...quasi mai) troveranno il loro spazio, e che saranno comunque destinati a vivere tribolazioni, cambiamenti radicali, o magari a finire in padella.
...
La fine della storia è questa: ognuno faccia il passo per quanto ha lunga la gamba, e se pesta una cacca che sia in grado di sapersi pulire da solo... senza farsi pulire da terzi o buttar via direttamente la scarpa con la cacca.

Io la penso così, e spero che nella mia lettura ci sia tutta la voglia, la coscienza, la passione ed anche l'esperienza di chi gli animali li alleva per davvero (e non come giochino con timer).


Ed il primo che mi dice che sono razzista nei confronti degli animali di piccola taglia, giuro che lo mando affanculo per altre 10 pagine di questo blog: questa non è una crociata contro gli animali nani, ma contro le ipocrisie e l'ignoranza che spinge (troppo spesso) chi decide di allevarli...salvo poi scocciarsi e non sapere come rimediare.



La carica dei...brutti anatroccoli

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Spero non venga inteso come un gesto narcisistico, perchè proprio NON lo è!
Semplicemente, complice una mezza bronchite che mi ha (finalmente?) messo a riposo per un paio di giorni, mi sono dilettato con le statistiche di Blogger.
Ho visto che, in sei anni di blog, e dopo tante parole dette, ci sono dei post che sono risultati meno "interessanti".
Post forse usciti in momenti sbagliati, post forse uggiosi per chi poteva leggerli, post scritti particolarmente male, post magari superflui per alcuni, o scomodi per altri: ecco, da buon bastian contrario, mi permetto di riproporveli.
Non un'operazione nostalgia, badate bene, e nemmeno il desiderio di forzarvi alla lettura di quanto non vi potrebbe piacere, ma solo il desiderio di dare nuova luce a qualcosa di mio che non ha scaturito il confronto che desideravo.
Solo questo, e se vorrete "buona lettura".


Il primo post che mi salta all'occhio è proprio quello che maggiormente mi ha sorpreso, poichè credevo (e speravo) che suscitasse un dibattito fra di noi.
VINO NON CONVENZIONALE...e quindi Vino Biologico, Biodinamico e vino Naturale.
Il Vino, inteso come alimento e non come bevanda, è sempre più sotto l'occhio dei consumatori, dei burocrati, dei politici, e negli interessi di chissà quale lobby.
Il Vino non convenzionale, argomento che gode di una grande visibilità (mediatica e non) e che pò essere portatore di alternativa all'Agricoltura convenzionale, di matrice industriale e dai grandi numeri.

Occasioni di confronto in una Fiera di Vino non convenzionale



Era il lontano ottobre 2011, e questo blog muoveva i suoi primi passi.
Fu questo il primo post "tecnico", ed in assoluto uno dei più ignorati.
Non importa essere Agricoltori per aver qualcosa da dire su questa (vecchia?) notizia a mio avviso inquietante ed agghiacciante.

Nel 2010 il reddito agricolo italiano in calo di -3,3%



Questo invece era, sempre del 2011, il primissimo post di "aggiornamento" nella vita al Podere.
Raccontando di raccolto, lavoro, stagione, iniziavo a raccontare di un quotidiano che mai abbandonerà questo blog.
All'epoca ero più bravo ed inserivo perfino delle foto (ma c'era chi mi aiutava in questo...).

Vendemmia, aratura e l'orto a fine ciclo



E' nello scorso Novembre, nella fase "leone in gabbia" che ho scritto uno dei mie tanti post lamentosi.
Un post scritto, e solamente questo pomeriggio riletto...per la prima volta.
Non era mai accaduto, e forse quello è stato un post profondamente ricco di preoccupazione e tristezza, testimone di un momento (assieme all'interminabile stagione delle piogge del 2014).
Come un messaggio scritto ed affidato al mare in una bottiglia, questo post dice molto (forse fra le righe) della difficoltà dell'essere Agricoltore.
Mi scuso con chi ha avuto la gentilezza di scrivere dei commenti, e spero possa essere tollerata questa mia licenza del silenzio.

E tra un mese sarà Natale



Ed infine, lo confesso: uno dei post a me più cari.
Non scrivevo ancora in prima persona, ma ero io ad esprimere concetti e ad avere voglia di comunicare.
Io, Anacronistico per antonomasia, da sempre, altamente incurante delle tendenze, delle mode, della massa e compagnia bella, nel 2011 raccoglievo per la prima volta le mie idee ed iniziavo a comunicarle.
Nessun familiare sapeva di questo angolo, nessun parente o amico...nessuno: solo gli avventori che chissà come inciampavano in questo angolo di internet.
Ebbene, questo post ve lo ripropongo, spero non come una minestra riscaldata, visto che diceva molto di quello che ero e di quello che ostinatamente sarei stato.
"Io Amo il mio essere Anacronistico, ma sarai ben felice di smettere di esserlo se altri potessero condividere i miei pensieri": lo dicevo quando avevo 14 anni.

Non aver un tempo non significa non avere un'identità





Toxoplasma gondii, le Capre ed una decisione Anacronistica

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Ho deciso di condividere questo "problema" che con fatica sto tentando di affrontare.
Non ho mai nascosto la mia passione per le Capre: animali ECCEZIONALI, spesso sottovalutati, ricordati per epiteti offensivi, accostati alla simpatica protagonista del libro di Johanna Spyri, sempre presenti nelle immagini bucoliche che ognuno di noi ha fissate nella mente.
Animale controverso, a tratti simpatico ed affettuoso, a tratti schivo e pericoloso, che da sempre accompagna gli Allevatori in ogni parte del mondo.
Le Capre, animali tra i miei preferiti, che da sette anni allevo con dedizione, attenzione, premura.
Un piccolo allevamento, giustificato per il consumo di latte della famiglia; giustificato per la produzione di caprino per autoconsumo; giustificato per la vendita dei (pochi) capretti; giustificato per la produzione del letame; giustificato per il mantenimento della vigna in inverno...

Giustificabile per il piacere che traggo nell'allevare questo animale che ripeto io Amo.
Nel settembre 2014 il mio becco si apprestava a compiere la sua prima stagione dei calori: aveva un'anno compiuto, e non vedeva l'ora di darsi da fare con tutte quelle femmine.
Le "coprì" una ad una, e per tre mesi non dette loro tregua: mai aggressivo, investito del ruolo più importante, imparava a gestirle, e ad essere autoritario.
Loro, che l'avevano visto crescere, adesso lo osservavano con riverenza, fissandolo in quella sua barba sempre più lunga ed in quelle corna che si facevano maestose.

Le pance crescevano, e nel dicembre successivo le femmine si presentavano tutte gravide.
Il becco invece era divenuto irrequieto, infastidito magari da quell'attività oramai terminata, e talvolta appariva perfino manesco con quelle due lunghe corna agitate al vento quasi come a volerle brandire con violenza.  Quasi come a voler intimidire il mondo intorno a lui.
Proprio in quei giorni mi presi la mia prima incornata, totalmente sprovvisto di attenzione e difesa ne subii le conseguenze: quel livido sul fianco mi rimarrà impresso per molto tempo, come un tatuaggio fatto male.
Entrare nella stalla, e sopratutto nel recinto, era diventato addirittura pericoloso, ed a poco potevano i miei (almeno un tempo lo erano stati) 
movimenti e richiami rassicuranti.  
Nulla, lui non voleva saperne, e quella era divenuta una guerra al testosterone poichè oltretutto non accettava che io accarezzassi le pance delle oramai SUE concubine, che tanto dimostravano soddisfazione in quei miei gesti colmi di premure.
Una sera, mentre entravo nella stalla con il consueto forcone di fieno, non accettò la mia presenza, ed a tradimento scaricò su di me chissà quale diniego o affermazione.
Le cornate fanno male, ma il dolore più grosso l'ebbi nell'orgoglio, visto che mi ero fatto trovare impreparato.
Caddi, franando rovinosamente tra le femmine, e lì lui decise di terminare quel suo gioco d'affermazione, puntandomi prima e tentando di colpirmi nuovamente mentre inerme cercavo di riprendermi.
Per fortuna la Capobranco si mise tra me e lui: lei, che è stata la mia prima capra, che è la Preferita e che tengo "appesa in una foto" nel muro di sala, seppe proteggermi incassando un fragoroso (e certamente doloroso) colpo nel ventre.
Cadde ai miei piedi, per fortuna non esanime, ma lamentandosi per la tanta violenza ricevuta.
Mi rialzai, e come un moderno Teseo lo affrontai, scaricandogli addosso un urlo che lo investì come cento cornate: non cedere mai deve essere la regola, altrimenti si soccombe per sempre.
Arretrò, scuotendo la testa, infastidito dal lungo e baritonale richiamo all'ordine, sicuramente scosso da quel suono così testosteronico ed inaspettato.
Arretrò, scuotendo la testa e percuotendo una povera malcapitata che gli si era avvicinata quasi come a richiamare la sua attenzione.
Maschio e bastardo, quella sera avrebbe demolito il Mondo intero se ne avesse avuto l'opportunità.
Da quel momento iniziò un periodo di osservazione reciproca: io entravo nella stalla (spesso con un bastone a portata di mano), e lui scalciava come un toro nella corrida, mantenendo la distanza da divaricando le narici.
Non si azzardava a colpirmi, ma s'impennava come chissà quale puledro, e scuoteva la testa come ad avvisarmi dell'inevitabile.
Soltanto un'altra volta tentò di avvicinarsi, superando quel limite che implicitamente gli avevo imposto, e scontrando le proprie corna con quel mio bastone.
Una rintronata che lo fece desistere dal riprovarci, ma che non lo fece smettere di essere comunque agitato.
Ed ecco che una mattina, al momento di pulire la stalla, proprio mentre lui mi fissava nel buio di un angolo lontano, la scoperta di un feto morto nella paglia mi fece pensare a quel becco ed alla sua irruenza.

Sbagliando, giustificai tale aborto come conseguenza di una sua cornata, e non provvidi a contattare il mio veterinario.
Maledissi quella sua veemenza e la mia stupida disattenzione.
La madre che lo aveva perso non era  primipara, ed anche questo contribuì a non destare dubbi in me: era palesemente stato il maschio, che aveva scaricato anche su di lei tanta furia.
Un Allevatore ha il dovere e la responsabilità per i propri animali, e da lì decisi di separarlo dal resto del branco, mettendolo in un reparto a lui dedicato dove poteva vedere le sue femmine adorate, ma non poteva nuocerle in alcun modo: aveva spazio, acqua, pagliericcio, fieno e riparo a volontà, ed a "targhe alterne" lo facevo uscire, mettendo prima al riparo il gregge.
Poteva quindi continuare il pascolo, ma in solitudine e marcato a vista dal sottoscritto e dalla fedele cagna nera.
Alla mattina non era più il gallo a svegliarci, ma il becco che si dilettava a tirar cornate nelle colonne di castagno che sorreggevano la stalla stessa.

Pochi giorni trascorsero, quando trovai il secondo aborto...più o meno al terzo dei cinque mesi della gestazione, e questo mi fece preoccupare poichè questa volta la madre non era una primipara ma una secondipara che l'anno precedente aveva fatto una bellissima femmina (che tutt'oggi vive nel gregge).
Pensai agli effetti di una vecchia cornata, ma la teoria iniziava a vacillare.

Contattai quindi il mio veterinario, e assieme pensammo alla Clamidiosi, una malattia abortigena che si trasmette con un batterio chiamato Chlamydia abortus: piuttosto diffusa nella mia zona, questa malattia affliggeva molti allevamenti.
Prima di effettuare un qualsiasi tipo di trattamento decidemmo di fare un prelievo ematico alle due madri che avevano abortito, e nel giro di due giorni avemmo la risposta.
Si trattava infatti della Toxoplasmosi, malattia veramente subdola che si prospettava come una delle più rognose da affrontare.
La sera stessa, mentre chiudevo la stalla, scorsi altri due feti partoriti pochi attimi prima: le madri vegliavano su di loro, mentre la femmina capobranco (la mia adorata e fedele) mi si raccomandava con belati strazianti.
La telefonata con il veterinario fu perentoria, e l'indomani portai i due feti all'Istituto Zooprofilattico della mia provincia per le analisi...ma, nonostante la loro puntuale e celere risposta, nulla pareva poterci chiarire la situazione.
Quei due feti non avevano Toxoplasmosi...e da quel momento iniziò un vero e proprio pellegrinaggio presso l'Istituto: facemmo un'analisi del sangue a tappeto (perfino il maschio ne fu coinvolto) per capire se e cosa stesse realmente accadendo agli animali.
Ebbene, oltre il 75% del branco era contaminato da 
Toxoplasma gondii e di fatto mi ritrovavo l'allevamento con Toxoplasmosi.
Seguirono numerosi aborti, e soltanto una capra (che comunque risultava malata) riuscì a dare alla luce una capretta (sana al momento della nascita).
...
Non voglio tediare nessuno spiegando cosa sia questa malattia, ma mi permetto di sottolineare che è subdola, complicata e assolutamente impossibile da curare.
Le capre si immunizzano dopo il primo aborto, che generalmente avviene successivamente a quando viene contratta la malattia, e non hanno più problemi in gravidanza, seppur rimangano malate a vita.
Tra di loro la Toxoplasmosi si trasmette tanto al pascolo (con le feci contaminate), quando per mezzo di saliva, mucosa vaginale, liquido amniotico, etc.
Seppur il parassita sia il medesimo, a quanto mi è stato spiegato questo non è direttamente trasmissibile all'uomo: pare che siano soltanto i gatti (e c'è chi parla anche dei topi) i vettori della malattia per gli esseri umani, in quanto le ovocisti di questo protozoo possono essere presenti nelle feci dei gatti, che contaminano sopratutto il terreno (e quindi le verdure).
Pare quindi che dalle feci delle capre non ci sia trasmissibilità all'uomo poichè non sono presenti ovocisti: questo protozoo ha un ciclo "a metà" nei caprini, e non dovrebbe essere trasmissibile per l'essere umano se non che per il consumo di carne cruda e/o di ingestione del sangue.
Da qui un anno di rassicurazioni, e di indicazioni da seguire: il mio allevamento era infetto ma non dannoso per noi umani, però inevitabilmente compromesso.
Un Veterinario specializzato di offrì due opzioni: eliminare tutte le capre, bruciando la stalla, interdicendo il pascolo ad ogni erbivoro da me allevato (per almeno tre anni)....oppure, semplicemente fregarmene e convivere con questo problema, consapevole di non poter vendere "da vita" i miei animali, ma libero di poterne usare carni e latte.
Ricordo nitidamente quella notte in cui presi la drastica decisione, ed accettai il compromesso con la sorte, mantenendo in vita i miei amati...e malati animali.
Nel 2015 feci molte ricerche, leggendo su testi stranieri e specifici, consultandomi con altri veterinari, e perfino contattando il ministero della salute per avere ulteriori conferme.
A fine 2015 ed inizio 2016 ci fu la stagione dei parti (la seconda con il branco infetto), e ci furono molti altri aborti, ma le capre che avevano avuto il medesimo problema l'anno precedente, iniziarono a partorire regolarmente.
Il becco iniziò a placare i suoi animi, vivendo da giugno a dicembre sempre con le sue amate concubine, e nei miei confronti iniziò a dimostrare una discreta tolleranza.
Io ero sempre in guardia, ma poco a poco quel legno lo dimenticavo volutamente fuori dal recinto, e bastava una mezza occhiataccia per sedare subito l'animo ribelle di quel maschio di oltre 70kg.
Molte capre comunque non rimasero gravide, e la medesima cosa è accaduta anche in questa stagione dei parti: sempre parti singoli (mai un gemellare da tre anni a questa parte), il medesimo prblema che si ripete di anno in anno, con primipare che abortiscono, e le altre che a turno non rimangono gravide o rimangono gravide di un unico capretto.
Il becco continua a risultare sano alla malattia, e le caprette continuano a risultare sane al momento della nascita: questo dimostra che il maschio ha una sorta di schermatura non ben chiara, e che la trasmissione della malattia alle capre non è di tipo connatale ma viene acquisita successivamente.
Ho pensato più volte all'idea di eliminare tutte le capre, a quella di bruciare la stalla, interdire il pascolo, e magari chissà cosa...ma sono CERTO che il primo topo o il primo gatto che defecherebbe potrebbe riportare la malattia nel mio prossimo allevamento, o magari anche negli altri di diversa specie.
Infatti tutti gli animali, dal coniglio al cavallo, passando per il cane e per i suini, possono ammalarsi di toxoplasmosi, con sintomi comuni o differenti, e risoluzioni più o meno importanti.
I veterinari della mia Asl non hanno mai storto la bocca nei riguardi di questa decisione, e sinchè non deciderò di acquistare nuovi capi, e/o avrò la necessità di cederne dei miei, non mi porrò alcuna limitazione.
Le capre sono al pascolo, mangiano serene l'erba grassa e verde che ricopre il terreno; i capretti giocano a rincorrersi, mentre la cagna nera li osserva tremando di smania per la voglia di acchiapparli. il latte è ottimo, e presto inizierò a mungerlo per farci i formaggi.
Non riesco a pensare che, qualcosa che io non ho saputo arginare, oggi o domani possa essere deriva di chissà quali e quanti problemi: in famiglia siamo tutti sani, e nessuno ha contratto mai la Toxoplasmosi, il mio allevamento è monitorato da persone capaci ed attente, l'economia (perlomeno quella domestica) del Podere si basa anche su questo allevamento, e per adesso va bene così... 


Pensieri a caso prima di andare a letto: aprile dolce dormire?

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Aprile dolce dormire?
Oggi mi son svegliato più tardi del solito.
Questa insonnia non mi lascia grandi alternative, e se voglio essere "presente" in quello che faccio debbo concedermi delle pause:  dormire anche dopo l'alba rappresenta oggi il "vero lusso".
E' primavera, mentre fuori il mondo urla di un Maggio inoltrato, ancora le patate non gemmano e la vigna stenta a ripartire.
E' primavera, e la pancia che duole mi sottolinea quanto troppo velocemente io mi sia alleggerito nel vestire: indosso già quella camicia a maniche corte, con sotto la magliettina fina, e nulla più.
Ed è il quattordici di Aprile, ed il camino viene acceso a giorni alterni soltanto alla sera per mantenere la temperatura del boiler.
L'appetito è scostante, e la voglia di formaggio cresce a dismisura, alternata alla voglia di verdura fresca appena colta, di biscotti di Pasqua e di yogurt da condire.
Come un serpe che cambia la pelle, questa "mezza" (???) stagione mi fa tribolare, sempre: mi sento affaticato, molto più di quanto dovrei, e penso alla vigna da trinciare, alle patate da mettere, alla legna da spostare, gli olivi da spollonare... e mi sento ancor più stanco.
La visita dalle api oggi è stata molto lunga, e quel tasso bastardo mi ha fulminato tutti i telai a nido (e miele) della prima arnia, oramai da gettare nella spazzatura.
Le altre famiglie stanno tutte bene, alcune più delle altre, e la scarsa presenza di fuchi mi fa pensare che non ci siano sciamature in previsione.
L'ultima famiglia non ce l'ha fatta, ed ho definitivamente svuotato e ripulito l'arnia, predisponendola per una possibile futura cattura di uno sciame.
Il bilancio: cinque su sette, e debbo sentirmi contento di questo, visto che un tasso, ed una famiglia debole (sciamata da una famiglia già sciamata) sono le note dolenti di questa stagione invernale.
Garriscono le rondini, arrivate l'altro ieri al podere.
Bramisce il solito capriolo, puntando ai nuovi alberi da frutto, ma bloccato dalla nuova recinzione: dovrà farsene una ragione.
In casa c'è odore di fresco, di fuliggine, di pane e dell'olio di lino delle travi.
Fuori il glicine sta per sbocciare e mia moglie ha comprato nuovi gerani.
Devo comprare un rimorchio di ghiaino e spargerlo nell'aia e nella strada di casa, altrimenti al prossimo acquazzone saremo nuovamente nella mota (fango).
I capretti crescono, ed il pascolo intorno casa abbonda: ancora per un pò non debbo pensare alla mungitura.
La chioccia non si decide a fissare la cova, e da quattro giorni fa i capricci: questa stagione calda fa impazzire i polli e la deposizione è cosa assai irregolare.
L'ortica cresce rigogliosa, orgoglio dei trattamenti in vigna e trionfo della cucina di mia moglie.
Fuori la luna illumina l'aia a giorno, mentre la cagna vigila l'uscio di casa.
E' primavera, ed è notte adesso.
Mi affaccio alla solita finestra, mentre mia moglie si culla in chissà quale sogno, e la gatta curiosa sale sul davanzale per fare la ruffiana.
Non passa un'auto da almeno mezzora, e solo un aereo alto sciupa questa musica così confortevole.
Nuvoloni scuri si alternano ad ampie schiarite: la pioggia è solo un miraggio.
E' primavera, e domani dovrò annaffiare le piante del frutteto che rischiano di non farcela...neanche fossimo d'agosto: non ho ricordo di un marzo così asciutto, ed in 55 giorni ha piovuto solo due volte.
Domani sarà il venerdì santo, ma non ho fuochi da accendere: li cercherò nell'orizzonte nei poderi altrui alleggerendomi la coscienza con il ricordo dei fuochi passati.
Il melo davanti alla finestra del bagno è in fiore, ed i petali paiono d'argento sotto a questa pallida luce.
C'è odore di umido nell'aria, e domani mattina sarà tutto coperto di guazza (rugiada).
Domani, anzi oggi, Enne fa gli anni: magari faremo un'uscita in paese tra chiacchiere sul cane, gli olivi e la sua nuovo podere.
La vista si fa sfuocata, e le dita son pesanti nel battere su questa tastiera.
Forse ho sonno.
...
Son le due e mezza...provo a dormire...


Quella botta di dicembre che in un aprile che sa di maggio non ti aspetteresti

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La Natura è strana, e si diverte sempre a smentirmi...
Non meno di una settimana fa ero qui a scrivere di quanto questo Aprile urlasse di Maggio inoltrato: le rondini...le api...i fiori...la siccità.
Ebbene, al 19 di Aprile, questa è la situazione: temperatura che è improvvisamente precipitata dopo l'acquazzone di ieri pomeriggio (improvviso e piuttosto consistente) e vento di grecale discretamente forte.
Tutto in 3 ore: alla mattina con babbo abbiamo preparato la copertura dei semensai, consapevoli che in questi giorni il "rischio brinata" avrebbe potuto far dei danni, c'era il sole, senza un alito di vento.
Alle 12:30 lui è tornato a casa da mamma, fuori contavo le rondini che volavano alte, e nessuna nuvola all'orizzonte faceva pensare che quella sarebbe stata un'altra giornata di caldo.
Alle 13:30 si è rannuvolato, e mezzora dopo s'è fatto buio.
Alle 14:30 la prima pioggiarella fina e leggera, poi più pesante, ed in meno di dieci minuti un vero e proprio nubifragio, con il vento che rafforzava.
Alle 15 c'erano le pozze nell'aia, tirava un vento boia, era buio, e si sbucciava dal freddo.
La pioggia è andata avanti sino alle 17, ma il freddo di ieri sera è un freddo dicembrino.
Oggi peggio che mai: c'è il sole, ma spicca una tramontana tesa e la minima registrata è stata di 1°C.
Per domani (e sopratutto dopodomani) è prevista la temperatura sotto zero.
...che dire?
Questa è la Natura, e non sono tanto preoccupato per le settanta piante di insalata che babbo ha sapientemente protetto nell'orto, e nemmeno per i prati che stanno letteralmente scoppiando nella loro fase vegetativa, ma...semplicemente per "tutto il resto".
La situazione è questa: tutte le piante di olivo sono in fase di premignola, ossia con i bocci pronti a fiorire, ed una freddata adesso rischierebbe di seccare ogni speranza di fiore...e quindi frutto (momento peggiore non ci sarebbe per accogliere questo fenomeno meteorologico).
Il frutteto, appena impiantato, sta gemmando, ed ancora immerso nella crisi idrica non sopporterebbe mai questo freddo improvviso (temo...moltissimo per queste cinquanta piante giovani e molto indifese).
Tutti gli alberi da frutto sono in fase di post allegagione o hanno comunque frutti: vento più freddo vorrebbe dire che le piante scaricherebbero a terra la futura frutta.
La vigna, ancora con l'erba alta, è la cosa più complicata da gestire, perchè: se togli l'erba togli la protezione dal vento...ma se non togli l'erba (in caso di brinata) mantieni il ghiaccio vicino alle gemme ed ai germogli, amplificando il danno.
Ho quindi scelto di tagliare l'erba nella vigna in basso, protetta dalla tramontana, con la certezza che li il vento freddo non tirerebbe mai, ma che il rischio brinata sarebbe molto alto (è in un fondovalle). Ho anche deciso di lavorare la terra (con un estirpatore a molle) in modo da dare al terreno maggiore velocità per riscaldarsi dopo un'eventuale brinata.
Nella vigna alta il discorso si fa diverso: non temo tanto la brinata (che comunque potrebbe attaccare in alcune zone marginali) quanto il vento freddo, che qui tira sempre molto forte, e quindi ho lasciato l'erba alta a protezione...sperando di avere fatto la cosa giusta.
Penso alle centinaia di opinionisti e professori che, passando lungo la strada asfaltata, vedranno e giudicheranno il mio operato, certamente scuotendo la testa e pensando che le mie valutazioni siano assai errate...
...ci penso, sorrido, e medito di apporre un grosso cartello bianco con su scritto "Cordiali vaffanculo", dando così effettivamente il giusto motivo per poter parlare del sottoscritto.
Ma anche gli animali risentono e risentiranno di questo calo di temperatura: le galline non ci capiranno nulla e rischieranno di interrompere la deposizione delle uova, oppure di raddoppiarla...salvo poi rallentarla drasticamente.
La chioccia, che finalmente si era decisa ad acchiocciarsi in pace, adesso avrà la sua prova di "fedeltà e di carattere": spero che ce la faccia a resistere.
I tanti gerani e fiori coloratissimi che mia moglie ha messo in vaso subiranno le conseguenze, ma credo in modo limitato visto che sono posti in un posto abbastanza protetto.
Peggio per le rose, tante, tutte in boccio, o con rami giovani e tenerissimi.
E noi?
Il camino è acceso, e l'acqua nel boiler è pronta anche all'accensione dei termosifoni: legna ne ho da vendere, e non tremo certo per questa freddata. Ma la felpa pesante ed il giaccone invernale sono stati subito recuperati nell'armadio, e la papalina è in testa a proteggermi da quel bel malditesta che ultimamente mi fa visita ogni sera.
Staremo a vedere.

Quella botta di dicembre che in un aprile che sa di maggio ...fa i suoi danni.

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Gli taglio l'erba sotto, convinto di far bene, in modo da non trattenere l'umidità...e quindi la sicura brinata.
Gli lavoro la terra sotto, laddove riesco, correndo, sicuro di dar modo al terreno di riscaldarsi quanto prima già col sole del mattino.
E poi che faccio?
Mi metto sull'uscio, con mia moglie che è più preoccupata di me.
Si alza il vento, che già era forte, e la casa si scrolla di dosso l'ultima polvere calda dei giorni precedenti.
Faccio cena, ma mangio a fatica, c'ho l'uggia (ho fastidio) addosso, e proprio non mi sento bene.
Il camino tira, come a volersi ingollare (ingoiare) quella legna secca che gli do con regolare attenzione.
Il vento fischia tra gli infissi nuovi, e questo vuol dire che tira davvero forte.
Potrei dare fuoco a qualche pressa di fieno, piazzata qua e là per la vigna, ma sai dove mi porterebbe il fumo?
Sarebbe inutile con questo vento.
Mia moglie prova a non pensarci, mentre a me scappa un'imprecazione, e poi un'altra, e poi forse un'altra.
E' freddo in casa, figurarci fuori.
Io vò a letto, mi dice lei.
E chi dorme stanotte, dico io.
Tanto non gli si può fare niente, dice lei.
Non son nemmeno più buono a pregare, dico io sotto voce.
Lei mi guarda e sorride: mi sa che m'ha sentito.
Lei va a letto, io mi faccio una camomilla, doppia, e ci affogo una cucchiaiata di miele vernino, bello salato ed amaro di edera, e mi piazzo davanti al camino, intontito dal danzare di quella fiamma.
Ma il sonno non arriva.
Ulula la cagna davanti all'uscio, e siccome non c'è luna piena, e siccome non passa un'autoambulanza, allora ulula al vento, e questo vuol dire che è davvero forte.
Non reggo, e mi vesto.
Non reggo e sòrto (esco) di casa.
Come coltelli accidentati, il vento mi taglia la faccia, e gli occhi si tengono a fatica aperti.
E' freddo, un freddo schifosamente accidentato, che t'arriva addosso come fosse una scarica di botte.
La cagna rientra nella cuccia, mi scodinzola mentre la raggiungo per tranquillizzarla.
Sono le due e mezzo, e come un bischero sono accovacciato ad abbracciare quella bestiola infreddolita: non dovevo toglierle la paglia dalla cuccia, e mi cruccio per questo.
Vado a prendere un pò di fieno, con la torcia accesa tra le mani infreddolite, e le capre belano al sentirmi arrivare.
I cipressi si scuotono e lasciano cadere le coccole vecchie, che come grandine m'arrivano sulla testa e tutt'intorno.
Il rombo del vento è assordante, ed ho sempre più freddo: questo è un vento da sotto zero, mica storie...
Mi sbrigo, a fatica prendo il fieno e lo riporto nella cuccia, lo rinterzo e corro in casa.
Batto i denti, accidenti a me, roba da pigliare un malanno: c'ho i lacrimoni agli occhi che tengo a fatica aperti.
Mi siedo praticamente dentro al camino, e se io in due minuti ho preso tutto quel freddo, le mie piante?
Loro la giubba pesante non ce l'hanno mica!
Penso al frutteto nuovo, penso alla vigna...penso ancora alla vigna.
Se accendessi adesso una pressa di fieno, mi se la fumerebbe tutta il vento, tirandomela chissà dove: è inutile e pericoloso.
Non posso fargli niente a questa vigna.
Sono le quattro, ed il mal di testa mi impone di andare a letto.
Mi accuccio accanto a mia moglie, lei dorme.
Speriamo un bene.
...
Sono le sei, ed ho la scusa per alzarmi.
Apro la finestra del bagno, e nell'orto ancora non vedo la brinata.
E come poteva brinare con questo vento?
Guardo i gradi nell'aia, all'aperto: siamo a meno tre.
Meno tre.
Meno tre...
...
Sono le sette e mezzo, imbacuccato m'infilo nella vigna davanti casa.
Il primo filare, salvo... una, due, tre, quattro cinque...ventuno, ventidue...trentasette...sono sane qui le piante, bene!
Hanno retto!
Infilo nel secondo filare, bene le prime venti, poi...la prima fogliolina accartocciata, un'altra, ed un altra ancora.
Alzo gli occhi, non l'avevo ancora fatto.
Davanti a me le giovani foglie sono accartocciate, già grige.
Ne tocco una, si sbriciola.
No.
No!
Salto nel terzo filare, poi nel quarto...nel sesto...nell'ottavo.
Tutta la parte esposta tra il Nord ed in Sud-Ovest è...gelata.
Ci saranno almeno duemila piante bruciate dal vento.
L'erba, laddove l'ho lasciata a copertura, ha fatto il suo dovere, e lì le foglioline non si sono gelate.
Mi gira la testa.
Appoggio il ginocchio in terra, e son solo.
Mi scappa da piangere, e sono stupito.
Mi guardo intorno, non mi vede nessuno...non mi sente nessuno, non trattengo le lacrime.
E' la prima volta che mi succede in vigna.
Non mi trattengo, e non mi scappa neanche una bestemmia, niente, non so dire nulla, ma tiro su col naso, mi rialzo, e guardo la parte sana, esposta a sud, coperta dalla collina del podere proprio da quel tremendo grecale così assassino.
Un terso della vigna è stato azzerato, un altro terzo è abbastanza compromesso.
Ma non è finita, ci sono le piantine del frutteto da controllare.
Affretto il passo, mentre il sole parrebbe volermi scaldare le mani.
Sono le nove e mezzo, e davanti a me ho una, due, dieci, ventidue piante bruciate dal vento.
Il mio fruttetino, mi ci son voluti dieci anni per poterlo fare, maledetta la sorte: prima la siccità, ora la gelata... quelle che camperanno saranno indistruttibili, ma...camperanno alcune?
Devono campare, maledetta la sorte!
C'ho il magone.
Ma non è finita, è no, ci sono le vigne in basso, quelle nella valle.
Prendo la macchina, e come un pazzo guido incurante del fatto che correre non mi serva a nulla, e che è anche molto stupito.
Vedo la prima vigna: è già tabacco.
Un'ettaro e mezzo di...tabacco.
Le buttate più lunghe (circa trenta centimetri) sono tutte afflosciate senz'anima.
Le buttate più giovani (circa tre, cinque, otto centimetri) sono marroni e grigie, ed a toccarle si sbriciolano.
Tutto color tabacco.
Sono le undici, ho visto tutte le vigne, e quelle più a sud si son salvate.
Quelle con lo sbocco a nord non ce l'hanno fatta: il danno che non ha fatto il vento l'ha fatto la brinata, qui in basso.
Che faccio ora?
Parlo con la mia moglie, e questa volta è lei a consolarmi, lei che di gelate nella vigna ne ha già vissute due.
Per me è la prima, così.
Torno al Podere e salto subito sul trattore: devo terminare di lavorare la terra sotto a queste povere piantine.
Devo dargli calore.
...
Sono le sei e mezzo, è quasi sera, sono cotto di stanchezza.
Non mi sono fermato neanche per mangiare...neanche per pisciare.
Il sole raffresca, il vento rinforza.
Rientro in casa, è l'ora di cena: mi scollo di dosso la polvere e provo a mangiare qualcosa: abbiaqmo degli amici a cena, e devo pur sorridere un pochino.
Rido ad una battuta, rilancio con un paio delle mie.
Si sfanga (supera) la serata.
Sono le undici, il vento rinforza.
Devo provare a dormire: sono le due, crollo.
...
Mi sveglio, sono le sei e mezzo, è tardi.
Corro alla finestra, non c'è vento, ma...
...la brinata.
La Brinata!
No, la brinata!



Io ho provato a raccontare quelle che sono state trentasei ore di angoscia, paura, delusione, arrabbiatura.
Trentasei ore che ti cambiano l'annata.
Trentasei ore che non me le scorderò finchè campo.
Ma cosa è successo dopo quelle trentasei ore?
Abbiamo preso la macchina, io e mia moglie, e siamo letteralmente scappati dal Podere, certi che rimanere lì avrebbe rappresentato l'affogare in un dramma che non era comunque "la fine".
Non volevamo ingigantire ulteriormente quanto già era abbastanza grande.
E non potevamo fare nulla, solo aspettare.
Via dal Podere, con la complicità di babbo che si è fatto carico degli oneri ed onori.
Via per un giorno e mezzo, poco distanti da casa, ma accolti dai nostri cari Amici, protetti a tratti.
Al ritorno il sole era caldo, era domenica sera.
Lunedì e martedì ho fatto il trattamento con la propoli, in dose abbondante, solo alle vigne che hanno subito la gelata (tanto quella di brina quanto quella di vento).
Mercoledì ho terminato di lavorare la terra, anche nel frutteto, ed ho aspettato che quel tempo di burrasca portasse la pioggia.
Giovedì ha piovuto, e la vigna ed i campi tutti hanno bevuto.
Venerdì ed oggi sono state giornate piuttosto asciutte, ma le temperature sono ancora molto basse.
Le viti sono ferme, e questo forse è un bene.
Penso a quelle lacrime versate, e non me ne vergogno.
Non mi era mai successo prima d'ora, e m'è capitato proprio con quelle viti con cui tanto litigo durante l'anno, così basse, così delicate, così...necessarie per la mia vita.
Un rapporto che è nato in un obbligo velato, spinto dalla speranza di poter cambiare le cose, e proprio grazie a quelle viti...e sopratutto alla vigna del Podere, tutta la mia vita è cambiata.
Io, che mai avevo avuto empatia con questa pianta, seppur fossi un estimatore del suo nettare, delegavo sempre ad altri i lavori e le attenzioni di cui necessitava.
Ma poi l'Amore mi ha spinto a fare un sospiro, e chinarmi all'ascolto: negli ultimi quattro anni della mia vita ho imparato a trascorrere tanto tempo nella vigna, ed ho fatto prima pace e poi amicizia con questa pianta dalle mille risorse.
La Vite, che ha il nome così strettamente legato alla "Vita", ce la farà anche questa volta, lo so.
Il Sangiovese è una pianta dalle mille risorse, me lo ripeto ogni volta che deve affrontare una tribolazione, e si riprenderà, magari dando meno frutti, magari scadendo un pò nella qualità, ma non mi tradirà, ne son certo.
Sento il peso della mia responsabilità, ma sento anche i limiti delle mie possibilità d'intervento: non potevo fare di più.
Per le varietà più in basso l'incognita è più grande, ma la Vite è comunque una pianta che ha tanta forza e  resilienza.
Tante le viti che hanno sofferto, troppe quelle che potrebbero perdere l'annata, ma adesso posso solo osservare nell'attesa che questa mi lancino un qualche messaggio.
Nel frutteto le piantine secche ricacceranno? Non ne ho idea.
I fiori dei vecchi meli sono gialli ed appallottolati, e di mele se ne mangeranno poche quest'anno.
La campagna è anche questo.
Tutto questo per quella botta di dicembre che in un aprile che sa di maggio proprio non t'aspetti...e che fa i suoi danni.







Fanculo tutto il resto: delirio e consapevolezza

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E' passato più di un mese dal mio ultimo post.
Un mese lungo, posso giurarlo, di quelli che non ti scordi tanto facilmente, dove la testa pare essere dentro un frullatore che gira a mille.
Provo a fare il punto della situazione, alla mia maniera, tutto d'un fiato.


Ci son momenti nella Vita in cui senti che il vento ti tira contro, in cui il respiro si fa pesante e le mani perdono forza.
Ci sono momenti in cui la Terra non è mai stata così bassa, le giornate così lunghe ed il letto così scomodo.
Ci son momenti in cui sorridere è tanto difficile.
Ci son momenti in cui "come fai sbagli".
Ci son momenti in cui lo specchio ti dice cose poco piacevoli, ed intorno a te hai troppa polvere sollevata per capire bene cosa stia accadendo.
Questi son momenti, e come tali son destinati a passare, durare sino ad un certo punto, ad esaurirsi.
E' da qui che viene la forza di buttare gli occhi oltre tutto questo, mentre il cuore ancora ha fatica ad orientarsi.
Io sono una persona semplice, ed ho sempre avuto l'ambizione di...avere una vita semplice: non ho mai voluto fare l'astronauta da bambino, ne tanto meno girare il mondo da ragazzo, ed oggi che son uomo sogno una vita di semplicità.
Ho bisogno di regolarità, di rituali da ripetere, di un limite fisico alle cosa da fare...ed in questo momento tutto questo mi manca fortemente.
Continuamente bersagliato da eventi atti a destabilizzarmi, mi aggrappo a quelle radici profonde e solide che ho per reggere il colpo, ed aspettare che passi la buriana.
Perchè son momenti...e la buriana passa sempre.  Io questo lo so.
La Campagna non mi è ostile...
...le persone talvolta lo sono.
Accarezzo il cane una volta a vantaggio, mentre lo guardo invecchiare ed ancora rimanere cucciolone eterno.
Tutto sta correndo, e mentre fuori c'è odore di Luglio, si è chiuso oramai un Maggio decisamente turbolento, empio di novità, di emozioni, di scosse.
Nella novità, anche se d'acchito c'è dolore, sempre vedo cose buone, cose migliori, cose che mi faranno stare meglio.
Sudare mi da energia, stancarmi fisicamente mi fa stare bene, avere le mani sporche mi da soddisfazione, ma son le persone ostili che mi logorano.
Un pensiero quotidiano: buttar fuori quella rabbia che inevitabilmente si è accumulata e che continua ad accumularsi.
Sfogarsi, contro chi ti giudica a prescindere o contro chi ti pugnala alle spalle.
Sarebbe lecito, vero? Certamente sarebbe umano, mentre invece trovo poco umano dover trattenere sempre, per non peggiorare le situazioni, per non ledere le già evidentemente lese suscettibilità altrui.
Più invecchio e più mi rendo conto di non avere un carattere facile, e negli anni mi sto chiudendo sempre di più.
Schivo, restio a quei riflettori social, vivo una vita asocial, in mesi lunghissimi fatti di crescenti impegni, con una stagione che pare letteralmente IMPAZZITA, e con alcune delle persone che dovrebbero (dovrebbero?) esserti alleate che si impegnano per farti sentire la persona più brutta del mondo.
Se penso alle energie che ho impiegato per capire ed ascoltare il prossimo...
Se penso al tempo che ho trascorso a trovare le giuste parole per farmi capire dal prossimo...
Se penso a quanto cuore e testa ho letteralmente consumato per il prossimo...
Ecco che mi viene voglia di mandare tutti a fare in culo, fare fagotto, e andarmene in cima ad un monte a vivere davvero come un eremita.
Le arrabbiature non smaltite s'incancreniscono nelle budella, e le imprecazioni non bastano più a dare quell'attimo di respiro.
Qualcosa deve cambiare.
Io devo cambiare.
Non posso continuare a rivivere tutto questo ancora, a qualche giorno dai 38 anni, con responsabilità crescenti e di nuove in arrivo.
...
Sono tanto incazzato.
Ieri entrando nella stalla il Becco faceva la consueta prova di forza con il sottoscritto, ma un'occhiata...una sola è bastata per farlo entrare nella stalla in un angolo.
Così non mi era mai capitato.
...
Mi guardo intorno a vedo polvere.
Quest'anno ho dovuto farmi aiutare per fare il fieno, ed oltre il danno la beffa: esattamente 1/3 rispetto allo scorso anno.
Un terzo...vuol dire che ho perso il 66% di fieno...vuol dire che dovrò comprare il fieno, per la prima volta in vita mia dopo tantissimi anni (l'ultima volta non avevo ancora il podere).
Tutto secco, come se fossimo in un deserto: poca l'erba, stenta e già gialla.
La Mignola degli ulivi, abbondantissima, cade, ed alcuni ulivi stanno perfino perdendo le foglie per la siccità.  Questi alberi non campano di sabbia ma di acqua.
La vigna è stenta, e dopo la gelata bastarda di più d'un mese fa, adesso soffre le pene dell'inferno per portare avanti quel poco di verde che è riuscita a salvare o a far riscoppiare.
Una fioritura breve, e subito allegagione per quelli che paiono grappolini piccoli e radi.
Il frutteto poi...un magone.
Completamente seccate il 40% delle piante, ed un 20% sta morendo: messe a dimora di marzo, prima la siccità, poi la gelata, ed adesso ancora la siccità.
Povere piante...mi ci piange il cuore.
Nell'orto le patate si stanno ammalando, ed il consumo di acqua è arrivato a livelli altissimi: sinceramente non so come potrò affrontare nei tre mesi e mezzo di caldo che ho davanti.
...
Questo blog sta divenendo un muro del pianto, e non mi sta bene.
Forse è bene che io ignori i miei problemi e qui racconti solo il bello di una vita che fatica ad essere bella.
Forse sto diventando lamentone, o forse sono diventato pessimista?
O forse sono dentro il mio momento catartico ed ancora non me ne sono reso conto.
...
Fuori il sole brucia, oggi ho indossato per la prima volta dei pantaloni corti: queste gambe bianche e pelose fanno schifo,ma tanto qui non mi vede nessuno, ed è troppo caldo per mettermi a fare sfilate di moda nell'aia.
...
Maggio è stato anche portatore di bellissime notizie, e voglio concludere così questo mio discorso a cuore aperto.
Concludere con il bello, che c'è ogni giorno nella vita di tutti noi, e che a volte si rivela come fantastico.
Molte sono le cose che prendono il verso giusto, e quelle sono importantissime: cose che si "aggiustano" e cose che si "avvicinano".
Sorrido quindi, pensando alla bellezza di queste cose, e me ne esco di casa ad annusare il basilico ed a cogliere due ciliegie.
Fanculo tutto il resto.

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