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Channel: Pensieri di un agricoltore senza tempo
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21 dicembre, solstizio d'Inverno

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Solstizio d'Inverno

S'abbassa la veste di bianco tinta,
rallenta il tempo che quasi si ferma:
la mano che trema adesso si scalda
al ciocco rovito nel canto del fuoco.

Odore di pino, odor di ginepro,
il freddo che frizza sulla punta del naso,
il silenzio che abbraccia d'intorno alla casa,
dal paiolo si scende polenda abbollore.

S'accosta la festa dei mille pacchetti,
scorre nel fosso l'acqua ghiacciata,
lo zirlo di tordo nella quercia spogliata
mi spinge al riposo che tanto ho sognato.

L'inchino all'inverno è quasi un dovere,
la lana che pizzica sotto al maglione,
il giorno pian piano ritorna ad allungare,
c'è quiete nei pensieri di chi sa ascoltare.




L'ho trovata nella cronologia, tra i post mai pubblicati.
E' mia, di qualche anno fa.
Perdonate la forma: nessuna pretesa, solo un mio semplice tributo all'inizio dell'inverno.


20 Marzo 2019, l'Equinozio di Primavera

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E' passata una stagione.
Tre mesi, tanto il periodo di silenzio in questo mio angolo.
Tre mesi per fare, tre mesi per disfare, tre mesi per pensare.
Cosa è successo in questi passati tre mesi rimane tanto sigillato nel tempo, quanto avrà un'eco ricco delle sue piccole grandi eclatanze.
Entra la Primavera, la stagione della rinascita, del bel tempo, delle temperature miti, dei fiori, dell'erba verde, delle api che svolazzano, ma...
...ma tutte queste cose qui al podere sono già presenti da almeno un mese.
Già perchè, la fioritura del susino Goccia d'Oro è iniziata a metà febbraio, e le altre varietà di susini hanno fiorito di lì a poco; le prime api si sono viste a San Valentino nella fioritura dei rosmarini; un mese fa si sono toccati i 20°C nell'aia, e le giornate erano calde sin dal primo mattino.
Tanta, troppa confusione per animali,  piante ed Agricoltori.
Non piove, salvo una grandinata improvvisa di una settimana fa, dai primissimi giorni di febbraio.
Non piove, e la terra è dura, già si crepa.
E' l'Equinozio di Primavera, e stamane erano 0°C nell'aia, mentre in casa si fa fatica a mantenersi vicino ai 17°C con un camino che galoppa con legna secca per alimentare i termosifoni.
C'è odore di polvere nel campo, mentre l'orto è invaso dall'erba che scrocchia, tanto adorata dalle galline che lì razzolano e preparano il terreno alle prossime lavorazioni.
Nessun capretto a belare, quasi come a sigillare quel senso di fallimento ed inadeguatezza che provo nei confronti di quella stalla a cui tanto ho dato negli ultimi dieci anni.
Le api che visitano le fioriture intorno casa provengono da alveari non miei: le mie casette sono vuote, e se ne stanno accatastate su di un pianale dietro casa.
Il maiale non grufola col grugno in terra, ne credo che presto ce ne sarà qualcuno nel recinto del castro.
La legna sta calando, senza alcun rinnovo di un taglio vernino: lentamente consumo le mie riserve.
Non so se affronterò un altro inverno qui al podere e non posso accumulare per poi non riuscire a portarmi dietro, chissà dove.
Sono triste?
Forse un pò lo sono, ma non è poi così importante questo.
Sono Preoccupato?
Certo, sarei un folle a non esserlo.
Sono scoraggiato?
Mai...in fin dei conti è Primavera, la stagione della rinascita.
E che rinascita sia.








Una preghiera per voi: aiutatemi, se avete il piacere di farlo, a non rendere questo blog un piagnisteo, ma piuttosto a fargli riprendere luce e freschezza.
Credo, indipendentemente dalla mia situazione, di avere ancora molto da condividere, e sento la volontà ed il dovere di continuare a farlo.
Ho parlato, e continuerò a parlare, del mio personale, questo è ovvio, ma aiutatemi a non lasciare che questo prevarichi il senso del Blog stesso.
Son certo che mi capirete.

Pensieri Anacronistici sull'Agricoltura Naturale (Parte 1°)

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Avere (quasi) quarant'anni mi permette di poter stendere qui un'analisi, da un punto di vista strettamente personale, di come stia cambiando il ruolo dell'Agricoltore al giorno d'oggi.
Mi guarderò indietro, come sempre faccio, ma lancerò i miei pensieri oltre il domani, nella speranza di produrre qualcosa che possa FAR RIFLETTERE chi avrà voglia di leggere.



Partiamo dall'Agricoltura
Dei Settori Economici il Primario è senza dubbio il più importante, in quanto è quello che provvede al diretto sostentamento dell'essere umano attraverso l'utilizzo e sfruttamento delle risorse che la Natura ci consegna.
Le miniere, la pesca, la selvicoltura, e poi...l'allevamento e l'agricoltura.
L'Agricoltura è l'attività economica più antica, seconda soltanto alla caccia, e da sempre è alla base di qualsiasi sviluppo sociale ed economico delle più differenti civiltà, nel tempo.
L'Agricoltura ha da sempre subito la propria evoluzione, seguendo quella della civiltà Umana, spesso condizionandone il cammino.
Strettamente legata alle forze che regolano la Natura, da sempre considerata come una delle più faticose e meno redditizie attività economiche, sempre a rischio poichè direttamente esposta al clima, agli agenti atmosferici ed al mutare delle stagioni.

Quali i fattori che hanno contribuito a mutare l'Agricoltura?
Il Progresso ha trovato spazio anche nell'Agricoltura, mutando spesso radicalmente la vita di chi lavorava nelle campagne, talvolta violentando la Natura in modo indiscriminato, spesso migliorando la stessa conduzione agricola da parte dell'uomo, sempre spingendo verso un'evoluzione che avrebbe dovuto far meglio di quanto fosse stato fatto in precedenza.
Dalla Rivoluzione Agraria del 1700 in poi, questo è stato il fattore principe che ha fatto mutare l'Agricoltura.
- Il Consumismo ha poi definitivamente condizionato l'opera dell'Agricoltore spingendolo a "produrre ad ogni costo" andando ad ignorare le oggettive possibilità di un territorio, talvolta uccidendone animo e struttura. Un'Agricoltura dei numeri, dove la sostanza ha dovuto far spazio alla quantità.
Seppur sia arrivato a metà del 1900, ha segnato in modo tangibile il modo di pensare (e fare) Agricoltura partendo proprio dalla richiesta di prodotti agricoli.
- La Globalizzazione ha abbattuto le distanze, permettendo una evoluzione in paesi svantaggiati, ed una involuzione a sfavore delle tradizioni in buona parte del mondo, spingendo comunque sempre l'onda del Consumismo contro le piccole realtà a conduzione familiare.  O piuttosto portando il sapere agricolo laddove questo potesse migliorare... o piuttosto disconoscendo l'etimologia e l'origine stessa di quanto fosse stato fatto per secoli prima, tanto per far bene, quanto per far male al territorio, all'attività agricola, e talvolta all'uomo stesso.
Tra tutti è il fattore più recente, ma che più ha drasticamente stravolto il concetto stesso geografia e storia legati all'Agricoltura.

Progresso, Consumismo, Globalizzazione: oggi in Agricoltura molte le vittime, alcuni i sopravvissuti.
La Chimica ha cavalcato tutti questi cavalli, e con lei le industrie, le lobby, le multinazionali, i potenti: non si deve demonizzare questo poichè è questo che l'uomo ha evidentemente voluto.
Tra gli anni cinquanta e gli anni novanta nelle campagne del mondo sviluppato sono state riversate, spesso indiscriminatamente, sostanze di ogni sorta nei campi che ci hanno nutrito, che hanno nutrito generazioni e che nutriranno i nostri figli ed i nostri nipoti.
Progresso, Consumismo e Globalizzazione non hanno saputo gestire tutto questo, lasciando che il Mercato cambiasse e si piegasse definitivamente a ciò: la Chimica ha risolto problematiche vecchie di secoli, ha debellato malattie animali e vegetali, ha reso fertili terreni improduttivi, ha fatto aumentare le produzioni di latte, di grano, ed ha ingrassato le tasche di pochi, a discapito di tutti.
La Genetica, che sempre ha avuto il suo naturale cammino, è stata rivista e stravolta: sotto il manifesto delle più alte ed onorevoli speranze, ha soppiantato (e spesso ucciso non troppo lentamente) la storia agricola vecchia di Un Sempre, per contaminare addirittura in modo irreversibile talune varietà.
La Chimica e la Genetica sono, a detta dei più, le risorse dell'Agricoltura del domani...dove il terreno a quanto pare non varrà più molto.
Tutto questo è a dir poco agghiacciante poichè accade, sotto gli occhi di miliardi di persone, senza che (quasi) nessuno alzi una mano per fare e farsi qualche domanda.
La richiesta crescente di prodotti alimentari giustifica tutto ciò...

Esistono Alternative a tutto questo?
La Biodiversità oggi è un faro che segna la via oltre tutto quanto l'abbia preceduto.
La Biodiversità rappresenta quel ponte tra "il fu" ed il "potrà ancora essere", percorribile da tutti ma sempre e solo con Osservazione e Rispetto.
L'Agricoltura che più vuol rappresentare la Biodiversità è quella che abbraccia una filosofia quanto più Naturale possibile, deviando quanto più si possa da tutte imposizioni (invisibili e non) che il Mercato ci chiedeva sino a pochi anni fa; contrapponendosi ad una Chimica che si insinua cinicamente in ogni respiro e sospiro che sappia di Agricoltura.
L'Agricoltura Naturale si dice che non sfamerà il mondo.
L'Agricoltura Naturale si pensa (ma non si dice) che abbia l'arduo compito di salvare il mondo.
L'Agricoltura Naturale , per molti, nemmeno esiste.
Biologico, Biodinamico (entrambe Agricolture Certificate da enti che hanno il dovere di regolamentarle), la Permacultura, l'Agricoltura del non fare...e tutte quelle interpretazioni, tanto territoriali quanto personali, che derivano da tutto questo.
L'Agricoltura Naturale rifugge la chimica di sintesi.
L'Agricoltura Naturale non prevede azioni invasive (o comunque depauperanti) per le lavorazioni in campo e sulle piante.
L'Agricoltura Naturale si avvale tanto di Autarchia quanto di Ricerca, tenendo sempre presente l'intero ecosistema, e mai forzando verso un indirizzo avverso a questo.
L'Agricoltura Naturale, faro e nebbia, si presenta in modo tanto etereo quanto materiale, proponendo piccole grandi azioni di alternativa a quanto è già stato deliberato, e facendosi talvolta portavoce di una vera e propria disubbidienza civile.
L'Agricoltura Naturale è Moda.
L'Agricoltura Naturale è emarginazione.

Il recupero di quanto è stato perso, cancellato, dimenticato, oggi è volano per quegli Agricoltori che NON OSTANTE TUTTO si stanno adattando a quelle forze avverse che minano il loro operato.
Burocrazia, che illegittimamente livella il minuscolo Coltivatore Diretto con l'Industria Agricola.
Contaminazioni portate dalla globalizzazione, di nuovi agenti di danno, malattie inverosimilmente sempre più resistenti, infestanti indomabili.
La Lobby che detiene il "monopolio" dei semi, e che non riconosce l'immenso patrimonio di storia che ha abitato nelle nostre tradizioni agricole (e nelle nostre tavole).
La Lobby che "obbliga" ad usare colture resistenti, salvo poi obbligarle a "trattamenti specifici", salvo poi obbligarle ad un NON rinnovo legato al loro essere ibrido commerciale.
La Lobby che spinge "sotto il tappeto" gli OGM, contaminando per sempre specie come i vari Mais Autoctoni, od obbligando i consumatori ad un abitudine poco spiegata ma forzatamente propinata.

Demoni e spettri nelle vite di chi ci crede, e...ci vive di Agricoltura, senza la capacità di resistere a quanto di così immensamente grosso ed opposto.
Rabbia e sconforto nel cuore di chi non vuole cedere il passo a qualcosa che non gli saprebbe più appartenere.
Forze avverse sulle tempie, sui i sogni e sui bisogni di chi ha le mani sporche di terra e l'animo lindo del suo "aver saputo scegliere".
Una voce troppo fievole per essere udita da chi non ha orecchie.
Io vedo due soluzioni nell'oggi: soccombere, per lasciare il passo ad un Tempo Nuovo che rivoluzionerà per sempre, azzerando quanto fu, a favore di quanto deciso dai pochi del Mondo....oppure farsi piccoli, in un'agricoltura di Resilienza.
Il Piccolo Agricoltore, custode ed artigiano delle proprie origini, deve plasmarsi ai colpi inferti con l'obbiettivo principale di non sentirne più il dolore, e riuscire a continuare la sua opera.
Mai smettere di credere...in quello in cui si crede, se ci si crede davvero.

(segue PARTE 2°)

Ho finito la legna per scaldare la casa

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Era il giorno di San Valentino, lo ricordo bene, il 14 di Febbraio.
Nell'aia, alle 11 del mattino, avevo le maniche della camicia tirate su, ed...ero solo in camicia, senza avere freddo.
C'era il sole, tanto, ed era forte in quel suo voler scaldare.
Era metà Febbraio, ed in quei giorni pareva che tutto si stesse ribaltando, e che la Natura si stesse ancora prendendo gioco del sottoscritto.

...

Era ieri, non posso certo scordarlo, il 14 di Maggio.
Nell'aia, alle 11 del mattino, avevo la camicia di flanella, la felpa e la giacca a vento, patendo freddo alla faccia che era scoperta.
Non c'era il sole, tirava la tramontana, ed era un freddo che strizzava le meningi.
Era, è metà Maggio, ed in questi giorni pare che tutto si stia ribaltando, e che la Natura di stia ancora prendendo gioco del sottoscritto.

... a tre mesi di distanza continuo a chiedermi: "Ma sono l'unico ad essere preoccupato per tutto questo???"
Ho quarantanni, e non ho memoria di una cosa del genere, anche se mi dicono che nel 1987 accadde qualcosa di simile... ma è dal 2011 (tra l'altro anno di fondazione di questo Blog) che ogni anno gli esperti spendono tempo per rassicurarci che "un'annata così anomala per..." l'avevamo già avuta un'altra volta.
Continuo a chiedervi, "Ma a voi tutto questo fa stare tranquilli???".

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Un saluto a tutti voi.
Come è evidente non riesco a mantenere l'impegno preso di avere una presenza più costante in questo Blog.
Mi dispiace per tutte quelle persone che nel tempo si sono affezionate a questo luogo...o al sottoscritto: sento di trascurarle.
I mutamenti della Vita, tanti a dire il vero nei miei ultimi due anni, mi portano ad essere sempre "distante", in qualche modo, dalla capacità di scrivere qui.
Se avete letto gli ultimi post sapete che ho lasciato andare tante cose, e che presto mi dovrò trasferire: sento di avere fatto degli errori in passato, di aver capito troppo tardi dove e come stessi sbagliando, e di non avere avuto la capacità di gestire e rimediare. Ma ho anche la certezza di avere fatto delle buone cose, di essermi portato sempre avanti nel mio cammino di vita, tanto da un punto di vista professionale quanto umano.
Con fatica, magari qualche rimpianto, molta tristezza, ma piena consapevolezza del fare bene, adesso mi accingo a cambiare pagina, e a scrivere un nuovo capitolo lasciando indietro molto.
Non lascio però indietro questo Blog, che seppur trascurato, è una cosa "mia" che ho aperto "a chi abbia voglia di leggere".
Era il settembre 2011, parlavo di ideali e di scelte.
E' il giugno 2019, e sono ancora qui a farlo.

Nell'attesa di ripartire, vi lascio qui il mio indirizzo email.

agricoltoreanacronistico@gmail.com

Ciao a tutti e Buona Estate

Punto ed a capo

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Da dove riprendere?
Potrei usare metafore, potrei dirlo prendendola alla lontana, potrei far finta di niente e rincominciare...
Semplicemente, ho terra sotto i piedi, e posso riprendere il mio lavoro, la mia Vita.
Un'apnea lunga, dolorosa, complicata, ma...necessaria.
Mi sono spostato, son salito di altitudine, ed ho lasciato molto di quello che mi aveva dato da vivere in passato.
Un rinnovamento bello e buono, un cambiamento radicale, frutto di una delle più profonde catarsi che nella mia Vita io abbia mai dovuto affrontare.
Catarsi che ha coinvolto tutta la mia famiglia, e che ci sta rendendo ancor più uniti, ancora più convinti che la scelta fatta sia quella che più ci appartiene, ancor più pronti a sacrificarci per avere anche solo un pezzettino di terra che possa essere nostro, un giorno.
Intanto, saremo pronti a recuperare, accudire, coltivare e rivalutare la Terra che qualcun'altro non ha più voglia (o possibilità) di coltivare.
Quindi, punto ed a capo.

Non ho mai smesso di guardarmi allo specchio

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Mettere in fila tutte le idee, arginare la troppa parte emotiva di questo momento, e cercare di fare chiarezza lasciando spazio alla testa e tenendo a freno la pancia.
Non è facile quando si sente che lì, proprio a pochi centimetri dalle mani, c'è luce che già ti scalda occhi e pensieri.
Non è facile quando il bimbo che abita dentro di te scalcia per la voglia di fare, di scoprire, di assaggiare.
Mettere in fila tutte le idee, di una Vita intera, di quando ero bimbo e babbo e mamma mi vedevano maturare questa passione, di quando nonno mi teneva la mano e mi "faceva scegliere" il sogno più bello per me, di quando adolescente mandavo a quel paese il professore di turno che voleva demolirmi i sogni, le idee di me studente universitario, sognatore pragmatico, e di quando vedevo nella tradizione e nella Naturalità, l'unica via.
Guardare negli occhi i fallimenti, saper loro dare un nome, un colore, e capire dove siano iniziati e come non possano ripresentarsi più, almeno quelli.
Essere pronto a fallire ancora, facendo a cazzotti con la propria ombra, salvo poi saper far pace col cervello e ripartire.
Impegnarsi per non cadere nel vittimismo, senza neppure rischiare di essere troppo sicuro di se stesso, imparando quella via di mezzo che a quanto pare è davvero lastricata d'oro.
Fregarsene platealmente di quei diti puntati contro, sapendo quanto piccine siano le persone che vi stanno dietro, ed ascoltare piuttosto chi ha voglia di ascoltarti.
Lividi e carezze nello stesso posto, ma questa è la Vita di tutti, mica solo quella di un Agricoltore Anacronistico.
Punto ed a capo, dicevo qualche giorno fa, mentre continuo a guardarmi nello specchio.
Sorrido.



Cammino nel castagneto: annata funesta, con il 70% di castagne bacate.
Avessi avuto i maiali, avrei saputo io come rifarmi.
Cammino nel castagneto, e non c'è fungata nuova: conto i giorni che mi separano da quella che sarà, molto probabilmente, l'ultima occasione per porcini ed ovoli, mentre le foglie stanno coprendo tutto.
Sarà difficile scovar castagne buone e funghi mangerecci sotto a questa coltre gialla.
Devo potare, e potare molto: avrò legna di castagno per il prossimo inverno, ma ci vorrà cavallo, tempo, e schiena buona per portare tutta questa legna sino al podere.
Il trattore adesso proprio non posso permettermelo: rimetterò in uso il vecchio motocoltivatore, lo carrellerò, e mi accomoderò così per questo inverno.
Cammino e penso che tra poco potrebbe iniziare il periodo della neve, e per tener sgombra la strada mi ci vorrà...il trattore, appunto.
Una cosa alla volta: il fuoristrada saprà cavarsela, e se non ce la farà allora studierò un'altra soluzione.
Nel bosco, a margine del torrente, c'è odore di fresco,  Secondo me in estate qui ci saranno tafani da far rabbrividire.
Risalgo, c'è salita, tanta, ma la strada è carrabile. Un gruppo di pini indica l'inizio del pascolo che si affaccia a sud, ancora castagni, e poi tutto è verde.
Vedere il podere da qui è un'emozione grandissima: un abbraccio tra campagna e montagna, dove l'aria è pungente, ma gli odori sono di un agro che vuol ripartire.
Un tempo le pecore e gli asini, domani chissà,
Il susino è martoriato dai caprioli che lo usano come gratta corna: queste lesioni prima o poi lo faranno seccare.
In terra i cinghiali hanno lavorato come un coltro.
Se non recinto io qui non ci colgo un frutto...non ci faccio nemmeno un poco di orto.
Orto di montagna: patate, patate e patate...ma proverò a portar quassù l'esperienze di una vita di orti, e vediamo se nel giro di tre anni sarò riuscito a trovare il modo di farci venire anche i pomodori.
Cammino, e la catasta di legna di fonte alla casa mi dice che, da subito, avrò lavoro da fare: senza legna qui non si campa.
Entro in casa; ancora c'è odore di una vita non mia, non nostra, ma i muri ci abbracciano.
Mobili non scelti, stoviglie, foto ai muri, scarponi...tutti di altri: presto ci sarà cambiamento per la casa, ma senza fretta, prima devo sistemare gli animali, poi noi.
Il sole sta tramontando, ed io non lo vedo: qui l'affaccio è verso est, ma le montagne si tingono di rosso, scatto una foto nella mia testa, immagino quella che sarà la mia prima alba qui.
Sarà una grande Avventura questa.

Notte di tuoni e stanchezza: l'inizio

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E' notte,
di quelle che passo a ripensare alle cose fatte.
Di quelle che passo a riflettere sulle cose da fare.
E' notte, e mentre il temporale sbatacchia i suoi pugni sulla finestra, riposo le gambe stanche e aspetto che venga presto giorno.
Il vento ulula come un disperato, e il fuoco nel camino inizia a spegnersi: devo attizzarlo, non ho legna fina.
Ancora un tonfo, un'altro, un'altro ancora...tre ore che va avanti, e chissà per quanto continuerà a scuotere la casa.
Mesi interi senza una goccia d'acqua, ed un Novembre che non sa chiudere le cannelle.
Nel bosco la legna giace fradicia e coperta di foglie; nell'aia, tutto è da fare; presto arriveranno gli animali, ed al podere non ho ancora realizzato un recinto.
Non c'è affanno, magari stanchezza, ma niente affanno: in futuro ci ricascherò, ma farlo adesso sarebbe troppo stupido.
Domani ci sarà una cantina da svuotare, tante cose da buttare, e una vita da progettare.
Nessun affanno, solo sana stanchezza.
Sorrido.
Tuonano bombe, la luce saltella, il computer si spegne...buonanotte.

La prima Neve al Podere

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Oggi è caduta la prima neve al Podere...
La minima sotto zero, la previsione di pioggia nel primo mattino, ci avevano fatto preparare a questo, ma trovare il giorno mentre sta nevicando, è stata comunque una sorpresa.
La prima neve... e sappiamo che le nostre vite saranno strettamente legate a questo fenomeno atmosferico, come al freddo (freddo..freddo!), al vento forte di tramontana e grecale, alle gelate, alle piogge frequenti, ai temporali improvvisi e violenti.
Vivere in montagna è anche questo, ne siamo consapevoli, e proveremo a fare di tutto per adattarci e imparare a conviverci.
Ma l'emozione della neve che cade...
Ancora non ci sono animali da accudire, colture da proteggere...c'è "solo" una casa che deve essere scaldata con la legna: camini, stufe, e una vecchia caldaia che vuole essere "governata" ogni ora.
Non siamo ancora attrezzati al meglio, in effetti siamo forse ancora accampati ed improvvisati, ma lo spirito di adattamento non ci manca.
Magari sarà un Bianco Natale...

Era "solo" una nuvola...

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Le mani che frugano nella cassetta degli attrezzi.
Tasselli e viti, spessori e cacciavite...ed un pavimento da riassestare.
Mi fermo, mi tiro su, e cerco un pò di luce sana, oltre quel faretto che mi illumina il lavoro.
M'affaccio alla finestra, e tutto pare bigio: non è nebbia, non sta piovendo, eppure non si vede oltre cinquanta metri, e tutto è ingrigito, tutto s'inumidisce.
Miliardi di gocce d'acqua, come nebulizzate, sul giaccone, sulla finestra, bagnano con leggerezza.
Spuntano due caprioli da dietro la legnaia, si fermano e guardano dentro casa.
S'accostano quasi, per poi schizzare via nella nuvola.
Apro l'uscio, c'è silenzio.
Un silenzio che t'arriva al petto, un silenzio che disarma.
Nessun uccello, nessuna foglia che si muove, tutto sembra "fermo", e forse anche il tempo s'è fermato.
La nuvola continua a mangiare la casa, il campo, le vette dei castagni.
Odore di camino, di stufa, di fuoco di castagno: condisce l'odore di erba bagnata e di umidità.
Mi perdo mentre cammino nel prato ancora verde, mi volto, e la casa è sparita, il ciliegio è sparito, son solo, mentre mi si bagna la faccia, e con le mani fò fatica a tenermi calde le dita.
Mi accuccio, ginocchio a terra, m'abbasso e mi guardo intorno: sono solo, da qualche parte di fronte casa, ma solo.
Sono inghiottito nel silenzio più fragoroso.
Un attimo ancora.
Ecco che il bigio s'abbaglia, si scosta il manto dalla terra, riappare la sagoma di casa: il tetto, le finestre, i comignoli.
Mi giro, come osservato, e i due caprioli son lì, a dieci metri, impassibili, tra un digrumo ed un battito di palpebre.
Ci guardiamo, incollati in quella cartolina sbiadita che si sta dissolvendo.
Un raggio di sole sfonda.
Un altro, ed un altro ancora...
Mia moglie mi chiama da dentro casa, mi alzo, scappano i caprioli, tornano a volare le foglie di terra.
Sfonda il sole, e vedo il silenzio spostarsi oltre: una motosega canta nella collina difronte, mentre il fosso ha ripreso a mugliare.
Torno in casa, m'aspetta un piatto di minestra abbollore.
Era "solo" una nuvola...

Un Augurio per questo Natale

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Gli ultimi attimi di questa vigilia di Natale li trascorro qui.
Mentre tutti dormono in questa casa affollata di affetti e generazioni, guardo l'albero e le sue luci accese, e penso che entro pochi attimi dovrò chiudere tutto ed andare a letto, perchè sennò non passerà Babbo Natale.
La bimba ha lasciato tre biscotti (...anzi due e mezzo...visto che metà se l'è pappato lei) ed un bicchiere di latte, ed assieme alla nonna ha guardato fuori dalla finestra per vedere se c'era movimento intorno la casa: domani mattina sarà per lei Gioia pura.
Solo poche righe, dedicate a Voi, lettori abituali o avventori occasionali, a voi che fate periodici e lunghi interventi, o a voi che mi leggete silenti, magari per la prima volta, magari da sempre.
Non una lettera per Babbo Natale, visto che adesso c'è già chi ci pensa in famiglia, ma solo un abbraccio ed un sorriso a voi.
In molti modi, in questi anni, tanto alternandovi, quanto rimanendo qui stoicamente, mi avete sostenuto, criticato, aiutato, trattenuto, consigliato.
Grazie, grazie, grazie...
L'augurio che faccio a tutti voi, ed anche a me stesso, è che per qualche meravigliosa magia natalizia, non vi sentiate più giudicati da persone che non abbiano la voglia (o la capacità) di comprendervi nel vostro essere diversi da loro.
Questo il mio augurio.
E voi cosa augurate al prossimo per questo Natale 2019?

Buon Natale
A.A.

Semplicemente

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Chiudere questo anno non sarà certamente più difficile di come sia stato iniziarlo...

Semplicemente,
Buona fine e buon principio.
A.A.

Di Fatica e Soddisfazioni

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Ultimo giorno di luna calante, la luna calante di Gennaio: la migliore per tagliare polloni di castagno da destinare a pali, colonne e filagne.
Siamo nel bosco, io e mio babbo, nel silenzio sbattuto dal canto della poiana e dai fruscii di daini che ci osservano da vicino.
Siamo nel bosco, e facciamo del nostro meglio per portare avanti un buon lavoro.
Le attrezzature son quelle che sono, e l'autarchia ancora una volta è regina nel mio lavorare.
C'è fatica, Dio mio se ce n'è: si lavora in piaggia, e le ginocchia non si possono mai rilassare sennò su rotola a valle.
La forza di gravità sembra sin troppo potente, e l'equilibrio ci rende ancor più nani di fronte ai giganti da abbattere.
Dispiace tagliare un albero, dispiace sempre, ma farlo con cognizione di causa e prospettiva ha certamente un sapore di giustizia e riconoscenza verso quel castagneto abbandonato per troppi...troppi anni.
Polloni, che svettano verso il cielo, potenti, maestosi, alti, altissimi...
Polloni, troppo fitti per divenire alberi, troppo scoscesi per reggere alle piogge sempre più potenti.
Ci vuole rinnovo: piante giovani, da innestare a marroni, che possano crescere senza essere oppresse, e continuare a fare il lavoro dei loro fratelli.
Sorreggere la montagna, scoscesa, sarà un compito che solo le loro radici potranno svolgere: noi, con motosega e braccia (tante braccia...) diamo loro lo spazio per sviluppare.
Gli altri, abbattuti in fragorosi boati che squarciano il suono della montagna, saranno sostegni per le recinzioni a venire, spalle per tettoie e stalla, ed infine anche legna da ardere.
Io e babbo ci proviamo a far bene, sentiamo la responsabilità si un lavoro che dovrà durare tanto, e che la Natura dovrà accogliere e far suo.
Piano piano, si vede salire la catasta dei pali, le colonne s'accostano ad un castagno a valle, ci fa legna per stufa e camino.
La luna calante di gennaio, asciutta, assicura il legno nel tempo, quando la linfa ancora "non tira", e la tramontana assolata mette la giubba al legno.
Si scivola, ogni tanto si cade a terra, ci si rialza, c'è sudore salato negli occhi, si sta bene.
Un tempo io bimbo, lui babbo giovane, i suoi insegnamenti nel bosco.
Oggi io grande, che orchestro, lui che mi aiuta.
Di Fatica e Soddisfazioni ne parlerò tanto.

Una Vita che va, un albero da piantare

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"Nonno, te sei parecchio più grande di me, vero?"
Glielo chiedevo, in svariate circostanze.
"Nonno, te sei parecchio...Parecchio più grande di me, io lo so."
Lui sorrideva, sornione, e si aspettava la domanda che di lì a poco sarebbe rotolata sotto le sue orecchie.
"Nonno, quando uno è parecchio... Parecchio più grande, le sa dare le risposte, giusto?"
E mi aspettava, in quel mio girovagare di domande, al varco.
Mi aspettava sul punto, immobile quasi fosse bloccato in un fermo immagine.
"Bene, allora te me lo sai dire dove si va quando si muore..."
Nonno era ateo, convinto in quel suo forte non credere, a tal punto di essere per me il più grande credente che io avessi mai conosciuto: lontano dalle dottrine, dai dogmi e dalla retorica, lui sapeva darmi risposte così semplici e potenti, che animavano il mio giovane cuore e saziavano la mia innata curiosità.
"Si, insomma...in che posto si va a finire quando non ci siamo più?"
Un uomo che aveva Rispetto, di quello vero, verso qualcosa che non conosceva e che forse non aveva mai scelto di conoscere. Mai un imprecazione, giammai una bestemmia, semplicemente decideva di ignorare quello che secondo lui era troppo grande per appartenergli.
Un uomo semplice, dalla mente grande, d
istante, da quell'oltre che non riusciva proprio a stargli nelle tasche.
"Sai cosa penso, bimbo?"
Un esordio classico quando voleva darmi una risposta che sapeva in qualche modo potesse rimanere indelebile nella mia giovane mente.
"Penso che quando si muore il cuore smette di battere, l'ultimo respiro lo si consegna al vento, e la carne finisce in qualche posto che possa dar conforto a chi rimane.
Ma c'è una cosa, una legge della Natura, che in quel momento si deve tener conto: una Vita che va, una Vita che deve arrivare.
Quando muoio, bimbo, vai alla macchia, e cercami in una piantina che sta appena nascendo.

Cercala bene, e bada che sia proprio...appena nata.
Prendila con le mani, senza rovinarne barbe e pane, mettila in un fazzoletto, e portala in un posto dove siamo stati assieme.
Un posto che possa ricordarti di me, di te con me, che possa ricordarti il timbro della mia voce, l'odore delle mie mani, il senso dei miei pensieri.
Prendi questa piantina, che sia piccola..mi raccomando, e mettila in terra.
Assicurati che sia ben interrata, e lasciala al vento, al sole, alle stagioni, senza annaffiarla mai.
Che sia la Natura a cullarla, come la Natura cullò me.
Quando ti mancherò, quando vorrai sentirmi vicino, quando sarà troppo tempo che non mi sogni...allora vai da quella piantina, solo allora: in quel posto nostro, e siediti, e cercami, e trovami, e parlami.
Sarò lì, te lo prometto.
Sarò lì, solo per te, solo con te.
E se la malinconia prevarrà, lascia che si sfoghi, e poi cerca il sorriso tra quelle foglioline che crescono.  Misura quella piantina con le spanne, e e mentre la guardi cresciuta, guarda la tua mano crescere con lei, e senti il tuo respiro maturare, la barba che avrai sarà lì a condirti la faccia di uomo che già avrai.
Sarai grande, sarai marito, sarai padre, e sarai lì a raccontarmi, e sarai lì a raccontarti.
Passeranno le stagioni, imbiancherai anche te sai? Magari piglierai da me e babbo, e ti cadranno i capelli, inizierai ad inciampare, e chiacchiererai tanto, sempre di più, per il piacere di farlo. 

Appoggiati a quell'albero, lascia che possa sorreggerti ancora, ed affida a lui i tuoi desideri.
Riparati dal sole d'estate, guarda la vita continuare tra le sue trame, e senti il soffio del tempo, il merlo che canta, la luce che filtra.
Passerà il tempo, eh si... caro mio, te lo auguro che ti tocchi di sentirlo passare il tempo.
Siediti, se sei stanco, e lì troverai sempre il tuo nonno, che ti vuole bene, anche quando tu sarai nonno.
Vieni, trovami, e raccontami di questo momento, di quello in cui sarai tu a lasciare che i tuoi nipoti siano pronti a trovare una pianta per quando..."

Me la ricordo ancora quella faccia.
Me lo ricordo ancora quel suo lume negli occhi, lustri di emozione, per quel pensiero.  

Mentre mi guardava fisso, sereno, e concludeva
"...una pianta per quando sarà il momento in cui li saluterai  con codesta veste, per l'ultima volta.
E tranquillo, al resto provvederà la Natura".



Il giorno che nonno è morto, quasi diciott'anni dopo da quelle sue parole indelebili, proprio quel giorno sono andato alla macchia, in una fungaia che con lui frequentavamo nei suoi ultimi anni di Vita.
Avevo un ricordo forte di noi due, di parole grandi, dette con leggerezza apparente, di un "ti voglio bene" non detto, ma sempre dato.
Il giorno che nonno è morto, proprio quel giorno, la piantina l'ho trovata già lì, dove l'avrei messa, senza il bisogno di doverla spostare.
Lì, di fronte ad un sasso buono per sedersi, lì rivolta ad est, come sapevo sarebbe piaciuto a lui, a pigliare l'Alba del giorno, la nascita, tutti i giorni di lì in poi.
Quello è un posto nostro, e quando ci vado il cuore mi si gonfia ogni volta.
Pare che gli altri alberi siano lì a farci da anfiteatro, mentre guardo e ritrovo quanto mi aveva assicurato.


Suggestioni marittime pensando a Domani

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C'è vento forte.
Lo sento nella canna fumaria del camino, che colpisce fuori la casa, e che fa compagnia stando di fronte al fuoco.
C'è vento forte, mentre l'ennesima nuvola s'inghiottisce casa e castagni.
Piove: da sabato sera solo una breve tregua questa mattina, giusto il tempo di fare un carico di legna, e di segarne e spaccarne soltanto la metà.
Nei castagni il terreno è fradicio, e visto le pendenze è quasi impossibile camminare senza scivoloni.
Il taglio dei pali e delle colonne è sospeso; i lavori nella casa hanno vinto a mani basse su tutto il resto, e "luna o non luna" tutto il calendario dei lavori all'aperto è saltato.
Mia moglie legge un libro davanti al camino, sul suo amato dondolo.
Io, accanto a lei, siedo al tavolo cercando parole "buone" per rompere questo silenzio.
Vi parlo della stagione, di una bambina che corre sul prato, dei castagni che gemmano, delle galline che razzolano, della legna che non è mai abbastanza, e di qualche sporadica "infarinata" di neve.
Tutto il resto lo affido agli "esperti di turno", ai leoni da tastiera (e coglioni nella vita), ai tuttologi, ai millantatori da social, a quanti abbiano livore da riversare o ansie da ricevere.
Tutto il resto, passerà...come sempre è passato, lasciando dietro di se un'eco che almeno spero smuova le coscienze dei più, e che ci faccia avere un pò più di memoria nel tempo che verrà.
In fin dei conti sono solo un Agricoltore, e questo angolino deve poter parlare di altro:nei tanti che passano di qua son certo che ci saranno inevitabili silenzi, ma so anche che la cerchia ristretta (e affettuosa) di penne virtuali che "oramai abitano questo non luogo" non mancherà di lasciare il proprio commento.
Ma...badate bene, questo non deve dare pretesto, a nessuno, di essere offensivo, catastrofico e categorico.
Io, dal basso dei miei quarant'anni, dico che tutto passerà, ed ascoltando il respiro del sonno della mia bimba so che tutto passerà, per forza.
Guardo al domani con sorriso, ascolto tutto e tutti, ma ascolto sopratutto il mio buon senso.
Ecco, il buon senso...qualcosa che sovente siamo (o saremmo) tentati di minare lasciandoci cannibalizzare da pensieri inculcati a forza tra martellanti proclami di "nessuno di professione", o di "sentito dire" di moda del momento.
Il buon senso deve vincere, ed il miglior antidoto alla paura è la Razionalità.
Giorno per giorno, un passo alla volta, con prevenzione, ma sempre con lucidità, senza mai dimenticarci di dispensare gentilezza e sorrisi: due cose queste ultime che rendono sempre animo e mondo migliori.
L'acero montano dietro casa sbatacchia forte, questo libeccio si arrampica sui poggi per poi venire ad urlare in montagna, portando suggestioni di marittimo in un contesto assai impervio.
Domani spioverà, e ci sarà ancora legna da fare, ancora, ed ancora.
Domani arriva alla svelta, sempre.
Quindi, a Domani...


Adesso s'aspetta, che torni l'Aurora

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C'è un tempo per correre.
Ed un tempo per tacere.
Un tempo per sbattere i pugni e gridare.
Ed un tempo per fermare.
Mi guardo negli occhi che furono,
e sento il lamento, di quanto sarà.
Mi appoggio per non cadere,
e trattengo il respiro, sin quando potrò.
Aspetto, con animo urlante, e mano silente.
Mi accosto alla pianta, e sogno al futuro.
Mi stringo, col cuore gonfio, ed occhi asciutti.
E tutto è sospeso.
E tutto pare franare.
C'è un tempo per correre,
ma adesso l'uscio s'accosta.
Il cerchio di stringe.
Stiam cheti, supini, con occhi al vento.
Adesso s'aspetta, che torni l'aurora.

Cronache di inizio primavera

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E' primavera.
Ed anche se il merlo canta a buio da almeno un mese, è Primavera "soltanto adesso".
Negli ultimi venti giorni soltanto uno è stato di pioggia leggera, e poi sempre sole.
Il caldo ha vinto su tutto il resto, e pure qui in montagna abbiamo toccato i 17°C, una storia di fantascienza per questi luoghi.
I daini maschi hanno iniziato ad accompagnare l'imbrunire con il loro bramito già a metà febbraio, ed adesso i concerti si fanno decisamente intensi.
Durante il giorno, dalla prateria, arriva un lontano frinire di grilli.
Le violette mammole, viola o gialle che siano, spuntano ovunque, a migliaia e migliaia, mentre le primule chiare esplodono nel sottobosco.
Le gemme dei castagni, gonfie, paiono voler occhiellare, mentre i ciliegi selvatici si apprestano a colorare il bosco delle loro maestose fioriture.
C'è odor d'Aprile nell'aria, e nessun pettirosso è più apparso intorno casa.
La vecchia lepre che vive nell'aia di casa pare aver voglia di addomesticarsi, mentre le galline piumeggiano a primavera.
L'orto, vangato poco alla volta, si appresta alle semine di Bietole, radicchi e qualche patata.
Il semensaio di mia moglie invece accoglierà qualche esperimento con zucche e cicorie.
La legna, che non è mai abbastanza, s'accatasta nell'aia, pronta per essere spaccata.
Nel bosco i biancospini sono oramai in fiore.
Le giornate, oramai lunghe, si fanno sentire nella loro pesantezza, e presto si cenerà con la luce del sole.
Ma, stamani eravamo sotto zero, ed una perturbazione arriva sull'Italia: mercoledì o giovedì potrebbe perfino nevicare.
La tramontana spicchia dietro il poggio, e taglia le gote e blocca le dita.
La casa è calda, e ci abbraccia ad ogni nostro rientro.
C'è tanto da fare,,,
Buona Primavera

Parole di quarantena

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Scrivere in questo periodo è complicato.
Scrivere di questo periodo, lo è ancor di più.
Accendo la radio, ed attraverso quell'apparecchio mi arrivano le notizie.
Nel tardo pomeriggio mi connetto in internet, e leggo un pò di notizie online.
Niente televisione, niente social media, niente tam tam di news Vs. fake news.
Scendo in paese una, due volte a settimana, poche parole scambiate a distanza, tra mascherine e occhiali appannati.
Guanti monouso indossati al cancello di casa, e tolti al medesimo, al rientro dal giro per approvvigionamento alimentare, lavanderia a gettoni, negozio di articoli agricoli, a volte la posta.
Al mio ritorno, prima scarico la roba in cantina, poi mi cambio i vestiti (sempre in cantina), e poi mi lavo a dovere.
Relazionare chi e cosa ho visto, quello non è mai piacevole: c'è sempre quel senso di protezione che mi frena dal raccontare "proprio tutto" di quello che realmente sento e vedo, e magari mi soffermo su qualche particolare che possa strappare un sorriso o piuttosto aprire un confronto.
"Ma il lievito di birra non lo hai trovato neanche questa volta?"  Mi chiede mia madre, che nonostante in casa sia presente una continua provvigione di lievito madre, ambirebbe anche a questo articolo oramai introvabile.
"L'alcol non c'era nemmeno questa volta?"
"C'era tanta gente in fila all'ufficio postale?"
"Chi hai visto di visi conosciuti?"
Visi conosciuti...
Non ho fatto neanche in tempo a conoscerle le persone, figuriamoci se riconosco il loro viso sotto queste mascherine. Appena trasferiti, e già isolati.
"Ho visto il muratore, davanti alla farmacia. Vi manda i saluti, chiedeva della bimba"
Ecco che si ferma la casa, e sorridenti mi fissano occhi avidi di sapere di più.
"Mentre salivo a casa ho anche visto due daini in mezzo alla strada, erano femmine, e..."
Ma vengo interrotto per avere più notizie sul muratore "E che t'ha detto poi?"
Son come bimbi al luna park: io rientro con lo stomaco girato, e la preoccupazione d'essermi tirato dietro chissà quale diavoleria invisibile che possa far danno nei polmoni e negli animi dei miei cari, e loro...mi chiedono del muratore, o della cassiera del supermercato, o dell'omone che vende le piantine da orto.
Mi fanno tenerezza, e questi momenti sono la sintesi di questa quarantena: loro in casa, oramai da...non so, ho perso il conto, ma sono quasi sette settimane, ed io che patisco ogni immersione in questa nuova società di distanziati, tra odore di alcole e glicerina, mani che puzzano di piede lesso per quei guantacci da due soldi che son riuscito a rimediare, e quelle mascherine tenute come oro.
Loro si danno da fare, tanto in casa che con la bimba, e cercano di pensare al quotidiano, tra manicaretti ai fornelli e camino, stufa e caldaia da accendere e alimentare.
Forse viviamo in una nuvola, e siamo tra i più fortunati noi, che se s'apre l'uscio abbiamo prati, alberi, vento e silenzio, senza vicini molesti e maldestri, senza ficcanaso spioni pronti a condannarci per chissà cosa, senza opinionisti del tutto, e obblighi da rispettare.
S'esce, e c'è solo Natura, per almeno due kilometri in ogni direzione, senza strade trafficate, visite inopportune, rischio alcuno.
"T'invidio sai..." mi dice l'amico che deve vivere tutto questo distante dagli affetti familiari, e nel paese dove vige "la caccia al mostro di turno".
"Quanto vorrei avere la tua libertà" mi dice la quasi sorella che è costretta nel ristretto, tra finestre e sguardi.
"Ci han sempre preso in giro e visti come sfigati per il nostro vivere in campagna, ed oggi forse sian quelli che viviamo meglio" mi ha scritto un amica prossima alla famigerata zona rossa del sul Lombardia.
"Penso a quei bimbi saldati in quei loculi di città, e io posso far giocare il mio tutto il giorno nell'erba davanti casa" le fa eco un amico agricoltore della toscana.
...pensieri diversi, ma certamente il vivere in campagna è in questo momento una risorsa immensa per chi può usufruirne.
Ancor di più, come un elefante in vetreria, mi sento goffo ed impacciato nelle nuove (in)convenzioni sociali, dove non si da più la mano, dove si parla dell'immediato, dove la rabbia pare accompagnare le persone come un cane al guinzaglio, e dove tutti avremmo un milione di buoni motivi personali per infrangere questi limiti imposti,
Sospiro, ma non troppo...perchè se mi scappa un colpo di tosse il giorno seguente mi daranno già per spacciato.
Cerco di avere pazienza, parlo poco, meno di poco, anzi...non parlo per niente.
Penso solo a sbrigarmi, a fare le cose a dovere, a mantenere la distanza, ed ancora...a sbrigarmi.
Ma non devo sudare, sennò qualcuno mi vorrà misurare la temperatura, io che ce l'ho sempre alta come vado a spiegarglielo che son di sangue caldo e che mal sopporto i maglioni caldi al supermercato?
Ci vuole pazienza, tanta, troppa, per capire l'impiegato delle poste che è scocciato e che si comporta in modo scocciato e maleducato.
Ci vuol pazienza se in fila c'è sempre chi ti passa aventi, facendo finta di non comprendere che c'è una fila per tutto.
Ci vuole pazienza se ti si affianca una persona che ha una mascherina improbabile ed improvvisata, e vuole solo fare due parole, usando il più assurdo dei pretesti.
Ma queste son sciocchezze.
Mentre io scrivo queste bischerate, dal divano comodo della casa nella montagna, c'è chi patisce, chi lotta, chi crolla, e chi non si rialza.
Vorrei poter parlare di rispetto, e vorrei farlo usando parole giuste, rispettose appunto: parole rispettose, sul rispetto.
Non credo di esserne capace, almeno non ora.
Io un balcone dal quale affacciarmi e cantare, non ce l'ho.
Io le catene di sant'antonio sull'Andrà tutto bene, proprio non le seguo, e sinceramente mal le sopporto, ed assolutamente non le condivido.
Io l'aperitivo in videoconferenza, non riesco a farlo.
Proverò a continuare quello che ho fatto sino ad adesso: profilo basso, attenzione per le regole, senso civico al massimo, scendere al paese lo stretto indispensabile, e sopratutto provare a dare alla mia famiglia un poca di protezione e sicurezza.
Non sarà molto, ma sento che in qualche modo anche io sto dando così il mio piccolo, minuscolo, contributo, e sopratutto lo faccio seguendo il mio modo di essere.
Le preoccupazioni ce le ho, tante, ma non lascio che siano troppe: se son tante, le gestisco...se son troppe, vincono loro, e non va bene.
Oggi più che mai ci vuole Razionalità ed Intelligenza, lo dico sempre, sempre, sempre: Razionalità ed Intelligenza, lasciando che le paure abbiano un nome, un inizio, ed anche...una fine.
Tutti, seppur in modo diverso (spesso drammaticamente diverso) stiamo pagando il proprio piccolo o enorme prezzo.
Tutti ne stiamo uscendo vittime.
Tutti dobbiamo tentare, almeno tentare, di uscirne anche vincitori.
Non andrà tutto bene, manco per il caxxo: non credo a questa cosa se penso a quelle migliaia di famiglie che vivono lutti su lutti, se penso a tutte quelle persone che stanno perdendo lavoro e magari anche le proprie case, se penso a chi sta peggio di me. Non andrà tutto bene, ma...dovrà pur cambiare qualcosa, e questo cambiamento, io voglio sperare, potrà anche portare qualcosa di buono.
Che sia nell'Ambiente, che sia nelle nostre abitudini, che sia nei nostri cuori, che sia nelle nostre Coscienze,  forse tutti dobbiamo lasciar spazio anche a qualche seme buono che questa immensa valanga di merda che ci investe da settimane potrà lasciarci.
Forza e coraggio, che di tempo di fronte credo ne avremo ancora molto prima di uscire da tutto questo.
Forza e coraggio.

Bilancio di un Maggio infinito e troppo corto

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Far bilanci è un pò una "regola" in questo Blog.
Ed ecco che far un bilancio del mese di Maggio nel suo ultimo giorno, mi pare d'obbligo.
Maggio è passato così, tra tramontana tesa e caldo euforico, tra mascherina che appanna gli occhiali e odor di cera sulle mani.
Maggio è passato, consegnandomi quasi due settimane di maltempo, spalmate a gruppetti di giorni, come costante settimanale dell'hully gully che han fatto le api: facciamo il miele...rimangiamo il mieie...rifacciamo il miele...rimangiamo il miele...ririfacciamo il miele...ririmangiamo il miele.
Un passo avanti ed uno indietro, con melari posizionati, ed in un paio di casi raddoppiati, ed api che come Penelope con la sua tela, stivavano miele per poi doverselo rimangiare visto il brutto tempo e l'impossibilità di bottinare nettare.
Api che, alla prima avvisaglia di quiete dal vento forte e dalla pioggia, tentavano di beffarmi sciamando: quando andava bene a 10 metri di fronte alla propria arnia, su un biancospino a mezzo metri di altezza dal terreno; quando andava meno bene, mi volavano sulla testa mentre zappavo nell'orto, per poi andarsi ad agglomerare in un acero alto quanto un palazzo di 3 piani.
Api che, nella migliore delle ipotesi, puntavano a crescere e produrre miele, mentre in tutte le altre occasioni non mancavano di sottolinearmi quanto questa stagione le stesse confondendo ed incasinando l'alveare.
ostinato, sono andato a far loro visita anche durante il maltempo, e di conseguenza le ho irritate ancor di più del vento che scuoteva le loro case, e ci ho rimediato selve di punture.
Api che ronzavano letteralmente intorno la casa, e che sin dall'alba erano sottofondo di ogni rumore casalingo.
Ma non solo di Api mi son dovuto occupare.
Legna da tagliare, ancora, forse l'ultima della stagione.
Terreni da recuperare, sassi da spostare, sterpaglie da regimare, e quel caldo che come mattoni sulle tempie mi faceva stramaledire la mia abitudine mattutina di indossare maglietta di lana sotto ad ogni camicia o t-shirt del giorno.
Bosco, castagni, e ciliegi: sempre sotto ad una pianta a filosofeggiare, sempre sotto ad una pianta a rompermi le terga.
Ed ancora l'orto: protagonista indiscusso delle passati stagioni estive della mia vita, quest'anno quasi completamente delegato alla moglie, la quale con abnegazione e sprezzante senso del dovere ha sposato la causa (persa?) di fare un'orto in montagna, con un'escursione termica da far rabbrividire anche il più audace agricoltore pioneristico, con uno "stellone" che asciuga tutto e vento forte che blocca ogni crescita.
Proprio oggi la considerazione: radicchi seminati con luna calante di marzo, spuntano adesso....e non aggiungo altro sull'argomento, evitando di parlare dei fagioli che son nati con rapporto di 1:20.
Sperimentare, senza sgomentarsi, mentre le patate crescono, quelle si che crescono belle e schiette.
Maggio che scivola via, senza mai pause troppo lunghe, con poche ore di sonno, calli duri nelle mani.
Le scese a valle si fanno più frequenti, ed il ripopolarsi di gente mascherata dona al paese un senso di dinamismo che tanto mi era mancato: quel caffè preso al bar, dopo quasi tre mesi, è stato il più buono di tutta la mia vita.
Maggio, che ormai è finito, infinito come sempre, colorato e profumato, impegnato e troppo corto.

Eufemismi e Numerologia di questo Solstizio d'Estate vagamente Cinico

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Ieri, sabato 20 Giugno, pochi minuti prima della mezzanotte, c'è stato il SOLSTIZIO D'ESTATE.
Quest'anno anticipato di un giorno (infatti generalmente è il 21 Giugno) per effetto del "recupero" che l'anno bisesto ci fa fare sulla perdita annuale di circa 6 ore.
Infatti, secondo mille discorsi noiosi che non mi competono, ogni anno, per effetto della rotazione terrestre, l'anno solare "perde" alcune ore (circa sei per appunto), ed ogni quattro anni le recuperiamo con la formula dell'Anno Bisesto, o Anno Bisestile, ed il suo 29 Febbraio.
Il calcolo è assai semplice: 6 (ore perse) x 4 (anni in cui si ripresenta il Bisesto)= 24 (ore che compiono un giorno...il 29 febbraio, appunto).
Ma bada te in che ginepraio mi sto cacciando...
...insomma, secondo il peso specifico della farina, del dire e del fare, dei malditesta di qualcuno, e di non so quanta astronomia, il Solstizio quest'anno è stato anticipato a ieri sera.
C'era un gran silenzio nel pratone davanti casa, e la mia tenuta "troppo estiva" per l'altitudine, mi ha fatto ritornare in cucina per recuperare un giacchetto pesante, e per poter ascoltare l'indomabile cuculo che alle 21:35 ancora cantava (aveva iniziato alle 4:50 del mattino).
Il giorno più lungo dell'anno, fatto di erba falciata, forcone, trattore, api, orto, castagneto...ed una bella passeggiata con la bimba, a cercare funghi.
Alle 21:35, seduto su di un ceppo utilizzato per spaccare la legna della caldaia, mi grattavo la testa pensando che dal giorno dopo (oggi che vi scrivo) le giornate sarebbero sembrate più "in discesa".
L'estate porta cose belle, certo, ma come ho detto milioni di volte (qui e non solo), a noi agricoltori porta tanta fatica, e se il pomeriggio non si può recuperare con un sonnellino, spesso tali giornate sono muri da scalare.
Da oggi accorceranno, e quindi da oggi diminuiranno le occasioni per poter (e dover) rimanere fuori a lavorare.
Quando faccio questo discorso ad alcuni profani dell'agricoltura questi mi fanno spesso notare che appare come se io non amassi fare l'agricoltore: oh vaglielo a spiegare che dormo poco per mia Natura, e che il pomeriggio spessissimo non recupero affatto tale sonno che mi manca...farlo tutti i giorni stancherebbe anche il più degli stoici, instancabili, stacanovisti della zappa e della vanga.
Mi piace questo lavoro, e ancor di più mi piace questa Vita...ma mi piace anche riposare, ogni tanto almeno.
Ri-detto questo, svelo il motivo di questo mio tono apparentemente sarcastico (ma profondamente cinico): oggi è arrivata l'estate, e con lei una meravigliosa grandinata di un'ora, che ha funestato la fioritura del castagno, tartassato tutte le orticole, e disturbato il lavoro delle api.
Ma questo sarebbe poco, se si trattasse di un episodio, ma invece...
...ma invece questa è la sesta grandinata in 19 giorni.
Facciamo il conto?
Una grandinata ogni 3 giorni...a inizio giugno...lo sapete cosa vuol dire?
Vuol dire, cari lettori pazienti, che perfino il Mahatma Gandhi starebbe prendendo a craniate il muro portante di casa!
SEI, e dico SEI grandinate in 19 giorni, dei quali per 13 è comunque piovuto, con minime al disotto della media del periodo, con picchi di 6°C, ed un'escursione termica (nelle pochissime giornate di tregua) anche di 17°C.
Tutto questo appare sempre più noioso da leggere, lo so, ma oggi proprio non ce la faccio a parlarvi della poesia del silenzio, visto che è costantemente interrotto dal roboante mio giramento di palle.
Ammetto di essere un tantino scocciato...
In compenso, 5 nuclei di api mi sono morti per scarsità di scorte, ed impossibilità a bottinare.
Io sto nutrendo artificialmente con del candito fatto in casa a base di Miele Bio di Castagno, Zucchero di Canna Bio, Fruttosio e Zucchero Semolato (una specie di caramellona che mi tiene in vita buona parte dei Nuclei).
In compenso le Famiglie a Melario (quindi le arnie di più di un anno di vita che stavano producendo il miele che poi avrei smielato) si stanno allegramente disopercolando (togliendo la cera di chiusura delle celle) i telai a miele, e si stanno rimangiano quanto avrei dovuto prendere per me.
E devo anche essere contento perchè almeno loro le scorte ce le avevano, altrimenti avrei dovuto nutrire anche loro.
Proprio come avviene nei più classici e rigidi degli inverni...
...peccato che siamo al primo giorno d'Estate.
Che faccio continuo?
Ma si, dai, continuo.
Quando io vi dico, e vi ridico, e vi riridico che tutti noi dobbiamo fare qualcosa per impegnare noi stessi ed il prossimo ad essere Maggiormente Attenti e Sensibili nei confronti dell'Ambiente, è vero che lo dico ANCHE PER UN TORNACONTO PERSONALE, come è ovvio, visto che io ci campo con l'Ambiente, ma tutti voi, anche se fate il più distante dei lavori dall'ambito Agricolo, tutti voi, come il sottoscritto, dovrete pur mangiare.
Anche se appare strano, quelle cose colorate che trovate nelle bustone, nei barattoli, nelle cassettine sotto al cellofan...quelle cose che scaldate sulle vostre padelle, nelle vostre cucine, in casa vostra, ecco...quelle cose si chiamano Alimenti.
E che vengano da una montagnola anonima, o che arrivino dall'altra parte del Mondo, comunque sempre da una qualche Agricoltura saranno pur derivate, giusto?
L'Agricoltura Intensiva, Industriale, quella sfamerà il mondo, per carità, guai a pensare il contrario (già che rischio di essere bruciato al rogo per le mie idee sovversive, eretiche ed Anacronistiche di come campare di Agricoltura), ma per resistere ai cambiamenti dell'Ambiente, anche quella super Macchina dell'Agricoltura Intensiva ed Industriale dovrà aumentare i già tanti interventi chimici e meccanici, per assicurarci la pappa a tutti.
Sapete cosa vuol dire, vero?
Vuol dire che è proprio ANCHE da quale lampadina noi teniamo accesa in casa, o da quali indumenti scegliamo di indossare che dipenderà la pappa del nostro domani, e del dopodomanid dei nostri figlioli.
Ecco che SEI maledettissime grandinate di Giugno apparentemente non c'entrano niente, apparte il vaneggiare di un quarantenne palesemente incazzato per i proprio problemi, ma se ci pensate, e ci ripensate, e ci riripensate, alla fin fine tutto è collegato.
Io perderò una parte del raccolto, un'altra parte sarà attaccato da malattie, ed una minima parte sarà sano e dovrò venderlo a peso d'oro.
Ma la stragrandissima maggioranza delle super Aziende Agricole che porteranno alimenti nelle vostre tavole, quelle tratteranno con coadiuvnti chimici grossi come bisonti, troveranno escamotage per riuscire a propinarvi il prodotto che hanno a disposizione comunque a prezzi più alti, e naturalmente per fare tutto questo daranno l'ennesimo contributo ad inquinare l'Ambiente che anche e sopratutto loro avrebbero interesse ad avere sano e pulito.
Questo è un cane che si morde la coda e che di autobastona pure.
E credo sia tutto per oggi.
Anzi no.
Per quanti abbiano voglia di scrivermi che questa fissa del cambiamento climatico è una Moda, e che le stagioni da sempre sono state instabili, ecco prego lor signori di andarsi a rileggere le registrazioni dei dati meteorologici dell'ultimo secolo, indipendentemente dalla parte di Italia o di mondo che abitino, e di vedere quanto, negli ultimi 13  anni, si siano accumulate le Eccezionalità Meteorologiche, con conseguenti riflessioni che vi lascio liberi di fare.
Confido nella vostra intelligenza, nel vostro spirito critico, e nella vostra pazienza per comprendere quanto l'Ennesima Eccezionalità Meteorologica, sommata a tutte quelle altre di cui porto i segni sulla pelle, nell'anima, ed altrove,  mi faccia tremendamente, spudoratamente, razionalmente incazzare.
Ma comunque vada, l'Agricoltore Anacronistico domani mattina si alzerà presto, ed avrà una meravigliosa giornata lassù sui monti, da qualche parte, a vivere bene e sano...lo so, lo so, e vi ringrazio quando mi immaginate in questa maniera.
Oggi almeno concedetemi, dopo tanti mesi che non lo facevo, di apparirvi come l'Incredibile Hulk.
Buona Estate.
A.A.
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