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Channel: Pensieri di un agricoltore senza tempo
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Comunicazione CNR: luglio 2015 il più caldo di sempre

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Mi permetto di girare qui il comunicato stampa del CNR (Centro Nazionale delle Ricerche) in merito alle temperature del mese di Luglio.


04/08/2015
Luglio 2015 è stato, per l'Italia, un mese estremamente caldo, facendo segnare un'anomalia di circa +3.6°C sopra la media del periodo di riferimento (1971-2000) e risultando pertanto il luglio più caldo dal 1800 ad oggi, ovvero da quando si eseguono osservazioni strumentali nel nostro Paese.
L'anomalia ha addirittura superato di circa un grado quella del luglio 2003, che si fermò a +2.6°C. Il 2003, fino al mese scorso, risultava il detentore di quattro primati mensili assoluti: i mesi di maggio, giugno, luglio e agosto erano infatti i più caldi di sempre con anomalie rispettivamente di +2.8°C, +4.82°C, +2.6°C e +3.8°C rispetto al periodo di riferimento.
L'anomalia record di luglio 2015 porta anche la media "parziale" dell'anno in corso (calcolata sul periodo gennaio-luglio) ad un'anomalia superiore a quella del 2014, che - ricordiamo - chiuse a +1.45°C come anno più caldo di sempre.
Le precipitazioni di luglio 2015 per l'Italia, infine, sono state piuttosto contenute, con anomalie negative sulla maggior parte del territorio.




Credo che la notizia possa e debba essere ampiamente commentata, anche in questo piccolo angolo dove spessissimo parliamo di clima e temperature.
Lo sostengo oramai da almeno 20 anni: dobbiamo necessariamente fare qualcosa, tutti, contribuire, al fine di limitare le emissioni di CO2, e di contrastare questo (apparentemente) inesorabile aumento delle temperature.
Flora e Fauna ne risentono...e ne risentiranno sempre più.
Dall'Agricoltura, anzi....DALLA NATURA viene tutto quello che ci permette di vivere, non dimentichiamocelo.


Uno dei tanti modi per iniziare una mattinata d'agosto

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Mi sveglio, e nella giornata che nasce trovo entusiasmo e forza.
Esco di casa, mentre il cielo si fa scuro: un temporale che arriva.
Fermo sotto alla pergola guardo le rondini che nel volo mattutino si abbassano più del solito.
"Pioverà a breve" mi dico, mentre un tuono fa eco ai miei pensieri.
La cagna sotto ai cipressi mi abbaia in modo strano: mi accosto, le sgancio la catena, e lei continua ad abbaiare.
Le mammelle ingrossate annunciano che la gravidanza sta volgendo al suo termine, e l'irrequietudine dell' animale che non è mai stato madre è tutta in quello scodinzolio scoordinato ed abbaiare ingiustificato.
Mangia poco e mi segue: in questo trovo un'abitudine lunga quanto la sua vita.
Dalle capre sento troppi belati: "Quanto chiasso che c'è stamani al Podere..." borbotto sotto ai baffi, mentre libero il becco dal suo "scomparto notturno".
Il periodo dei calori delle femmine è ufficialmente iniziato, ed il "puzzo" del maschio marca l'ambiente e le mie narici.
Ma il becco è strano: non vuole mangiare, e mi osserva annusando l'aria e scrutando il cielo.
Stiamo in silenzio, fianco a fianco, e poi libero le capre.
La capobranco mi si accosta e cerca la mia mano per la carezza, dopo di che allunga il passo e raggiunge le altre, scostandole a suon di zuccate per la conquista del fieno migliore.
Esco dalla stalla solo dopo averla pulita, e scarico il letame in una parte dell'orto lasciata a riposo.   Lì le deiezioni avranno almeno 9 mesi prima di essere smosse, e tale tempo servirà affinché si spengano (maturino).
Le prime gocce, fresche,  dipingono la terra polverosa.
Affretto il ritmo, e seguito dalla fedele compagna a quattro zampe, vado nel pollaio.
Stranamente quest'oggi i galli non hanno iniziato le loro usuali competizioni canore, mentre son proprio le galline a becerare reclamando l'uscita.
Varcando il cancello, si gettano in una corsa ridicola dove, come signore robuste che corrono trattenendosi sui fianchi le ampie sottane, si gettano a capofitto sotto la vegetazione più bassa.
Aumenta il vento, i cipressi scuotono, le rondini spariscono: un tuono, ed è burrasca.
Mi bagno per rientrare in casa, mentre le saette colorano il cielo grigio.
La cagna decide di bagnarsi, pur di vegliare sull'uscio di casa, mentre la gatta domestica si nasconde sotto al camino.
Ancora un tuono, poi un'altro, ed ancora un'altro: va via la luce di casa.
Non mi sposto dalla porta a vetri, e continuo ad osservare il glicine che cede fogliame sotto alla pioggia adesso violenta.
Sono passati solo dieci minuti, e sento le grondaie donare un fiume d'acqua raccolto nelle cisterne.
La pioggia si fa orizzontale.
E' burrasca.
La cagna demorde, e corre nella sua cuccia a ripararsi da tanto impeto pluviale.
Ancora un tuono, poi un'altro, e calma l'acquazzone.
mentre spiove il sole buca le nuvole, e lascia fumare la terra.
Sono le 8 del mattino, e adesso è caldo: la giornata può iniziare.

Prima smielatura

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Nell'ultimo anno sono accadute molte cose che hanno cambiato la mia vita.
Le novità, inaspettate o desiderate, mi hanno portato a modificare alcuni dei miei impegni: impegni che necessariamente sono aumentati, portandomi a fare "più cose"... ed avendo meno tempo per farle.
Un paradosso non difficile da comprendere, ed un compromesso più che accettabile a favore del nuovo e di tutti gli stimoli che questo porta con se.
Tra tutte queste cose, certamente le Api hanno rappresentato una grande soddisfazione.
Le Api, animali meravigliosi, che sin da quando ero bimbo desideravo allevare.

In aprile ho preso 4 famiglie nuovissime, con regine giovani, le ho messe nelle arnie i primi giorni di maggio:per ogni arnia non ho messo più di 7/10 dei telai a nido, usando il diaframma in ogni alveare.
Le famiglie le ho posizionate nelle arnie i primi giorni di maggio: la fioritura dell'erica e delle acacie è servita per i telai dei nidi.
I melari li ho aggiunti i primi giorni di giugno.

Ho raccolto 40 Kg di miele in quattro arnie, delle quali ho smielato:
- la prima, 5/9 telaini
- la seconda e la terza 7/9 telaini
- la quarta 5/9 telaini (di cui uno solo parzialmente opercolato).
Ho lasciato qualche telaino con del miele non opercolato (della 2° e 3° famiglia), ed aspetto la fioritura dell'edera.
Successivamente provvederò a smielare quanto è rimasto, e a togliere i telaini a miele.
Quattro arnie...quattro famiglie, l'una diversa dalle altre, che in questi giorni mi son apprestato a smielare.
Sotto al segno dell'Autarchia, tra prestiti di materiale e soluzioni "improvvisate", è arrivato il primo miele.
Di seguito una piccola carrellata di immagini a testimonianza di quanto fatto.
Ai professionisti chiedo venia per le imprecisioni (sopratutto nella fase di disopercolatura), ma ho fatto del mio meglio.
Nelle operazioni sono stato coadiuvato da moglie e madre, mentre il padre ha contribuito elargendo commenti positivi sulla bontà del prodotto che ha assaggiato con gran soddisfazione.
I cani assistevano in attesa di un pò di cera intrisa di miele.
Naturalmente, tutta la cera è stata pressata per far colare via tutto il miele.

Per togliere gli opercoli abbiamo usato un comune coltello da prosciutto (lungo e a lama piatta) ed una catinella.
Un telaino finemente ripulito dagli opercoli, e pronto per essere messo nello smielatore. 
La prima esperienza con uno smielatore tangenziale.
Miele mille fiori  (rovo, ginestrino, sulla, erba medica, lavanda, fiori di bosco, e chissà cos'altro)


Primo giorno d'Autunno

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Ed arriva l'Autunno, e come ogni anno a lui porgo il mio saluto.

Mentre l'ultima rondine lascia lo sguardo del Podere,
mentre le prime foglie del noce ingialliscono, ed il mallo si spacca all'aria,
mentre la notte si fa fresca, e la mattina assai frizzante,
mentre gli odori lentamente iniziano a cambiare, ed i tramonti si fanno di tinte viola,
mentre si fa spazio alla legna che arriverà e si inizia a ripulire le cappe ed i comignoli,
mentre il riposo torna ad affacciarsi nella mia vita,
mentre l'orto è oramai stanco ed offre gli ultimi sapori,
mentre le chiome infrondate cambiano veste,
mentre i mosti bollono nella cantina,
mentre le olive girano al maturo,
mentre il profumo di bosco torna a far visita all'aia,
io uso questo angolo per portagli il mio saluto.

Oggi 23 settembre entra l'Autunno.
Ancora una vigna da vendemmiare, e le non troppe olive sugli alberi lasciano presagire un annata non eccezionale per olio.
Nei castagni pochi frutti per il raccolto, ed il cinipide l'ha spuntata anche questa volta.
Le galline non vogliono smettere di deporre le uova, ed una nana (anatra muta) si ostina a covarne una parte...oramai da un mese e mezzo.
Il becco puzza come non mai, e non si rassegna all'idea di dormire separato dalle femmine, ed ogni giorno c'è un rattoppo da fare nella stalla frutto del suo impeto.
Tra poco fiorirà l'edera, e mi appresterò a smielare il poco miele rimasto nei melari.
Le ultime melanzane e peperoni preparati sott'olio, mentre il miele viene invasettato quando si trova il tempo per farlo.
Il melo dietro casa ha ancora buonissime mele dolci e sugose, ed ogni sera ne mangio un paio prima di chiudere gli animali nei loro ricoveri.
Alla mattina metto il giacchetto imbottito, salvo poi rimanere a mezze maniche dopo le 10 e sino all'imbrunire.
Il picchio verde canta più del solito.
C'è voglia di funghi, di castagne, di riposo e di camino acceso: manca poco.


Brevi di Ottobre

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Fuori è freddo, e questa notte la temperatura scenderà attorno ai 4°C.
Il Grecale soffia tra i poggi e picchia sui cipressi ed il tetto del Podere, sibilando sulle tegole.
Il cielo stellato fa presagire la bella giornata di domani: sicuramente seminerò gli erbai con Loietto, Orzo e Trifoglio Squarroso.
Si stanno cogliendo le olive: poche ma buone, e dopo la NON annata del 2014, quel che viene va tutto bene.
Ho da poco terminato la prima parte della pulizia delle prode dei campi, e la bella stagione mi ha assistito in questa lavorazione che rimandavo da troppo tempo.
In casa c'è la stufa sempre accesa, odore di fuoco, di sugo, e rumore di gatto che rincorre il cane.
Ieri ho visto il primo pettirosso, e questa sera i primi fringuelli si son posati sul noce.
Le giornate accorciano e l'aria si è fatta frizzante.
Quest'anno niente funghi: la tramontana della scorsa settimana ha vanificato ogni speranza, e a quest'altitudine l'annata è praticamente terminata.
Le noci asciugano nelle cassette all'aperto.
L'orto offre ancora i pomodori verdi, affidati alle mani sapienti di mamma che li trasforma in salsa, marmellata e sottolio.
Le galline hanno smesso di far le uova.
Domani sarà un bel giorno per lavorare...

Racconto di Vita Anacronistica: nella notte e nell'alba (5° parte)

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Poichè questo è il capitolo più difficile da scrivere, per troppo tempo ho sospeso il racconto del mio cammino: ma oggi sento la necessità di proseguire, quasi come ad esorcizzare quanto fu cupo e difficile per me.Custode del mio privato, al di là di ogni blog ed anonimato, quanto lascerò per iscritto è il massimo che io riesca a fare adesso.

Avere diciott'anni dava forza e sicurezza: in quella nuova arroganza con cui ambivo all'abbandono dell'adolescenza, a favore di una maturità tanto agognata, vivevo quel passaggio verso la maturità con entusiasmo e timore.
Quell'estate era così lunga e divertente, tra consapevolezze e scoperte, amicizie che sfumavano per sempre, ed amicizie che mettevano solide e profonde radici.
Uno zaino scassato pieno di libri pesanti, il cappellino "tenuto in punta" con il ciuffo libero, l'immancabile camicia a quadretti, dei jeans e delle scarpe da ginnastica: così mi ricordo in quel primo giorno dell'ultimo anno scolastico.
E da li a due mesi iniziai a carburare a pieni giri, divertito di quanto andassi finalmente a studiare.
I compagni di classe, oramai con barba e determinazione, quotidianamente passavano in rassegna quanto desideravano dal loro futuro, e neanche io non mi sottraevo a quel gioco così reale.
"Prenderò in mano l'azienda di famiglia!"
"Andrò all'università, diventerò Agronomo e volerò via da questo paese"
"Intraprenderò la carriera militare"
A sentirli anche oggi quei ragionamenti parrebbero tanto attuali.
Io pensavo che l'università sarebbe stata la giusta via, ed in Veterinaria vedevo buona parte del mio futuro, ma non volevo specializzarmi negli animali da compagnia, bensì studiare gli animali da reddito: mucche, cavalli, maiali, pecore e capre erano il mio sogno...e mi immaginavo in quel podere a pietra sul poggetto, con la piccola clinica veterinaria a piano terra, e la mia stalla sul retro.
Un Veterinario Agricoltore...un "Veterinagricoltore" dicevo io, lasciando sorridere quanti mi ascoltassero.
Un Veterinario che curava gli animali con soluzioni alternative, e già m'immaginavo mezzo erborista e mezzo stregone, recuperando dalla tradizione contadine tutti quei rimedi di sempre che nascevano da quanto c'era a disposizione; un Agricoltore che lavorava la terra, si spaccava la schiena, e realizzava foraggio per i propri animali e cibo per la propria famiglia.
Una visione certamente romantica, e tanto...tanto Anacronistica.
Quelli erano gli anni in cui si doveva parlare solo di chimica, di meccanica, e dove la luna e gli antichi rimedi erano visti oramai come barzellette: sinceramente me ne infischiavo, e mi vedevo con la barba lunga, scendere da un vecchio trattore rosso, ed entrare nella stalla, per poi infilarmi un camice ed andare in clinica.
Ancora oggi mi capita di sognarmi in quel modo, con quella stufa a legna accesa nella piccola sala d'aspetto, e quell'odore di stalla che c'era nell'aia...
Il paesello non lo avrei lasciato mai: per me sarebbe stato come scappare da me stesso, e non rinunciavo al sogno/convinzione di rimanere dove i miei genitori, ed i miei nonni prima di loro, ed i miei bis nonni prim'ancora avevano lavorato, vissuto e riversato aspettative.
"Un vero Agricoltore deve essere prima di tutto attaccato alla sua Terra" e non avrei mai tradito questo vecchio adagio.
Ed appunto, la scuola procedeva, mentre vivevo una vita certamente serena ed anche spensierata: nella gioia di quel momento così ricco di emozioni mi tingevo i sogni di un colore "più reale", affrontando la vita con maggiore spavalderia rispetto al passato, e non nascondendo quell'ambizione che mi portava a vedermi sempre più vicino al mio essere Grande.
...
Non può un episodio, per grande che esso sia, cambiare tutto.
...
La notte può arrivare anche all'improvviso, in un'eclissi che impaurisce e destabilizza.
La notte può durare ben oltre molti notti.
La notte può essere senza luna, senza calore, e senza ricordo.
La notte può cancellare molto del giorno, lasciando solo una lontana e fievole speranza di Alba.
A diciott'anni e pochi mesi ho vissuto la notte più lunga della mia vita.
Durante questa notte non ritengo di aver mai cessato il mio cammino, ma questo è inevitabilmente cambiato, portandomi a dimenticare quanto fu, ed a rimparare da capo molto di quanto oramai davo per scontato.
Un attimo ero grande, ero uomo, e l'attimo dopo ero tornato infante: un infante nel corpo di un uomo, con cuore e mente di uomo, con mani di uomo, con barba e pensieri di uomo...con orgoglio di uomo.
Come con un'elastico dietro alla schiena che mi strappava violentemente dal presente e che mi riportava a quanto ero stato, vivevo quella catarsi con buona parte del mio corpo che non mi apparteneva più, ma con la consapevolezza che Cuore e Mente c'erano ancora, ed ancor di più rafforzati.
E' così accadde da subito.
Convinto ed Ostinato. mi sentivo nudo e schiacciato da troppe armature, ma non ero da solo, ed anche nel più assordante silenzio di quell'interminabile notte, sempre percepivo l'Amore continuo ed incondizionato che mi accompagnava da tutta una Vita.
I miei genitori, i miei nonni, i miei amici, a guardarmi lentamente riprendere buona parte di quanto mi era stato tolto, a seguirmi nelle evoluzioni, ad affiancarmi nel Nuovo che di lì in poi sarebbe stato.
Era nelle paure altrui che io trovavo il modo di non averne, quasi ironicamente, mai abbassando la guardia, ma sempre sminuendo quanto mi stava accadendo.
Tanti piccoli minuscoli mattoni, pesanti e scomodi, da ritrovare o ricostruire, da posizionare, da consolidare nelle fondamenta della mia Seconda Vita: in ogni giorno, in ogni attimo, in ogni parola, in un perpetuo impegno.
...
Le lune passarono, e le stagioni si avvicendarono portandomi a conoscere la mia Nuova Vita, togliendomi a forza quella maschera senza sorrisi, e scoprendo quanti profumi nascosti ci fossero attorno a me.
Gli Amici vegliarono, e tra loro si distinse perfino l'Amore che fa male, la Mano tesa a prescindere ed Enne (il Parente Scelto).
Rivedere la spiaggia, non privarsi di una pizza con gli amici, gustarsi un tramonto sul mare, assaggiare la neve fresca, o anche solo trattenere un filo d'erba tra le dita: tutto era divenuto magnifico e fondamentale.
Ed ecco che il mio diciannovesimo anno trascorse in quel modo, veloce e pesantissimo, stancante ed arduo, mentre tornavo a dischiudere gli occhi sul mondo.
Mai, neanche per un attimo, la campagna aveva smesso di chiamarmi: anche di fronte alle evidenze ignoravo la malasorte e lanciavo il mio pensiero al domani più favorevole.
Sorte...fortuna...compassione...
Quante volte mi sono interrogato sul senso di queste parole, senza mai trovare una mia spiegazione.
A quell'età si danno per scontato tante..troppe cose, ma tutto per me era drasticamente cambiato, ed in quell'anno appena trascorso io avevo capito che era nell'Essenziale che ancor di più dovevo trovare le mie risposte, imparando ad ignorare totalmente quanti tentassero di darne per me.
"Sei stato sfortunato, ma vedrai che ti rimetterai"
"Sono certo che tornerai come prima"
"Poverino, quanto hai sofferto..."
Parole come macigni sul mio percorso, mentre desideravo solo che quei passerotti sulle querce riuscissero a far tacere nella mia mente quanto mi veniva detto.
Tornai a scuola, ignorando completamente quanto chi porta un camice mi diceva, e mi diplomai contro ogni pronostico, mentre tutto pareva avere un significato diverso: quel Diploma era una conquista, una grandissima soddisfazione, ma... ma improvvisamente era anche diventato solo un foglio di carta.
Credevo che sarei "guarito" da quelle strane e nuove sensazioni, ma col tempo capii che non erano sbagliate o addirittura malate...e che non ne esisteva affatto alcuna cura: ero cambiato, e non dovevo averne paura.
Il metro del mio vivere adesso era diverso.
Era come se la Realtà mi trattenesse ad un livello distante da quello che avevo conosciuto nei miei primi diciotto anni, ed il sapore della Vita adesso sapeva di sale, di zucchero, di pepe, di aceto.
Essenziale: questo era quello che ero diventato.
Si potevano far sogni essendo Essenziali?
La risposta era (ed è ancor oggi) "assolutamente si": e fu così che iniziai a rivedermi da Grande, senza capire che Grande la vita mi ci aveva appena fatto diventare.
Vent'anni, un diploma, un grande sorriso sotto la barba nera, una nuova andatura, tanta buona musica ad accompagnarmi, e nuove aspirazioni: trovare nei nuovi limiti gli slanci per saltare più in alto.
E mi iscrissi all'Università, mentre il caro amico-medico di famiglia scuoteva la testa dicendo che quel passo era troppo per me, e che questa volta avrei dovuto desistere.
L'Iscrizione a Scienze Forestali era (inutile negarlo) una specie di ripiego: nel mio sognare in modo essenziale, quella poteva essere la via per laurearmi in qualcosa che mi piaceva molto ma che mi permetteva anche di fare altro (non era previsto l'obbligo di frequenza).
Intimamente speravo di riuscire, passata la buriana, ad iscrivermi a Veterinaria, ma ero cosciente che tale passo sarebbe stato molto difficile per essere compiuto dal sottoscritto.
La vita di città non mi spaventava, come non mi spaventavano quei 280km che settimanalmente dovevo percorrere per tornare al paese e continuare il lungo processo di Cura che già da due anni stavo sostenendo.
Tutte quelle salite, così lunghe, così estenuanti...
...e quelli che seguirono furono gli anni della mansardina in periferia, dell'Ottavo e la sua Amicizia, dello studio e della più importante presa di coscienza.
In verità capivo che l'Alba si sarebbe compiuta solo tentando quella via, per un'ultima volta nella mia nuova vita: attraversando quel ponte che mi avrebbe consegnato a quello che ero diventato, lasciando che i miei occhi potessero finalmente aprirsi...spalancarsi su quanto di nuovo io ero.
L'Alba, la mia Alba, sorse un mattino d'estate, dopo una nottata trascorsa nella spiaggia: avevo vent'anni, e finalmente mi "vedevo" per la prima volta riflesso nell'acqua del mare.


Alleggerirsi...

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Senza dubbio questo 2015 è stato un anno di importanti cambiamenti.
Se è vero che il 2014 era stato quello delle decisioni, in questo le decisioni prese in precedenza si sono evolute in fatti e novità.
Tanto su un piano prettamente professionale, quanto e sopratutto sul mio stile di vita, si sono consolidate quelle "certezze" che mi avevano spinto sino a qui, ed ho trovato nuovi ed importanti stimoli al fare che mi  vedranno sempre più impegnato nel futuro.
Gestire la mia piccola azienda agricola, come facevo oramai da anni...gestire buona parte di un'altra azienda agricola, come da anni era nell'aria che potesse accadere...avere una marea di idee e progetti...avere da rendere conto a se stessi... avere da rendere conto a terzi...ed avere solo 24 ore e due mani per fare tutto questo.
Le considerazioni mi hanno portato alle inevitabili rinunce, ai sacrifici da fare in prospettiva, al tempo che necessariamente devo dedicare anche al mio riposare: da qui la necessità di alleggerirmi.
Alleggerirmi di quelle cose pesanti (in un modo o nell'altro) che mi porto dietro, e che affaticano il mio cammino.
Alleggerirmi di quei fardelli che continuo a sopportare senza più scopo di farlo.
Alleggerirmi dell'inutile, tanto materiale quanto immateriale, e fare pulizia.
Ed è così che un giorno ho aperto l'armadio di camera ed ho deciso di dare via la metà della mia roba: come mosso da un impulso irrefrenabile, ho sentito la necessità di interrompere tutto quel "trattenere" che sempre mi aveva contraddistinto, ed ho ceduto ben volentieri tanti indumenti che avevano rappresentato qualcosa, o che forse avrei potuto indossare nuovamente (magari dimagrendo...magari ingrassando).
Ho considerato sopratutto il fatto che, di vestiario "per ricambiarsi" (ossia non lavorare in campagna) uso sempre i medesimi capi: due-tre paia di pantaloni, due-tre maglioni, quattro-cinque camice, quelle dieci fra polo e magliette, e via così.
Quei panni non più portati venivano tenuti da parte, custoditi nel ricordo o nella prospettiva, ingombrando spazio, ed allontanandomi dal presente, momento in cui io vivo... ed appunto mi vesto.
E dopo l'armadio è stata la volta della mia scrivania, così piena di fogli e foglietti, appunti e ricordi: stivare tutta quella carta mi ha dato un senso di serenità, quasi come a voler far ordine anche nella mia testa.
E poi i soprammobili, i ninnoli, i ricordini: dal tappo di quella famosa bottiglia bevuta quella famosa volta...al posacenere brutto e sbeccato, dalla statuetta al vaso, e via...
Alleggerire, ed alleggerire la cucina, liberandosi di quelle stoviglie e quei tegami oramai oltremodo consunti e figli di troppi traslochi: generazioni di alluminio, acciaio, ferro e terracotta, mai usate, e tenute lì perchè ereditate...perchè "un giorno avrebbero potuto far comodo"...perchè "era un peccato buttarle via".
Sia chiaro che non ho tenuto il moderno e dato via l'antico (anzi...), ma ho deciso di eliminare (regalando, riconvertendo per altri usi o buttando via) quanto effettivamente era oramai vetusto o consumato.
Alleggerirsi, per il piacere di fare spazio...dare aria ad un mobile, un cassetto, una mensola: sentirmi finalmente più libero di introdurre qualcosa di diverso in tutto quello spazio recuperato.
Ed ecco che, come una metafora, anche nel mio vivere è accaduta la medesima cosa.
Non aver più voglia di essere accondiscendente "a prescindere", e dovermi alleggerire di quei carichi che inevitabilmente mi si accumulano invisibili (ma pesanti) sulla testa.
Credo di aver inviato a fare in culo più persone in questo 2015 che nei 35 anni vissuti prima.
Spesso questo porta a dei risultati positivi: accorciare (se non addirittura eliminare) quelle lente agonie che nascono quando c'è insoddisfazione; avere quella BELLA botta d'adrenalina nel gelare chi si ha davanti ed è convinto di poter dettare tutti i tempi della discussione e della riflessione; porre un limite a chi evidentemente non ritiene di doverne avere con il prossimo.
Alleggerirsi di quelle presenze che mi creavano disagio, così ricche di domande scontate e così vuote di risposte: persone dai contenuti distanti, empie di interessi per me sterili, semplicemente disinteressate da quanto di diverso ci sia oltre i loro propri convincimenti.
Alleggerirsi quindi da quei rapporti che non concepiscono scambio, e scegliere di lasciar spazio ad altri incontri, altre frequentazioni, o piuttosto ad una sana solitudine temporanea.
Sentirsi dire "scusa, hai ragione", è alleggerirsi dai dubbi di non averne mai avuta abbastanza (di ragione), e provare uno strano e nuovo conforto nel pensiero degli altri.
Alleggerirsi di quel ruolo colmo di Pazienza ed Autorevolezza, e lasciar vincere quell'Autorità che non deve avere per forza un'accezione negativa, ma che piuttosto fornisce carburante per l'ingegno e la realizzazione.
E non sarà certo l'essere considerato stronzo a fermarmi: in trentasei anni mai nessuno me lo aveva detto, e mi lascia sorridere che in questo periodo mi capiti di essere accostato a tale figura, solo perchè ho aggiunto SANA DECISIONE alla mia vita. Chi mi dice questo non ha voglia ci comprendere quanto io stia facendo, e quindi non me ne curo affatto e vado avanti per la mia strada.
E poi viene il web, dove poco parlo "del mio" e dove tanto parlo "di me".
Alleggerirsi, senza mollare questo spazio, in un momento in cui va tanto di moda farlo: lontano dalle "pause di riflessione" e dal "periodo sabbatico", sento che se venissi meno all'appuntamento con questo blog rischierei di appesantirmi di quelle parole non dette, e di quel silenzio fatto di frasi al vento.
Un 2015, dove Alleggerirsi è la parola d'ordine, e dove devo comprendere ancora bene LA MISURA di tutto questo nuovo (o ritrovato).
Ma sorrido a tutto questo, ed ho il cuore pieno di emozione quando vedo che il mio costruire è assai più solido e concreto, libero finalmente da quegli orpelli (oramai inutili e scomodi) che continuavo a trattenere.


Intanto, da questa notte è ufficialmente arrivato il freddo, dopo una quindicina di giorni trascorsi in manica di camicia, a sudare e tenere il camino spento.
Le capre guadagnano il pascolo, le api si preparano all'invernamento, la cavalla ha messo il pelo invernale.
Nell'orto un tunnel di tessuto/non tessuto mi dovrebbe assicurare cavoli ed insalate, mentre le fave son spuntate e le bietole resistono rigogliose.
Nella cantina il prosciutto ha smesso di sudare, ed il cacio profuma come non mai.
Ho voglia di fare foto...

Sensazioni di una notte di fine Novembre

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Luna calante in questa notte di fine Novembre.
Fuori tira vento del nord, e le chiome dei cipressi si piegano sotto a tanta forza.
Non passa alcuna macchina, e solo la grondaia che sbatte fa eco intorno casa.
Sporadiche nuvole corrono, illuminate a giorno.
Rimango alla finestra, ancora per poco, mentre il freddo pare conquistare la stanza.
Chiudo gli scuri piano per non disturbare questa quiete.
Il camino è acceso, e mi ci siedo di fronte: gioco con un legno e la brace.
Il cane russa nella cuccia calda, e del gatto non ho notizie da qualche ora.
Tutto dorme nella casa, mentre io adesso ascolto il crepitio del fuoco.
E' tardi, e la sveglia accanto al camino segna le 01:49.
Non riesco a dormire, ma il divano pare cullarmi.
Tra poco è già mattina.
Tra poco ci sarà la cagna da liberare, mentre mi salterà addosso per la gioia di vedermi, elemosinando carezze ed attenzioni.
Pochi passi, ed ecco che arriverà la truppa dei gatti, affettuosi solo in quell'unica occasione mattutina, nella speranza che possa dar loro qualcosa per riempire le loro pance...opportunisti.
Aprirò la baracca, un veloce controllo, i guanti da prendere, e scenderò nel pollaio: i galli (oramai troppi) saranno già spavaldi dopo chissà quanto cantare, e le galline saranno disposte tutte in prima fila per accaparrarsi le leccornie che la notte avrà saputo lasciare a loro oltre quella rete.
I conigli, la loro pulizia, l'acqua da riempire nelle bottiglie rovesciate, il fieno di medica, la pulizia sotto al gabbione.
Un giro per il recinto a controllare che tutto sia in regola.
Via verso la stalla, dove le capre inizieranno a belare reclamando il primo fieno del giorno.
Ma prima c'è la pulizia del recinto piccolo, da togliere il fieno vecchio, avanzato dalle mense del giorno avanti, da togliere tutte quelle palline che rotolano scosse dalla mia scopa: la carretta colma, e nuovo "nutrimento" per il mio orto.
Il primo reparto, dove la bianca e la grigia aspetteranno di uscire: la pulizia della lettiera, il fieno nuovo in rastrelliera, l'acqua da cambiare.
Poi l'altro reparto, dove il branco spingerà e belerà sempre più forte, come se non mangiassero da settimane...
Le libererò, e via di corsa ad accaparrarsi la miglior posizione nel recinto, dando testate e cornate per conquistare il cumulo di fieno migliore.
La loro lettiera da rimuovere, pulire e sostituire; l'acqua nel secchio sarà sporca come ogni mattina, e ci sarà anche da aggiustare la rastrelliera che il becco regolarmente sgancia durante la notte.
Via dalla stalla delle capre, alla volta di quella delle cavalle, troppo distante dal Podere ma pur sempre da fare: una carretta di cacca, la corsa delle cavalle al pascolo, la preparazione con il fieno per il loro rientro serale.
Rientrerò al Podere, e ci sarà la prima carica di legna del giorno: la misura per la stufa, quella per il camino, la carriola pesantissima accostata alla finestra della sala, la legna sistemata sul davanzale sino a tappare tutta la finestra.
Il cane di casa (che si sarà svegliato) libero a congiungersi nelle corse della cagna nera.
Gli stivali carichi di "ognibbene" da lasciare fuori dall'uscio, la legna da togliere dal davanzale e sistemare accanto al camino.
Saranno quindi le 9:00 quando avrò finito tutto, e ci sarà il momento di una tazza di orzo caldo (fatto nella napoletana sulla stufa a legna), un momento per tirare il fiato, e poi di nuovo in partenza, con tutta una giornata di lavoro davanti.
...Tra poco è già mattina, mentre la sveglia accanto al camino segna le 02:10.
Le palpebre si fanno pesanti, carico la stufa, il camino, e prendo la via del letto.

Inganno di una falsa stagione

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Mi affaccio dalla finestra di camera, ed a pochi metri da me osservo il grande susino Goccia d'Oro.
E' veramente maestoso, ampio, con i suoi trent'anni è una pianta che ne ha passate tante: messo a dimora da chi non se lo potuto godere, è cresciuto accanto ad un melo, un albicocco ed un ciliegio selvatico.
Esposto a tutti i venti, a quasi cinquecento metri sul livello del mare, e cresciuto protetto dalla compagnia degli altri alberi cuoi coetanei, dominando la valle sottostante e sentendo le voci dei bimbi mutare negli anni.
Uno ad uno i suoi coetanei sono caduti in disgrazia, vittima di insetti e malattie, sino a lasciarlo lì da solo.
Per un lungo periodo è stato abbandonato all'incuria, sino a che con mia moglie non ci siamo qui trasferiti e lo abbiamo potato.
Lentamente ha saputo crescere, allargarsi, e offrire sempre memorabili fioriture, ogni volta bersaglio di ventiggini, piogge torrenziali e grandinate.
Ha sopportato le gelate tardive, riuscendo sempre a regalare frutti (ottimi e sugosi), dando riparo e frescura, profumi e colori.
Lo scorso anno ho deciso di alleggerirlo ed abbassarne la chioma, e non curante dei questo ha continuato con abbondanti fioriture.
Ma ecco che, oggi 13 dicembre, nel "Giorno più corto che ci sia", mi ha stupito: una delle sue branche ha offerto una prima fioritura.
Questo mi lascia ammutolito, visto che un  albero così grande mai avrei pensato che potesse cadere nell'inganno di una falsa stagione come questo.
Falsa stagione...
...un Dicembre CALDO, come pochi prima d'ora, condito di Nebbie e Scirocco, pioggia e umidità.
Un inganno, che presto sarà svelato dal freddo, quello vero, che arriverà...perchè il freddo prima o poi arriverà.
La fioritura delle primule nel bosco non lascia presagire nulla di buono, e la legna segata nel piazzale che non si decide a calare spiega quanto le temperature siano assurde.
Questo susino, così bello ed ampio, governa l'aia e domina la vigna, ma è anch'esso vittima di una stranezza?
O si sta semplicemente "abituando" a quanto la vita futura avrà da offrirgli?
Immagino un Natale "con il maglioncino leggero", con il camino che fa corredo ma non necessità, e con la paura (la chiamerei solo così...) che in marzo arrivi il freddo bastardo.
Molte sono le viti che si rivelano avare nel cedere le proprie foglie al vento, mentre vedo che già in tanti si ostinano a potarle senza che queste si siano spogliate.
Nell'orto, definito da me "silente" ancora fiori di peperone sulle piante basse, e insalata che spunta inaspettata dove fu seminata oramai sei mesi fa.
Erba verde, pascolo rigoglioso, e muffa sui tronchi...mentre le cimici non vogliono andare a dormire.
Le mosche si appiccicano al vetro della finestra nella speranza di poter entrare.
E a me quei fiori sul vecchio albero danno da pensare...
...quando arriverà il freddo saranno guai.

Occasioni di confronto in una Fiera di Vino non convenzionale

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Partendo dal presupposto che per me l'Unica Via da percorrere è proprio quella dell'agricoltura "alternativa", e quindi rifuggendo anche in viticoltura ed enologia gli aspetti interventisti e chimico-industriali, non troppo tempo fa sono stato ad una fiera di produttori di Vino "non convenzionale"(Biologico, Biodinamico e "Naturale").
Girando tra i banchi delle varie aziende, ho avuto il piacere di confrontarmi con molti di questi viticoltori, e di chiedere loro molto sull'origine della scelta fatta: il dibattito sulla "scelta" dell'Agricoltura, ed inevitabilmente dello stile di vita da condurre, è sempre fonte di interessanti dibattiti e confronti tra percorsi diversi e intenti comuni.
Con questo mio scritto non intendo parlare del Vino presentato nella fiera, nè tanto meno addentrarmi in una (sicuramente) filippica sul come tutti potremmo (dovremmo!) tentare di conoscere e di far proprie le regole che anche queste aziende hanno intenzione di darsi, divenendo consumatori di soli prodotti provenienti da VERE (e non "di facciata"...) aziende cosiddette Bio o tradizionali-Naturali.
Tanto meno mi voglio ritrovare nell'inevitabile ginepraio della spiegazione dei disciplinari, degli enti certificatori, delle regole "non scritte"dell'argomento in qustione.
Produttori, vignaioli, cantinieri, contadini, Agricoltori...chiamiamoli come meglio vogliamo (con i dovuto distinguo) che ogni giorno tentano di compiere un atto di evidente rispetto verso la Natura, mirando a danneggiare il meno possibile l'ambiente ed il futuro della Terra, e spesso impegnandosi a recuperare i tanti (TANTI) danni fatti negli ultimi 40-50 anni.
Il vino, inteso come alimento (e mai come bevanda), è uno dei componenti della nostra dieta, incastonato nel fittone delle nostre tradizioni, da anni è oggetto di accese discussioni tra i "convenzionali"( coloro i quali utilizzano chimica di sintesi, diserbanti, azioni invasive in vigna ed in cantina, chimica in cantina) ed i "non convenzionali", trai i quali possiamo annoverare i Biologici ed i Biodinamici (controllati da un ente certificatore) ed i "Naturali" (forse i più radicali  ed estremi tra i produttori di vino).
Il vino era il protagonista di questa fiera, e tra i produttori era assai viva la necessità di comunicare quanto io andavo cercando, ed appunto spiegare come mai fossero giunti a quel tipo di scelta, e cosa questa avesse comportato.
Parlando con loro è stato da subito evidente che i più avessero "origini" differenti dal contesto dove adesso si trovavano.
Chi si era laureato in economia e commercio, chi svolgeva il compito di assicuratore, chi era impiegato in una multinazionale, chi era insegnante, chi artigiano: raramente c'era chi era figlio di agricoltori, ed ancor più raramente c'era chi aveva una famiglia che nel tempo si tramandava terra e passione per lavorarla.
La maggior parte proveniva dalle città, grandi città che li aveva partoriti con un lavoro che evidentemente rimaneva loro stretto, e che nel tempo li aveva trattenuti a forza nonostante la loro spiccata curiosità verso quanto di più alternativo ci potesse essere a quel loro vivere.
Una "costrizione" che, a detta di molti, era divenuta soffocante, e che li rendeva schiavi delle proprie scelte, senza che ci fossero prospettive di vita assai diverse (e migliori?).
Neo-contadini che erano fuggiti, tagliando a forza quei cordoni ombelicali, e portandosi ad allontanarsi il più possibile.
La scelta del luogo dove "seminare" la nuova vita era spesso affidato al caso, frutto di una girata in una determinata zona d'Italia, o nell'andare a trovare amici in paesi e borghi di un Italia diversa da quella metropolitana.
I più fortunati invece erano ritornati alle origini, nella vecchia cascina o podere del nonno, abbandonata a se stessa, o piuttosto data in affitto a chissà chi.
Tutti "emigranti", dalla città alla campagna, con accenti differenti, già conoscitori dell'area "new age" dell'agricoltura alternativa, con in mente idee bucoliche di pecorelle al pascolo, terra lavorata a zappa, e spostamenti fatti a cavallo.
Il loro confrontarsi con la realtà li ha portati ad una profonda analisi individuale, mettendo spesso in dubbio quanto realmente volessero cambiare la propria vita, lasciando gli "agi" metropolitani a favore della fatica boia del lavorare i campi.
Ebbene, dopo non poco tribolare, solo i più convinti ce l'hanno fatta, ed hanno creato le loro aziende agricole dove il convenzionale era bandito e le alternative fungevano da reattore per ogni loro azione.
Nella sperimentazione per molti, ed il recupero del tradizionale per pochi, le "agricolture verdi" hanno iniziato a dare i propri frutti, ed in vino in questo caso era il figlio di tanta fatica, ostinatezza, prospettiva, rispetto ed ancora fatica.
Con quei profumi primordiali, così tanto distaccati dalle infinite menate del "devi sentire questo nel vino altrimenti non capisci niente del vino" piuttosto che "non riesco a comprendere se questo odore sia fiore di calicantus o buccia di topinambur"...
Con quelle acidità marcate, così interessanti, promotrici di una beva unica, e di profonde soddisfazioni senza dolori alla testa, allo stomaco, ed all'anima...
Con quel sincero menefreghismo del proprio essere "diverso"...
Con quel profondo distacco dal resto...
Con quella voglia di conquistarti come mai nessuno prima...
...il vino raccontava le tante storie dei tanti produttori che c'erano dietro.
Ed assaggiando, udivo la voce di questi racconti già nel bicchiere, lontano dalle stelle e stelline delle guide, immerso in un vero e proprio confronto tra pari.
Purtroppo ho riscontrato che solo in alcuni casi questi neo-agricoltori avevano anche, oltre al vino, altri indirizzi nella propria azienda, concentrandosi in tutto e per tutto sulla vite, e tralasciando (generalmente per mancanza di forze e tempo) anche altre colture o allevamenti.
Ma, quando capitava di incontrare il contadino che, oltre a fare il vino faceva anche altro, coltivando la terra, ed allevando anche animali, sicuramente la discussione era ancor più interessata da parte mia.
Far conciliare il "fare vino" con gli altri indirizzi aziendali è cosa possibile seppur estremamente dispendiosa in ambito economico e fisico: in molti però hanno ritenuto necessaria questa scelta, per giustificare ancor meglio il loro vivere "di campagna" e non solo il loro vivere in campagna.
Parole affidate al piacere ed alla compagnia, pronunciate in un luogo magari complicato per le confidenze, ma ugualmente intimo.
Mi chiedo quanto di voi lettori abbiano conoscenza di questi produttori di vino, e sopratutto quanti acquistino le loro bottiglie.
Io sono un assiduo consumatore, anche e soprattutto perchè ad oggi non tollero più molto quei vini tanto artefatti quanto finti, costruiti a tavolino, lontani dalle storie del proprio territorio e forzatamente indirizzati verso la massa e la tendenza del momento.

Natale 2015

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Come ogni anno apro un post dove io possa parlare del Natale che sarà o possa dedicare spazio alla "Letterina a Babbo Natale".
Quest'anno ho difficoltà a riempire di giubilo il blog, e sono di questi giorni delle notizie che mi hanno rattristato non poco.
Il Natale è per me da Sempre LA FESTA dell'anno: è il momento in cui io condivido ancor di più quella gioia innata (e spesso poco capita anche dal sottoscritto) tentando di coinvolgere le persone vicino a me in quello che viene definito "lo spirito natalizio".
Non si tratta di quell'odioso adagio che recita "A Natale siamo tutti più Buoni", che francamente non ho mai sopportato, ma di quella voglia di fare festa...per quella voglia irrefrenabile di felicità.
Quest'anno arrivo con meno entusiasmo a questo appuntamento, ed il mio pensiero scivola sempre verso gli occhi e le parole delle persone che ho vicino e che hanno preoccupazioni grandi da gestire.
Quest'anno sento che essere felici è assai più faticoso...

"Caro Babbo Natale,
a scrivere sono sempre io a distanza di un anno, con qualche in più pelo bianco nella barba e diversi kili di peso.
Scriverti per me è sempre stato un momento emozionante, e lo è stato tanto nei momenti felici quanto nei momenti più bui della mia vita...proprio quando a soffrire ero io: in te e nel tuo spirito ho trovato sempre una "valida scusa" per star meglio, confidando che poi saresti arrivato a farmi visita.
Durante tutto l'arco dell'anno ho ricevuto molti doni, mi sono tolto sfizi, ed ho edificato per il prossimo anno, cercando di essere tanto lungimirante quanto istintivo.
Ho ricevuto e dato Amore, ed in questo momento non desidero nulla di più per me.
Ed ecco che per questo Natale non ho richieste materiali da farti, ma ho piuttosto dei pensieri da affidare al tuo buon cuore, certo che tu saprai renderli regali e recapitarli alle persone giuste.
Affetto...comprensione...forza...prospettiva...positività...ed ancora Affetto: pensieri rivolti a quei ragazzi che sono vicini a me da oramai una vita, e che stanno provando paure e dolori tanto come uomini che come figli.
A loro, pezzi del mio cuore, vorrei che arrivassero i miei pensieri, e che sapessero sfruttarli al meglio.

Che a loro arrivino solo pensieri positivi, che sappiano sempre cogliere il bello di ogni attimo della Vita, e che ne sappiano fare tesoro senza andare nel dolore, ogni volta.
A loro arrivi il mio abbraccio, la mia presenza, e che sappiano usare queste cose come meglio credono, senza curarsi troppo di come io stia o di quanto io possa preoccuparmi per loro.
Io desidero solo questo per questo Natale, e sono certo che tu saprai donare loro queste cose.
Caro Babbo Natale, un altro anno è passato, e mentre ti assomiglio ogni giorno sempre di più, desidero che anche tu riceva quell'affetto che da trentasei anni non manco mai di dimostrarti, e che sappia vedermi sorridere mentre dormo il 24 Notte.
Ti aspetto..."


A tutti voi l'augurio di un Sereno, e Felice Natale,
nella speranza che anche voi possiate ricevere i doni che più desiderate, e che possiate condividerli con chi più amate.

Mentre scrivo dall'alto di questa collina, ed il cielo continua a farsi bigio, a tutti voi dico ancora Buon Natale.
A.A.

Questo 2015, un anno Nervoso, necessario e costruttivo.

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Termina l'anno, ed il mio pensiero va inevitabilmente a quanto è accaduto al Podere e nella mia Vita.
Agronomicamente parlando il 2015 è stato certamente un anno  positivo: dopo il 2014 (l'annus horribilis che rimarrà indelebile nella mente e nel portafogli di quanti della Terra ne facciano una professione) poteva solo andare meglio, e così è stato.
Un discreto raccolto di fieno, un abbondante vendemmia, un più che buon raccolto di olive, e poi anche l'orto, le uova (mai come quest'anno), i maiali, etc.
E' stato l'anno in cui ho scoperto il problema che affligge le mie amate capre, ed anche l'anno dell'arrivo del secondo cavallo.
Anno dove mi son dilettato più che mai a fare il "norcino di casa", ed anche l'anno delle patate e delle cipolle.
L'anno delle api...e del primo miele!
Un anno lungo, faticoso, ma Buono, dove certamente non mi son mai cullato negli allori o soffermato troppo a disperarmi sugli insuccessi.
Un anno dove il trattore mi ha detto che dovevo spendere i soldi (frizione da rifare), e dove ho deciso di rimandare  tale problema al 2016.
Un anno con poco latte, tanto letame, pochi carciofi nell'orto, troppe cimici in autunno, buona legna da ardere, lunghe fermentazioni nei tini, bellissime fioriture.
Agronomicamente  sono soddisfatto.
Un anno comunque pieno di eventi personali, alcuni attesi da molto tempo, tra cui quella firma che mi permetterà di vivere più serenamente sotto al tetto (comunque da rifare) del Podere.
Sicurezze arrivate dopo lunghe, lunghissime ed estenuanti arrabbiature, delusioni, silenzi, ed ancora tremende arrabbiature.
Un anno, mi perdonerete il lessico, dove mi sono incazzato come non mai, contrastando quei famosi "poteri forti" e dove non ho mai accettato di essere trattato come un numero a discapito della mia dignità di Uomo.
Un anno Nervoso, forse il più nervoso dei trentasei vissuti sino ad oggi, dove in molti hanno avuto a che fare con la mia Pazienza svanita, e dove male ho gestito un animo tanto ribelle quanto addirittura intemperante di fronte alla mancanza di Rispetto o Ascolto.
Un anno dove ho urlato, come non mai prima d'ora...un anno in cui mi son sfogato, senza trattenere tutto dentro come la Vita mi aveva insegnato a fare.
Un anno di tante spese fatte, molti impegni sostenuti, ed altrettante ambizioni neo concepite.
Un anno in cui la salute mi ha voltato le spalle in più occasioni, ed in cui le preoccupazioni non sono certo mancate, le incomprensioni con chi veste un camice bianco, le solite tiritere, nuovi orizzonti.
Un anno in cui troppi genitori vicino a me hanno subito l'attacco di questi Strani Nuovi Mali, e quindi un anno i cui i loro figli li ho sentiti più vicini che mai.
Un anno in cui ho dovuto anche rinunciare, dopo tanto tempo che non lo facevo, e delegare...ficcandomi l'orgoglio in tasca, e lasciando prevalere il buon senso.
Un anno in cui sono ingrassato, i capelli e la barba si son fatti più bianchi, ed ho deciso di cambiare stile di guida adattandomi alla mia nuova vecchia auto.
Un anno di grandi consapevolezze.
Un anno di Amore, pugni sul tavolo, e cambi di rotta.
Un anno di Autarchia e sopravvivenza.
Un anno di salite, curve secche, ma anche belle discese.
Le tre istantanee di questo 2015:
La domenica di Pasqua, sotto al cielo ventoso di Livorno, sulla terrazza Mascagni: quello che ci siano detti con mia moglie...
Quella telefonata ricevuta il 17 di Luglio, con l'odore dell'erba medica sfalciata che invadeva il mio trattore fresco di ranghinatura, mentre mi veniva da piangere per l'emozione di quelle parole tanto aspettate ed agognate, preludio di un grande senso di leggerezza...
Questa mattina, mentre leggevo un referto che attendevo da tre anni, stando immobile nel mezzo di un parcheggio affollato, senza capire se dovevo essere felice o preoccupato per quelle parole...
...
Tante le parole che ho detto, che ho ascoltato, e che avrei voluto dire.
Tante le sveglie prima dell'alba, con la consapevolezza che quello che mi avrebbe aspettato sarebbe stato un giorno troppo duro per le mie braccia.
Tanti i momenti in cui son riuscito a staccare dal mondo e godermi il volo delle rondini sopra la mia testa.
Troppi i momenti in cui ho dovuto farmi rigido per non soccombere di fronte al Sistema ed alle sue Mode.
Nessun momento in cui ho avuto un rimpianto.
Questo 2015 rimarrà per me l'anno Nervoso, in cui adrenalina e coscienza si son sposate con esternazione e soddisfazione.
Questo 2015, un anno Nervoso, necessario e costruttivo.
Buona fine e buon principio a tutti.

Inquinamento: il piccolo contributo quotidiano per limitarlo

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Ci sono post ragionati.
Ci sono post pensati, magari anche organizzati.
Ci sono post in cui mi racconto, ed altri in cui racconto quanto ho intorno a me.
Ci sono post scritti invece di pancia, in un modo veloce come può essere quello di una risposta data "al volo" al proprio interlocutore: post che partono da un'immagine, una sensazione, una frase.
Ecco che per il primo post di questo 2016 inizio con il citare una mia risposta data ad un Caro lettore che persevera oramai da tempo a seguire queste mie parole, e che non manca mai di lasciarmi un segno della sua presenza.

"Non ho certo alcuna sicurezza dalla mia, se non quell'indomabile Ottimismo che mi accompagna sempre: credo che prima o poi l'Uomo dovrà ravvedersi su molte sue decisioni, e rivedere i propri passi si rivelerà fondamentale per la sua sopravvivenza...perlomeno per come la intendiamo adesso.
Mentre si spendono cifre inimmaginabili per raggiungere, "conquistare" e magari colonizzare altri pianeti...si perdono (secondo me) immense opportunità per salvare la nostra Vita su questo.
La Terra sopravviverà, come sempre ha fatto, e l'Uomo magari si adatterà, come sempre ha fatto.
L'inquinamento in aumento, le calotte polari che si sciolgono, le stagioni che si ribaltano, e noi tutti (minuscoli singoli individui) possiamo fare qualcosa.
Non dico risolvere i problemi che attanagliano le sorti del nostre futuro, ma magari partecipare al cambiamento in senso certamente meno negativo.
Ebbene, se anche un singolo non può contribuire a questo, a poco varrebbero gli sforzi di quanti ogni giorno si adoperano al fine di "migliorare" (o magari anche solo limitare il danno) nei confronti del proprio futuro.
Ma qui si parlava "solo" di produttori di vino NON convenzionale...figuriamoci se si parlava di inquinamento..."



Nel post in questione (Occasioni di confronto in una Fiera di Vino non convenzionale) parlavo di questi Vignaioli che lavorano con criteri ed etiche assai distanti da quelli dell'Agricoltura Convenzionale, e l'occasione di una fiera dedicata a loro diveniva occasione di confronto con i visitatori di tale fiera...ed anche con il sottoscritto.
Sfioravo (appena) il tema dell'agricoltura non convenzionale, e mi tenevo assai distante dal tema dell'inquinamento o "gineprai simili".
Proprio questa sera, ascoltando il giornale radio, sentivo dei valori delle polveri sottili nelle città, e di come la pioggia ed il vento stessero "ristabilendo" i livelli ordinari per quelle città.
Proprio questa sera, ascoltando questa notizia, mi è venuto in mente che io in "gineprai simili" ci vivo buona parte della mia esistenza, e che non dovrei evitare di parlarne qui, anzi.
Quindi adesso io vi dirò che cosa faccio e cosa non faccio per dare il mio contributo quotidiano od occasionale al tema dell'INQUINAMENTO.

1) La mattina mi sveglio sempre con una sveglia a molla.
Potrà far ridere molti, ma da una vita io uso solo sveglie a molla, salvo il periodo dell'adolescenza, dove a svegliarmi era una radiosveglia.
Perchè questa cosa? Perchè le pile INQUINANO, e da quando anni ed anni fa al mio paese fu tolto il raccoglitore per pile usate, io decisi che le pile dovevo consumarle solo per lo stretto necessario.
La molla in questo caso poteva benissimo sostituire la pila, e quindi iniziai ad usare la sveglia della mia amata bis nonna...sveglia che ogni mattina continua a suonare e a farmi destare.
2) Quando mi lavo la faccia, i denti, o qualsiasi altra cosa che appartenga al mio corpo, io chiudo sempre la cannella durante l'insaponamento, aprendola poi al minimo per il risciacquo.
Ho calcolato, basandomi sul mio uso poco corretto dell'acqua domestica (presto corretto dall'attenta moglie) che mi necessità esattamente un quarto (1/4) dell'acqua che altrimenti avrei tenuto aperta, per tale operazione.
Devo fare due calcoli? Sinceramente preferisco di no, ma provate ad immaginare i metri cubi di acqua che in un anno io riesco a risparmiare, contando che l'acqua (un bene assai più prezioso di oro, petrolio, ed uranio) si muove con l'ausilio di pompe (o a motore o elettriche), e quindi ha la sua bella dose di inquinamento indiretto.
3) Per la pulizia del mio corpo uso principalmente detergenti naturali, o comunque a basso tasso d'inquinamento, considerando anche e sopratutto che la mia fossa imof passa non troppo distante dal mio orto, ragion di più per prestare moltissima attenzione.
4) Per la pulizia delle stoviglie, della casa e della biancheria usiamo solo prodotti "bio" certificati, o meglio ancora i rimedi antichi che l'autarchia ci offre (molto aceto di vino, lisciva, sapone marsiglia, bicarbonato di sodio, cenere, limone e moltissimi altri rimedi). Il perchè di tale scelta è il medesimo del punto n°3.
5) Uso carta riciclata, tanto per scrivere, per stampare, per imballare, e pure per pulirmi il fondoschiena. Penso a tutta quella carta che potrebbe essere riutilizzata (e non solo per accendere il camino), e penso che utilizzare carta riciclata possa essere una buona cosa per l'inquinamento e la deforestazione.
6) Non uso assolutamente stoviglie di plastica, bicchierini e tovagliolini usa e getta, ne tanto meno bottiglie di plastica per contenere i liquidi.  Porcellana, acciaio, vetro sono la vera risorsa a cui attingere dalle proprie case, dimenticando un approccio "veloce e pigro" per il loro lavaggio, e contando che con poca acqua è possibile lavare molte cose, e farlo pure eccellentemente.
7) Mi autoproduco il cibo, o perlomeno vi riesco sino al 90% di quello consumato durante i mesi estivi, ed al 50% durante i mesi invernali. Un 70% di media in un intero anno, e questo ha il suo peso in termini di inquinamento. Considerate solo agli spostamenti che i singoli alimenti devono fare prima di arrivare nelle nostre tavole...pensate anche alla chimica di sintesi evitata...a quanto non inquini questa scelta.
8) Io mangio carne, e contrariamente al pensiero di taluni vegetariani o vegani, io mangio SOLO la carne da me prodotta. Carne proveniente dagli animali che io allevo con foraggi e mangimi da me prodotti (per mezzo di un'agricoltura che non usa sostanze chimiche, e che è strettamente mirata al sostentamento dell'allevamento familiare.  Un circuito chiuso che però mi permette di consumare quei kilogrammi di carne all'anno, distribuita (credo) intelligentemente nell'arco del mese: su 14 pasti settimanali solo uno è a base di carne cucinata, ed in altri 3-4 c'è l'utilizzo di carne proveniente da insaccati e salumi.
Questo specifico argomento, assai interessante e spunto di innumerevoli discussioni, è volutamente contestualizzato alla discussione in atto, e non vuole ledere la sensibilità di nessuno: io sono un Agricoltore, io lavoro la terra, io allevo gli animali, la terra mi da i frutti, gli animali (una parte) mi danno i frutti, ogni tanto un animale è vecchio, o semplicemente ha raggiunto lo scopo per cui veniva allevato (essere macellato). Io macello gli animali, io ne lavoro le carni, io cucino quelle carni.
Credo che anche in questo ci sia un minimo impegno sul limitarsi ad inquinare.
9) Per la frutta e verdura non autoprodotta provvediamo all'acquisto "a Km zero" conosciute oppure ad aziende biologiche certificate.
Idem per le eventuali fatine, pasta, prodotti da forno, latticini.
10) Mi scaldo con la legna.
Buona parte di questa proviene dalla regimazione dei campi lungo il bosco, dalla pulizia del frutteto-vigneto-oliveto, e dal taglio del bosco di proprietà.
La legna, tagliata nel raggio di pochi kilometri da casa, viene da me segata, accatastata, ed ancora portata in casa: un camino(nella sala) e due stufe a legna (una in cucina ed una in camera) ci assicurano una temperatura assai gradevole, ma mai eccessiva.  Quindi posso affermare che anche con la legna io abbia un minimo criterio e moderazione nel suo utilizzo.
11) Riduzione degli spostamenti in automobile.
Già in passato ho parlato di questa scelta, dettata anche dalla componente economica: da due auto passammo ad una, e si dimezzarono le occasioni per spostarci, arrivando a farci ottimizzare ogni singolo viaggio, ed a sfruttare al massimo tale occasione.
12) Riduco al minimo il consumo di energia elettrica. Questo punto è certamente il più eclatante dove, oltre ad avere elettrodomestici con classe energetica AA o A+, utilizzo solo lampadine a basso consumo energetico (generalmente fluorescenti o Led) che regolarmente smaltisco secondo le direttive sulla scatola. Stacco sempre la tv, il decoder ed il lettore dvd quando sono inutilizzati.
Le luci vengono accese solo quando è necessario, e ne viene fatto un uso parsimonioso.
13) In inverno cucino praticamente solo con la cucina economica (alimentata a legna), di cui sfrutto anche il forno. In estate uso i fornelli a GPL (non ho metano) ed il forno a legna fuori casa.
14) I rifiuti vengono smistati in 4 appositi contenitori: vetro, carta, umido ed indifferenziato. L'umido va in parte nel compostore domestico ed in parte ad integrare la mensa degli animali. La carta viene destinata al riciclo oppure riutilizzata per mille usi domestici (tra cui appunto l'accensione dei punti calore della casa). Gran parte del vetro (barattoli a vite e bottiglie) vengono lavati e riutilizzati.
15) Utilizzo dell'acqua calda. La temperatura al termostato è volutamente tenuta bassa, e non ne viene fatto alcun spreco. Sulla cucina economica ci sono sempre uno-due bollitori pieni di acqua calda pronta ad essere utilizzata per cucinare, per rigovernare le stoviglie, per lavare i panni o per la pulizia della casa.
16) Controllo materiali usati per l'abbigliamento. Premesso che a me il sintetico proprio non piace, ma che è praticamente impossibile non trovarlo OVUNQUE, cerchiamo di acquistare indumenti di lana, cotone, lino, canapa. Spesso utilizziamo metodi naturali per tingerli. Abbiamo un uso scrupoloso dei capi, e li curiamo (la nonna sarta aiuta non poco in questo) sino a che non sono realmente logori. A quel punto li passo al lavoro nei campi, e li porto chissà quanti altri anni.
Di acrilico in effetti ho tre maglioni pile da lavoro, una giacca a vento "buona" e qualche paio di mutande...più o meno.

Quelli elencati sono solo una parte degli accorgimenti che seguo, ma sono consapevole che non possano salvare il mondo.
Piuttosto sono convinto di dare un piccolo minuscolo contributo, senza dover patire per fare tutto questo.
Sono una persona pulita, che si alimenta più che bene, che conduce una vita più che dignitosa, che tenta di fare attenzione su ogni cosa.
Prossimamente installeremo in casa un TERMOCAMINO, e questo ci posterà ad ottimizzare il consumo di legna, eliminando buona parte (perlomeno dall'autunno alla primavera inoltrata) del consumo di GPL.
In futuro mi piacerebbe tentare con l'eolico, soluzione che sinceramente apprezzo molto, ma per fare ciò dovrò metterne di soldini da parte...e quindi rimane un intento, un sogno, un progetto...ma poco altro.
La coibentazione del tetto con sughero in inverno ci aiuterà a mantenere calore nella casa, e mi sto adoperando al fine di trovare una soluzione epr il cappotto delle pareti esterne...soluzione compatibile in bioedilizia.
Mi sento la coscienza pulita per quanto faccio, considerando che conduco la mia azienda agricola con metodo "Naturale", non utilizzando alcun tipo di prodotti chimici di sintesi, limitando l'utilizzo del trattore (comunque piuttosto recente ed in teoria poco inquinante...), e riutilizzando le materie di scarto (tralci, sarmenti, residui di potatura) per alimentare il forno a legna, le stufe, o per biotriturarle e metterne i residui nel compostore.
Non è magari molto, ma le tanti api che gironzolano intorno al Podere mi danno un immagine "pulita" del mio fare.
Ma si può (deve) sempre fare meglio, io per primo.
E voi, come contribuite a limitare l'inquinamento?

Gennaio Ovaio...magari: cronaca di un giorno tanto atteso.

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Gennaio Ovaio, recita un vecchio proverbio...
Gennaio, sino a ieri "questo sconosciuto" direi io.

In pratica è dagli ultimi giorni di Novembre che perpetua la medesima stagione: temperature minime di molto sopra le medie del periodo, risvegli nebbiosi (sino a 5 giorni su 7), pioggia fine che entra nelle ossa, umidità che si taglia con la scure, cielo perennemente velato, aria appiccicosa.
Da due mesi perdura questa situazione, e tanto le mie ossa quanto la mia pazienza ne stanno seriamente risentendo: una stagione Uggiosa, che impedisce buona parte dei tanti lavori da fare.
Il susino che ha i fiori, i prati ancora verdi, i ciliegi che stanno per gemmare, ma mota (fanghiglia) che s'appiccica ad ogni cosa, gli scarponi che si fan pesantissimi ad ogni passo, e le piante che ancora ad oggi (metà gennaio) non hanno perso tutte le foglie.
Gennaio Ovaio, recita un vecchio proverbio, mentre io impreco contro le cove del pollaio ricche solo di cacca: i polli non hanno minimamente iniziato la consueta deposizione delle uova, e se ne stanno lì motosi (sporchi di fango) e tristi a guardarmi passare durante il giorno.
Le capre, alcune alle ultime fasi della gravidanza ed altre ancora molto indietro, sono grasse e spente, sognando un pascolo che non vuol mai asciugarsi.
Nell'orto il tessuto-non tessuto copre le fave che crescono rigogliose, ma l'erba alta tutt'attorno è sinonimo di calura.
Calura, strano usare questa parola di questi tempi, e strano continuare a nominarla in un anno assai caldo: le mie più profonde speranze di avere un inverno freddo paiono essere (per adesso) assai vanificate.
Si stanno ripulendo le prode dei campi, liberando la terra fertile da tutte quelle ginestre che oramai parevano essersi accomodate ovunque, e si sta gobboni (chini) con la motosega ed il pennato sempre in azione.
Si suda con la giacca...ci si bagna senza giacca...e siamo destinati ad essere sempre molli (bagnati).
In casa regna il foco morto (non c'è mai fiamma viva), ed i comignoli sbuffano sempre verso valle, schiacciati da tanto grigio umido.
Ieri sera l'ennesimo acquazzone, dopo tre giorni di Libeccio teso, con la luce che in casa andava e veniva, ed internet che faceva i capricci.
Ma questa mattina qualcosa è cambiato.
Al mio risveglio cantavano i merli, le tegole fischiavano, e sentivo i galli competere nel primo canto: era tramontana.
Mi sono precipitato alla finestra, ed aprendola il vento mi ha strappato di mano lo scuro: si, era proprio tramontana.
Un bel cielo terso, vento freddo del nord, aria che diacciava (raffreddava) i polmoni: sveglio così era tanto che non riuscivo ad esserlo.
Fuori, da subito, e da subito vedere che la giornata sarebbe stata perfetta.
Lavorare oggi è stato un vero Regalo, e il freddo di questa sera, l'odore di fuoco di casa, i polli impellicciati (con le piume gonfie) che correvano vispi, le capre che belavano e parevano cantare...
Un giorno di tramontana, solo un giorno di tramontana...un Regalo.
E pensare che siamo a metà dicembre, e che vivo in un luogo dove (in teoria) dovrebbe essere questa stagione da perlomeno un mese.
Magari domani mattina mi sveglierò e troverò il primo uovo di questo 2016, ed allora si che sarà un Gennaio Ovaio.

Esistono Animali Anacronistici? Esistono Allevatori Anacronistici? Esistono Consumatori Anacronistici?

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Mi chiedono spesso quali possano essere gli Animali di un Agricoltore Anacronistico.
Questa domanda, magari apparentemente sciocca, mi ha permesso più volte di fare un'analisi di come io concepisca "l'animale da reddito" nella mia azienda, ed in effetti credo che ne siano uscite fuori delle riflessioni interessanti.
E' quindi mia volontà condividere anche con voi tutto questo, lasciando ad ognuno l'opportunità di dire la propria.
Ne avevo parlato già qui nel Dicembre 2013, e dopo oltre due anni posso permettermi di  riprendere l'argomento e di entrare ancor più nel dettaglio.
Senza dubbio credo che il termine Anacronistico possa oggi essere accostato a chi decide di allevare pochi animali: in un mondo in cui solo i grandi numeri contano, la credibilità (in termini di mercato, burocratici e prettamente sanitari) di un piccolo (o piccolissimo) allevatore viene meno da subito , considerato una sorta di allevatore amatoriale.
Badate bene che io non ho alcun disprezzo nei confronti di quanti si definiscano degli Amatori dell'allevamento, anzi...io per primo lo sono stato per lunghi anni, ma esiste un distinguo dato da una Partita Iva e dagli intenti di chi conduce l'Azienda Agricola.
Trarre un reddito da un animale...questo rischia di essere addirittura Masochistico, e non credo di essere abbastanza cinico nel sottolinearlo: oggi l'allevamento non rende più, schiacciato da un mercato che vuole sempre imporre un prezzo da miseria, in un mondo (quello agricolo appunto) dove i costi di produzione sono lievitati oltremodo.
Quindi chi tenta di guadagnare con gli animali SECONDO ME ha due vie: spendere pochissimo in modo da trarne un qualche guadagno sono sulla quantità ( attuabile unicamente su allevamenti dei grandi numeri), oppure allevare pochi animali e cercare di puntare tutto sulla qualità.
Forse non è più tanto ANACRONISTICO oggi scegliere la seconda opzione, ed a quanto pare è oramai consuetudine sapere di piccoli allevatori che offrono sul mercato grandi prodotti (in fatto qualitativo).
Naturalmente, come già detto in molte altri post, si devono intraprendere nuove vie di mercato, abbandonando la grande distribuzione e cercando di vendere il proprio prodotto a chi sappia darne il giusto valore.
Difficile, anzi difficilissimo, ma se dietro a questa scelta di allevamento non ci sono solo decisioni prettamente economiche ma anche decisioni ETICHE allora l'allevatore sarà ancor più forte e convinto del suo prodotto, e saprà districarsi tra quanti non sappiano apprezzare il suo lavoro a favore di chi invece sappia farlo.
Non è facile, e non sono qui a dire false verità, ma esistono dei modi certi e sicuri per farsi apprezzare nel proprio lavoro.
La visibilità: che si decida di farsi pubblicità attraverso un sito internet, una rivista specializzata, una fiera di settore o meglio ancora attraverso il meraviglioso PASSAPAROLA, la propria azienda potrebbe entrare a far parte di un piccolo circuito (magari indipendente...) di famiglie, negozianti e trasformatori che sappiano proseguire quanto iniziato dall'allevatore stesso.
Il prezzo: tener fede al proprio "credo" (mi perdonerete se uso questo termine), non tradendo mai i propri intenti e senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà, incaponendosi sull'AUTENTICITA' (quanto mi piace questo termine)  di quanto prodotto, e non scendendo a compromessi con quanti invece vorrebbero accostarlo al prodotto del mercato "dei grandi numeri".
L'allevatore non deve prostituirsi, o peggio ancora svendersi, per sopravvivere, ma deve fare di tutto per rendere onore al Sacrificio ed alla Veridicità che accompagnano quotidianamente il proprio lavoro.  Il prezzo dovrà quindi essere frutto di un ragionamento del genere, senza speculare sulle mode nè tanto meno prendere (e prendersi) in giro.
Il prodotto: per prima cosa la scelta dell'animale, magari una razza autoctona del proprio territorio, figlia di anni di storia e tradizione, ed oramai prevaricata dalle razze internazionali (e non) dei grandi numeri (tante uova, tanto grasso, tanta carne, tanto latte, etc). Una razza rustica, che bene sappia adattarsi a quel territorio e che meglio ancor sappia essere resistenze a tutte quelle mille malattie che paiono minare il cammino di ogni allevatore, rendendolo sempre più schiavo dei prodotti farmaceutici e degli alimenti selezionati dall'industria.
Scelta la razza, è buona norma scegliere anche l'ambiente giusto, dando all'animale per prima cosa lo SPAZIO, evitando di segregarlo in ambienti angusti laddove esso non possa vivere bene...perchè non prendiamoci in giro, un pollo che nasce, cresce, vive e muore in un gabbione di 40x40cm non potrà mai vivere come un pollo che scorrazza nei campi, sale sulle piante, mangia quando ne ha voglia e dorme quando è il giorno a stabilirlo.
Poi l'alimentazione, perchè se siamo quello che mangiamo, anche gli animali sono quello che mangiano, e piuttosto che dare una farina di ossa, scarti di pesce, vitamine, conservanti e schifezze simili...io smetterei di mangiare la carne.  Quindi buon fieno, buone granaglie, una scelta adeguata del foraggio (e la cosa migliore sarebbe autoprodurselo), buoni pascoli, ARIA APERTA E PULITA, la possibilità di far camminare i nostri animali, di fargli prendere il sole, di offrirgli autonomia nella scelta di cosa e quanto e quando mangiare.
Tutto questo non è un'Utopia, e non lo si ritrova solo nelle aziende di montagna che si vedono alla televisione: tutto questo è una realtà, bella e buona, di allevatori che sapnno comprendere tutti quei Reali valori aggiunti che il proprio prodotto ha conosciuto durante la sua realizzazione.
Prodotto, perchè c'è l'allevatore che vende latte...quello che vende uova...quello che vende lana, e quindi non voglio chiudere questo ragionamento alla sola vendita della carne.
Sapete cosa penso?
Penso che se ci fosse una maggiore presa di coscienza da parte dei consumatori che esistano tali realtà...e che se ci fosse una maggiore comunicazione da parte dei mass media nella comunicazione di tali realtà...e che se ci fosse un pò più di coraggio e convinzione da parte di quei piccoli allevatori che quotidianamente rischiano di soccombere in un mercato che non potrà mai comprenderli e valorizzarli...bene, credo che se ci fossero molte più di queste cose forse ad oggi ci sarebbero molte meno persone contrarie all'utilizzo della carne e dei prodotti di origine animale.
Credo che ci sarebbe un'idea (magari) assai diversa dell'allevatore-sfruttatore-assassino, ma che forse si potrebbe contemplare ANCHE un'immagine diversa di tutte quelle persone che realmente si sono messe in discussione ed hanno sbattuto la faccia sulle porte chiuse ed i pugni sulle scrivanie prima di trovare la giusta (e meritata) collocazione. Quelle persone che prima che essere allevatori sono persone dotate di sensibilità, attenzione ed Amore verso gli animali.
Le api il miele lo hanno sempre fatto, e tendono a farlo sempre molto di più di quanto non necessiti loro: perchè non togliere solo una parte del miele alle api, e lasciare che esse possano usufruire del loro prodotto?
Sapete che le uova le galline le fanno anche quando non sono state fecondate, e quelle uova rimarrebbero lì da una parte a marcire: perchè non usare quelle uova, certi di non nuocerle in alcun modo?
Allevare un vitello con il latte materno è secondo me l'unica via da percorrere, ma molte madri producono molto più latte di quanto la prole necessiti: ed allora perchè non raggiungere un compromesso anche in questo caso e lasciare che tanto la prole quanto l'allevatore possa godere di quella meraviglia bianca?
E quando poi la prole sarà svezzata, le madri potranno continuare (ancora per un pò...sia chiaro) a produrre latte: e perchè non sfruttare questa opportunità, certi di non nuocere la madre e senza chiederle lunghe produzioni nel tempo?
Quel latte, come quelle uova o quel miele non avrebbero danneggiato nessuno, e da loro potrebbero nascere altrettanti prodotti alimentari assai buoni e nutrienti.
Magari la mia è la visione di un onnivoro convinto, magari la mia è solo una visione ottusa per molti di voi, magari io sono l'assassino sfruttatore della questione, che si nasconde dietro all'anonimato per predicare bene e razzolare male...
...o magari sono solo una persona che ha visto abbastanza mondo agricolo ed ha sentito abbastanza idiozie in merito a ciò, e che si è fatta un'idea che non è certo dettata da una credenza popolare, una moda, o che non è stata letta in un quale manuale scritto da orientali o occidentali distanti dalla MIA di realtà.
Io sono un Agricoltore, io lavoro la terra, io ne traggo i frutti nel rispetto di questa...io allevo pochi animali che possano essere sostenuti dal mio lavorare la terra, io ne traggo i frutti nel rispetto degli animali, offrendo loro una vita lunga, all'aria aperta, con cibi VERAMENTE sani e puliti, senza stress di alcun genere (stress produttivo, alimentare, vitale, etv).
Io mangio la carne dei miei animali, non mi sento un assassino, non mi sento uno sfruttatore, e sinceramente ho le palle piene di quanti continuino a sputare sentenze facendo di tutta l'erba un fascio, chiusi nei propri ideali e nelle proprie verità, senza concepire alternative, etichettando chi non la pensi al loro stesso modo con epiteti indegni.
Esistono quindi Animali Anacronistici?
Secondo me esiste il buon senso!
Questo buon senso potrebbe accomunarci tutti, gli uni al fianco degli altri, per sottolineare che esiste un altro modo di concepire la vita degli animali "da reddito.
Esistono Allevatori Anacronistici?
Forse esistevano sino a qualche tempo tempo fa, ma oggi sono delle realtà che stanno sempre più affermandosi.
Esistono dei Consumatori Anacronistici?
Spero che continuino ad essere sempre in maggior numero i Consumatori Critici, e che presto questi si insedino in modo profondo nell'Oggi, spostando l'attenzione (fino ad ieri di pochi) sul tema dell'alternativa agli allevamenti industriali ed intensivi. Magari riducendo la quantità di carne consumata, magari essendo propositivi a spendere di più per mangiare meglio.




Racconto di Vita Anacronistica: per un libro che si chiude, la nuova vita che si apre (6° parte)

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Nel mio vivere quotidiano di allora, ed in quell'arroganza che hanno i "vent'anni", sentivo il sapore del sale sudato nei due anni prima.
Ancora una volta il senso di rivalsa pareva conquistarmi, lasciandomi sin troppo concentrato sul presente e futuro, e portandomi quasi a dimenticare quanto fui prima di quel tempo.
Colori a tinte forti, sapore amaro e piccante, affanno, gioia, ancora affanno.
Brevi momenti, ma confesso che ci furono, conditi da sconforto e pessimismo, sapendo che mai più avrei potuto (e saputo) essere quanto fui prima di quella notte del novantasette.
...
Una specularità, come se mi stessi specchiando, fatta di forti contrasti.
Volevo studiare, ma non sapevo più farlo...
Era l'unica cosa che avevo fatto sino ad allora, io che lo sport lo avevo abbandonato per non far vincere le bronchiti facili, io che la musica l'avevo sospesa perchè troppo fuori dal canone erano quelle mie scale blues...io sapevo solo studiare...e adesso non più.
Quella mattina, mentre fuori il cielo era sempre più grigio, anche in quell'aula cadde la nebbia, e per un momento mi persi.
Mi raccolsero che ancora farfugliavo qualcosa, ed i compagni di seduta (impauriti) scuotevano la testa, tanto quanto fece di lì a poco il medico: troppo stress.
Dopo quella notte del novantasette avevo ben presente quanto io NON fossi invincibile ed indistruttibile, ma al tempo stesso appresi i miei limiti.  Quella mattina capii che tali limiti erano stati varcati, e che il mio fisico reclamava del riposo.
Ricordo bene quel viaggio di ritorno il doppio del suo effettivo tempo di percorrenza, e ricordo le pause compiute con quella macchina grigia fatte a prendere aria e sole.
Ivan Graziani cantava in quella musicassetta trovata nell'auto ereditata dal nonno, e la malinconia lasciava lo spazio alle parole da dire, ed a quello da fare nei giorni che sarebbero arrivati.

L'Ottavo, Amico Paziente e Fedele, mi faceva sorridere in quei momenti tanto bui, dove le frasi volevano scollarsi dalla mia memoria, e dove non riuscivo più ad alimentare la fiamma della conoscenza.
Risate amare, tra una birra ed un vino neropece, dove quell'ammissione svelava quel senso di fallimento che era più pesante di quanto potessi immaginare.
E fu così, in quella mansardina tanto stretta e bassa, che una sera aprii il lucernario e ficcai fuori la testa a cercar le stelle.
Il fumo del tabacco in radica mi dava il sapore della calma, e Cassiopea scorta in quel Novembre mi fece pensare che le stelle rimanevano lì, anche se i fumi della città le offuscavano.
Presi un foglio, una penna, e curvo di fronte ad una candela iniziai a scrivere.
"Tante le vite vissute...", e detti inizio con questa frase al racconto di quei miei vent'anni, e a quanto per me sarebbe stato in futuro.
Mi raccontai, per la prima volta e nel silenzio, divorando le mie unghie per la Passione, ardendo finalmente di qualcosa di nuovo che mi appartenesse.
L'Ottavo mi fu complice, e quel foglio scritto di getto fu la prova di quanto era accaduto in quegli ultimi due anni: ero cambiato ed avevo accettato tutto questo.
L'Amore che fa male mi travagliava nell'animo, e lei fu la prima a volermi distante da quanto io ero stato e da quanto io ero diventato.
Nessuna cattiveria, un grande affetto, ma poca fiducia nel prossimo: troppe le sue delusioni passate per accettarne un'altrqa, e tentava di portarmi laddove mai avrei voluto andare.
La lasciai, nel primo giorno di primavera, sapendo che con quel gesto l'avrei liberata da una nuova struggente delusione, e sapendomi libero di mettere piedi e sguardo ovunque io desiderassi.
L'Università procedeva, ma la fatica diventava insostenibile.
I compagni di corso mi vedevano sempre più assente, stanco...in dietro, e la mia fatica triplicava di esame in esame: le frasi, le formule, gli schemi...nulla rimaneva incollato sulla mia parete.
Studiare di Agricoltura, frequentare le aule che si vestivano dell'eco di quanti vi seppero studiare, e sapere che tutto quello aveva un prezzo troppo alto da pagare.
Guardai l'Ottavo, ed un attimo dopo scelsi di aver coraggio, ancora una volta.
Con quel foglio scritto sul cuore, affrontai la paura di confrontarmi con i miei genitori...di deluderli in qualche modo.
"Io non voglio un figlio Dottore...io voglio un figlio sereno e felice!" La frase di Babbo, la più bella su tutte, mi dette sprono a non aver rimpianti e ad essere consapevole che potevo proseguire su quanto avevo appena iniziato.
"Tante le vite vissute...", e quel foglio divenne un video...

L'Ottavo, onnipresente nella mia vita, seppe aiutarmi, affiancarmi, e spronarmi a fare...e divenne mio complice in questa nuova avventura.
Io, che da sempre mie ero visto con zappa e trattore, adesso mi destreggiavo tra telecamera e montaggio video.
Fu nell'estate di quel 2000 che il mio (nostro) primo cortometraggio prese la luce: un prodotto veramente Autarchico, nato..scritto...diretto...montato con attrezzi reperiti qua e là, grazie all'aiuto dei tanti amici.
Durante il lungo periodo delle riprese ero riuscito a prendere dimestichezza con quella nuova figura (magari anche professionale) che tanto mi appassionava, ma che aveva un nome per molte orecchie difficile da comprendere.
Ricordo che un pomeriggio, era caldo in quel maggio, mi sedetti accanto a mio nonno e gli raccontai di quel mio essere divenuto "videomaker": i suoi occhi vispi, e quel sorriso incredulo volevano darmi approvazione ma certamente non comprendevano che cosa realmente io stessi facendo.
"Nonno, io voglio provare a vivere così, almeno sino a che le altre cose non si stabilizzeranno"
Stabilizzare...il mio desiderio..la mia convinzione mi portava a pensare che prima o poi l'Agricoltura sarebbe tornata nella mia Vita, e mi avrebbe saputo portare su una nuova-vecchia Via.
Ma per il momento quello che volevo fare era catturare immagini in movimento, e dar loro modo di raccontarsi.
Ci stavo riuscendo.
Ed in tutto quel nuovo, qualcosa di Veramente Importante stava accadendo nel mio cuore.
Il sapore dell'Amore stava tornando in me, in un modo così Nuovo ed Importante...ma doveva ancora trascorrere molto tempo prima che io ne prendessi coscienza.
Lei, una Falena nella notte, era attratta da quella candela sempre accesa, mentre il mio respiro si faceva profondo ed i miei occhi vedevano colori che solo nei sogni mi si erano palesati.
Ero felice, un momento tanto bello e duraturo, fatto di cambiamenti, di novità, di scoperta.
Ero felice in quel mio essere grande, un uomo con una telecamera, un filo di paglia tra i denti, gli occhi sul Mondo intero, ed il cuore mai così caldo.
Ventun'anni oramai compiuti, con i calli che sbiadivano dalle mani...ventun'anni libero di scegliere il mio percorso di Vita.

Queste le altre parti del racconto:
http://agricoltoreanacronistico.blogspot.it/2015/11/racconto-di-vita-anacronistica-nella.html

Non si deve aver paura a parlare delle cose belle che la proprio Vita ci dona

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In un giorno strano, fatto di mal di testa e pensieri lontani, ho letto un intervento fatto da una nuova lettrice di questo Angolino.

Mi permetto di citarla:
"Racconto da leggere completo tanto è ben scritto e interessante, tanto ci fa comprendere come la passione per qualsiasi cosa ci doni la vita, lavoro, persone, hobbies siano fondamentali quando dipendono dal tuo essere e dalla tua anima..."

Mentre fuori piove l'ennesima giornata di falso inverno, e la notte ha vinto sulle nuvole basse, questa la risposta che voglio condividere con quanti abbiano voglia di leggere le mie parole.
Lontano da ogni narcisismo, gli dedico maggiore spazio solo perchè credo che in tutti noi abiti la Passione.


Questo il mio pensiero:

"Di Passione per l'Agricoltura credo di averne avuta sempre molta, troppa in molti momenti della mia Vita.
Quella Passione mi ha fatto star male per qualcosa che "mancava" per lunghissimi anni, salvo poi farmi male perchè "non avrei più potuto", salvo poi nuovamente farmi male perchè "ancora doveva mancarmi".
Eppure quella Passione
, motore incontrastato assieme all'Amore ed alla Fantasia, mi ha portato qui a quasi trentasette anni...e a Vivere proprio di Lei...a vivere di Agricoltura, appunto.

Questa è una delle Gioie più Grandi che un bimbo fatto uomo possa mai desiderare.
Questa mia Passione è Vita, in tutti i sensi.
A.A"


Non si deve aver paura a parlare delle cose belle che la proprio Vita ci dona.
Ognuno ha le sue Passioni...

A.A.

Febbraio Freddaio...magari: cronache di un febbraio anfibio

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E' trascorso un mese da quel fatidico e tanto aspettato post (Gennaio Ovaio...magari ), e le cose sono andate proprio come non speravo.
Trenta giorni di Umidità, conditi da Pioggia fine, Nebbia mattutina, venti provenienti da quadranti meridionali.
Un annuncio roboante di qualche giorno fa dove si allertava la popolazione dell'imminente ondata di Gelo...il tutto iniziato e finito con una misera brinata mattutina, e nulla più.
Esco dal Podere, mentre un branco di colombi mi vola sulla testa: l'aria è appiccicosa, ed oramai il giaccone invernale non ha più senso.
La legna è viscida al tatto, e lo stivale affonda nella mota (fango): l'acqua non viene più neanche smaltita dal terreno, e le pozze regnano sovrane incontrastate nell'orto e nella strada della stalla.
Quella che un tempo (sino allo scorso anno) era la porcilaia con il suo recinto, oggi è un covo di sabbie mobili, e nel pollaio le galline bianche si sono mimetizzate con l'ambiente circostante, schizzate di marrone ogni giorno.
Ogni passo si fa pesante, ed il semplice camminare è colmo di fatica: per non scivolare, per non far cadere nella mota il fieno, per spingere la carretta sino alla letamaia.
Ogni passo si accumula la stanchezza del passo precedente.
Ogni passo si fa doppio, triplo, quadruplo nel peso.
Ogni passo ha ricordo.
Ieri è nata la prima capretta, ma dalle pance scarse delle madri suppongo che in poche arriveranno per farle compagnia: il reddito legato a questo animale è oramai un lontano ricordo ancorato a due anni fa.
Le uova alla sera sono presenti nelle cove, ma con l'ordine di sei, sette...su quasi quaranta animali, sono una media oltremodo ridicola.
Il mandorlo è quasi tutto fiorito, mentre gli altri alberi da frutto hanno le gemme in fase di esplosione.
Le ultime viti potate già piangevano, e gli olivi hanno la buccia (corteccia) morbida.
Siamo avanti, almeno qui sul poggio, e lo siamo di un mese.
Cosa potrà accadere?
Me lo chiedo ogni giorno, e all'orizzonte vedo alcune ipotetiche risposte.
Potrebbe...arrivare una primavera anticipata, salvo poi girare ad acqua da mezz'aprile sino a giugno inoltrato.
Potrebbe...arrivare il freddo (ma che arrivi entro una settimana) e rallentare le piante, asciugare in terra, e farci tirare il fiato.
Potrebbe rimanere così, con Umidità continua, sino ai primi giorni di Marzo, salvo poi regalarci una clamorosa gelata che brucerà inevitabilmente buona parte delle piante da frutto e degli olivi più deboli.
Potrebbe...fare come caspita gli pare, e lasciarci (lasciarmi) ancora tempo e materiale per fare congetture e supposizioni.
Peraltro Febbraio...Freddaio è un sogno, quasi da scacciare visto il danno che il gelo (quello serio) potrebbe fare da oggi in poi.
Rileggo quanto accadeva il 26 Febbraio 2013 e guardo quella foto del boschetto innevato davanti casa, e provo sincera e profonda nostalgia.
Vi tedio sempre con i soliti discorsi sul clima, ma penso che tutti voi, anche senza essere contadini, possiate rendervi conto delle annate (le ultime due almeno) in cui le cose sono state molto diverse dall'atteso.
Intanto adesso piove, scrosci d'acqua che vanno a riversarsi sulla strada piena di mota, nella porcilaia, nel pollaio e ovunque possiate immaginare.
Nel fuoco scoppietta uno squarcio di castagno.
Il cane ed il gatto dormono appallottolati nella cuccia nuova.
E mi dolgono le spalle.
Domani è un altro giorno...


29 Febbraio: un regalo per me

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E' una questione di 1/4 di giorno.
La durata effettiva di un'anno è di 365 giorni ed 8 ore circa.
Ed ecco che recuperare ogni 4 anni quel "giorno in più" significa mettersi in pari e mantenere l'anno con l'andamento delle stagioni.
Mi è sempre piaciuto pensare che gli anni bisesti, invece che funesti, fossero anni che regalavano un giorno in più: un giorno in più per fare, per riposare, per pensare, per non pensare, e per...rimanere nel mese più corto dell'anno.
Il 29 febbraio quest'anno cade di Lunedì, e per me questo sarà un giorno all'insegna dei lavori al Podere.
Infatti da tre mesi sono iniziati i lavori di ristrutturazione della casa dove vivo, in buona parte realizzati in economia, ed il resto affidati a ditte di amici artigiani: lavori che procedono lentamente, spesso quando abbiamo del tempo da poter dedicare a loro, e che mi vedono complice assieme a mia moglie di quanti, amici e professionisti, possano aiutarci.
Molte sono le cose da fare, e su tutte quella di combattere contro il maltempo: come un Don Chischiotte di campagna, tento di arginare il problema della pioggia continua, cercando di non lasciarmi abbattere dalle tante difficoltà che ne derivano, e sfidando letteralmente il meteo, continuando ad organizzare le mie giornate con lavori dentro e fuori casa.
E mentre cade la pioggia, io non mi fermo.
Proprio questa sera, rientrando dal pollaio, sono scivolato, e per l'ennesima volta ho affondato la mano ed il ginocchio nel fango per non sbattere con tutto il corpo a terra: guardavo quella mano motosa, mentre l'acqua le scorreva tutt'attorno, e sentivo il freddo mangiarmi il braccio.
La pioggia e la terra sono ancora fredde, e forse le basse temperature assieme alle nuvole che coprono sempre il sole, stanno riuscendo a rallentare quell'impetuoso risveglio che la Natura tutta si è adoperata ad avviare oramai un mese fa.
Sembra strano quanto ancora non avessi notato questa cosa, nonostante ogni giorno io stia direttamente a contatto con l'acqua e la terra.
Anno Bisesto, ed in questo 29 febbraio mi dedicherò ai lavori di casa, installando la nuova canna fumaria al termocamino e riempiendo il basamento di questo con dei mattoni di refrattario.
In casa l'odore dell'olio di lino, usato per le travi appena sabbiate, sovrasta il classico odore di foco e legna, ed è proprio la fiamma del camino che manca come non mai, tanto alle mie povere ossa, quanto alla pila di panni che aspetta d'essere asciugata, o agli intonaci che devono tirare.
Fuori adesso tuona, ed il temporale continua a scaricare scrosci d'acqua sopra il tetto, rumore amplificato da l vuoto della cucina e della sala, sguarnite di mobili in attesa di nuovi lavori.
La gatta dorme acciambellata accanto a me, mentre il cane russa nella stanza accanto.
Domani avrò un giorno in più per lavorare e riposare, pensare e...ripensare, questo è sicuro.

E voi domani come userete questo giorno "regalato"?

8 Marzo: la Festa della Donna e la mimosa sfiorita

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Il giorno 8 Marzo si festeggia la Giornata Internazionale della Donna.
Come simbolo fu scelto un fiore che sbocciava proprio in quei giorni: la mimosa.
Era il 1946, e mentre l'Italia era finalmente uscita dalla guerra, i primi giorni di marzo si tingevano di giallo.

Settant'anni dopo, l'8 Marzo del 2016, le mimose sono oramai sfiorite da quasi un mese.

Un augurio alle Donne.
Un augurio per tutti noi: o cambiamo il simbolo con un altro fiore, o forse dovremo realmente preoccuparci anche di questo (ennesimo) segnale.


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